giovedì 5 agosto 2021

CONFIGURAZIONI OLONOMICHE DI UNA STESSA REALTÀ

Realtà.

Inizio 2021. Storia in due puntate che rilancia la testata, aprendo una nuova stagione narrativa. Ritorno prepotente della continuity. L'eroe protagonista scopre di essere diventato la sua stessa nemesi. Dubbi e riflessioni.


Prima configurazione.

Storia fatta in gran parte di dialoghi e racconti nel racconto. Eroe lucido e coerente, che si pone dubbi e ragiona su cosa è diventato e come può migliorare la situazione e sé stesso. Riflessioni ad ampio raggio sulla società contemporanea, sul senso del complottismo e del potere. Retcon ambiziosa ma congegnata con logica, sfruttata per aprire nuove trame. Autore divertito espone bibliograficamente la sua continuità con rimandi minuziosi. Citazioni di film di culto generalmente amati. Finale colto e commovente. Ha fatto schifo a tutti. 




Seconda configurazione.

Storia d'azione o monologhi, militari e gangster. Eroe rincoglionito, sbaglia le date. Picchia la moglie e si chiude nel mutismo, in galera. Si salva con la magia e le coincidenze. Riflessioni di due vignette sul senso di avere ancora voglia di essere pubblicati. Retcon nonsense, contraddice pure sé stessa. Autore annoiato, odia le sue vecchie storie e ne riprende due a caso. Citazioni del solito fumetto anni 30 che piace all'autore. Finale barzelletta. Osannata.





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sabato 12 giugno 2021

L'EMOPOLIZIOTTO E IL GIOVANE SUICIDA

Un giovane si è suicidato.
L'emopoliziotto si reca sul luogo del delitto.
Osserva il cadavere del giovane.
L'emopoliziotto aggrotta le sopracciglia e pensa:
- Beato lui. -

FINE

giovedì 20 maggio 2021

MAGICO VENTO (4)

Magico Vento. Il ritorno #1: La notte della cometa (Manfredi/Perovic)
Nel 2019 Airoldi Masiero Editore si butta sulla nostalgia e sui rilanci delle vecchie glorie. Uno dei primi a tornare è MV, per il quale viene appositamente approntata la Collana Orizzonti, un nome decisamente più orecchiabile di Dylan Dog SuperBook, della quale è la prosecuzione formale. Per Manfredi è l'occasione di rinverdire i propri fasti, dopo i flop economici (e di critica?) di Adam Wild e Shanghai Devil. Ora, stabilito che questa miniserie è la diretta prosecuzione della serie mensile/bimestrale/speciale, e ne è parte integrante, possiamo subito asserire come questo episodio sia uno dei migliori di tutta la serie, e come davvero ne rinverdisca i fasti. Dopo l'inevitabile annacquamento del lieto fine dello Speciale, con la crisi tra Ned ed Estrella (la quale ha subito ripreso il comando dell'hacienda, a contrario di quanto aveva promesso), e colla minaccia di un revival del Serpente Antico, subito si ripropongono prepotentemente le atmosfere migliori dei migliori albi precedenti al #101, e il meraviglioso sincretismo che tanto aveva ammaliato noi sincretini. Dato che è il 1881, troviamo la cometa di Halley, i fratelli Earp, l'OK Corral e lo sciamano profeta realmente esistito, tutti assieme. Mancano solo Andrew Garfield e Tobey Maguire, pardon, Oscar Wilde, ma quelli sono impegnati con le dime novels improbabili. La cosa divertente è che la trama di questo primo albo è subito spoilerata nella rubrichetta, eppure riesce ad intrigare lo stesso. Come se non bastasse, l'artista è persino migliorato ed è subito magistrale. Esilarante il cameo di Manfredi, e ci piace pure questo Ned inacidito. Insomma, tutto questo è davvero un ritorno, nel senso che se ne sentiva proprio la mancanza. Wow.

Magico Vento. Il ritorno #2: Il sognatore (Manfredi/Perovic)
Arte ancora di alto livello, ma con impaginazione ariosa e le famose tavole spettacolari promesse ai tempi del bimestrale. Così, andavano fatte! La narrazione prosegue, seguendo la Storia, ma in modo spiazzante, come ai vecchi tempi. Quindi il faccia a faccia tra Ned e Geronimo non è come lo si immaginava, Geronimo non è quello di Don Rosa, ma il guerriero che sceglie di assaltare Fort Apache. E il profeta viene massacrato in modo sanguinolento, e torna il Generale Crook, ulteriormente migliorato, e la cometa scompare, e alla fine ricompaiono gli Earps, in modo logico, e questo ci spiazza di nuovo. Tutto appare così scontato, in quanto già scritto, eppure così aleatorio e ancora da scrivere, e questo ci appassiona in modo assurdo. Questa miniserie sembra essere ciò che speravamo fosse il finale della serie bimestrale. Ri-wow. Unico neo, l'errore di lettering nella preview. Canzio piange.

Magico Vento. Il ritorno #3: Il fuoco e il vento (Manfredi/Perovic)
"La Storia è affascinante, ma non funziona drammaturgicamente", diceva Walter Hill. Ma Manfredi ha ampiamente smentito tale affermazione, e una volta di più lo fa con questa miniserie. Ogni dannato evento cui assistiamo è una pagina di Storia che si riscrive uguale all'originale, come il Chisciotte di Pierre Menard, con un paio di personaggi di fantasia in mezzo, certo, ma che sappiamo essere ininfluenti. Ma ogni dannato evento cui assistiamo ci sembra nuovo e imprevedibile: noi sappiamo come finirà per i due Earp, ma non sapevamo cosa avessero fatto prima; noi sappiamo di Geronimo e Crook, ma non sapevamo come si relazionavano; sapevamo di Fort Apache, ma non sapevamo di Nochedelklinne; e così via. Fa sorridere che l'unico punto oscuro dell'episodio sia la presenza del volumetto sul luogo della strage indiana: sapevamo che era in mano alla caricatura dell'autore, non sappiamo cosa ci faccia lì (lo scopriamo nell'albo dopo). Un altro ribaltone buffo riguarda il titolo, che non rimanda alla famosa scena del #129, ma a Ned che fa James Bond e fa saltare in aria il fortino, mentre spira aria calda. Il solito cast ben curato (forse salutiamo Chato, unico superstite, redento, dei celebri #82/83, e noi sapevamo che doveva cavarsela, ma non sapevamo perché), la solita arte ben curata, il solito montaggio ben curato completano un altro albo ben curato. Copertina splendida, tra le migliori, nonostante il cavallo abbia un'espressione comica.

Magico Vento. Il ritorno #4: OK Corral (Manfredi/Perovic)
Ventata d'aria fresca - sebbene desertica - nell'asfittico panorama bonelliano post settembre 2011, la miniserie si conclude con la sostanziale ret-con (usiamo volutamente a sproposito questo termine, a noi liberisti nulla è imposto) del primo e del secondo finale della serie (#130 e Speciale): alla fine Ned si mette proprio con Lozen, e vuole pure dei figli! E pure Poe si accasa con la povera disadattata, solo che si ritrova la figlia già pronta. Come sembrano lontani i tempi di Estrella e della solitudine! Eppure era solo quattro albi fa. Ciò che colpisce è che "crescete e moltiplicatevi" era l'insegnamento cristiano-pazzoide del villain! Un finale dunque ambiguo, almeno fra le righe, o forse solo rassegnato. Altrettanto ambiguo è il personaggio di Wyatt Earp, di cui Manfredi dice le peggio cose nella rubrica, ma che nel fumetto è alleato di Ned. All'episodio dell'Ok Corral viene data un'enfasi maggiore rispetto ad altri eventi storici visti in precedenza, con un'abbondanza di coordinate geografiche e temporali inusuale. Il ché è beffardo, dato che tutto l'albo, e quasi tutta la miniserie, non è altro che una lunga sparatoria, con gli Apaches, con i soldati, con i Papago, con i banditi, con la posse, con chiunque capiti a tiro. Chissà se è voluto. Le sequenze più efficaci, comunque, sono quelle mistiche, prima quando Ned esorcizza il serpentone e poi quando gli spappola la testa. Ma sia chiaro che tutto l'albo - e tutta la mini, lo abbiamo già detto - è disegnata con grande entusiasmo e classe e ariosità: è questa l'impaginazione che avrebbero dovuto avere i bimestrali. C'era lo zampino di Bonelli, allora? Inutile domandarselo ora, un'epoca si è conclusa. Il futuro incombe e tocca farsi trovare pronti. Ecco perché anche questo terzo (!) finale di serie non ci sembra affatto definitivo (e infatti non lo è).

(2021)

venerdì 14 maggio 2021

MAGICO VENTO (3)

Magico Vento #102: Il ritorno di Aiwass (Manfredi/Barbati-Di Vincenzo) [1di3 - 1di5]
La "seconda stagione" della serie si apre con un sogno di Ned in cui affronta un suo doppio demoniaco, di modo da chiarire fin da subito quale sarà il leit motiv del filone postbellico. E subito parte un'altra minisaga, stavolta a base di Volta Nera, Hogan, spionaggio, politica e orrore lovecraftiano. Molte cose sono cambiate nel giro di un albo: Fulton è stato sostituito nel ruolo di Capo dei Servizi Segreti dal senatore Milius, un fantoccio di Hogan; Boris l'illusionista (#88) è la nuova spalla di Henry Task/Dick Carr; il nuovo Kadosh della Volta Nera è nientemeno che il dottor Kernan (#74), che ha a sua volta rimpiazzato il tizio del #88; la VN ora fa sul serio e richiama in Terra i Grandi Antichi. E Ned? Privo del potere sciamanico, non vuole avere a che fare con tutto questo, ma suo malgrado sa che deve averlo, e si getta a capofitto nella sfida ai mostri, d'altronde il sogno iniziale non è casuale. Albo decisamente antipoetico e antiemotivo, tutto chiacchiere e distintivo, anche troppo in un paio di frangenti (le indagini di Poe e Task sono abbastanza ridondanti, sebbene logiche). Ma ci fa molto piacere vedere luoghi iconici come lo Smithsonian Institute e il Serpent Mound (e la prossima meta è Providence). Arte meno brillante che in passato, ma solida ed efficace (ci si perdoni la povertà lessicale).  Molto carino il Blizzard a tema weird western, ma in modo quasi psicanalitico, non il solito elenco di opere. 

Magico Vento #103: Appuntamento a Providence (Manfredi/Barbati-Volante) [2di3 - 2di5]
Arte solida ed efficace (e vabbé, abbiate pazienza; mica è colpa nostra) per un episodio di passaggio concepito in modo magistrale. La scena più banale di tutte, Ned che combatte il polipone dentato, è astutamente sbrigata nel mezzo di un cliffhanger e di una copertina, ed è presentata solamente come un inizio in medias res; come a dire che non è mica questo ciò che conta veramente. E infatti poi precipitiamo in un ipnotico labirinto sceneggiatorio e ci troviamo a saltare dall'avventura fantasy di Ned nell'Inferno - labirintico - degli Antichi, con Sethua (dal #66, non cattivo come banalmente ce lo aspettavamo) e personaggi di puro stampo boselliano (praticamente Kurjak e Tesla), alle indagini dei comprimari occasionali, passando per mezzo di Poe ("lo sapevate che il vostro sosia soggiornò a Providence?") ad un vero e proprio racconto nel racconto in stile castelliano dedicato alle origini storiche di Providence e del vampirismo americano documentaristico (cui Manfredi dedicherà pure un libro), ove non manca nemmeno l'orrore marinaresco. E, tra Pirati dei Caraibi, Dampyr, HPL, Supernatural, Gargoyles, Martin Mystère e quant'altro, c'è spazio pure per il fratello di Tecumseh (cioè Cimino e Scarpa), che davvero si credeva un profeta occulto, così la nostra Biblioteca di Babele mentale non può che sentirsi sazia e soddisfatta dell'appagante lettura di un albo, che in realtà, è solo un episodio "di mezzo" di una saga più ampia (nessuno incontra nessuno, vedi titolo). 

Magico Vento #104: Fuga dall'inferno (Manfredi/Perovic) [3di3 - 3di5]
Un altro "racconto nel racconto" dai toni gotici, a sorpresa, svela le segrete origini dell'ospite di Aiwass (in Supernatural lo chiamerebbero il suo "tramite"), il cacciatore di vampiri settecentesco Adam Stewart, una specie di Harlan Draka/Solomon Kane corrotto; assistiamo, così, alla nascita della Volta Nera (un po' dimessa, a dire il vero; e quindi il panzone è davvero un pezzo grosso? mah). Ma questo è un inserto in una quadrupla vicenda di azione (Ned che fugge dall'inferno coi suoi amici mostri, Poe che chiacchiera e ascolta storie, le spie che incastrano i cospiratori, i due comprimari che si mettono in mezzo) che converge nel convulso finale in cui il ramo sclerato della Volta Nera sembra essere stato sterminato, Henry Task viene sparato in fronte ma non è si è fatto nulla (colpo di scena gratuito) e Aiwass si reincarna nel doppio malvagio di Ned (ma è Ehecatl?), a chiudere circolarmente tutta la storia (il sogno non era casuale). Chiudere per modo di dire, naturalmente. A parte Aiwass, si glissa spietatamente anche sul destino di Kernan, presumibilmente rimasto crocifisso in sala ammenda. Altrettanto cinico è il teaser di Boris che si frega l'artiglio Antico. L'arte fa tutto ciò che le viene richiesto, con perizia, cura e alta professionalità.

Magico Vento #105: Il volto del Male (Manfredi/Ramella) [1di2 - 4di5]
Albo di passaggio/mozzafiato che ci si ritrova a seguire con apprensione/interesse. I due Magici Venti (Ned e Aiwass) sono interconnessi e hanno reciproche visioni a distanza dei rispettivi "alter ego", il ché genera una serie di equivoci drammatici quando Aiwass umilia Hogan facendosi passare per Ned e viene poi catturato dai militari. Ma è molto intrigante anche il sestuplo (ho perso il conto) gioco spionistico dove ognuno complotta con qualcuno e contro qualcun altro: Poe, Task, Puck, Milius, e soprattutto Boris, dato che il tutto si basa su di una assurda ellisse narrativa tra la conclusione dell'albo precedente e l'inizio di questo: Boris non si era ciulato l'artiglio? perché lo ritroviamo prigioniero dei mafiosi di fiume? Lo spettro del tradimento aleggia veramente per 128 pagine, e soltanto nelle ultimissime due vignette sembra sciogliersi... oppure no, perché la storia si interrompe. Ma insomma, è così che si fanno i fumetti seriali! E non è solo tutto inganni e parlamentazioni, anche se ci fa piacere vedere (per l'ultima volta?) uno stanco Fulton: a ricordarci che tipo di fumetto stiamo seguendo da centoepassa numeri è l'esemplare vicenda in cui Ned ruba un treno col negretto, e gestisce in modo verosimile il "treno impazzito" (rifornimenti, stazioni grandi, stazioni piccole, telegrafi), per ritrovarsi quindi in mezzo allo sciopero dei ferrovieri, che riesce a rigirare, ma senza ingannare nessuno, a suo favore. Divertente e appassionante. Arte che, con la scusa dei personaggi che devono sembrare qualcun altro, si lascia andare a qualche vignetta sghimbescia, ma che nel complesso svolge il solito lavoro impeccabile.

Magico Vento #106: Scontro finale (Manfredi/Siniscalchi) [2di2 - 5di5]
Finale di saga e di gran parte delle trame spionistiche. Ned elimina Aiwass - il quale ha avuto l'onore della copertina - dopo un lungo andirivieni di equivoci e scambi d'identità. Ci lasciano le penne anche Milius e madre e soprattutto Fulton, che avevamo scoperto a capo della tresca di Boris e segretamente ancora in attività. Beh, stavolta non lo è più per davvero, e un po' ci dispiace, sebbene in questa ultima apparizione appaia meno simpatico delle altre volte. Alla fine la saga "American Gothic" (più che "lovecraftiana") ritorna all'origine di tutto, cioè a Poe (Edgar Allan) e al suo William Wilson, il racconto alla base della dualità Ned/Aiwass, e che Poe (Willy Richards) trasforma nel "racconto nel racconto" di turno. Tuttavia, Manfredi, con nostro dispiacere, gioca poco sulla possibile malattia mentale di Ned (e sulla conseguente inesistenza di Aiwass); in compenso regala una bella sequenza concitata nello scontro finale (appunto) con scene d'azione fatte come si deve. Ad aiutarlo, i disegni di una new entry, il cui stile, all'epoca della prima pubblicazione dell'albo, rappresentò un vero e proprio colpo di scena: l'artista, infatti, si impegna in una notevole mimesi dello stile "magicoventiano", sforzandosi di integrarsi al massimo nei canoni della testata, e riuscendoci al primo colpo, tenendo presente soprattutto la lezione di Parlov, il cui vuoto va dunque a sopperire. La sequenza "di adattamento letterario", invece, è degna delle riviste di fumetti degli anni 1970-80, con ombreggi e tratteggi della scuola più classica: Breccia, Trevisan, eccetera. Naturalmente, la Volta Nera non è completamente defunta, "sennò è finita la serie", ma insomma, poco ci manca. Il turning point più clamoroso è il possibile ritorno in piene forze di Hogan, di cui Ned - ricercato dalla Legge e prossimo all'autoesilio - ha una apposita visione mistico-infernale. La rubrica a base di Massoneria, Aleister Crowley e Wild Wild West è la ciliegina su di una torta romanzesco popolare-esoterica che ci siamo sbafati con gran goduria fino alla sazietà.

Magico Vento #107: Vampiri cinesi (Manfredi/Leomacs)
Episodio dalla duplice natura: è un riempitivo autoconclusivo di stampo etnografico, e difatti è stato antologizzato nei 100 anni di fumetto italiano; ed è una postilla al ciclo appena concluso, in cui Ned è un pesce fuor d'acqua (San Francisco), confuso e svuotato, capace di riacquistare lucidità soltanto dopo essersi lasciato guidare dal Tao. Yin e Yang dentro e fuori, dunque, il tutto nella forma di un rocambolesco action "sinolliwoodiano", in cui spicca soprattutto la sequenza dello scontro tra polizia e manifestanti populisti. In particolare, da questa sequenza in poi, l'artista si rifà esemplarmente a stampe ed illustrazioni d'epoca, facendo sentire la propria mancanza già al termine dell'albo: è l'ultimo da lui disegnato (il fottuto Tex si è ciulato anche questo). Da notare che, all'epoca dell'uscita del fumetto, fu ristampato Magia rossa, il primo romanzo di Manfredi, a dare una maggiore circolarità al background di tutto questo lungo ciclo gotico.

Magico Vento #108: L'esilio (Manfredi/Talami-Biglia) [1di2]
Finalmente a casa: Ned e Poe da Toro Seduto, coinvolti in una vicenda losca tra soldati e fuorilegge, in mezzo a beghe tra tribù indiane. Eppure siamo all'estero, in esilio in Canada, appoggiati solo dal Maggiore Walsh delle "Giubbe Rosse", e siamo noi i profughi che danno fastidio agli autoctoni. Cosa può dirsi "casa", in fondo? Certo non quella dove abito io, dove ho un esaurimento nervoso al giorno. La sensazione di "domicilio a rischio" è magnificamente resa, soprattutto nella scena in cui Ned osserva alberi giganteschi ancora intonsi: il bosco dove mi ero rifugiato io negli ultimi tempi, invece, è stato raso al suolo. La vicenda non è particolarmente elaborata: i Métis trafficano con i fuorilegge americani e tutti odiano gli inglesi ma fanno le spie per loro. Eppure l'albo si legge ipnoticamente dall'inizio al cliffhanger conclusivo. A capo dei fuorilegge, infatti, c'è nientemeno che Jordan Freeman, il pistolero del #17, che - cognomen omen - sembra aver creato una piccola utopia di criminali. Splendida la sequenza in cui ripercorre la Storia dei duelli con la pistola (e dire che Ned ci si abbiocca). Arte efficace e tutto il resto.

Magico Vento #109: La pista dei fuorilegge (Manfredi/Barbati-Volante) [2di2]
Disegni industriali ma funzionali, e viceversa, per la conclusione della storia dell'Outlaw Trail, la pista del titolo realmente esistita, da cui si originerà il "Mucchio Selvaggio". La cronologia storica impedisce - per ora - alla serie di occuparsi del mito di Butch Cassidy e Sundance Kid, per cui Manfredi lo reinterpreta a modo suo, da qui tutta questa vicenda della "comunità di banditi leali" con a capo Freeman e Chucka (#92). Quest'ultimo, però, cambia - forzatamente? - carattere rispetto alla precedente apparizione, e diventa il villain della situazione, mentre Freeman vince l'ultimo duello (con un aiutino di Ned, naturalmente). Anche Walsh - uno dei "buoni" - non è presentato proprio come un individuo piacevole, ma è senz'altro uno dei pregi di questo fumetto il mettere in scena personaggi mutevoli. Il tutto viene comunque risolto da un Ned "andreottiano", amico "honoris causa" di tutte le parti in gioco (almeno 4: i Sioux, gli inglesi, i Métis e i banditi), anche se, come di consueto, le pistolettate mettono a tacere le parlamentazioni. Le sequenze migliori restano la conclusione della "Storia del duello nel West" di Freeman e l'incubo allegorico di Ned, in cui Freeman fa il Buffalo Bill ed espone tutti, da sé stesso a Chucka all'ingenuo Toro Seduto, al ludibrio della Regina Vittoria.

Magico Vento #110: Le cannibali (Manfredi/Siniscalchi)
Si conclude la trasferta canadese: l'autore ce lo aveva anticipato nelle rubriche; a leggere l'episodio non lo avremmo immaginato. Albo che prosegue il discorso sulla bipolarità: è sia un riempitivo etnofolkloristico che la pura e semplice prosecuzione dei due numeri precedenti, di cui ritroviamo ancora l'intero cast. Dopo i chiarimenti tra Sioux e Métis, è la volta - non nera - di quelli tra Sioux, Métis e Cree, oltre che di un discorsetto pacificatore tra Poe e Welsh. Ed è bipolare perché Ned sconfigge i "monsters of the bimonth" solo con la furia berserker. La vicenda della strega Dzunukwa è gradevole come lo sono tutte le storie di naturismo a 360°, tra boschi e nudità assortite. Purtroppo, a causa della nostra ignoranza, soltanto nella rubrica conclusiva ci accorgiamo che Papà Castoro e Anahareo sono modellati su personaggi storici a scopo prefigurativo (in quanto vissuti in epoca più tarda): lui è addirittura Gufo Grigio. Arte che appare già veterana. E col numero dopo sono dieci anni di MV: la celebrazione dura lo spazio di uno specchietto.

Magico Vento #111: Lo zoo di Kelly (Manfredi/Perovic)
Decennale della serie, celebrato nel Blizzard. Manfredi interpreta l'evento come un omaggio al western crepuscolare, o al western tout court, in un episodio dalla trama "texiana", che, difatti, gli è valso l'inserimento nell'antologia dei 100 anni del Fumetto Italiano. Eppure è un episodio in piena continuity: scopriamo che Poe è un free lance a spasso, e lo vediamo, alla fine, fondarsi un suo giornale a Helena nel Montana (la cosa ci piace perché è da queste parti che iniziò Ken Parker); vediamo Ned decidere di tornare nelle Black Hills, al termine di una ennesima vicenda che lo ha visto pragmaticamente stanco, giudiziosamente istintivo (fa lo scalpo a un tizio!), umanamente diabolico (di fatto, commette una rapina); soprattutto, assistiamo alla triste morte di Jordan Freeman, ammazzato dalla puttana negra e traditrice, una versione un poco più emotiva della morte di "Wild Bill", il cui significato simbolico era comunque lo stesso. Arte sempre solida e tutto il resto, però questo è il primo numero in cui troviamo piccoli errori di lettering e non solo (in una pagina i baffi di Freeman sono bianchi): Canzio era stato pensionato l'anno prima e Manfredi stava lavorando massicciamente a Volto Nascosto; anche questo, a modo suo, un segno dei tempi.

Magico Vento #112: Alice nel buio (Queirolo/Ramella)
Iniziato Volto Nascosto, Manfredi ha bisogno di aiuto. Per l'occasione, torna alla sceneggiatura di fumetti, dopo molto molto tempo, una vecchia gloria degli anni 1980, ovvero il curatore della serie. L'episodio, naturalmente, è un riempitivo puro e semplice, ma per circa metà dell'albo interessante e rilassante. Dopodiché subentrano alcune trovate allungabrodo, quali la mafiosa chiattona con i figli babbei, il ritardato, Ned colpito alla testa per l'ennesima volta (il ché serve solo a rammentarci che da una vita non si parla più della placca che aveva nel #1) e così via, alla fine muoiono tutti e amen. Il rapporto con la bambina, pure, non è particolarmente sviluppato. Ci piaceva invece l'idea del Ned braccato dai militari rancorosi, anche perché - teoricamente - c'è sempre un mandato di cattura nei suoi confronti, ma l'evento, anche in questo numero, viene messo da parte come fosse un peso ingombrante. Non si capisce nemmeno se Ned perda davvero la taglia guadagnata nel #111. Essendo tutto riempitivo, il Blizzard è già proiettato alla doppia successiva, e ci racconta la Storia e la Gloria di Deadwood, mentre la rubrica della Posta ci rivela le segrete origini dei termini "Hoka-Hey", "Ok" e "Augh".

Magico Vento #113: L'ora dei vigliacchi (Manfredi/Biglia) [1di2]
Copertina che, curiosamente, copia pari pari una vignetta "di passaggio" dal fumetto interno. Altrettanto curiosamente, nelle primissime pagine l'arte sembra avere qualche difficoltà col ciccione pelato, un neo nella solita arte solida che ben conosciamo, e curiosa - per i canoni della serie - è la scelta di dare volti VIP a certi comprimari. Anche l'episodio è curioso: è un vero e proprio giallo "whodunit", dove si entra ed esce in continuazione da Deadwood per scoprire chi ha maciullato la vedovella e le sue figlie. Ned, Poe e Jack Crawford, il cowboy poeta (che solo adesso, curiosamente, ci sembra ispirato a due personaggi storici) indagano per tutto l'albo, alla fine mettono insieme gli indizi disseminati da Manfredi e scoprono il colpevole. Ma la puntata è finita, la cattura slitta di un albo. In tutto questo, però, non manca l'approfondimento storico, etnografico e psicologico che tanto ci piace (ma forse non piace a Ned). E questo nuovo pazzoide, che ad un certo punto sembrava il "figlio della tredicesima luna", ci sembra già un personaggio molto interessante. A rendere curioso anche l'oggetto albo, un Blizzard "per appassionati forti", in cui Manfredi riporta nel dettaglio due episodi di cronaca nera del West, come se fossero la cosa più interessante del mondo. Una curiosità: Poe entra nella visione di Ned a causa del wifi dell'amuletofonino.

Magico Vento #114: Il segreto e la colpa (Manfredi/Barbati-Spadoni) [2di2]
Arte funzionale allo scopo, ma tra le più sgraziate viste fin qui, con un irriconoscibile Cuore Intrepido e un Poe con la parrucca. Il sorprendente giallo prosegue a sorpresa, cioè spiegando e demistificando ogni cosa: il colpevole è proprio quello lì, i complici sono proprio quelli lì, i ricchi sono proprio odiosi ma innocenti, i codardi sono proprio codardi, e ognuno ammette le sue colpe con laida franchezza. Ned ne resta alquanto turbato, mentre il lettore si ritrova più nel povero Poe, costretto a corrergli dietro. Eppure, questa storia riesce comunque ad essere una ennesima svolta, quando scopriamo le segrete origini di tutto l'affaire e ci ritroviamo davanti a Buffalo Bill e al famoso episodio di Mano Gialla. In un sol colpo capiamo tutto: da Troppe Lacrime a Jack Crawford. E, ancora una volta, restiamo ammirati da come, in questa serie, i flashback riescano a raccontare eventi prossimi ed ordinari come fossero l'evocazione magica di un passato ancestrale e mysterioso.

Magico Vento #115: Il sole sbarrato (Manfredi/Siniscalchi)
Episodio tutto continuity per veri appassionati. Ned torna nella sua tribù adottiva, dove reincontra tutto il vecchio cast: Nuvola Rossa, Daino Rosso (il casus belli di turno), Coda di Toro e la povera Rifiuta-Di-Smettere, che scopriamo avere perso un figlio; davvero un personaggio da "anime letterario", di quelli a cui capitano tutte le disgrazie possibili. In seguito, Ned va alla caccia dello sciamano che accompagnava Cavallo Zoppo (nientemeno) prima di lui, e da lì si imbatte finalmente in Hogan, guarito e ringiovanito dal serpentone Antico. Una lettura trascinante, che cede a qualche trovata da "dime novel", come Ned gironzolante col corpo astrale o il suo cavallo che gli obbedisce tipo Dinamite, disegnata in modo nervoso o rassicurante, a seconda della situazione. Bello il simbolismo del sole sbarrato, dalle numerose interpretazioni, tutte rigorosamente ponzate  da personaggi intelligenti a favore di lettori consimili. E quindi Hogan, in cambio dei superpoteri, deve fare un favore ai mostri. Se non è feuilleton, questo.

Magico Vento #116: Showboat (Manfredi/Talami-Volante) [1di2]
Epocale incipit nella sede della Pinkerton, dove Poe prova macchina da scrivere e telefono, osserva l'urbanizzazione accelerata di Chicago e impara da Little Boy cosa significa tenere un archivio digitale (cioè di impronte digitali): è la cornice dell'albo, grazie alla quale veniamo a sapere che Hogan, a Saint Louis, ha il telefono intercettato. Ma a Saint Louis c'è anche Norma Snow, che vuole mettere in scena l'Otello con un predicatore negro e scandalizzare i perbenisti: per quale motivo? Forse per dare un maggiore significato all'avventura riempitivo di Ned, che occupa tutta la polpa dell'albo, nella quale il Nostro scorta quattro mignotte, un negro cieco e un bianco pirla, salvando loro e una congrega di battisti interrazziali, facendo una strage di latifondisti sudisti razzisti. Naturalmente le mignotte sono ben caratterizzate e Ned si fa la leader tutta peperino. Arte puntigliosa che aiuta e invoglia alla lettura.

Magico Vento #117: L'ultimo spettacolo (Manfredi/Perovic) [2di2]
Altra arte precisa, priva di virtuosismi inutili, che bada al sodo, per un episodio tutto continuity che è la seconda parte di una doppia, l'episodio di passaggio di una minisaga, un albo di svolta per la serie. Norma Snow, infatti, scopre che la sua assistente, Rita (#36 e #37), è stata l'amante di Ned, quindi sclera e la uccide. Dopodiché, il giovane e demoniaco Hogan, uccide lei. Accipicchia! Ma non basta, perché Ned lo scova, ma Hogan fugge col sottomarino (!) e scappa nel Mississippi, e Ned deve inseguirlo, quindi la storia si conclude a metà. Come ciliegina sulla torta, Poe incontra Pulitzer e inizia a collaborare col suo giornale. Come sfondo a tutto questo, le prime rivolte razziali, con i poliziotti che sparano ai negri. Raccontare il passato per prevedere il futuro.

Magico Vento #118: Exodus (Manfredi/Barbati-Spadoni)
Quello che mi piace di questa serie è il suo rifarsi a una visione sincretistica della Storia. Ned insegue il sommergibile, ma è il 1879, quindi incappa nel tizio che aveva fatto la traversata a nuoto della Manica, che si allena con la tuta, e poi nell'esodo dei negri del Mississippi nel Kansas (cui è dedicato l'interessante approfondimento). E quindi si sente coinvolto, si unisce a loro, Little Boy addirittura rinunzia a fare l'agente segreto per seguirli. E Manfredi ci racconta questa pagina di Storia vera, ma con lo spirito di 007, e allora ecco Ned aggrappato al sottomarino oppure il carro con il trucco della pece (e non dimentichiamo che i carri più grossi vengono già chiamati "furgoni"). E poi scenette buffe, tipo Task coi cannoni del battello (e quindi Don Rosa, eccetera). E certo, i barconi di profughi respinti sanno anche di modernismo, ma se la Storia si ripete mica è colpa dell'autore. Perciò il tutto, l'insieme, appare realistico, e quando arriva la preview che annuncia Jesse James, si avverte un brivido di logica, quel piacere, unico nel suo genere, che si prova quando ogni cosa pare al posto giusto. "Eh sì, a quel tempo c'era anche Jesse James. Wow". Noi sincretini siamo così. Detto ciò, arte industriale, ma Manfredi ci aveva avvertito.

Magico Vento #119: Ucciderò Jesse James (Manfredi-Queirolo/Ramella)
Episodio "dovuto", Jesse James non poteva mancare. Però Manfredi è impegnato con romanzi e altri fumetti, così affida la dettatura al curatore della testata. La differenza non si nota. Certo, Poe sembra un poe foesso, mentre Ned sembra parteggiare un po' troppo per il Jesse James stanco e malato, e tratta troppo male il povero Task. Ma insomma, anche quando sceneggiava il capo li abbiamo visti agire come testoni. Arte sobria e posata che ci immerge nella storia. La caccia a Hogan è tutt'altro che finita, ma nella Posta Manfredi pare già voler mettere le mani avanti e far capire che manca poco alla fine, senza però dichiararlo esplicitamente. Ci piace, comunque, vedere ancora un po' di "vecchio West" mentre il progresso scalpita furioso, deciso a travolgere tutti, come un sommergibile da inseguire: che è anche il senso filosofico - posticcio - della sfida tra James e Pinkerton (e tra Ned e Hogan).

Magico Vento #120: Nella terra dei tiranni (Manfredi/Siniscalchi)
Di nuovo un episodio/svolta, che prosegue la trama orizzontale: meno male che colla bimestralità dovevano prevalere gli autoconclusivi! Così capiamo perché Martin Mystère ha scelto la via opposta. Non c'è Bene senza Male, né viceversa, come ci spiega tutta la questione del cerimoniale Natchez. Ed ecco perché Hogan fa quel gesto benevolo, per diventare ancora più demoniaco. Stona un pochino il balloon di pensiero ("Buono io?") che Manfredi gli appiccica sopra, in una narrazione per il resto sempre trascinante e beffarda, in cui Task cade e si rialza e dove, per l'ennesima volta, rimaniamo preda delle trappole dello sceneggiatore/prestigiatore, che promette sempre una cosa per darcene poi un'altra. Divertente la scenetta della fiaschetta che cade proprio sul sottomarino, mentre la bisbetica simpatica è un personaggio da telefilm (nel senso che è copiato da un telefilm che non mi sovviene). E Ned? Arriva troppo tardi e pare quasi arrendersi: è evidente che debba accettare il suo "lato oscuro" berserker; a dire il vero, pareva averlo già fatto (infatti quando vola col corpo astrale è demoniaco; boh). Ma più di tutto questo, a stupire è l'arte, davvero eccellente: questo è già l'erede di Parlov.

Magico Vento #121: La regina degli zombi (Manfredi/Talami-Biglia)
Ed eccoci a New Orleans, terra di Classici texiani e zagoriani: vi ritroviamo vecchi amici, come il Baron Samedì e Damballah Guedé, ma soprattutto abbiamo l'occasione di rivalutare in importanza la storia dei numeri #6/7, che finora non ci eravamo filati più di tanto. E invece: la presenza della sorella di Beaumont non è solo un occhiolinare ai fans elogianti/elogiati nella rubrica della Posta, ma non sembra ora essere un caso che fu proprio Beaumont ad eliminare Cavallo Zoppo, il padre putativo dell'eroe della serie. In realtà, lo stesso eroe dedica alla questione un paio di vignette, ma è giustificato dalla battaglia supereroistica prevista dal copione. Lo scontro con la tizia del titolo è dunque tutto uno spararsi raggi dalle mani e dagli occhi, e Ned, che unisce il potere dell'orso/berserker a quello dell'aquila/Grande Spirito, diventa praticamente Goku Pokemon, però gli zombi di Manfredi sono quelli classicissimi che si muovono piano e gli artisti riescono abilmente a rendere l'idea del "rallenty", quindi alla fine la lettura diverte ed intrattiene. La sensazione - già dalla prima apparizione del sottomarino, in realtà - è comunque quella di essere arrivati alla fine del viaggio, e che ogni istante di queste ultime battute debba essere goduto senza brontolare eccessivamente. Ma se proprio dobbiamo farlo, non possiamo non notare che un albo che si conclude come si conclude questo non può esattamente essere considerato autoconclusivo.

Magico Vento #122: La notte degli alligatori (Manfredi/Barbati-Spadoni)
Tutte le premesse giungono a conclusione: Manfredi annuncia la chiusura della testata e Ned sconfigge Hogan. Che altro resta da dire? Qualcosina ancora c'è. Come tutti gli hype hyperpompati, anche questo si sgonfia un poco, e quel faccia a faccia tra eroe e villain appare breve e "banale", rispetto a tutto il cucuzzaro che ci era stato mostrato finora. Ma forse è giusto così: gli yuppies sono dei coglioni, e Hogan era certamente uno yuppie, perlomeno in questa sua ultima incarnazione. Inoltre, l'albo non è affatto povero: tant'è che tutta la prima metà e poco più è una eccellente variante sul tema "avventura bonelliana nelle paludi del Sud", raccontata con una chiave che su Tex e Zagor e company non avevamo ancora visto (i cacciatori di alligatori, la tribù dimenticata). Solo gli zombi fluttuanti rimangono in secondo piano, complici dei disegni che, nelle sequenze concitate, sbandano un poco (la pagina-clou in cui Hogan viene sbranato è bruttarella). Ma a corollario abbiamo il colpo di scena di Task che ritorna alla sua connotazione originaria (nessuno lo ricorda più, ma lui è Dick Carr, che era cattivo), per un'altra chiusura circolare, e scappa col sottomarino per fingersi Hogan. E, soprattutto, il Blizzard ci fa apprezzare tutto l'insieme "magitecnico" alla base della serie, facendoci capire finalmente il senso del viaggio verso Sud (e, di riflesso, della storia dei #82/83, l'unica rimasta ambigua). Così, anche la possibile "svolta Jodorowsky", verso una chiusura improntata allo sciamanesimo "puro", suggerita dalle preview, acquista maggiore significato (e pompa l'hype). Insomma, un po' di stanchezza da parte di Manfredi si avverte già da qualche numero, e probabilmente la scelta di puntare sulla regia cinetelevisiva (l'abbondanza di quadruple panoramiche post #100) gli si è ritorta contro, ma non si può dire che la collana sia arrivata alla fine stremata, anzi.

Magico Vento #123: Sentieri di sangue (Queirolo/Biglia-Barbati-Ramella)
Riempitivo! Manfredi ci aveva avvertito, e lui mantiene sempre le promesse. Riempitivo in continuity, nel senso che da qui Ned si avventura in territori texiani, però restiamo comunque un pelo delusi: il titolo e la splendida copertina si prestavano bene ad un episodio sciamanico-intimista. La sequenza del diluvio desertico, invece, dura pochissimo; poi subentrano i soliti freaks di Queirolo - il grassone e la nana - e dei personaggi molto cinici e pulp, cui Ned risponde con ulteriore cinismo e sangue freddo. Dopo Jesse James, l'autore tira in ballo Billy the Kid, ma solo come presenza aleatoria e di contrasto, con il fuorilegge vecchio che forse aveva fatto Alamo. Ramella è il disegnatore prediletto da Manfredi: per fargli fare subito gli albi più importanti, questo ad un certo punto (quale?) gli viene sottratto, e le matite vengono affidate ad altri due, che tuttavia non si distinguono (cosa che, in teoria, è positiva). Rubriche dedicate al gentil sesso, cioè riempitive anch'esse (scherzavo, posate il mattarello... pardon, le colt).

Magico Vento #124: El Ciego (Manfredi/Perovic)
Poe si perde nel deserto e raggiunge Crook, ma questo è solo un breve inserto in un episodio che omaggia gli "spaghetti western", nella rubrica come nel fumetto, con tutte le cose che piacciono a Boselli: i mexicanos, gli indianos, i vaqueros, i desperados, i caballeros. Ned fa il vendicatore e aiuta i poveri. Naturalmente alla fine rimane momentaneamente cieco, perché uno dei suoi nemici è cieco, e può fare il parallelismo, ma noi avevamo già capito che la cecità era una chiave simbolica eccetera eccetera. In una vicenda tutto sommato classica e rassicurante, ci ha disturbati soltanto l'utilizzo dimesso del giovane sciamano Apache, che sembrava averci i poteri come Ned, ma poi Ned decide che è solo un vile arrivista, allora muore. Come se tutti potessero allargare le braccia e illuminarsi per magia alla vista di un'aquila. Forse l'autore ha cambiato idea in corso d'opera? Un altro indizio a proposito di questa tesi appare nel finale, quando si scopre che Ned si era presentato a tutti come Shado (#30), ma fino a quel momento non se ne era accorto nessuno. L'artista è ormai quello di riferimento per Manfredi.

Magico Vento #125: Skinwalkers (Manfredi/Nespolino)
A pochi albi dalla fine, un esordio: prova buona, con qualche vignetta da rifare qua e là (qualche anatomia). Forse su Volto Nascosto ci era piaciuto di più. Memore del buco di sceneggiatura precedente, Ned si presenta esplicitamente come Shado, porgendo la mano. Piacere nostro. Episodio in stile X-Files, che riprende e omaggia i primi albi della testata, quelli di Ned contro il monster of the month. Qui i months sono due, ma il concetto è quello. Scopriamo che queste creature Navajo le conoscevamo dai tempi della Mesa dell'incubo di Indiana Pipps: forse è il caso di renderlo noto anche all'autore di quella storia, che le chiamava "lupi mannari" (ma non aveva del tutto torto). Ned, invece, scopre di avere ancora i poteri, dopo aver sterminato i mostri diventando più mostro di loro. Poi ci dovrebbe sempre spiegare perché ad un certo punto si è fissato di dover raggiungere gli Apaches, ma questa, lo supponiamo, sarà un'altra storia.

Magico Vento #126: Il covo di Victorio (Manfredi/Della Monica)
Ad ancora meno albi dalla fine, un altro esordio: ma, sorpresa!, è un veterano bonellian-texiano; che bello trovarlo qui! Eccelso artigiano, è subito a suo agio anche con questo cast. Un fuoriclasse capace di disegnare tutto. Certo, l'episodio è un pizzico diverso dagli ultimi, Ned è il comprimario e si riappropria del ruolo principe soltanto alla fine, quando - finalmente - arriva l'acclamato Victorio.  Il resto, invece, è quasi tutto dedicato a Poe e a Crook, ora barbutissimo e apparentemente meno rognoso, e al colossale omaggione bonelliano della cavalleria e degli Apaches e di Hondo (che fa il traditore). Disperatamente, Manfredi utilizza queste ultime rubriche per dimostrarci che il "uester" non è morto e sepolto, ma già con questi fumetti aveva raggiunto l'obbiettivo. Quando, poi, Ned trova i graffiti degli Antichi, lo colleghiamo a quell'anticipazione del series finale buttata di soppiatto nella Posta, e capiamo di più il senso di tutto questo viaggio verso Sud (è la prosecuzione di quello prima). Non solo: nella più pura tradizione del fumetto italiano, impariamo qualcosa divertendoci, nello specifico come ammansire un serpente. Davvero non possiamo volere di più.

Magico Vento #127: Gli occhi del falco (Manfredi/Siniscalchi)
Arte di alto livello, ma meno parloviana, per l'ultimo episodio "normale" della serie. Ed è un altro western con tutti i crismi: i ricchi e i poveri, il deserto e le pozze, i soldati e i fuorilegge, i bianchi e gli Apaches, le sparatorie e il misticismo. Ned, sempre più pesce fuor d'acqua, posseduto dal vendicativo Mangas Coloradas, arriva a mitragliare con furia cieca, e forse per questo ritrova poi il Grande Spirito (rappresentato da Cavallo Pazzo, disegnato però in modo improprio), che lo riconnette alla Natura. Ed ecco che Ned può fare quel che Java di Martin Mystère (citato nella Posta) faceva per diritto di nascita, legarsi a un animale e vedere coi suoi occhi. Ma è un caso che l'animale sia un falco anziché un'aquila? Forse è una questione di lana caprina. L'ultima striscia, un po' pacchiana, sa quasi di finale consolatorio, buono per chi non accetterà l'epilogo ufficiale. Invece le amuletochiamate finalmente riescono ad avere quel minimo di fascino evocativo che avrebbero dovuto avere anche in passato. Giusto in tempo. La rubrica, non sapendo più a cosa aggrapparsi, ci parla dei western di Salgari. Il commento sembra quasi negativo, ma di tutto questo iniziamo già a sentire la mancanza.

Magico Vento #128: El Camino del Diablo (Manfredi/Barbati-Ramella) [1di3]
L'inizio della fine, e per l'occasione ai pennelli si ricompone il duo simbolo della serie; e noi che pensavamo a Frisenda o Parlov o Mastantuono. Magicamente, sembra non essere mai stato separato e ci immerge negli ambienti texiani della storia ("a sud di Nogales"!). Albo corale, dove molto spazio è dato a Poe e a Crook, una "strana coppia" a cui ormai siamo quasi affezionati, e alle donne che si contengono Ned: la sorella sciamana di Victorio, Lozen, i cui poteri ci sembrano sempre esagerati; ed Estrella, una sciacquetta ispanica qualunque. Ned sembra aver scelto la seconda, e la cosa, per il momento, non ci entusiasma particolarmente. Manfredi lo aveva detto, nella Posta, che senza Poe la serie non sarebbe stata la stessa. E ci piace notare come questo Crook più vecchio e barbuto sia decisamente più interessante di quello "cattivo" dei tempi di Custer. Tutto questo è comunque spazzato via dal finale (momentaneo), in cui finalmente, dopo centoventotto albi, lo vediamo per davvero, il "magico vento", il monsone di fuoco evocato da Ned+Lozen+Oshea, che nei disegni però sembra di polvere, ma comunque supereroisticamente suggestivo. E il "camino del diablo"? Quello si vede poco, invece, ma la speranza che i #82/83 non siano stati inutili continuiamo a coltivarla.

Magico Vento #129: L'aquila e il serpente (Manfredi/Perovic) [2di3]
Alla fine, non poteva che finire così: con un albo spiazzante, deludente, sorprendente. Niente #82/83, niente Jodorowsky, niente sciamanesimo intimista, niente elogi e fanfare. Solo un altro western/southern, tra rurales e revolucionarios, messicani e gringos, deserti rocce fortini e missioni. E, certo, abbiamo la chicca conclusiva di Ned e Task che si scambiano le facce, davvero soddisfacente ripensando all'esordio di Dick Carr nel #24; bilanciata, però, dalla marcia indietro clamorosa operata su Task, che scopriamo essere subito rinsavito e reintegrato, che cozza paurosamente col voltafaccia con cui l'avevamo lasciato. Questa sembra proprio una sottotrama abortita causa cancellazione dello show. Confidiamo, invece, che le spiegazioni sulla ricomparsa dell'artiglio Antico in mano a questo Julio e alla sua megera, arrivino nell'ultimo numero. Naturalmente, c'è tutta la simbologia a cui siamo abituati, dietro a questo series finale - Ned è l'aquila indiana, il cattivo è il serpente maya - ma certo questo "Hogan messicano dei poveri" non avrà il tempo di farsi conoscere e apprezzare come quello ricco e wasp. Si conferma, dunque, un finale di serie quasi estraneo alla serie stessa, strano e straniante, eppure cos'altro è Ned se non un "uomo strano"? Quindi, possiamo dire, è il finale più giusto. Strano ma vero! Arte in cui, a volerla vedere, si ravvede una certa fretta di concludere, ma comunque di buon livello. Rubrica dedicata all'ultimo saluto a Custer e a Crook (ed era ora che costui avesse le sue 15 righe di celebrità).

Magico Vento #130: Ultimo atto (Manfredi/Barbati-Ramella) [3di3]
La serie si conclude come, ormai, doveva e non poteva che concludersi: Ned non riesce a cambiare la Storia e si ritira, consolato da Estrella, dopo aver eliminato Hogan definitivamente. Addirittura la copertina ci spoilera la scena-clou. Eppure, durante la lettura, rimaniamo come color che son sospesi, alla lettera, cioè in ansia, rapiti dallo svolgersi degli eventi, in attesa che le cose vadano come ci aspettiamo, e forse speranzosi di essere sorpresi. E quando la scena-clou arriva, restiamo spiazzati lo stesso. Così come ci avevano intrigato la figura ambigua di Victorio - indiano tutt'altro che poverino, non esente da colpe - e la sua beffarda sorte, massacrato dagli indiani leghisti. Eppure è Storia (si menziona pure Geronimo, e, come sempre quando compare un personaggio storico "nuovo", la cosa ha i connotati dell'apparizione mariana laica, come a dire "ma sì, ovvio!"). Ma questo è stato il grande pregio di questo fumetto: raccontare la Storia come fosse una storia. Senza voler rispolverare i soliti Eco e Mystère, diciamo che siamo rimasti soddisfatti e tanto ci è bastato. Solo, ci è dispiaciuto aver dovuto scendere da cavallo, avremmo proseguito volentieri la cavalcata (pure nel deserto, anche se preferivamo i boschi). Arte esemplarmente simbolica, o viceversa.

Speciale Magico Vento: Memorie del tempo perduto (Manfredi/Matteoni, Marcello, Pezzi, Biglia)
Ma il vero finale è lo Speciale, più volte annunciato negli anni e sempre rimandato, fino all'ultima allocazione possibile. Speciale celebrativo in tutto e per tutto, ponte tra ieri, ieri l'altro, l'oggi e il domani. La storia-cornice, quella dai disegni meno convincenti ma comunque godibili, è quanto di più spiazzante potessimo immaginare. Nel 1912, un tipo in motocicletta raggiunge Poe anziano. Eppure, l'estensore di queste righe ha sempre pensato che il "uester" è sempre più affascinante quando lo si associa anche al "dopo uester", alla sua morte e involuzione progressista; e lo stesso tizio ha sempre immaginato che tutta la telenovela di Hogan e della Volta avrebbe potuto tranquillamente proseguire fino al '900 inoltrato, magari fino al '29, senza perdere una libbra del suo fascino. Ma forse, per poterla realizzare, Manfredi avrebbe dovuto essere immortale, oltre che un uomo strano. Accontentiamoci dunque di questo breve flashforward (14 tavole), piccolo grande omaggio alla Storia del West di D'Antonio, che si concludeva proprio con un racconto breve fuori serie in cui il protagonista invecchiato veniva intervistato a inizio nuovo secolo. Sì, Poe, sempre bastian contrario, non concede interviste, ma racconti, ma il concetto è quello. (In tema di omaggi, ce n'è uno che ci siamo inventati, ma ci piace: nel #130 compare un Parker e qui un Ken).
La prima storia, Il ragno e il coyote, non è solo un flashback ambientato tra il #6 e il #14, ma è una vera e propria giacenza di quegli anni (è un albo di 94 tavole). Gli indizi? Tanto per cominciare, l'artista è una leggenda del Fumetto scomparsa da anni, un vero e proprio mito che anche stavolta riesce a immalinconirci semplicemente facendo il suo lavoro di alto artigianato. Non solo: la narrazione è quella un po' pedantina dei primi numeri, con meno vignettone e tante chiacchiere, e tutte le bislaccherie intriganti dei primi tempi, tipo il pollivendolo italiano o i frati cospiratori. Ma, soprattutto, e lo evidenzia anche il lettore fanzinaro del nuovo secolo, i ruoli di Fender e Groddek sono apparentemente in contraddizione con quanto visto nel #14; anche se non riusciamo a credere che un intero albo, peraltro disegnato da Marcello, sia stato archiviato a causa di una paginetta. Oltre a rivedere tutti gli amici che ormai non si fanno più sentire, come Rifiuta-di-Smettere e affini, la lettura presenta note di sano intrattenimento come l'indiano snodabile, Gibello & le galline e il confessionale di Hogan.
Poker col morto è invece un prequel di 61 tavole, in cui Poe risolve il suo primo giallo. Ma questo ce lo dice lui, a noi era sembrata soltanto una sua avventura in solitaria. Vero e proprio legal thriller all'americana, ma nel West, sorprende più che altro per i disegni davvero notevoli di Pezzi. Il ché spiega perché non lo abbiamo mai visto prima su MV: è troppo bravo. La storia è in linea con la celebrazione, dato che i protagonisti sono dei nostalgici legati alla gioventù, come i lettori di cui Manfredi ha pubblicato le lettere negli ultimi numeri. Il ché non dispiace, perché dà l'occasione di tirare in ballo Gettysburg e la Guerra di Secessione e di fare una delle cose che preferisco, tirare un bel fil de rouge tra Poe giovane che ascolta racconti di altri tempi e Poe anziano che fa lo stesso nel futuro. Deludono solo le ultime 2-3 pagine, che si ha la forte impressione siano state appiccate alla bisogna per chiudere in fretta (manca il movente dello sceriffo).
Il pezzo forte è, tuttavia, l'ultima storia. Ma dovremmo definirla postilla (37 tavole). Vivo o morto?, disegnata da un Biglia ispiratissimo ed entusiasta, capace qua e là di sembrare De Angelis, è il vero finale del finale del finale della serie. Scopriamo cosa è successo dopo il #130 e la cosa ci appare come una liberazione, perché considerare quello come il numero conclusivo era francamente impossibile. Quindi vediamo Task dare le dimissioni e tornare a fare l'attore, e dispiace solo che nessuno lo chiami più Dick Carr. Vediamo Poe farsi una carriera rispettabile e battersi per ritrovare il suo amico (ma noi quel viaggio di due vignette lo volevamo lunghissimo). E vediamo aprirsi, per Ned ed Estrella, uno scenario passibile di ritorno. Eh sì, perché la storia sciamanico-desertica la voglio, punto e basta. Poi se c'è pure la revoluciòn quentro Diaz, mica me fa squifo. La grande sorpresa è probabilmente la svolta-feuilleton con lo scienziato pazzo tedesco che estrae la scheggia dalla testa di Ned, liberandolo dalla Furia dell'Orso. Dai, volevamo anche questo, non possiamo negarlo. Mentre forse avremmo preferito che il discorso sul destino di Ned, dopo questi eventi, rimanesse in sospeso; anche se, a ben vedere, quell'ultima vignetta della "cornice" può essere interpretata come una "cosa mistica" (cit. Beretta).

E così finisce l'ultimo Western Bonelli (Deadwood Dick è meno tradizionale). Pochi mesi dopo, Bonelli stesso salirà nei Grandi Pascoli a cavalcare con suo padre.
Davvero difficile commentare col senno di poi questa sensazione di epoca al tramonto, tanto era facile nel 2010, in pieno Governo Berlusconi IV, sminuire la terza generazione bonelliana, quella degli anni '90. Ma facile è, pure, diventare come quel reduce ubriaco che spara alle sagome che gli sembrano ricordi ingigantiti. Certo è che un'epopea così, nell'ultimo decennio bonelliano, non si è vista.

(2021)


mercoledì 21 aprile 2021

Gli albori (4)

Ricordate? Sono gli albi delle mie origini.

Una rubrica davvero molto richiesta. Specialmente da chi ha la necessità di dover pubblicare qualcosa, tanto per restare allenato.

L'albore di oggi è il n.70 dei Grandi Classici Disney, acquistato usato quando ormai la redazione aveva già smesso di spacciare storie recenti per "grandi classici". 



Quivi è contenuta una delle storie-cult più cult di tutti i tempi: Topolino e l'intruso spazio-temporale di Giorgio Pezzin e Massimo De Vita. La macchina del tempo, Attila, Gambadilegno, la battaglia dei campi catalunici, il 4 maggio 451. La conoscete tutti. "Avete capito, amici lettori?" 

Alla storia e al volume è legato un aneddoto malinconico. Precisamente ad un intervallo scolastico, in periodo autunnale ma soleggiato, in cui il sottoscritto vagabondava con il fumetto, cercando disperatamente di parlarne ai suoi migliori amici. Ma quel giorno, proprio quello, eravamo l'unica classe presente in cortile, e tutti - escluso quello col giornaletto - avevano decretato, con decisione senza appello, che fosse d'uopo giuocare a puallone. Una sorta di SuperLega, volta a salvaguardare la virilità maschile puberale. Ma nel DNA del qui presente scrivente è sempre stata presente (nonché scrivente) quella scintilla di orgoglio asociale, capace di resistere ad obblighi e costrizioni. Tuttavia, il pavido non riuscirà a sfuggire alla gogna e, in una seconda occasione, si ritroverà solo, dinanzi alla porta vuota, al solo scopo di incespicare sulla sfera di cuoio.

Il volume contiene altre storie di culto, sebbene meno miliari. 
Zio Paperone e le piogge acide, di Pezzin e Ongaro, dalla colorazione carica, adatta alla cupezza del tema trattato. L'argomento mi colpì molto e, per un breve periodo, ebbi timore di rovesci e fortunali. 
Zio Paperone e l'altra Statua della Libertà, del solo De Vita, un'altra avventura ricca di nozioni e argomenti interessanti.
Topolino nella metropolitana di Pechino, invece, è di Giorgio Ferrari e Franco Valussi, ma è virtualmente collegata a Pezzin e De Vita: vi compaiono Zapotec e un altro personaggio di De Vita, per una storia altrettanto inusuale ed esoticamente intrigante. 

Ad un livello un poco inferiore troviamo Paperino e Gastone amici per lo sport, la pubblicità dei Ringo, ma firmata Marconi&Cavazzano, quindi non pedante. 
Quindi ecco Topolino e i misteriosi extraterrestri, di Bruno Sarda e Arabella Bresco, uno di quei gialli brutti e dalla banalità sconcertante, talmente brutti da essere simpaticissimi. Spaventoso il tizio coi baffoni, che, per qualche motivo, ci è sempre parso un pedofilo.
Di Paperino e il weekend spaziale, storia di Panaro e Bargadà, ricordiamo poco. Idem Zio Paperone e i numeri inafferrabili di Giorgio Bordini: di questa ci è rimasta impressa una vignetta, oltre al titolo. La sua particolarità è quella di essere stata pubblicata, in prima battuta, nella settimana della mia venuta al mondo. Cosa vorrà mai dire? Non ho mai vinto nulla.

Dovete sapere che la collana dei Grandi Classici non è mai stata tra le priorità dei miei acquisti. Costava troppo e io, modestamente nacqui, cioè sono nato povero e modesto. 
Sono stati talmente pochi i numeri di questa testata che mi sono ritrovato ad acquistare che ve li rifilo subito tutti, così ci togliamo il pensiero.

Dal mercato dell'usato provenne anche il n.12, anche se diversi anni più tardi rispetto al n.70.


Fu qui che leggemmo per la prima volta due grandi classici veri e propri: Topolino e l'enigma di Mu e Zio Paperone e le spiagge sovrapposte. Autori? I soliti De Vita e Pezzin.


Il n.4, che ancora custodiamo come una reliquia, sebbene non abbia alcun valore, si unì alla nostra squadra nell'esotico suq, pardon, mercatino di San Donato Milanese.


Il volume è tutto dedicato alle Parodie. Alcune le avevamo già lette (ne riparleremo quando sarà l'occasione), altre le scoprimmo per la prima volta. Tra queste, soprattutto Paperino e la nipote del Corsaro Nero, di Luciano Bottaro, che tuttavia oggi ci entusiasma meno.

Infine, l'unico esemplare acquistato in edicola. Anzi, per la precisione, in un Autogrill, durante una gita scolastica, con somma disapprovazione di un'insegnante che non mi conosceva.
Si tratta della Raccolta numero 29, contenente i numeri 109 e 112 originali.



Tuttavia, fu una lettura distratta e priva di un reale interesse, de facto un souvenir della gita.
Pensate, fra tutte le storie presenti del doppio volume, ci restò impressa soltanto Zio Paperone e i microDepositi sparsi. Indovinatene gli autori. Proprio loro.
Di Zio Paperone e l'acqua concentrata (Pezzin e Cavazzano) ci restò in testa il titolo.

Qui termina il nostro lungo articolo sugli albori dei Grandi Classici Disney
Se vi è piaciuto, fatecelo sapere nei commenti.
E non dimenticate di continuare a seguirci!

A presto, per altri interessantissimi aneddoti sui nostri albori fumettistici.

lunedì 5 aprile 2021

I RACCONTI DI HEWLETT PACKARD HOVERCRAFT

 JOVACCONTI (RACCONTI JOVANILI)


LA BOTTIGLIA DI VETRO CON DENTRO UNA COSA CHE PRENDE FUOCO -1897

L'esordio assoluto del genio di Providenza è una bomba.


LA TAVERNA SEGRETA o L'AVVENTURA DI JOHN DEE -1898

"Kelly, miserabile verme! Dove lo facciamo il golem, in garage?" "Tranquillo, capo, c'è il condono, possiamo riadattarlo"


IL MISTERO DEL CAMPOSANTO o LA VEDETTA DEL MORTO -1898

Cammina con me, in questa valle verde... ma prima devi passare dal cimitero, dove c'è quello che ti guarda e non si sa cosa pensa.


LA NAVE MISTERIOSA -1902

Insomma, può attraccare o no? Che vorranno, poi, 'sti straccioni italiani.


L'ESSERE NELLA CAVERNA -1905

Oppure, rimanendone fuori, il non essere.


L'ARCHIMISTA -1908

Par eccelso, ma non sa produrre nulla di occulto. Però è bravo a sbrigare le pratiche e a custodirle in ordine.



TUTTI I RACCONTI


LA BOMBA -1917

Una mano alla cabeza... un movimiento sexy... una vera e propria danse macabre, nel primo racconto "professionale" di HPH.


DAGO -1917

A Providenza (PC), un giannizzero nero salva il cantore Bruno Todeschini dalle grinfie dell'uomo-pesce del Po, un Siriano clandestino.


LA STELLA MOLARE -1917

Freddo gelido cala su un dente. Si sprigiona un dolore impensabile che porta a guardare astri mai visti. Parole irripetibili in presenza di minori.


RIMEMBRANZE DEL L. SAMUEL JACKSON -1917

Un grande attore, figlio di *******, racconta la sua vita. 


OLTRE IL MURO DEL SONNO -1919

Dove spingeranno l'Onironauta, le molle rovinate del letto?


MEMORIA -1919

Un racconto dimenticato. Di che parlava? Boh.


EX-BARONE -1919

Un attempato accademico viene pensionato. Cerca vendetta nell'occulto.


LA SCOMPARSA DI GEORGE ROMERO -1919

Ma ritornerà. Tornano sempre.


LA NAVE BIANCA -1919

Italiani alla conquista del Continente Nero. Vincere! E vinceranno?


LA ROVINA DI SARNATH -1919

E' il vicino di Sarnath. O sente la musica ad alto volume, o trascina sedie e mobili, o invita gente durante i coprifuoco, o martella, o butta l'acqua dal balcone. 


LA DICHIARAZIONE DI RANDOLPH CARTER -1919

Sapere a quanto ammonta il suo patrimonio è un sogno, è fuggito su Marte.


IL TERRIBILE VECCHIO -1920

Un anziano provincialotto ex-fascista trascorre le giornate cantando ad alta voce, fingendo lavori di bricolage, litigando con la moglie e facendo altri dispetti ai vicini.


L'ALBERO -1920

In un giardinetto condominiale, un mostruoso albero, striminzito e rinsecchito anche d'estate, perde foglie in continuazione. Lo sventurato proprietario di quel giardinetto le deve raccogliere.


I CANI DI ULTHAR -1920

Appena un passante transita dinanzi al cancello di Ulthar, bestiole addestrate all'uopo appaiono dal nulla abbaiando a quattro palmenti, procurando infarti multipli al viandante.


IL TEMPIO -1920

Il quotidiano della Roma Nera, la mostruosa Capitale dell'Annwnn ove tutto è consentito, non è più quello di un tempo.


LA VERITA' SUL DEFUNTO ARTHUR JARVYS E LA SUA FAMIGLIA -1920

Dinastia di maggiordomi è stata sterminata. Difficoltà a rintracciare il colpevole.


LA STRADA -1920

Una sera buia e tempestosa, un bambino brillante e vivace è costretto dalla nonna a guardare un film di Fellini con i giostrai. Triste futuro lo attende. 


CE LA PHAI? -1920

Muoviti, o siamo phottuti.


DALL'ALTROVE -1920

Base segreta governativa nasconde indicibili segreti. O è una farsa?


CYARLACONTE -1920

Il Caos Strisciante... ti distrae... non ti dà tregua... non sta zitto un attimo, neanche quando stai facendo i conti di casa.


UN'ILLUSTRAZIONE E UNA VECCHIA CASA -1920

Programma televisivo spiega come ristrutturare un'abitazione può essere più conveniente del comprarla ex novo facendo uso di disegni molto curati.


EX-ALLUVIONE 1920-1921

Ricordi di disastri ancestrali si confondono nella retorica dell'inaugurazione del monumento alla loro memoria.


LA CITTA' SENZA NOME -1921

Una misteriosa figura si aggira, senza pace, per i vicoli della città...


LA RICERCA DI ARAVON -1921

<<Novara?>> <<No, Aravon>> <<Aravon...non la conosco, mi spiace. Se segue il cartello arriva a Novara, però.>> <<No, no, io devo andare ad Aravon...mi han detto che devo andare ad Aravon. Ho dei documenti da consegnare.>> <<Capisco.... boh, Aravon non l'ho mai sentita. Sicuro che non deve andare a Novara?>> <<Le dico di no, mica sono sordo. Oddìo, adesso mi ha messo la pulce nell'orecchio...avrò messo l'amplifon quando ero al telefono..?>> <<No, perché a Novara ci sono tutti gli uffici, se deve portare i documenti a Novara li può portare..>> <<Ah, ecco... beh, dai, prima faccio comunque un tentativo ad Aravon, poi caso mai vado a Novara, tanto mi dice che è di qua, no?>> <<Sì sì, c'è il cartello...segue il cartello e la trova.>> <<Va bene, grazie, molto gentile.>> <<Di niente, si figuri. 'Giorno.>> <<'Giorno.>> Ma l'uomo non troverà mai Aravon l'Inesistente, come non la trovò, secoli fa, lo stilita pazzo Baud' Olhin.


LA PALUDE DELLA LUNA -1921

La terra è molle, è rimasta l'impronta.


L'ESTRANEO -1921

"Cosa vuole adesso, mio marito?"


GLI ALTRI NEI -1921

Una sosia di Marilyn Monroe è scomparsa: si è ritirata dalle scene e rinchiusa in casa, ove trascorre il tempo mangiando junk food. Misteriose macchie nere le hanno oscurato la peculiarità che la rendeva simile alla diva. Da dove provengono?


LA MUSICA DI ERICH ZANN -1921

Un musicista maledetto tiene la maledetta musica sempre accesa. 


GEORGE BEST, RIANIMATORE -1921-1922

Calciatore alcolizzato crolla a terra. Ma si riprende.


HYPENOS -1922

Obnubilato dai messaggi subliminali della rete, meschino nutre speranze per qualunque sciocchezza gli venga propinata.


SUI RAZZI DI LUNA -1922

Parte a cavallo di un razzo, ma gli finisce nell'occhio, povera stella.


HA ZATHOTH -1922

Cliente domanda all'edicolante se ha Zagor. Ma quello non capisce bene.


IL SEDUGIO -1922

Un intelligente ma pigro bracchetto, amante delle orchidee e della buona cucina, scova malfattori senza muoversi dalla cuccia.


LA PAURA IN AGGUATO -1922

Uomo che abita in appartamento confinante con altri è costretto a vivere una nuova giornata, dall'alba al tramonto, e oltre. 


IL PANE

Ha fatto i vermi... si sbriciola... è duro come un mattone... Sarà davvero fresco?


IL FESTIVAL

Secondo taluni, il racconto più spaventoso dell'intero corpus hovercraftiano. 

Dieci giorni di Dj Set dalle 14:00 alle 02:00, dietro casa. 


IL RICHIAMO DEL CTHUCHULHO

Un uomo amava leggere, ma il suo piacere gli era negato: tutti, ad Arkham, facevano cagnara. L'uomo non poteva sopportare quegli ebeti alieni. Così, un giorno, si recò in un grazioso giardino all'apparenza tranquillo. Ma lo era solo in apparenza. In mezzo a quel giardino, infatti, sorgeva un albero. Appena lo vide, l'uomo capì che non poteva durare. Dal tronco di quell'albero uscì quasi subito un uccello. Un uccellino canterino. L'uomo lo osservava con lo sguardo di chi sa di non avere più alcuno scampo. Ora il Cthuchulho svolazzava dinanzi a lui, cantando una litania tremenda e interminabile: Chi'p chi'p rrrrlyeh chicchi'rriiip. Presto, altri piccoli, terribili volatili - i seguaci del culto del Cthuchulho - raggiunsero il primo e s'unirono a lui nel coro che faceva: Chi'p chi'p fht'agn rrrrrrrrrlyeh rrrrrrrlyeh chi'p chi'p chi'p. E lasciavano cadere bianche chiazze di qualcosa che pareva bava, e forse bava non era. Oramai il silenzio aveva lasciato anche quell'ultimo angolo di quiete quando un immondo terrore s'impossessò dell'uomo, che rideva, folle:<<Neanche in giardino si può leggere in pace, adesso!! Ahahaha!!!>>. Tornato a casa a balzelloni, colui che un tempo era stato un uomo assennato bruciò i suoi amati libri. E anche lui, con il viso stravolto, si mise a trapanare chissà cosa, con la musica a tutto volume.


IL CASO DI LUCA ANDREA WARD

<<Charles, quale dei due Ward ha doppiato 'Dexter'?>>, domanda la signora al marito. <<Quello del 'Gladiatore' o quello che faceva 'Rat-Man' con la vocetta?>>. Egli rispose: <<Nessuno dei due, mi pare.>> Il cruciverba facilitato non fu mai risolto.


L'OTTONE DI BRUNSWICK

La verità sul caso del signor Valdemaro: secondo il Principe/Re Giovanni il suo acerrimo nemico, l'Uomo in Nero Robin Hood, non custodiva ottone ma oricalco. Da qui la necessità di conquistare Modena, Otranto e Glastonbury. Un racconto tra i meno accessibili di HPH.


COLUI CHE SUSSURRAVA AI CAVALLI... NELLE TENEBRE

Bisbigli notturni. Un uomo viene visto appartarsi con dei cavalli. Non è possibile: stanno parlando? E se i sussurri fossero ansimi? Un orrore inimmaginabile si insinua nella mente del vecchio guardone, mentre la sua mano corre subito alla videocamera.


IL 'COLORE' RIMANDATO NELLO SPAZIO

<<Ad Arkham non c'è posto per un-solo-extraterrestre>>, afferma il leader della Vega Borg, indossando una felpa color cagotto con la scritta "R'lyeh'. E prosegue: <<A casa, se ne devono andare! Se li prenda la sig.Miskaterkel e se li porti in Hollande!>>. Il giorno dopo i resti putrescenti dell'uomo vengono rinvenuti in una sordida bettola da alcuni visitatori di passaggio. La città è completamente deserta. Molte miglia più sotto, negli abissi ancestrali che mai avevano udito suoni diversi dal gorgogliare immondo degli Antichi, esplode la festa.


LA MASCHERINA DI INSPOUTH

Non è possibile circolare senza, nel Redzone Island. Donde provengono quei continui sternuti, e quegli sputi disseminati sulla strada, dunque?


I SEGNI DELLA CASA RIGATA

Un uomo affitta un appartamento e scopre che, prima di lui, quelle mura hanno ospitato piccole, pestifere e mucose creaturine che le hanno riempite di scarabocchi dal significato indecifrabile: casette squadrate dalle proporzioni pazzesche, soli pallidi che precipitano su alberi archetipici, omini senza carne né sesso dai sorrisi spaventosi, nomi sconosciuti e saluti a persone divenute ormai polvere. Quella notte, l'uomo ha incubi spaventosi e dorme un sonno agitato: per ripulire quella roba, la mattina deve alzarsi come minimo alle sei, e non ne ha la minima voglia.


L'ABITATORE DEL BUIO

Notte fonda. Un sinistro temporale. La luce salta, a casa del sig.Mandelly. Ma il tapino DEVE recarsi al bagno. Come fare...? COME FARE...? Spigoli empi "escono dai fottuti angoli".



RACCONTI IN COLLAZIONE BORA


IL PRATO VERDE con Jeanne Morand -1918-1919

Vi nascono speranze che si chiamano ragazzi. E' il grande prato dell'orrore.


LA POESIA E GLI DEI con Laraes Crofts -1920

Cosa può partorire la vista di un procace seno?


LA VISIONE DEL CAOS con Zack Snyder -1920-1921

Taglio direzionale genera mostri.


L'ORRORE DI MARTIN EDEN'S BEACH con Zonia Reed -1922

Un'altra estate in piena pandemia. 


lunedì 22 marzo 2021

Gli albori (3)

Di nuovo: gli albi delle mie origini.

Di nuovo: un albo(re) proveniente dalla casa della zia (cfr. "Gli albori (2)").

Trattasi di una Raccolta Classici Disney (n.15) non più in mio possesso e la cui copertina non ho facoltà di esibire. 

Come il termine Raccolta può agevolmente suggerire, il volume si compone di tre colte, rese dalle giacenze magazzinali.  Precisamente, dei Classici di Walt Disney ("2° serie") originariamente numerati 179,183,186.

All'interno, poche le storie ancorate saldamente nella memoria del presente scrivente, allora passato già scritto. Tale volume, infatti, era destinato alla lettura d'evacuasione.


Rammentiamo solamente il terzo episodio della saga di Paper Alì, La scalata al Monte Omar, ad opera di Osvaldo Pavese e Guido Scala. Sappiamo bene cosa Le Mille e una Notte e Guido Scala rappresentino ancora oggi per il mio delicato ecosistema.

Topolino e l'acceleratore nucleare di Alessandro Bencivenni (quello dei Fantozzi berlusconiani) e del solito Massimo De Vita è una di quelle storie da cui ho tratto nozioni da sciorinare a titolo di vanità sapienzale: "nel Cern di Ginevra c'è il trenino che gira e bla bla bla".



 

 

                                                 


Paperinik vice supereroe (Concina&G.B.Carpi), rara escursione del creatore grafico del personaggio nella sua creazione grafica, è un esempio lampante della produzione "classica" del supereroe Disney. Che in verità non amo particolarmente, ma il plot dell'antagonista uguale e contrario è talmente archetipico, che insomma.

Topolino e il naso di Cleopatra (di nuovo Bencivenni, con Asteriti) è invece una storia simpatica e famigliare,  che rileggiamo sempre con piacere.

Basettoni a tu per tu con gli Inarrivabili (Teixeira e Fukue) è l'unica, fra le innumerevoli storie di produzione non italiana proposte da questa Trimurti Albigese, ad avere superato la soglia della memorabilità. Primo episodio di una fortunata serie, è l'apoteosi del nerdismo, ma uscita quando i nerd ancora si nascondevano, quindi non è stata così fortunata (e allora perché usare quell'aggettivo? Misteri dell'editoria). Per chi non avesse orecchie per intendere, stiamo parlando del Papermarvel Fumettistic Universe. 

Paperino e il pozzo senza fondo, ideata da Pierfrancesco Prosperi (e non sapevamo che fosse *quel* Piefrancesco Prosperi) per i disegni di Maurizio Amendola (questo lo sapevamo) corretti da Romano Scarpa (questo invece no), è, infine, un gradevole Twilight Zone a sfondo ecologista, capace di miscelare elementi a noi cari come Twilight Zone e l'ecologia (e Romano Scarpa e Pierfrancesco Prosperi). Considerato che oggi, a fine Febbraio, il sole tramonta quasi alle 19, non può mancare una punta di amarezza per l'impossibilità di proporre nuove Zone del Crepuscolo.

Qualora vi steste domandando il motivo di questa astrusa impaginazione, dovete sapere che l'estensore di questa rubrica non possiede particolari abilità impaginatorie, e che "Paperfestival" (bleah) non ha lasciato tracce tra i vari sedimenti della psiche dell'estensore di cui sopra.

E anche per questa volta la Vostra sete di Sapere è soddisfatta. Prendete ed andate in pace (o dove meglio gradite).

venerdì 19 marzo 2021

I RACCONTI DI EDNA CARLO BO

RACCONTI DEL MYSTERO, DELL'INCUBO, DELL'AVVENTURA, DELLA FANTASCIENZA, DEL GIALLO E DEL WEST


IL MATTO VERO
Un deficiente dice idiozie in continuazione, così viene preso e buttato dentro un muro. Ma sopravvive e di notte lo si sente ancora dire stronzate.

IL BARILE DELL'AMMOLLATO
Un trentenne disoccupato con la panza tanta passa tutto il tempo sul divano a mangiare Nutella e a guardare la tv, così i genitori lo schiaffano in cantina.

IL GENIO DELLA PERVERSIONE
Un uomo decide di rivedersi tutto "Beautyful" dalla prima puntata.

HIP HOP HOP
Il Dj Ranuccio presenta alla corte musica terrificante e invita tutti a saltare all'unisono.

SEI TU IL COLPEVOLE
No, sono innocente, lo giuro.

LA SFINGE
Un uomo sorride a una bella donna, ma quella, impassibile, non se lo fila.

IL RICATTO OVAIE
Una cameriera del Wisconsin viene messa incinta da un imprenditore texano e, quando lui l'abbandona, giura di spifferare tutto a sua moglie.

WOODROW WILSON
Chi è realmente il 24° Presidente degli Stati Uniti?

RIVELAZIONE BISBETICA
Un uomo porta la sua donna a letto la prima notte di nozze. E' felicissimo. Qualche tempo dopo, l'uomo, ormai nevrotico, realizza che sua moglie è una rompipalle amorfa che non vuole mai fare niente salvo comandare il marito.

LA MASCHERATA DELLA CORTE ROSSA
Politici di sinistra si riciclano per l'ennesima volta alle elezioni.

L'ISOLA DELLA FETA
Dei personaggi vanno a Rodi e mangiano del formaggio locale. Dinanzi all'unico bagno del posto si forma la coda.

UN RACCONTO DELLE RAGGIRATE MONTANARE
Alcune contadine svizzere raccontano all'inviato della RSI di come la banca non ha concesso loro il mutuo che aveva promesso.

METZELDERGERSTEIN
Il calciatore Metzelder e David Gerstein producono un fumetto Disney con la caricatura della nazionale tedesca di calcio.

L'UOMO DELLA COLLA
Un angosciante killer miete vittime incollandosi a tutti quelli che passano per strada e raccontando loro le disgrazie della sua vita, le malattie dei parenti e opinioni politiche non richieste.

IL SILENZIO. UNA FAVOLA
Una giornata festiva senza negozi aperti e traffico regala al protagonista una sensazione di inaudito benessere.

UNA PARABOLA. L'OMBRA.
Il sig.Marelli scopre che non è il suo televisore ad essere rotto, ma che è la parabola di quel megalomane del sig.Rondò che fa ombra alla sua e disturba il segnale.

LA CASA OBLUNGA
Sor Pampurio si trasferisce in una casa dalla triangolazione decisamente scalena. Dopo pochi giorni è costretto di nuovo ad andarsene, perché quella è veramente invivibile.

RE PESTE
Renzusconi ne ha combinata un'altra delle sue.

PERDITA DI FIAT
In Borsa le azioni della Fiat perdono 8 punti percentuali.

BEATRICE
Un remake della "Vita Nova" di Dante, con più scene di sesso e nudi integrali.

GIORDANA
Un elogio di Giordana Briùster, quella di "Fast end Fùrius".

LIKEIA
Una coppia va al negozio di mobilia e rimane morbosamente affascinata dalle cose incomprensibili ivi esposte.

MARELLA
Una zitella quarantenne ancora spaventata dall'idea di legarsi a qualcuno viene elogiata da un nerd squattrinato.

LA CADUTA DELLA CASA KOSHER
Un condominio del ghetto ebraico di Roma si disfa. Di lì a poco, scritte antisemite appaiono sui muri del quartiere. Il leader della Lega Nord chiede le immediate dimissioni del sindaco e si domanda quale sia il piano immigrazione del Presidente del Consiglio. I lavori bloccano il traffico e il I Municipio è congestionato. Piove. Il cantiere si allaga. Il portavoce della Comunità Ebraica di Roma, Perugia, e la sinistra radicale esprimono indignazione per tutta la vicenda e chiedono l'intervento del Governo.

L'APP-PUNTAMENTO
Una Applicazione Web permette di scegliere la propria futura partner semplicemente puntando il telefonino.

LA VERITA' SULLA VICENDA DEL SIGNOR MALDIMAR
Un uomo, quando ha il mal di mare, vomita l'anima e diventa un cencio, magro, pallido, a metà fra la vita e la morte.

IL COLLOQUIO DEL BOSS E DI UNA
Una ragazzetta qualunque fa un colloquio di lavoro con il boss di una nota azienda. Lui le guarda la scollatura e le gambe.

CONVERSAZIONE TRA EROS E CHARLIZE
Eros Ramazzotti e Charlize Theron discutono.

LA COLTURA PREMATURA
Un contadino effettua troppo presto il raccolto ed è costretto a sotterrare nuovi semi.

I DELITTI DELLE DUE PER DUE
Nora Orlandi & Co. seminano il terrore in città.

LO SCARABEO-DONO
Un tizio fa un regalo di dubbio gusto al suo migliore amico.

IL CUORE RIVELATORE
Un moribondo scopre che se non batte, vuol dire che si è fermato.

IL MISTERO DI FERRER ROCHET
Marie ha voglia di qualcosa di buono, ma non trova più i suoi cioccolatini. Ambrogio gliene fornisce una nuova dose.

LA LETERA RUBATA
Qual è?

UNA SORPRESA DEL MAESTRO
La descrizione di un angosciante essere, forse vivo, che gira continuamente per la classe e terrorizza i bambini con interrogazioni a sorpresa.

IL MANOSCRITTO TROVATO IN UNA BOTTIGLIA
A Saragozza, Jan Potocki fa una scoperta: il libro che voleva scrivere è già stato scritto. Così prima diventa una belva, poi, intristito, si spara.

IL PAZZO E IL PENDOLO
Un tizio si vanta di aver letto "Il pendolo di Foucault" in due giorni e di averlo capito.



RACCONTI BELLISSIMI E GROSSETANI


L'INCREDIBILE AVVENTURA DI UN CERTO HANS
Ma la gente non ci crede ed esclama: "Pfffaall, ah ah! Certo, come no!"

LA BEFFA DEL PALLONE
La Juventus pareggia al 94°. Di nuovo.

VON KEMPELEN E LA SUA SCOPERTA
L'anziano Von Kempelen si dà al naturismo. Orrore tra la folla.

LA MILLEDUESIMA NOTTE DI SHAHRAZA'D
Sherazad abbisogna di tirarla per le lunghe, così comincia a raccontare i sequel dei suoi racconti. Poi passerà ai remake.

IL SISTEMA DEL DOTTOR CATARR E DEL PROFESSOR PETHER
Non funziona. I due scienziati muoiono di asfissia.

LA CARRIERA LETTERARIA DI UN TIPO, BOH, QUALS.
Dopo un avvìo promettente, si assesta su di un livello mediocre, per poi concludersi amaramente con la pubblicazione di una serie di libri sulle apparizioni di Medjugorje.

COME SCRIVERE UN ARTICOLO ALLA <<WHIRLPOOL>>
Con la penna.

UNA SITUAZIONE IMBARAZZANTE
In farmacia, mentre acquista dei preservativi, un ragazzo incontra sua nonna e il curato del quartiere.

MISTIFICAZIONE
Mefistofelici magistrati inguaiano un illibato politico imparentandolo con estranei.

ISSATURA DI UN PARACARRO
<<OOOOOOOOO issa! OOOOOOOOO issa! Niente da fare. Troppo pesante. Proviamo a metterci a X.>>

LA TRUFFA CONSIDERATA COME UNA DELLE SCIENZE ESATTE
Capitalismo for dummies.

L'ANGOLO DEL BIZZARRO
Un negozio "Tutto a 1€/2€" espone prodotti dalla foggia inusitata, dalla praticità inintellegibile e dalla dubbia utilità.

ALLONTANAUTA
Il lavoro dei sogni per ogni adolescente che si rispetti: andarsene da quei 'rompi' dei famigliari.

L'UOMO FINITO
Una volta era un uomo d'affari. Poi è arrivata la crisi.

L'UOMO D'AFFARI
Una volta era un uomo finito. Poi ha superato la crisi.

"IL GIOCATORE DI SCACCHI" DI BAELZEBU'
Il diavolo gioca Alfredo Castelli e gli fa pubblicare un fumetto brutto.

IL PAROLE DELLE POTERE
Uno è quello di confondere chi le legge.

LA FILOSOFIA DELL'ARREDAMENTO
Ikea for dummies.

RACCONTO DI MATUSALEMME
Uno stolto nipote commette l'errore di ascoltare le interminabili storie di vita dell'anzianissimo nonno.

NON GIOCARTI MAI LA TESTA COL DIAVOLO
Ma neanche la croce, per ovvi motivi.

QUATTRO BESTIE IN UNA
Ritratto di un anziano provincialotto maschilista, berlusconiano convinto e milanista.

PERCHE' IL PICCOLO FRANCESE HA IL BRACCIO AL COLLO
Perché la baguette pesa troppo.

BON-BON
Simon-Simon si divora le caramelle preferite: "Che bon! Che bon che son!".

QUATTRO CHIACCHIERE CON UNA MUMMIA
Moira Orfei si racconta davanti ai microfoni di Barbara D'Urso.

RECENSIONE DI "ARABIA PETRAEUS" DI STEPHENS KINGS
<<La vecchia volpe ha colpito ancora. L'incidente del 1999 è ormai ampiamente superato. Questo thriller afgano, capace di connettere l'orrore metafisico con quello reale come mai prima d'ora, ci restituisce un autore in forma smagliante, che dopo quarant'anni pare avere ancora molto da dire.>>

SCRIVERE PER UNA RIVISTA - BELPIETRO SNEAK
In un flash d'agenzia, Maurizio Belpietro svela il segreto: <<"E' semplice. Basta avere buona volontà e non accampare pretese ridicole quali compensi e rimborsi spese.>>

I CIARLATANI DELL'EDICOLA - SATIRA
Risate amare, in una triste analisi delle riviste più vendute, esposte dai giornalai in prima fila.

ASTORINA
Storia e gloria della casa editrice di "Diabolik".

IL BAGNO DI ARNHEIM o IL GIARDINO PANORAMICO
Ad Arnheim si evacua ancora alla vecchia maniera.

IL COTTAGE DI BANGOR
Cosa si nasconde nella lugubre casetta nascosta nei boschi del Maine?

GLI OCCHIALI
Dove diavolo li ho messi?

IL BUCO NELL'OMELETTE
Un distinto signore si lamenta con il cameriere: la sua crêpe ha delle crepe.

UNA SETTIMANA CON TRE DOMENICHE
Mamma Domenica, nonna Domenica e zia Domenica fanno trascorrere ad un trentenne sette giorni interminabili.

QUEL DIAVOLO DI CAMPANILE
Ritratto dell'indimenticato Achille Campanile.

COME TRATTARE UNA CELEBRITA'
Risponderle male su Twitter è ancora il 'top'.

giovedì 11 marzo 2021

MAGICO VENTO (2)

Magico Vento #51: Il signore delle mosche (Manfredi/Milano)

Un bel western politico, ma non privo d'azione, racchiuso dalla suggestiva cornice soprannaturale dello sciamano Due Cuori, il tipo del titolo. Chi è? Non vogliamo saperlo, il mistero che aleggia intorno alla Storia è davvero inebriante. Il remake del fatto storico del Belly River si risolve con Ned che ammazza a sangue freddo il cree Volpe Bianca e aiuta (inconsapevolmente) il patricida e infido Castoro Nero a trovare la pace. Insolito. Al contrario, l'arte ponderata ed espressiva è sempre una garanzia. Nella posta, Manfredi dichiara di non sapere cosa siano gli shoggoth; eppure il #20 era ispirato a Lovecraft. 


Magico Vento #52: Cadaveri eccellenti (Manfredi/Milazzo)

Si ripiomba nella continuity più sfrenata, nell'albo in edicola a ottobre 2001, basato su cospirazioni nelle alte sfere USA, attentati, condizionamenti mentali, con tanto di battuta su come sia facile dare la colpa agli arabi. Manfredi presago? (o ha scritto l'albo in due giorni) Il gusto beffardo dell'autore si ritrova anche nel Blizzard, dedicato agli attori trasformisti, quando l'albo è una satira horror del trasformismo politico; tra l'altro, Dick Carr trova una sorta di consacrazione interpretando il Presidente Grant durante una commemorazione funebre, con immancabile gag del parrucchino. Albo di una verbosità tonitruante, tutto chiacchiere e distintivo, pesante da leggere se non si è isolati dal mondo, eppure divertente - se non di più - per i concetti che ci presenta. Al divertimento contribuisce Milazzo, in fase indubbiamente calante, ma che deve aver consumato l'intera boccetta di china, per quanto inchiostro ha profuso nei cupissimi notturni della chiesa, del bosco, della villa, eccetera. Suggestivo pure il cimitero. Per la saga è un episodio fondamentale: assistiamo all'eliminazione degli altri 11 demoni (a cui va sommato Aiwass) infiltrati nelle gerarchie politiche americane - ed è un'altra gustosa beffa anticipatoria (oggi 'ste cose sono di moda) leggere di un senatore e di un giudice della corte suprema anziani ottocenteschi che scorrazzano in versione demoniaca. A risolvere la situazione è però Hogan, che riesce ad eliminare gli ultimi due, ottenendo la scusa per ritornare in scena come salvatore della patria e ingraziarsi il Presidente, mentre Ned e Poe, come al solito, vagabondano avanti e indietro senza saper bene da che parte schierarsi. Ma per Ned l'occasione dovrebbe presentarsi presto: questo densissimo albo infatti è anche un prologo, perché le lune (a cui le creature sono legate) sono tredici, e dunque avanza un demone, nascosto in territorio Sioux. 


Magico Vento #53: Il figlio della tredicesima luna (Manfredi/Frisenda) [1di2]

Ed ecco la caccia al tredicesimo posseduto, Douglas Lynch, ex tenente ai tempi del massacro di Fetterman del dicembre 1866. Un evento storico rievocato sia nel Blizzard che nelle prime pagine del fumetto, una ridondanza che si riscontra spesso negli ultimi albi di MV, che non compromette la lettura, ma la rallenta forse un po' troppo, riempiendo pagine e pagine di dialoghi e resoconti. La prima metà di questo numero è un'altra straboccante dose di chiacchiere e distintivo, leggibile soltanto negli ormai scomparsi lunghi momenti di quiete (tengo a precisare che il mio problema non è la quantità dei testi, ma l'assenza di tranquillità e concentrazione necessari per poterne godere appieno). Superata, l'albo ingrana la quarta e offre diverse sequenze memorabili: Carr e Poe alla Casa Bianca con Grant e Sherman, Carr e Poe agenti segreti sul treno monovagone riservato, l'incontro di Ned con lo spirito dell'orso che lo trasforma in berserker, i capricci malinconici di Nuvola Rossa, la presentazione dei due Antichi aztecoidi cui Lynch è devoto (e da cui ottiene la teleportazione), la tensione nell'aria quasi twin peaksiana (lynchana, appunto) nella regia del climax conclusivo, che porta subito ad un primo scontro frontale, da cui Lynch esce con un deus ex machina. Pagine e pagine che ripagano il tempo dedicatovi, illustrate con maniacale espressività e cura per il dettaglio (le gocce di sudore sulla pelle!), per un'arte che, in certi punti, raggiunge la perfezione. 


Magico Vento #54: Le grotte del vento (Manfredi/Parlov) [2di2]

Si riprende da dove eravamo rimasti, con quel po' di magia lynchana ancora aleggiante, ma che, pian piano, comincia a dissolversi, e si arriva ben presto alla seconda stagione di Twin Peaks, nella parte non sceneggiata da Lynch, con le passeggiate nei boschi dei comprimari e le caverne graffitate con le anticaglie feticcioidi. Il vero protagonista della vicenda diventa il capitano Ten Eyck, che alla fine rinnega Sherman e si dimette, mentre la caccia al figlio della tredicesima luna prende una piega fantasy, con la battaglia fra Ned versione sayan e i due Antichi a colpi di raggi magici sparati dalle mani o dallo scettro di cristallo, il tutto nella suggestiva cornice della grotta con la porta a sbarre di ferro elettrificata e l'altare mayazteco. Scopriamo che il loro scopo era infettare Ned con la piovretta demoniaca, mentre Lynch diventa normale e muore pistolettato. Ecco, forse speravamo in qualcosa di più, anche da Parlov - comunque godibilissimo - ma il pregio di questa serie è quella di non dare mai l'impressione di aver sprecato tempo, nemmeno nella lettura di episodi più convenzionali. Ad esempio, già solo il flashback di Nuvola Rossa bambino che vede le Pleiadi ("da cui il suo popolo ha avuto origine") e contempla il Mistero "come in cielo, così in terra" (questo lo aggiungo io) è più che mai soddisfacente.


Magico Vento #55: L'amore e il sangue (Manfredi/Biglia)

Filler apparentemente ristoratore, in cui alla fine non si riposa nessuno, né i personaggi né il lettore. Ned è teso come una corda di violino, mentre Poe corre avanti e indietro assecondando i capricci di tutti: di Ned, di Jim, della governante di Crook che vuole farselo; gli unici di cui non gli fotte nulla sono i protagonisti del "caso verticale" di turno, un triangolo - anzi, quadrato - amoroso verosimilmente bacato tra un macellaio, la sorella esaurita, una puttana finta incinta e un disertore sfigato, che però Ned prende a cuore, per motivi che sa solo lui. Drammone western di quelli belli pesi (ma come parlo?), d'altronde il titolo era indicativo, ma il filler si sfillera pian piano, andando a ritirare fuori - per interposta persona - Custer, l'oro delle Black Hills, l'attesa per la guerra. Insomma, bluffano tutti, chi non lo fa muore, e questo spiega la rubrica dedicata al falso Buffalo Bill al centro dello spot al romanzo di Manfredi e la posta con la leghista che odia tutti gli immigrati e non ci può fare niente.


Magico Vento #56: I cavalieri del cerchio d'oro (Manfredi/Barbati-Ramella) [1di2]

A proposito di immigrati, ecco l'albo dedicato al razzismo, in cui Ned cerca di circuirsi una setta simil KKK realmente esisista in Oregon per poterne individuare il capo. Lo spunto storico è la vicenda (reale) di George Washington Cochran, che Manfredi, come di consueto, ci racconta due volte, nella rubrica e nel fumetto. Fumetto posato e chiacchierone, la fotografia di un piccolo pezzo di Storia in cui si muovono due personaggi di fantasia. Verso la conclusione della prima puntata, l'autore non resiste alla tentazione di infilarci il solito governo, per mezzo dei soliti Sherman, Fulton e Dick Carr, come a voler dire che sono i piccoli pezzi di Storia, uniti, a renderla grande.


Magico Vento #57: Il nemico invisibile (Manfredi/Milazzo) [2di2]

Arte manieristica al minimo sindacale per un albo statico e verboso, pieno di stacchi e che ho faticato a leggere per colpa di immigrati rumorosi. Si conclude la storia di Ned contro i secessionisti razzisti del nord, un antileghismo comunque troppo sfacciato e modernista per i miei gusti. L'ex governatore a capo del cerchio d'oro che ora ha adottato l'orfanello negro (cosa che peraltro cozza con la biografia ufficiale del personaggio storico, rimasto schiavista fino alla fine); il cospiratore ventriloquo che, in punto di morte, dice che non potrà più "parlare con la pancia"...  sembra più un film contemporaneo che il fumetto scafato che abbiamo letto finora. Non mancano, comunque, momenti di alleggerimento, con l'esercitazione militare sgangherata della comunità negra e dei cinesi di Wu-Sung (#40, casualmente stabilitosi proprio qui), ma alla fine i cinesi - vestiti da ninja giapponesi - si dimostrano sanguinari e quasi incontrollabili, quindi non poi così simpatici. Ovviamente è la politica a risolvere il tutto, mentre Ned e Poe debbono molto alla fortuna e agli amici nelle alte sfere, altrimenti ciao.


Magico Vento #58: Il cospiratore (Manfredi/Piccatto-Spadavecchia)

Numerone spionistico-politichese che porta avanti la continuity e svela retroscena sul giovane Hogan. Una spy story da guerra fredda che ruota attorno a Torvald Van Buren, l'inventato nipote del Van Buren storico (e mi pareva strano che non fossero parenti) a capo della Volta Nera, che qui viene prima arrestato e poi sequestrato e giustiziato da Hogan, come vendetta per una vecchia storia di truffe bancarie, oltre che per eliminare la concorrenza interna alla Volta Nera. Suggestiva la rievocazione dell'episodio del "Caroline" (non raccontato due volte, per fortuna) e ancora più suggestivi i flashback, che paiono narrare eventi remotissimi e ancestrali, e invece tra quella natura selvaggia e le città industriali sono trascorsi solo trent'anni. Personaggio interessante, Morgan Chambers, chissà se lo rivedremo. Tra le altre mille cose che accadono in questo albo densissimo (che è tutto una chiacchiera, ma interessante), Ned torna brevemente a casa, dove scopriamo che Zadig e Rufus (#22) se ne sono andati. Arte molto solida e godibilissima: è vero che le cariatidi governative cominciano ad assomigliarsi troppo, però era così anche nella realtà. 


Magico Vento #59: Spedizione di soccorso (Manfredi/Giéz)

Episodio postmoderno che prende spunto da un film misconosciuto tratto da un romanzo minore di Alaistair McLean, quello dei Cannoni di Navarone. Questo è tutto sommato il pregio principale dell'albo, che alla fine - e questo è invece è il pregio secondo Manfredi - è una normale storia western ferroviario invernale. Ce ne sono anche su Zagor, ma forse quelle sono più sgangherate. Per non farlo considerare un filler, l'autore vi ha inserito esplicitamente Dick Carr (ma non è un evento, ormai compare tre numeri sì e due no) e l'Ute Orso Affamato (#9/10), divenuto nuovo sakem (oppure no, boh) dopo la morte di Tuono Veloce; tuttavia, che gli piaccia o no, sempre di filler si tratta. Arte sotto pressione: la solidità che la Storia richiede tiene il passo, ma di tanto in tanto lo sghiribizzo sfugge al controllo (soprattutto nei primi piani).


Magico Vento #60: Minuti contati (Manfredi/Barbati-Di Vincenzo)

Filler ispirato ad un raccontino di Poe (quello vero), incentrato su di una comunità di orologiai svizzeri che governano col terrore: magari gli svizzeri fossero davvero così. E, infatti, ovviamente uno dei capoccia si è venduto agli stranieri (il solito progetto della ferrovia, per dire che l'albo è in continuity), ma vuole dare la colpa ai forestieri oppure ai suoi soci. Praticamente l'episodio di un qualunque telefilm anni '90. Simpatico l'accenno all'anacronismo (termine improprio) del business degli orologi da polso. Divertente anche il ribaltone del pistolero prepotente, in realtà un frignone pappamolla. Gli stili dei due disegnatori sono riconoscibili, ma vederli mischiati senza un ordine preciso genera stranezza; arte comunque abbastanza solida, nel complesso. 


Magico Vento #61: Vendette incrociate (Manfredi/Milazzo) [1di2]

Come vola il tempo: siamo già nel 1874! Nella posta, Manfredi e lettori spiegano perché il soprannaturale non debba essere spiegato. L'episodio è dunque quanto di più razionale ci possa essere. Da una parte, seguiamo le indagini procedurali di Poe e Little Boy, in merito all'omicidio di un funzionario del dipartimento affari indiani; la pista li porta sulle tracce di un istituto di correzione e di un giovane vendicativo, reso orfano dai Sioux nel 1865. Dall'altra parte, Ned segue la spedizione di Custer nelle Black Hills, sulle tracce di Cavallo Pazzo, che, per vendicare la figlia morta, dichiara guerra ai bianchi in solitaria. Albo pedantino, ma, come dice quel lettore all'inizio, la ricostruzione storica del West è notevole. E' comunque una prima puntata e si tronca bruscamente. Cameo per colti: Giovanni Martini e Felice Vinatieri, trombettiere e direttore di banda italiani della spedizione di Custer (facile che li rivedremo). Arte ballerina come di consueto.


Magico Vento #62: Il bersaglio (Manfredi/Frisenda) [2di2]

Prosecuzione e conclusione della doppia vicenda precedente, con lieto fine temporaneo a entrambe, la morte dei mafiosi e Custer che preferisce mercanteggiare. Albo psicologico in cui i personaggi sono più importanti degli eventi raccontati. Chi è il bersaglio del ragazzo in cerca di vendetta? Lo cambia in continuazione, a dimostrazione che ragionare di pancia non porta a nulla. E chi è più pazzo? Lui, che si dà al terrorismo per ottenere giustizia, o lo sfrontato e sornione Custer, che si comporta da manipolatore con chiunque abbia di fronte (oggi lo chiameremmo troll)? Arte curata ed espressiva come di consueto.


Magico Vento #63: La banda degli innocenti (Manfredi/Ramella)

Nella posta, Manfredi afferma di non sapere ancora quanto durerà la serie e come finirà; ha ancora un sacco di cose da raccontare. Così ci racconta tre volte l'episodio storico del linciaggio dello sceriffo Plummer: nel Blizzard, nel fumetto e nel Blizzard del prossimo numero. Ma, quando Ned finisce per sbattersi Venus Hernandez, vedova con le palle e proprietaria di un ranch a Bannack, ci accorgiamo che, effettivamente, la telenovela è ancora ben lungi dal concludersi, e ne siamo contenti. Arte funzionale. 


Magico Vento #64: I Lupi Blu (Manfredi/Perovic)

Ancora Ned vs le ingiustizie: stavolta tocca ai Pawnee deviati che compivano sacrifici umani al Sole del Mattino, e ai villici linciatori (che altro non facevano se non sacrifici umani). Numero per nulla originale, ma solido, soprattutto per merito dell'artista esordiente (che diventerà una colonna della serie). Metanarrativamente parlando, dato che l'albo parla di carogne, quelle che abitano vicino a me, e il cui unico scopo è rovinarmi la vita, me ne hanno rovinato la lettura. Ma l'ultima vignetta - la stretta di mano fra Poe e lo sceriffo onesto - è un inno a non arrendersi.


Magico Vento #65: Caccia sadica (Faraci/Mastantuono)

Dopo gli esperimenti di Lugano e Segura di diversi numeri fa, ecco il primo albo tutto non manfrediano: un filler d'azione appartenente al periodo in cui Faraci scriveva solo filler d'azione (forse per colpa di Diabolik). Un albo scorrevole, in cui i personaggi sono quelli che conosciamo, per cui Manfredi deve averlo tenuto sotto stretto controllo. I disegnatori di questa serie sono tutti validi: perché allora Mastantuono ogni volta ci fa dire "finalmente riecco Mastantuono"? Il pretesto per la pubblicazione di questa storia è comunque la necessità di riallineare il Blizzard all'albo: qui, infatti, viene pubblicato quello previsto per il numero precedente. Chi è il demone che possiede il serial killer Stark? Non è importante, è un filler d'azione (anche se può considerarsi un virtuale lancio per il numero successivo). Naturalmente, si ripropone anche qui il parallelismo con le mie vicende personali: anch'io, infatti, sono braccato da criminali decisi ad umiliarmi e a farmi soffrire ("homo homini lupus", per capirci; io sono "homini").


Magico Vento #66: Il pozzo degli Antichi (Manfredi/Parlov)

Episodio Flash before your eyes (molto prima di Lost): Ned entra nella visione-flashback della civiltà degli Antichi, governata dai sacerdoti lovecraftiani e costruttori di mounds, e impersona l'eroe Ehecatl, che alla fine si sacrifica per uccidere un Grande Antico e vendicare la morte dell'amata Janira, mentre la sorte del fratello Sethua, corrotto suo malgrado, rimane sospesa. Praticamente uno spin-off incorporato che sicuramente rivedremo. Affascinante il simbolismo dei bisonti come inviati di Manito, capaci di contrastare il Male rappresentato dagli indemoniati, e intelligente la resa grafica dell'alternanza tra flashback e tempo presente. Belle le due gnocche disegnate da Parlov (Janira e l'indiana Sette Frecce). Un po' tranciante lo scazzo conclusivo di Ned che dice "bòn, dai, per adesso basta così".


Magico Vento #67: Freedom (Manfredi/Biglia)

Ned e Poe nella comunità utopistica in cui qualcosa non va come sembra: filler anni '90. Momento buffo con Ned "San Francesco" e finale quasi umoristico in cui a tutti saltano i nervi e si ammazzano a vicenda. Arte molto, molto espressiva, in cui spicca la racchia ninfomane.


Magico Vento #68: Il mistero della diligenza (Manfredi/Milano)

Nella rubrica Manfredi ci rivela che il Poe storico sta venendo riscoperto dalla letteratura di narrativa contemporanea. L'episodio è dunque un giallo, inizialmente interessante perché dotato di uno sfondo razional-soprannaturale (fulmini globulari), ma che dopo un po' prende una piega poliziesco-politichese già vista e abbastanza sbrigativa. E quindi il tipo che impazzisce che c'entrava? Disegni classici e funzionali. Ned e Poe sembrano due comari, soprattutto il secondo. Copertina truffaldina (in buona fede).


Magico Vento #69/70: Cento fucili/Pista senza ritorno (Manfredi/Milazzo)

Un unico disegnatore (avremmo voluto dire un disegnatore unico, ma l'arte è sempre ballerina) per una nuova doppia, a parecchi numeri dall'ultima. Non due albi collegati, ma un'unica storia di guerra e pace, ispirata a fatti reali (e questo lo scopriamo solo nel riassunto della prima parte; nel primo albo il Blizzard è riferito al #68). Il governatore del Montana invia una nuova spedizione nello Yellowstone, finanziata occultamente dalla compagnia ferroviaria. La trama, sventata anche questa volta, è già vista, e di nuovo ha solo la chiave risolutiva, la temporanea tregua tra Sioux e Crow. Manfredi si concentra dunque sui personaggi, in particolare sul confronto tra i vecchi capi (Toro Seduto e soprattutto Cavallo Pazzo), politicizzati per cause di forza maggiore, e i giovani irruenti, questi ultimi rappresentati dagli egoisti Piccolo Grande Uomo (il "fedele" di C.P.) e Fango (#50), il primo interessato ai beni materiali, il secondo sciamano in fase embrionale. La parte più bella - all'inizio della seconda puntata - è comunque il flashback dell'avveduto mountain man Archie, amico dell'indiano Orso di Notte, finché questi non si è dato al terrorismo nativoamericano. Una piccola storia moderna.


Magico Vento #71: L'ultima corsa (Manfredi/Perovic)

Ottimo filler, abbastanza originale, quasi un omaggio non dichiarato al Piccolo Ranger, in versione realistica. Un'iniziativa del presuntuoso nipote del proprietario del "Morning" è l'occasione per demitizzare il mito del pony express e fonderlo con un altro classico, la carovana trucidata. Ne viene fuori un giallo "del fortino chiuso (o quasi)", dalla risoluzione scontata, ma comunque interessante per la delineazione dei caratteri dei vari personaggi: l'ostico Ned, lo stizzito Poe, il gitano Jim, lo stolto Clovis, la capricciosa Rifiuta-di-Smettere, l'orgoglioso Daino Rosso e tutti i comprimari occasionali, i miliziani, i cittadini, i vecchietti, i ragazzotti, e soprattutto il sopravvissuto divenuto matto e poi psicologo. Arte impeccabile.


Magico Vento #72: Jericho (Manfredi/Biglia)

Nella posta, Manfredi si autocongratula per i premi ricevuti alle fiere del fumetto (si chiamavano ancora così), ma subito dopo ammette onestamente che per qualche numero leggeremo episodi fantasiosi, a causa di qualche ritardo nella programmazione. Ma fantasioso non equivale a fantastico, così la splendida copertina di questo numero è un po' truffaldina, dato che si riferisce alla visione di Suor Blandina. Il resto dell'albo, difatti, è un discreto filler moralistico quasi kenparkeriano (ma più didascalico di KP), con la cittadina di commercianti che si fanno concorrenza spietata e che si odiano a morte l'un l'altro, pur fingendo rispetto reciproco (ma due giovani che mettono da parte i dissapori ci danno speranza nel futuro, eccetera). Un "messaggio" in cui mi ritrovo, quello sul deprecabile concetto di "libera concorrenza" (ed encomiabile averlo pubblicato nel 2003), per un albo gradevole, ma dallo sviluppo comunque poco originale: l'identità del seminatore di zizzania è ovvia fin da subito. Suor Blandina è uno di quei personaggi storici poco noti che questa serie ci fa conoscere, e per cui la ringraziamo (la serie, non la suora). Disegni come al solito.


Magico Vento #73: La montagna degli specchi (Manfredi/Barbati-Di Vincenzo)

La posta ribadisce il concetto: questi albi "visionari" sono riempitivi fatti per permettere ad altri disegnatori di finire le storie più importanti. Sarà. Sta di fatto che questo albo è un capolavoro, il miglior filler assieme al #19 (pur totalmente antitetico a quello). Ned accompagna quattro indiani anziani e burberi per le montagne innevate: due di essi, una coppia di sposi, vogliono raggiungere i figli e riappacificarsi; gli altri due, un orgoglioso e un mattacchione, vogliono morire lasciandosi travolgere da un fenomeno di "fata morgana" che ha dato origine ad una leggenda. A dar loro fastidio, un cacciatore di aquile giganti. Una sinossi elementare tradotta in un pregevole mix di testi e disegni immersivi e riuscitissimi, con paesaggi meravigliosi e personaggi simpatici che restano impressi. Una favola incantevole sin dalla prima vignetta ("mm...che profumo!": è il profumo della magia, della natura, dell'avventura, del sogno).


Magico Vento #74: Niagara (Manfredi/Ramella)

Albo nerd. Il Blizzard mette a confronto - su input del traduttore brasiliano di MV - le versioni bonelliane di Wild Bill Hickcock, per capire quali carte avesse in mano nel momento della sua morte (sembra assurdo, a scriverlo). La posta è dedicata ai lettori che vogliono rivedere vari comprimari comparsi anche una sola volta, per lo sgomento di Manfredi, quasi offeso nel garantire che i personaggi nuovi che inventerà saranno all'altezza dei vecchi. Il fumetto è un episodio di continuity che ci svela, fin dal titolo, dove sono riparati Hogan e Norma Snow dopo la fuga da Washington, e che il dottor Kernan è divenuto una spia doppiogiochista, deciso a trasformare Hogan in un vegetale pur essendo pagato dal governo USA per sorvegliarlo, mentre la sceneggiatura ci fa credere che la spia sia Norma; alla fine Kernan fugge e diventa latitante (suppongo). Tutto questo sullo sfondo di una nuova storia di quadri e fantasmi vendicativi (non viene detto, ma sembra proprio che Hogan sia legato a questo tema, vedi #29), mentre Ned, per salvare Norma, riapre la propria mente alle visioni mistiche - dimentico che anche negli ultimi albi ne ha avute, il ché conferma che gli albi sono stati realizzati in ordine differente da quello di pubblicazione. Ma soprattutto incrina il suo rapporto con il senatore Fulton, con cui litiga nel finale (buttando lì anche una frasaccia degna di un forzista), inguaiando anche Poe, più volte ostacolato nel suo testardo tentativo di ritrovare l'amico e anch'egli ora ostile nei confronti del suo "protettore politico". Disegni splendidi, evocativi ed espressivi, che ricordano il primo Casertano. Confesso di avere un debole per l'uccello tuono (in realtà sarebbe un'aquila, ma sembra un uccello tuono), nonostante il doppio senso della frase e nonostante il dozzinale esorcismo con cui elimina il fantasma. Chi recita, l'esaurita Norma o il catalettico Hogan? Forse nessuno dei due. 


Magico Vento #75: Torce umane (Manfredi-Faraci/Frisenda)

Ottima arte (c'è anche la gocciolina di sudore), ma più "di routine" rispetto ad altre volte, per uno di quei riempitivi fantasiosi più volte anticipati nella posta. Dopo un esauriente Blizzard, Manfredi mette le mani avanti e ci spiega che lo spunto dell'autocombustione umana spontanea è utilizzato nel fumetto soltanto come sfondo di una storia di fantasmi e magie. In effetti è così, e la sceneggiatura non è di Manfredi, però l'albo si legge con piacere lo stesso, nonostante il lato "giallo" sia piuttosto scontato: questo vuol dire che i personaggi sono ben caratterizzati (sicuramente i disegni aiutano in questo) e che la loro storia coinvolge quanto basta.  

Ultima copertina per Pasquale Frisenda.


Magico Vento #76: I totem (Manfredi/Parlov)

Prima copertina per Corrado Mastantuono.

Un altro filler soprannaturale, questa volta più classico (e infatti antologizzato nei Classici di Repubblica Oro): Ned cerca di far sloggiare pacificamente dei boscaioli governativi da una foresta su cui alcuni Cree sterminarono un gruppo di Shoshoni, questi ultimi divenuti ora spiriti totemici vendicativi. I personaggi sono scelti a tavolino (il cattivone senza cuore, i ragionevoli, gli zoticoni, gli sciamani anziano e bambino), l'inizio - in cui Ned racconta la leggenda - è verbosetto e il finale chiude il tutto con una noterella horror di serie b. Tuttavia, i temi sono tra i miei preferiti (totem, foresta incantata, spiriti della natura), l'albo è ben scritto e ben disegnato e questo episodio, per quanto mi riguarda, è stato tra i più immersivi. Insolito Blizzard in cui un lettore bergamasco racconta il suo incontro con dei nativi americani più americani che nativi.


Magico Vento #77: Pioggia-In-Faccia (Manfredi/Biglia-Talami) [1di2]

Ritorno, quasi improvviso, della continuity a tutto tondo, rubriche incluse: Sergio Bonelli in persona si appropria del Blizzard per dire la sua sulla "mano del morto" (#74), mentre nella posta si comincia ad accennare al numero cento. Ma soprattutto nel fumetto torna, finalmente, la figura più carismatica della serie, Custer, ora collaborativo e pacifico, tanto da richiedere l'aiuto di Ned&Poe nella ricerca dei trafficanti di grano infiltrati pure nell'esercito. Stranamente collaborativo, viene da dire, nonostante sia sempre piuttosto esplicito nel suo egocentrismo. Tuttavia salta subito all'occhio il parallelo tra il suo rapporto col fratello sottoposto Tom e la vicenda "verticale" di turno del guerriero Pioggia-In-Faccia, vigliacco mentitore autoaccusatosi vanagloriosamente dell'omicidio di un soldato e semi-ripudiato dal fratello Corno d'Acciaio, e al termine della puntata (per nulla autoconclusiva) molti sembrano avere propositi non detti per la testa, e le ambiguità vanno a toccare anche personaggi insospettabili come Doc, che conduce Poe a spasso per la "nuova" e corrotta Bismarck. Arte che appare talvolta frettolosa, ma potrebbe essere solo apparenza, in linea col tema dell'episodio.


Magico Vento #78: Gli speculatori (Manfredi/Barbati-Di Vincenzo) [2di2]

Titolo sagace per la seconda puntata della storia (tratto dalla Storia, come dice il riassunto) in cui tutti cercano di fregarsi a vicenda. A parte il mafioso di turno (morto) e il suo fantoccio candidato sindaco (arrestato), a rimetterci di più è Custer, il cui obiettivo era occupare militarmente Bismarck e riprendersi tutto il grano, quest'ultimo però segretamente redistribuito da Ned&Poe ai poveri. Come annuncia l'ultima vignetta, la tregua col Generale sembra finita. Albo godibile, ben disegnato, in cui Doc recupera il suo ruolo originario e persino le due canaglie di Flanders si redimono opportunisticamente, in un lieto fine temporaneo ma soddisfacente. E Pioggia-In-Faccia? Viene fatto evadere all'inizio e perde subito d'importanza.


Magico Vento #79: Cinque proiettili d'oro (Manfredi/Milazzo)

Lo stile impressionista di Milazzo - sempre più stanco della produzione seriale - si ritrova (sorprendentemente?) a suo agio in questo episodio, in cui i pezzi forti sono i flashback del giovane Ned battelliere alla fine della guerra di secessione e il volto esaurito dell'ex nordista abbandonato nei campi di prigionia sudisti e desideroso di vendicarsi del generale Sherman: entrambi sono illustrati come fossero illustrazioni tardo ottocentesche, con un effetto molto gradevole. L'albo termina con la solita allucinazione fantasmatica, tuttavia per tutta la sua durata aveva intrattenuto alla grande, grazie all'escamotage delle nuove rivelazioni su un altro segmento rimosso del passato di Ned, un altro amore perduto e finito male, mixato con l'indagine spionistica di turno; come sempre, in questa serie i flashback hanno il potere di apparire letteralmente come porte su di un passato leggendario, pur mostrandoci eventi tutto sommato recenti (nella cronologia interna, che poi è quella della Storia), un'allucinazione (fantasmatica) di quelle che solo un narratore di razza riesce a creare. Come noto, Ned e Poe si sono stancati dei governativi (stavolta partecipano in quanto coinvolti personalmente), così qui tocca a Carr/Task sfanculare Sherman, alla fine. Blizzard ancora una volta dedicato alla cronaca di un incontro con gli indiani in alta Italia, stavolta finito bene, però. 


Magico Vento #80: Killer Town (Manfredi/Perovic)

Riempitivo puro ben disegnato. Diviso implicitamente in tre atti: la presentazione dei personaggi (la puttana finto-svampita Holly, il droghiere sfigato, il sindaco vigliacco, l'ex soldato divenuto killer a pagamento e la sua marmaglia), la parlamentazione di Magico Vento nella ghost town dei sicari e la contemporanea indagine cittadina di Poe, la risoluzione dei conti attraverso una sparatoria di trenta pagine (per nulla noiosa). Blizzard dedicato finalmente al "concorso" "chi giocava a indiani e cowboy?" più volte annunciato, a cui partecipa un futuro soggettista (occasionale) di Zagor.


Magico Vento #81: Sangue blu (Manfredi-Segura/Ortiz)

Secondo episodio metanarrativo dopo Shado (#30), stavolta filler nonmanfrediano. Poe racconta a Jim, a Clovis (già simpatico) e a Punch una storia inventata ("ma con un fondo di verità") in cui lui e Ned aiutano prima il negro Samuel a salvarsi dalla doppia minaccia dei banditi messicani e del possidente sudista razzista Daniel Rastignac, quindi la fidanzata bianca a partorire. Il tutto nello stile pulp/feuilleton delle dime novels, con disegni da Tex, per un divertente riempitivo. Il Blizzard omaggia, giustamente, La capanna dello zio Tom.


Magico Vento #82: Spettri di sabbia (Manfredi/Frisenda) [1di2]

Arte sporca di un Frisenda ancora non al massimo, ma sempre piacevole a vedersi. Trasferta in Arizona, sulle tracce di Chato aka Dutchy, "lo scout preferito di Crook", un doppiogiochista che in realtà aiutava gli Apaches di Kociss (peccato che costui sia già morto, sarebbe stato interessante incontrarlo). Poe, bloccato in un paesucolo in mezzo al nulla, è coinvolto in un intrigo pure lì. Ned, all'inseguimento di Chato e dei suoi inseguitori, ha a che fare con gli spiriti del titolo e con un sentiero serpentino-acquoso alla base di una leggenda, raccontata nel consueto flashback capace di farti respirare aria di passato remoto. Come questi elementi si colleghino, lo si scoprirà nel numero successivo. 


Magico Vento #83: Gli angeli vendicatori (Manfredi/Ramella) [2di2]

Fisionomie un po' diverse da quelle della puntata precedente e personaggi che spiegano per bene come stanno le cose, anche se un lettore deconcentrato può facilmente confondere i vigilantes all'inseguimento dei desperados con i desperados stessi (anche perché sono collegati). Scopriamo che Chato è un mezzo bluff, alla fine sembra ingenuo, mentre tutti ce lo dipingevano come uno scaltro manipolatore. Maria, invece, viene messa da parte dopo due pagine e tutte le perplessità che aleggiavano su di lei (sembrava un personaggio parzialmente negativo, che sembrava volere la morte di Ned) rimangono ad aleggiare, ma a nessuno importa. Dal canto suo, Poe risolve il suo giallo nella cittadina-quartiere con quattro abitanti e nell'ultima vignetta capiamo la beffa di Manfredi. Oppure no? In effetti cosa c'entrasse tutto questo col sentiero del serpente dei pozzi e con gli spettri di sabbia non è esattamente lampante.


Magico Vento #84: Pugno d'Acciaio (Manfredi/Milano)

Finto episodio sul pugilato delle origini, in realtà un'acuta allegoria (o quello che è) della violenza innata nell'essere umano (e quindi è anche la parodia dei clichés western, tipo le risse, con tutto ciò che questo comporta in chiave bonelliana). Non solo il protagonista, cui è intitolato l'albo, ma anche i comprimari e lo stesso Ned - una volta tanto emotivo - fanno di questo episodio un vero e proprio episodio psicanalitico, una seduta di analisi di 94 pagine, raccontata come uno dei miglior "dramedy" kenparkeriani (guarda caso, tra le varie ispirazioni elencate nella rubrica, Manfredi omette proprio Ken Parker). Chissà se Pugno d'Acciaio ricomparirà. Bel finale, comunque. Questo è uno di quegli albi in cui ogni personaggio ha un senso, compresi i titolari di testata - e meno male che "Ned è antipatico", come vuole la vulgata. Arte alla Dante Spada, forse pure meglio, che guarda alle pin up e alle macchiette americane di inizio-metà novecento per dipingere personaggi deliziosamente espressivi in ogni dannato frangente.


Magico Vento #85: Il giorno dei Cani Pazzi (Manfredi/Parlov) [1di2]

Prima parte di una bilogia dedicata a Nuvola Rossa (che si prende il Blizzard), è un capolavoro della chiacchiera dalla prosa ispirata e dalla sceneggiatura a orologeria, una sorta di stallo alla messicana dove non succede niente e si attende l'esito, scontato, di una trattativa tirata in piedi soltanto per costringere i giocatori a disporre le pedine sulla scacchiera. Assistiamo, così, al matrimonio tra Rifiuta-Di-Smettere e Daino Rosso, all'ingresso in scena del generale Terry e del senatore Allison e al ritorno, cornuto e mazziato, di Lungo Sacerdote (#39) e di Piccolo Grande Uomo, contro cui Ned può finalmente prendere posizione. E scopriamo che proprio Ned, "l'antipatico Ned", è l'unico ad ottenere qualcosa da tutto questo, riuscendo ad avvicinare Crook dopo aver scongiurato - di nuovo - la guerra (i Cani Pazzi sono una milizia difensiva, un depistaggio). Arte in stato di grazia, un poco più sporca del consueto e a tratti milazziana, con primi piani definitivi, donne gnocchissime, una natura rigogliosa, adeguatissima anche ai (numerosi) momenti di alleggerimento della tensione. Ah sì, perché questa storia ce la racconta Poe in flashback. 


Magico Vento #86: Il figlio di Nuvola Rossa (Manfredi/Talami-Biglia) [2di2]

Seconda parte della bilogia dedicata a Nuvola Rossa, è un capolavoro dello stallo. Non succede niente, tutti sembrano complottare qualcosa, ma semplicemente nessuno vuole fare il primo passo verso l'inevitabile (la guerra). A sottolinearlo, è la simpatica trama parallela di Poe e Carr (che fa l'indiano) che finiscono per fingere un complotto, e l'unica cosa che scoprono è che, una volta, Nuvola Rossa è andato a mignotte. Il grande segreto che tutti vogliono svelare è infatti questo: Nuvola Rossa è un essere umano, che vorrebbe fare la guerra ma sa di non poterla più fare, e tiene il piede in due scarpe, a seconda di come gli fa comodo. Sagace demistificazione di un mito. Il figlio Jack, invece, dopo essersi fatto irretire da Lungo Sacerdote (scacciato con ignominia), ha il permesso di raggiungere Cavallo Pazzo. Termina bruscamente anche il confronto fra Ned e Crook, che si erano studiati a distanza (ravvicinata), tirando in mezzo la patetica (e riuscita) figura dell'agente indiano Seville, il classico ometto costretto a barcamenarsi in giochi più grandi di lui. Praticamente, l'intero albo è un ritratto della DC (ed eredi)! Pagina della posta del 2004 che sembra scritta ieri.


Magico Vento #87: Halloween (Manfredi/Barbati)

Riempitivo western dal sapore texiano, con i freaks cattivi tipo El Muerto. Se il #84 era un albo tragico raccontato in chiave da commedia, questo è un albo che si prende sul serio, pur presentando personaggi molto patetici, se non ridicoli. Vediamo se i lettori se ne accorgono, come nel primo caso. Blizzard a tema, nel senso che consiglia alcuni western atipici ma classici. Arte mutaforma, che va ad assomigliare a Galep, o qualcosa del genere. Il finale, con Halloween che va a fare la rapina, ma la banca è fallita, ma per Ned e Poe è tutto ok famose una risata, non ha molto senso. Titolo volutamente depistante, a Manfredi le banalità non interessano, quindi niente celebrazioni o anticipazioni.


Magico Vento #88: L'illusionista (Manfredi/Copello-Ramella-Volante)

Il mago Manfredi depista tutti, con un riempitivo in cui dispensa anticipazioni (nella posta) e continuity (nel fumetto). La vicenda tiratardi del prestigiatore-sceriffo Boris è solo un pretesto per riportare in scena la Volta Nera, che scopriamo essere ancora attiva e decisa ad eliminare i protagonisti. Questi, dal canto loro, non sembrano godere più tanto della protezione di Fulton, quindi, per una volta, si tengono i soldi racimolati, una scusa per allontanare Poe dal "Morning". C'è anche spazio per un tirapiedi di Coleman (#19), ma questo sembra davvero un pretesto. Arte illusionista, tre disegnatori che non si distinguono, per un risultato dignitoso ma dal sapore industriale. 


Magico Vento #89: Terra di nessuno (Manfredi/Milazzo) [1di2]

Prima parte di una doppia dedicata - finalmente - agli Shoshoni, noti in Italia per Scioscioscioni Cocco Bill. Dopo una posta dedicata al tema della comunità (con la partecipazione straordinaria del sindaco DS di Pordenone), Manfredi ce ne racconta la vera Storia (degli Shoshoni, non del sindaco), fatta di ambiguità, pregi e difetti... però questo lo fa nella rubrica. Nel fumetto, invece, ci racconta la storia "immaginaria" (cit.) di una tribù di Shoshoni cattivi che schiavizzano i Sioux. Ok. Per fortuna, l'episodio è ipnoticamente coinvolgente, come di norma in questa serie, e ci appassioniamo alle vicende dei vari indiani caratteristi: Daino Rosso, l'indiano negro, l'indiano vigliacco orgoglione che si spaccia per un altro, quello irascibile che diventa una furia, l'indianina puttanella ninfomane. Arte del big dei comics alla ultima apparizione bonelliana, secondo la vulgata stanca e annoiata, ma a mio parere più efficace che in altre occasioni; sebbene - mi sia consentito un pelo di razzismo, tanto il sindaco poi è stato rieletto - gli indiani di cui sopra si assomiglino tutti, e abbia fatto una notevole fatica a distinguerli - soprattutto Daino Rosso, che alla fine mi pareva morto! Però anche questa "sfida al lettore cecato" ha contribuito al divertimento. (Comunque il sindaco attuale è di destra.)


Magico Vento #90: Belva Sconosciuta (Manfredi/Perovic) [2di2]

Seconda parte della doppia dedicata agli Shoshoni. La mia chiosa comica al termine del commento precedente si scopre essere reale: tutto quanto era stato preparato nel corso dell'albo precedente (a partire dal misterioso piano degli Shoshoni, che non ho capito quale fosse) svanisce improvvisamente dinanzi all'odio cieco e alla furia guerriera, in un crudo albo di combattimenti e ammazzamenti e meschinità assortite, dove soltanto nell'ultima vignetta ci si rende conto di aver esagerato. Tutti i personaggi "buoni benché strambi" diventano assennati (compresa la puttanella), mentre i "cattivi" si incarogniscono e fanno una brutta fine, tant'è che le sequenze che più spiccano sono la brutale morte del traditore Grande Aquila (con la testa schiacciata dal piede) e la morte squallida di Belva Sconosciuta, dinanzi al fratello costretto alla tregua (e si chiama Lava Incandescente). Ennesimo stallo, dunque, e forse, presi dall'ardimento, speravamo in un dramma truculento? Siamo di destra anche noi? Ecco perché nella posta c'è uno che se la prende coi turisti cafoni. Arte "industriale", ma di effetto, le due sequenze di cui sopra rimangono impresse. 


Magico Vento #91: I misteri di New York (Manfredi/Frisenda)

Mezzo capolavoro, mezzo no, questo albo che improvvisamente ci riporta alle vecchie trame politiche che tanto ci piacevano, con tanto di ritorno di Norma (mollata da un Ned un po' confuso dall'ennesimo flashback del suo passato), di Hogan (fisicamente debilitato, ma cocciuto nel suo voler complottare a tutti i costi) e di Custer (che tranquillamente rivela i suoi piani: fingere di combattere Grant per farsi spedire a combattere i Sioux). Tutto questo però accade in trasferta - LA trasferta per eccellenza, in una serie ambientata negli USA - e alla fine, quando vediamo la preview del numero dopo, ci rendiamo conto di esserci ormai abituati agli spazi aperti, e scopriamo, assieme a Ned, di volervici tornare al più presto (nel nostro caso, vedere politici e mafiosi banchettare allegramente ci ha ricordato troppo il XXI° secolo). Ma dicevamo che l'albo è comunque un mezzo capolavoro, un po' perché Manfredi ci racconta degli aneddoti gustosi (i francobolli), un po' perché i disegni sono complessivamente magistrali, nella prima cinquantina di pagine soprattutto (poi qualche imprecisione c'è). Frisenda, a questo punto, ha vinto il Premio Fumo di China ed è pronto per fare il grande salto (Tex), infatti lo rivedremo solo una volta, nel primo finale della serie. Nella posta viene ricordato il giudizio negativo di Arthur Penn su Balla coi lupi, quindi l'albo è ispirato a Gangs of NY. Ma è più interessante l'esordio (nel fumetto) di Tilden, il candidato Democratico che sarà "sconfitto" da Hayes: la serie arriverà ad occuparsi anche dell'"affare Hayes", dunque? Lo speriamo vivamente, le premesse sembrano favorevoli (Hogan parrebbe volere un Repubblicano-marionetta). 


Magico Vento #92: La carica dei bisonti (Manfredi/Talami-Biglia)

Arte impeccabile per un episodio etnografico, di quelli con gli indiani che si ammazzano tra di loro, in quei paesaggi selvaggi rilassanti e distensivi oggi in balia dei trekkers (i camminatori con le orecchie a punta). Personaggi che non sono quello che sembrano, oppure sì, come la donna guerriera e suo marito Aquila Bianca, uno dei più patetici visti fin qui, eppure le sue visioni sembrano vere, tanto che Ned vi interagisce ("la tua mente è la mia mente"? Ancora trekking). Ma a sorprendere è soprattutto la redenzione (?) del mercante d'armi di turno, un altro meticcio, che stavolta Ned riesce a portare dalla sua parte. Un cast che sembra essere destinato a ricomparire, mentre Poe è completamente assente. Non mi ha convinto soltanto il fortino improvvisato eretto dai Cheyenne, dalla forma a 8 (?), e che lascia passare i Crow tranquillamente nel corridoio: era quello destinato ai bufali? Nel fumetto non è chiarissimo. 


Magico Vento #93: Furia assassina (Manfredi/Ramella-Volante)

Poe sequestrato da una famiglia di psicopatici. Ned a caccia dei rapinatori delle paghe dei minatori, cioè i contadini rovinati dalle miniere, aiutati dai doppiogiochisti (quindi continuity sociale sullo sfondo). Le due vicende si scoprono collegate, e non solo perché Ned e Poe si olochiamano con l'amuletofonino. Riempitivo godibile. Disegni curati, con personaggi dai volti lombrosiani e qualche vignetta buffa, stile comica tardoottocentesca. La tipa ha davvero le tette grosse come in copertina, e gli artisti riescono davvero a renderla sgradevole e appetibile allo stesso tempo, come richiesto dalla sceneggiatura. 


Magico Vento #94: Il lago del terrore (Manfredi/Leomacs)

Esordio di Leomacs, subito veterano. Ancora un riempitivo in continuity: Ned chiede e ottiene dai Kutenai rifugio per Toro Seduto in caso di necessità; ma prima li aiuta a sbarazzarsi del pesce gigante del lago Flathead, in 94 pagine che si leggono in 10 minuti scarsi per quanto sono mozzafiato. Un X-File di quelli belli, carichi d'atmosfera, su cui aleggia l'entusiasmante mito di Yaukenam, il dio benevolo dei Kutenai tramutatosi in demonio vendicatore, il Lucifero indiano insomma, contro cui Ned scaglia il simbolo dell'aquila tipo Zagor. Forse stona un pochino vedere Ned usare il termine "partenogenesi", ma è pur vera la recente scoperta di un uccello ginandromorfico, e anche se il paragone con un pesce autoclonantesi è improprio, il mistero della Natura (cioè della Creazione, guarda caso Yaukenam trasforma, non crea) è lo stesso, ed è reale. Poe non c'è, sostituito da Molti Colori (#28 e #31, un po' pedante), e Ned è in perizoma per tutto l'albo, così come gli indiani, e c'è questo laghetto-piscina tipo quelli dove gironzolo io, solo col mostro, e il tutto non è che una sorta di versione definitiva di un classico repertorio della Bonelli più arcaica, la lotta con l'animale nell'acqua, con versione quasi definitiva della pugnalata nel ventre. Insomma, uno storione. 


Magico Vento #95: Agorafobia (Manfredi/Barbati-Di Vincenzo)

Altro filler degno di essere antologizzato allo scopo di illustrare le potenzialità della serie, un elegante panegirico che vuol dire che mi è piaciuto molto. Soggetto magistrale, scaturito da una riflessione intellettuale: le opere di Poe ed Emily Dickinson hanno dei punti di contatto? Avendo a disposizione un sosia di Poe, non si poteva non approfittarne. Il racconto nel racconto interno, invece, è il flashback di un'avventura "prima maniera" di Ned, costretto ad affrontare un trickster travestito da demone dell'agorafobia, avventura che è solo apparentemente elementare e già vista. Infatti, Ned lo può sconfiggere soltanto trasformandosi in berserker con lo spirito del lupo e chiedendo aiuto a Manito e spiriti sciamani: Manfredi non lo dice, ma è indicativo della personalità del protagonista della serie, oltre che connesso al tema dell'albo. Un'allusione alle recenti separazioni tra Poe e Ned, inoltre, rafforza il legame tra storia e cornice narrativa. Detto ciò, la sceneggiatura è da manuale e l'arte coinvolgente, a corroborare la mia asserzione iniziale.


Magico Vento #96: L'albero degli impiccati (Manfredi/Talami&Biglia-Volante&Ramella)

Ultimo riempitivo in continuity prima della grande saga, realizzato a dieci mani (quattro alle matite, quattro alle chine e due alla regia): come si dice, "se non me lo dicevano, manco me ne accorgevo". Omaggio al film Blindman, in cui Ned fa - controvoglia - il giustiziere solitario, contro uno squilibrato trumpiano che aveva conosciuto anche in gioventù (nel flashback), un ex cacciatore di taglie ora possidente terriero capitalista. Soltanto alla fine, al momento del ricongiungimento - finalmente! - con Poe, capiamo alcune brutalità di Ned: il suo lato oscuro sta prendendo il sopravvento in vista della guerra. Nell'albo esordisce (credo, boh) il Governatore del Montana Alfred Abbott, che, purtroppo, è un personaggio di fantasia mai esistito; rivediamo, inoltre, Bismarck e il vecchio Doc. 


Magico Vento #97: La guerra di Toro Seduto (Manfredi/Perovic) [1di5]

Inizia il ciclo della Guerra delle Black Hills, con annuncio del cambio di periodicità e omaggio ad Albertarelli e D'Antonio. Manfredi precisa che l'aspetto bellico dell'epopea non sarà predominante, però la saga si apre con un albo piuttosto tattico, sostanzialmente un paio di tentati assalti a vicenda, e soltanto nell'ultimo quarto di albo emergono i personaggi e le loro umanità poco trancianti (a parte Lungo Sacerdote, che un po' tranciante lo è). Bello il titolo a inganno, perché, da un punto di vista pratico, in quest'albo fanno quasi tutto Crook e i suoi ottusi sottoposti, mentre la guerra di Toro Seduto è tutta psicologica e, in buona parte, interna al suo schieramento. Arte sporca ma pulita, si vedono i tratteggi ma i personaggi sono tutti immediatamente riconoscibili. Alla fine la separazione tra Ned e Poe ha più senso di quanto ci si potesse immaginare.


Magico Vento #98: Rosebud (Manfredi/Frisenda) [1di2 - 2di5]

Prima parte di una doppia, seconda del ciclo delle BH, episodio autoconclusivo superlativo. Capolavoro con tocchi da kolossal hollywoodiano, quelli belli, nella forma (il montaggio tra l'avanzata del 7° Fanteria e l'incitamento indiano), e tanta sostanza da fumetto italiano. Narrazione da manuale, con passaggi che restano impressi: la visione surreale di Nuvola Rossa, coi soldati che cadono dal cielo e si sbriciolano, e forse ancora di più il parallelismo tra la prima e l'ultima pagina, in cui vediamo Toro Seduto tenere un grande discorso d'incoraggiamento (inizio) e moribondo ma soddisfatto (fine). Sempre intrigante, nel più puro stile da romanzo popolare di avventure, il personaggio di Custer proposto da Manfredi, più attendibile di molte altre versioni e forse per questo il più romanzesco mai visto. Ma tutti i membri del cast, per quanto reali, sembrano essere anche grandi attori cui ci siamo ormai affezionati. Come a dire che la Storia è la serie tv più appassionante di tutte. L'artista saluta tutti con una prova ineccepibile. 


Magico Vento #99: Morto il 25 Giugno (Manfredi/Ramella-Volante) [2di2 - 3di5]

Seconda parte di due, terza di cinque: nella rubrica, Manfredi spiega pure questo. Spiazzante inizio con Ned che tromba in piedi davanti a tutti (vabbè, non c'è nessuno in quel momento, ma è come scopare in strada quando non passano le macchine). Sette Frecce (dal #66) diventa improvvisamente determinante, dato che alla fine Ned torna da lei. Sbrigate le faccende più importanti, l'eroe ci spiega come si è concluso l'albo precedente e come ha umiliato Crook. Da lì in poi seguiamo le ultime gesta di Custer, che Manfredi ci dipinge definitivamente come un antieroe moderno, un "buono odioso", severo ma giusto, psicopatico ma simpatico, autolesionista ma empatico. La ricostruzione dei fatti non è poi tanto diversa da quella di Ken Parker, con Custer suicida, solo che qui lo fa davanti a Ned, mentre Ken era arrivato in ritardo. Più originale è il dietro le quinte politico, la manfrina mediatica e poltronistica del Partito Democratico protorenziano sulla pelle delle persone, il ruolo ambiguo dei media. Naturalmente i tempi sono diversi, e qui il giornalista leccapiedi alla fine un briciolo di dignità ce l'ha, e per questo cade in guerra. Sempre interessanti le dinamiche relazionali tra i vari indiani, da Toro Seduto a Cavallo Pazzo, da Lungo Sacerdote a Fango, da Aquila Bianca a Spirito della Notte, senza contare i "cattivi" Pioggia-In-Faccia e Coltello Insanguinato (che muore). Davvero ormai sembra di leggere un manga con vecchi amici. Le fini di Custer e di Aquila Bianca vanno peraltro poste in relazione, per come le due personalità si rivelano non troppo dissimili. Meno chiara è invece la sequenza con Curly, che spunta un po' dal nulla solo per fare una figuraccia (mente perché è un vigliacco? e quindi?). Custer (George, non Tom), comunque, riappare subito in sogno a Ned, come apocalittico angelo della morte, d'altronde aveva ragione a dire che non ci saremmo mai liberati di lui. E la mente non può che correre all'interpretazione oltremondana che ne aveva dato Nolitta - l'editore di Manfredi - in un'epica storia di Mister No, e l'impressione è che ogni cosa sia andata come doveva andare, in un sincretismo storico e bonelliano soddisfacente ed eternamente appetibile. Arte in grande spolvero, che non sfigura affatto con quella del precedente albo, anzi, in certi casi va ad assomigliarle paurosamente.


Magico Vento #100: Il crepuscolo degli eroi (Manfredi/Parlov/ col. Tikulin) [4di5]

Si conclude l'era mensile a 100 pagine con un albo celebrativo per finta, quarta parte della pentalogia delle Black Hills, in cui l'unico vezzo (imposto) è la quadricromia. Ma sono bei colori, in cui ci si immerge gradualmente (dopo il pugno nell'occhio del frontespizio), soprattutto nelle sequenze ad aria aperta, che sia la brillante campagna o la cupa Deadwood. Narrativamente parlando, è un episodio in tono minore, in cui si raccolgono i cocci del Big Horn, e che, nella prima metà, ha il suo perno nell'uccisione di Wild Bill Hickcok, personaggio che, in fondo, avevamo incontrato solo una volta, e che dunque ha perlopiù un valore simbolico (e i nerd del western possono gongolare, perché la "mano del morto" è quella stabilita dalla polemica con Bonelli nei #74 e #77). L'altra metà dell'albo verte sull'ennesima visione premonitrice di Ned e sull'identità dei traditori che costeranno la vita a Cavallo Pazzo: il primo è Lungo Sacerdote, e ce lo aspettavamo tutti; il secondo può essere Piccolo Grande Uomo? Per fortuna, almeno il primo ce lo siamo levati di torno. In contemporanea, Poe passeggia per Washington ove ci permette di incontrare il vecchio cast spionistico, rimasto in disparte fino ad ora: il senatore Fulton medita di dimettersi dopo la dichiarazione ufficiale di guerra agli indiani da parte del Congresso (che è Storia, il ché ci fa sembrare storico anche Fulton che parla col sosia di Poe); Little Boy passa alla Pinkerton; Task/Carr si diverte un mondo e rimane a fare la spia. Le atmosfere sono quelle di un episodio "di passaggio necessario", cosa che in numero 100 Bonelliano sarebbe un altro cazzotto nell'occhio, eppure Manfredi riesce in qualche modo ad autocelebrare lo spirito della serie, soprattutto con una ultima pagina - anzi, con le due vignette finali - un pelino pacchiana, in cui si schiera con gli indiani in modo un po' propagandistico. Si tratta comunque di due vignette che restano impresse. Bei colori, dicevamo (e li temevamo), ma soprattutto ben innestati negli eccellenti e francesissimi disegni di Parlov, che saluta tutti pure lui, rendendo ancora più amara la situazione. Ma lo fa con una prova davvero notevole, una delle più notevoli, in cui a volte assomiglia sinistramente più a Torti che a Toth, ma al Torti bravo di una volta, e in cui riesce a sintetizzare al massimo le espressioni dei personaggi, in particolare dei titolari della serie.


Magico Vento #101: Bandiera bianca (Manfredi/Biglia-Talami) [5di5]

Capolavoro della svolta. Termina la lunga - cronologicamente sono due anni e qualcosa - saga delle Black Hills, con un albo degno dei migliori Ken Parker, se non anche meglio. Un'estenuante lotta per la sopravvivenza nel rigido inverno (il titolo non è scelto a caso), alla ricerca di una deviazione da un futuro già scritto (Poe) o di una resistenza alla rassegnazione (gli indiani). Oggi la chiamano resilienza. La tensione emotiva è la stessa della seconda stagione delle Avventure del Bosco Piccolo, e il paragone non vuole essere irrispettoso, anzi. Più avanti, invece, assistiamo - anzi, no - alla morte di Cavallo Pazzo, al termine di una lunga serie di stacchi che ci permettono di coprire le varie fasi terminali della guerra - guerra di logoramento, dove il logoramento è bipartisan. Atmosfere immersivissime a partire dalla copertina: sia Mastantuono che i due artisti sfoderano prove di altissimo livello. Battaglie girate magistralmente da un regista di quelli che l'Academy nominerebbe un anno sì e l'altro pure. E c'è spazio pure per l'"affare Tilden", anche se superficialmente, ma sufficiente quanto basta per dare l'idea del momento storico cui è la serie è giunta. Nelle ultime pagine, Manfredi crea un nuovo "giallo" riguardo alla morte di Cavallo Pazzo a causa del tradimento di Piccolo Grande Uomo, rendendo Ned scettico al riguardo. Ma perché dovrebbe esserlo? Probabilmente la sua è solo stanchezza. Chiude il tutto la rubrica - al suo esordio nella versione doppia - dedicata alle traversie della statua dedicata a Crazy Horse proprio nel territorio delle Black Hills. Una Storia vera e buffa, che solo in apparenza è una nota eccentrica per curiosi, ma che in realtà è proprio ciò di cui si ha necessità di leggere al termine del fumetto. Come a voler dire che non è stato tutto inutile.

(2019-2021)