venerdì 10 novembre 2023

Golem porta Cinesi

Commenti molto personali e soggettivi incentrati sulle opere cinematografiche e televisive appartenenti al Meraviglioso Cinematographic Universe.


James Gunn: I Guardiani della Galassia vol.2

Simpatico, anche più del primo. 

Stallone e Ving Rhames esigono uno spin-off.

(2017)



Jon Watts: Spider-Man. Homecoming

Non gli davo due cents, ergo sorpresa.
Davvero bellino e spidermanoso, un 2.0 fatto come si deve.
Sì, l'amichevole Ragno di quartiere! Così, dev'essere!
Che bella la trasferta a Uoscinton!

(2017)



Taika Waititi: Thor. Ragnarok

Sulla falsariga dei Guardiani, ma un po' meno sgangherato (solo un po').
In realtà - come i Guardiani - funziona proprio perché è sgangherato, passa dall'ottimo al deprecabile A/R, ma tanto a noi interessa solo l'ottimo.
Come diceva il Genio-Trilli introducendo Aladdin e il re dei ladri: che colori!
La trama prende la sinossi del ciclo del falso Ragnarok di Roy Thomas e la fantasyenza di Starlin, ovvero le marvelate che preferisco, e le frulla, poi butta via la polpa, però il succo è rinfrescante.
Grande regia: tutti dicono per le scene d'azione, sì, anche, ma soprattutto per le statiche, per la ricostruzione kitsch, per le riprese stile peplum. Mi ha ricordato Kong: Skull Island, il film più divertente del 2017.
Questo, Homecoming e Ant-Man sono gli unici che, appena finiti, ho pensato di poterli riguardare anche subito.  
Nota del 2022: ma non l'ho fatto.

(2017)



Ryan Coogler: Black Panther

Film di moda che è piaciuto a tutti. Quindi mi ha infastidito.
Non è che sia brutto: è molto archetipico e proppiano.
Tuttavia i fighetti (e qui lo sono tutti) mi irritano. La sorella, poi, l'avrei ammazzata. 
Il protagonista è il più normale, alla fine.
La visione piatta degli americani, secondo cui tutti sono come loro, è davvero irritante. Questi non sono africani, sono afroamericani. 
Lo "space invaders" con Freeman alla console? Mah. 
Serkis? Mah. Ma dai, Klaw mica può essere morto.

(2018)



Anthony e Joe Russo: Avengers. Infinity War

Stacco troppo marcato da Ragnarok: doveva essere più graduale.
Attori un po' svogliati all'inizio, troppe faccette spiritose trattenute. 
Battute stupide quasi tutte mal amalgamate col resto.
Bene l'interazione tra i personaggi, nel complesso, e i vari sotto-gruppi.
Molte buone intenzioni: l'epopea-tour galattico, i micromondi dei vari personaggi, la storiona suprema; il tutto sembra comunque un po' compresso.
Bene i combattimenti, con Thor, Strange e Stark che primeggiano. 
Vabbé, comunque si sapeva come finiva. Cioè, come finisce.

(2018)



Peyton Reed: Ant-Man and the Wasp

Non mi sorprende che molti siano delusi: è un bel film.
Non era affatto scontato, vista la retrocessione di Lang a Avenger di riserva, prima, e a non Avenger, poi. Non mi è ancora chiaro se a Rudd questo stia bene o no: ma, tutto sommato, possiamo archiviare questa pratica nell'archivio dei cazzi suoi.
Dicevo che è un film divertente, ritmato, e sfacciatamente, disgustosamente per famiglie, alla faccia di tutte le parole brutte e di tutte le persone malvagie. Tié, pigliatevi questo, cattivoni!
Dicevo pure che questo e quello prima sono i capolavori del genere "stronzatone buonone Delladisni", che è uno dei miei generi preferiti. Pensate se quella specie di cattiva fosse stata Vanessa Hudgens: sarebbe stato il mio film preferito di tutti i tempi.
E, suvvia, ditelo che avete amato l'inutilità di Fishburne. 
Dò un abbraccione a questo gioiellino di filmetto. Ciao, amichetto!! A presto!

(2018)



Anna Boden e Ryan Fleck: Captain Marvel

Visto con due anni di ritardo, ho potuto assaporare tutto il piacere derivato dall'estrazione di una spina dal fianco. Due anni passati con questo tarlo di dover vedere "Cappten Marvel" non li consiglierei al mio peggior nemico (anche perché prima dovrei capire qual è, tra i tanti).
Non è il miglior film dell'MCU, e non lo dico per i due anni di hype, ma perché i siparietti per bambini mi sono parsi trancianti e perché ci ho visto troppi sfondi riempiti con scarabocchi colorati stile "disegni dello spazio che non sono foto vere". Il tentativo di rifarsi ai Guardiani mi è sembrato un po' tipo fanboy imitatore. Ma non voglio dire che il film mi ha fatto schifo: la protagonista è una BELLA FIGA e mi ha fatto piacere poterla guardare per due ore senza timore di essere accusato di molestie. S.L.J. in una delle interpretazioni meno brillanti della carriera è stato comunque un gigante. E Giud Lou è migliorato veramente in modo impressionante, gli ha fatto bene fare il Papa. E sono contento non sia morto. La trama, ad averla vista due anni fa, mi avrebbe piacevolmente connesso alla S5 di Agents of Shield ed entrambi i prodotti ne avrebbero tratto giovamento (anche se non ho capito i Kree bianchi; come si suol dire: "non sono razzista, ma"); ma i due anni sono trascorsi (forse ho accennato alla cosa qualche riga fa), così gli unici effetti sostanziali provocati dai camei di questo Coulson macchietta sono stati il ricordarmi l'esistenza di una S6 e di una S7 di AoS da me mai viste e la breve saudade per un periodo in cui seguire Agents of Shield era un'attività non del tutto priva di senso. Abbastanza deludente la Bening, in quanto troppo vecchia per poter essere davvero la Bening. Davvero bello, inebriante, invece, sapere che è proprio la ditta del castello incantato e dell'apprendista stregone a possedere il segreto del ringiovanimento degli attori e della resuscitazione dei morti. Walt lo avrebbe voluto. E gli Skrull pupazzosi? Disney all'ennesima potenza.

(2021)



Anthony e Joe Russo: Avengers. Endgame

Beh, sì, dai. 
Fino alla raccolta delle gemme è esattamente ciò che speravamo di vedere fin dall'inizio, o almeno ciò che speravo io.
Delle battaglie non me ne è mai fregato niente, pure questa non è che mi abbia esaltato, ma comunque è stata più vivace di altre. Il cavallo alato. 
Epilogo buono, ruffiano il giusto. Mi è piaciuto il finale di Cap. Povera piccina, però. 
Difetto? Quelli scomparsi alla fine di IW potevano pure non tornare, stavamo quasi meglio senza (quasi?).
Altro difetto? La scena delle donne Marvel. Sigh. E naturalmente a BELLA FIGA hanno cambiato acconciatura per farla sembrare più uoma. 
Pregio? Tutti quegli attoroni tutti assieme. Questa è memoria storica, sono foto che riguarderemo in futuro con nostalgia.
Altro pregio? Gli Avengers originali. (Sorvoliamo sulla cosa di Thor perché gestita comunque benino). 
Ma Visione? Come dicevo, non frega un cazzo a nessuno di quelli scomparsi.
Il film di BW che senso avrà? Boh, tanto non lo pago.
Che figata Agent Carter. Ma dov'è Agents of Shield? Lacuna immensa.
A parte questo, io non ho vissuto l'epopea di Harry Potter e nemmeno quella di LOTR, che apprezzo intellettualmente ma non emotivamente. E coi Pirati sto a metà, c'è del SI e c'è del NO. Non dico l'MCU nella sua interezza, perché confesso di trovarlo già un po' invecchiato, ma parte di questo film potrebbe diventare un cult del presente scrivente.
Nota del 2022: E invece no.

(2021)



Jon Watts: Spiderman: Far from home

Visto zompando Endgame e quello prima. Eresia? Beh, toglietemi i vicini di casa e torno volentieri ad essere un buon nerd. 
Ma non mi sono perso niente: qui la fine degli Avengers (o quello che è) ha il sapore di "finalmente ce li siamo levati dalle palle". 
E invece no, perché è tutto basato sull'eredità di Stark e sui suoi ammennicoli, e i cattivi sono gli scienziati di Stark. Adorabile.
E niente, nonostante sia tutto diverso, questi hanno proprio azzeccato il respiro, i personaggi e il tono dei primi fumetti di Lee, pensati per un pubblico di liceali. E' proprio l'Uomo Ragno, questo.
La cosa migliore del primo film (la gita) viene amplificata alla massima potenza, con tutti gli stereotipi possibili, ma senza perderci tempo più di tanto. Mysterio è buffo. Il dramma dell'adolescente prossimo all'età adulta si avverte. E' tutto bello, tranne la battagliona finale, troppo lunga e girata come se il regista fosse Bay.
Meno male che Fury c'è. Ah no. Lol.
Comunque si capiva che Maria Hill era strana.
Due scene post credits ambo geniali.

(2019)



Cate Shortland: Black Widow

Gran bel thriller. Magari usa-e-getta, chissà se in fase di re-visione passa l'e-diting. Primi 45 minuti è tutta una corsa, appena ci si ferma lo si nota tantissimo. Da lì per riprendere il passo ci mette un pochino, ma neanche tanto, e poi di nuovo un'altra corsa fino alla fine. 
Titoli di testa davvero notevoli, da rivedere subito. Sul serio è la figlia della Jovovich, quella? 
Storia straziante il giusto, per fortuna Onofrio Gelsomino non dice poi così tante sciocchezze. Weisz invecchiatuccia; Pugh ok, la rivedrò volentieri; Kurylenko in uno dei suoi ruoli migliori, l'assente. 
E' una origin story (dell'aereo e della tinta), tutto sommato si sa già tutto ancora prima di iniziare, ma lo show è ben confezionato e attira l'occhio. Apprezzabile il non aver ecceduto coi parallelismi social (il cattivo è Weinstein). Che ridere Ray Winstone, non ricordo mai che faccia ha.
Film nato sfigato (in linea col personaggio), ma non merita la gogna. 

(2021)



AAVV: WandaVision

Lo metto tra i film perché è giusto così.
Allora, c'è il bellissimo commento del Sollazzo, e potrebbe bastare.
Ci sono anche i commenti negativi, in giro, e potrebbero bastare anch'essi.
E in effetti tutto questo è sufficiente. 
Ci sono il Bene e il Male, il pregio e il difetto, il Vision e la Uanda.
Dico solo che quattro episodi per portare Monica Rembo a dire "è stata Uanda" mi sono parsi troppini. Ma dico anche che, alla fine, dopo altri cinque episodi, ero dispiaciuto che la storia si fosse già conclusa.
Sì, brava Olsen, ma che bravo Bettany. Sempre piaciuto sebbene poco valorizzato.
Anche Hayn, finalmente in un ruolo a lei consono.
Peters è epocale, è un nuovo precedente (vedi casting di Spiderman 3), è come Tarkin e Leia di Rogue One (o Downey Jr. di Civil War).
Mitico Woo, un po' meno Darcy con quel look ridicolo. Monica Culeau costantemente inutile. Il loro ritrovo è un posticcio raduno degli sfigati, tipo Area 15 - come gli ermarginati dai grupponi a scuola, che poi fondano i forum - ma i fumetti sono così quindi è ok. 
E alla fine pure Agatha arriva ad avere + o  il ruolo che aveva nei fumetti, è la sua origin story, e quindi va bene.
Il difetto della Olsen è che a volte sembra la nuova Johansson, altre volte la terza sorella Olsen. 
Gli effetti speciali idem, a volte sono notevoli, altre sono scarabocchi al pc che fluttuano. 
Riassumendo, siamo tutti bipolari, Simonelli e no tra zuydcoote e bray-dunes. Senza televisione di che parliamo? Io non la guardo, eppure eccomi qua.
Captain Marvel mi ha già rotto, è quello che mi interessa meno.

(2021)



AAVV: The Falcon and the Winter Soldier

O, come mi piace chiamarlo, De Franco en de Sirpen Surfen.
Allora, come diceva quello, "la verità a volte non coincide con la giustizia", o qualcosa del genere. Per cui diciamolo subito: questo E' un baddi muvi. Non è che sembrava un baddi muvi ma invece è profondo; no, E' un baddi muvi. I baddi muvis non sono tutti beng beng sciot mi daun, sono storie d'amore e guerra con le battutine. Tolstoj con le battutine. Woody Allen. Sono profondi!
Sgomberato il campo (AH AH AH) dagli equivoci, possiamo dire che questo è un prodotto Disney al 100%, "e sia detto con tu-tutto il dovuto rispetto". 
Dunque, che senso ha prendersela perché ci sono delle facilonate e delle superficialità? E' un baddi muvi, i baddi muvis sono faciloni e superficiali, ci piacciono per questo (che poi, voglio dire, l'evasione: ma le minchiate di Alias ve le ricordate? Eppure ci piace). Che senso ha prendersela perché Capitan America, negro peraltro, ci dice come dobbiamo vivere? Che altro dovrebbe fare un Capitan America, negro peraltro, se non farci la morale? E perché prendersela se una serie tv di un universo cinetelevisivo più ampio non spiega tutto-tutto-tutto subito-subito-subito? Che altro dovrebbe fare, un universo cinetelevisivo ampio? 
Ognuno vede quel che vuole vedere, e qui nessuno vuole vedere che ci sono due bei personaggi, per nulla originali, ma razionali e pragmatici, maturi oserei quasi dire, che compiono due percorsi paralleli e arrivano a incrociarsi (con tutto il sotteso lgbt, che non potevano dirlo esplicitamente pure quello, ma tutte quelle pacche e quegli abbracci sono significativi, il tutto coerentemente con l'essere un baddi muvi). Non c'è "Disney che imita i trampiani contro Disney che ci dice come dobbiamo pensarla". C'è una storia, al 99,99% vista e stravista (o al 100%, se contiamo District 9 per il campo profughi globale), ma funzionale a quello che la storia vuole raccontare e al paratesto, una storia che va da un qui a un lì, e soprattutto c'è quel che si cerca in un bel baddi muvi, cioè una coppia di maschioni simpatica e cool, con cui empatizzare. O guardavamo Bruce Willis e Danny Glover solo perché sparavano? Non erano forse tizi comuni, con dei patemi, che affrontavano col sorriso minacce vere come la corruzione e l'inflazione? E non li consideravamo per questo dei veri supereroi? Personalmente ho apprezzato davvero tanto il primo episodio, e gli ultimi venti minuti dell'ultimo li ho subito riguardati, cosa che non facevo da tempo immane.
Intendiamoci, non è che io sia interamente d'accordo con Disney Senza Walt ("premetto che non sono fascista, ma"), è un'idiozia additare a campo di concentramento qualunque cortile con le sbarre in cui far dormire gente che non sa dove andare, e qui, in fondo, non sappiamo esattamente cosa faccia il GRC (geniale dare al senatore la voce di Mete, per la vaga somiglianza mimica dell'attore con Patrice Luchini), ci basiamo sul fatto che i poveracci ci dicano di essere tali ("ma poi hanno il cellulare"), è come se Falcon avesse sgridato Minniti anziché Renzi e i beduini guerrafondai. Tuttavia, nel complesso, il discorso di Capcon è bello e profondamente disneyano e mi ha coinvolto. Ma questo non sarebbe accaduto se Mackie non fosse stato il figo che è, e non mi riferisco solo al costume nuovo e alle piroette molto ben coreografate nella battaglia finale, ma in generale, nell'essere un tizio qualunque che non fa nulla è un gigante. Di più: è un negro come dovrebbero essere (e qui emergono tutto il razzismo mio e della Disney Senza Walt). Bradley è un bifolco e dice che "è speciale". No, al contrario, è "solo" un uomo "medio ma giusto", come Rogers, non geniale ma nemmeno idiota, emotivo ma non piangina, leggero ma non ridicolo, serio ma non tuttologo, memore ma non rancoroso. Guardatelo in faccia, ma bene però: come fate a non fidarvi? E' assolutamente normale che sia il nuovo Cap, non serve che ce lo dicano. Più immedesimazione di così. A me piace un sacco, è un grande attore (naturalmente, ora che l'ho scritto farà Un giorno da leoni 4). Per par condicio, anche Stan mi è piaciuto molto, è migliorato tantissimo; a posteriori, forse era bravo anche prima, quando il personaggio era un robot. Ma non solo: la felice abbondanza di primi piani qualcuno l'ha notata? Qualcuno ha notato che i personaggi sono BRUTTI? Mackie c'ha i denti storti, Stan non sa ridere, Bruhl c'ha il piricozzo, Russell fa proprio schifo, gli si vedono pure i succhiotti (nel suo caso, gli autori sono stati bravi a non renderlo una macchietta lombrosiana), l'irlandesina ha più lentiggini che pori. Anche questo contribuisce all'immedesimazione. Il bravo regista, resosi conto che il budget gli permetteva al massimo di spacciare Praga per Riga (Priga?), si è adattato e ha trovato la chiave giusta per rendere credibile ciò che avrebbe potuto facilmente non esserlo.  
Insomma, questa serie ha sfornato anche un nuovo meme epocale, di cosa ci si lamenta? Non sono negro, ma vi dico io di cosa dovete lamentarvi. Con questa serie appare ancora più marcato ed evidente il disprezzo che Disney Senza Walt prova per il medium fumetto, che evidentemente considera adatto soltanto al pubblico di età prescolare. Perché una storia di questo tipo, disneyana al 100%, nei fumetti disneyani odierni è totalmente impensabile. Come sarebbe stato possibile tutto il climax che conduce al discorso libera(l)torio se tutti, prima, anziché picchiarsi a sangue e uccidersi, si fossero additati e fotografati? 
Questo deve farci arrabbiare. Uno sceneggiatore con le mani legate e infilzato di paletti sì che è un bovero negro. La "casa di carta" da valorizzare è un'altra.

(2021)




AAVV: Loki S1

Bastaaa. BASTAAA!! LA FINIAMO O NO??? Scusate, tutte le mie varianti giuocano a "Loki" ed è tutto un variar di schiamazzi. Tranne quella che riguarda in loop i minuti da 38 a 43 del sesto episodio. Sempre da sola, non esce mai. Davvero singolare.  
Insomma, di bene in meglio. Che è, ogni nuovo tassello dell'MCU deve essere migliore di quello prima? 
Eppure è così. Dopo gli esercizi di stile televisivi e la morale liberal, ecco Epcot e i corti. Io, veramente, boh, non so più che dire. La prossima è una serie animata. Come minimo sarà Fantasia '21.
E il genio di sdoganare l'ellegibitìplàs, facendo contenti tutti, ma raccontando di uno che si innamora di sé stesso (il massimo dell'egocentrismo), ma sé stesso è una Principessa Disney (bionda e caucasica), ma cattiva.  
Se le due serie precedenti erano 100% Disney, questa che si conclude nel Castello Incantato e ch'a pure Walt nella sigla, cos'è?
E va bene, tutto il calderone di Dagda: Dottor Vù, Guerre Stellari Ribelli, Jacob e MiB, il set Lego, la scrittura mista.
Ma rendiamoci conto che, nei miei vecchi giuochi, c'era un cowboy del West, cattivissimo, che poi finiva per collaborare coi Time Cruisers, e allora finiva al tempo dei pirati, poi nel medioevo, e pian piano diventava buono, e aiutava Max a salvare il prof rimasto nella piega quantica. E che dire di quel cronopirata del futuro che doveva allearsi con l'aliena supernova per rintracciare nel tunnel spazio-tempo le varianti supereroiche nipotesche (SuperQui, QuoMask e Quaradan) nelle mie post stories (storie serializzate sui post it)? Non parliamo, poi, dei guazzabugli che facevo con le saghe fantasy topolinesche, ma anche lì era tutto un rimescolare ed un evolvere. 
Cosa c'entra il Dio nordico dell'inganno con i crononauti burocrati? Prima nulla, adesso tutto. Non è arrapante? Quando alla fine c'è quel gioco di synth (blip blop blup) sopra il font di Loki in continua mutazione non vi siete sentiti gioiosamente multiversali? Olonomici? Bimbi sperduti? Non avete deciso di perdervi nel mondo anche se sprofondo e di lasciare che le cose vi portino altrove non importa dove? Non avete visto anche voi Masantonio, la sera prima?
Insomma, potevo fermarmi al primo rigo e sarei stato già esaustivo. 
Ma ci tenevo a far sapere che sono uscito pazzo per la TVA retrò e per i meravigliosi temini della Holt (rinnovo la domanda: Williams, non ti vergogni?), tanto da rivedermi 6 volte consecutive il finale. Che bravo Hiddleston ad aver prodotto tutto questo. Lungimirante.
Ah sì, il casting. Di nuovo. Rispieghiamolo. Quando questi fanno metanarrativa, la fanno a 360°, cioè fanno anche metacinema, cioè non scelgono gli attori a caso, e lo si capisce da come riescono a far brillare tutti. Il Wilson Mobius non è il "comico che fa una cosa seria", è Wilson che fa Wilson come lo ha sempre fatto, nei film più stupidi come in quelli più ricercati, e coerentemente con gli eventi più salienti della sua vita privata. Il cattivo, Colui Che Ride Per Ultimo, è il tizio di Lovecraft Country, che infatti dà il via al Multiverse of Madness. E così via. E' una cosa che oggigiorno fanno un po' tutti, ma Disney è stata la prima, e lo fa meglio. E sapete perché lo fa meglio? Perché è razzista, sessista, classista, lombrosiana, reazionaria. Un orologio pazzo, che sta meglio in un pozzo che sul piedistallo.  
Resta solo da chiedersi come sia possibile che, nei fumetti originali, tutte queste meraviglie siano annacquate in multilioni di tavole, di cui molte soporifere. 

(2021)



AAVV: What If

Lo metto qua, perché è una serie tv a tutti gli effetti, e in continuity, cosa che non ci ha sorpresi affatto. Non siamo tra quelli che gridano al capolavoro e alla meraviglia, alla fine la riteniamo la cosa meno interessante dell'EmmeCiU, come da pregiudizio. Diciamo che, in soldoni, "Cappten Carter" è stata la cosa migliore, e, vista la scena post credits, se ne sono accorti pure gli autori. Uatu si era già visto in uno dei GoG, perché niuno rammentollo? Buon personaggio, cmq, sebbene un poco stolto. Gli episodi migliori quelli di Killmonger e Strange, mentre Party Thor è una piattola. Trame così così, regia molto buona invece. Deludente l'assenza di alcune voci originali e di un paio di doppiatori italiani, cosa molto da telefilm vecchio stile (almeno che non vogliano proprio sostituire Buglioni, che dovrebbe averci un'età). 

(2021)



Destin Daniel Cretton: Shang Chi e la leggenda dei Dieci Anelli

Beh, ormai siamo in piena quarta ondata, o Fase 4, che dir si voglia. Nel 2008 c'avevamo vent'anni, ora viaggiamo verso i quaranta. Insomma, le cose - con l'eccezione dell'Italia - si evolvono, il tempo passa, il nuovo subentra al vecchio, il peggio al meglio. Ecco, allora, che i film MCU ce li dobbiamo guardare sul telefonino, di notte, con le cuffie, a puntate, in posizione scomoda, sul divano letto. Ed ecco che l'MCU, per irriderci, esplora nuove strade, con successo, al contrario di noi. Cosa possiamo dire? La prima metà del film ci ha sorpresi, in positivo (ops, meglio non usare questa espressione). Un classico film orientale moderno, all'occidentale, col protagonista monocorde e la ragazza buffa, il misticismo chimichanga, la mitologia cartoon, l'urban fantasy. Il tutto, tra citazioni e ritorni gradevolmente improbabili, ci ha condotti ad un chiasmo con un suo fascino proibito. Lo diciamo? Quando abbiamo ritrovato Sir Benny Hill Kingsley (gigantesco) e con lui abbiamo raggiunto il mondo dei Pokemon, con tanto di Ninetales di Alola, al nostro neurone è scappato un "Ooohh" silenzioso. La seconda metà, invece, ci ha ricondotti un po' là dove eravamo già stati prima, dentro la frontiera del già visto, tra mostroni ringhianti fatti al compiute e battaglione allungate con l'acqua(fina). Senza eccessivi scadimenti, sia chiaro, ma con quella patina di noia che nemmeno tutte 'ste facce di limone (adorabili, soprattutto Leung) sono riuscite a stemperare. Per fortuna, i cameoni posciacrediti sono stati studiati all'uopo per far risollevare il sopracciglio. E insomma, se Disney è sempre il Non Plàs Ultrà,  ci sarà un motivo. 

(2021)



Chloe Zhao: Eternals

Visto un anno dopo l'uscita. Senza ansia per l'attesa.
Considerato da tutti "diverso" dagli altri filmarvel, in quanto ricco di "diversità" assortite, enucleate dal campionario di razze e devianze meloniane: la coppia etero (interracial) che fa sesso, la coppia gay (interracial) che si bacia, l'indiano buffo, la sordomuta, l'emo prodigio, l'adolescente ribelle, il burbero, il superuomo caucasico che l'eroe ma è anche il cattivo e il cattivo che un dio, quindi è superpartes. E i cattivi minori usa-e-getta si chiamano, guarda un po', Devianti (ma sono i soliti mostri ringhianti). 
In realtà è proprio un filmarvel, nel canovaccio basico, nelle coreografie standard, nel casting ponderato (eccetto che per la Hayek, che m'è sfuggita, a meno che non volessero associare la naturale prosperità alla posizione matronale, mentre la Jolie maleficent e secondaria è coerente), nel ciaracter diveloppment da manuale cencelli, nella disinvoltura tra scene seriose e gags per i più piccini. Ed è un film tipicamente americano, con le civiltà antiche usate con approccio leghista (= dei Lego), quindi con gli indiani in Mesopotamia e i caucasici in Egitto, e i negri ovunque, eccetera. 
No, l'unica sua diversità dal resto dell'emmeciume è la coralità: invece di concentrarsi su di un protagonista, ne seguiamo una diecina, uno vale l'altro. 
Nota a parte per i postcredits: i personaggi famosi da introdurre stanno esaurendosi, giustamente le strizzate d'occhi stanno facendosi sempre più per intenditori: stavolta confesso candidamente di non aver riconosciuto questi tizi. 
Come gli altri filmarvel, i fumetti di partenza sono stravolti, tant'è che il migliore di tutti qui è il peggiore (gli autori sono dei draghi). Naturalmente ci riferiamo a Chirbi, i seguiti di Gayman e soci non li abbiamo letti. Non solo: il concetto mysteriano dei nostri avi potenziati dai simil Elohim e trasformati in divinità supereroistiche, qui è del tutto annullato, e questi Eterni, prima spacciati per extraterrestri nudi e crudi, si scoprono poi essere creature sintetiche create in laboratorio. Ma questo genera un cortocircuito che pochi hanno notato: non solo perché questi robot scopano o hanno menomazioni fisiche, ma perché, se sono finti, allora la morale che ci vogliono proporre con l'esibizione delle loro "diversità" normalizzate va a farsi benedire, cioè non è proprio vero che ognuno può essere davvero ciò che si sente di essere; può provarci, ma avrà sempre un gap da scontare, un "peccato originale" da espiare, un senso di colpa con cui fare i conti. 
Per il momento, non è nemmeno approfondita (viene solo accennata di sfuggita in una battuta) l'unica questione che può interessare l'MCU: cioè che questi tizi sono, teoricamente, i "progenitori dei supereroi odierni", non solo perché ne hanno banalmente gli stessi poteri e perché i nuovi attori fanno le stesse identiche pose (ma identiche davvero) di quelli che già conosciamo, compresi quelli della concorrenza (esplicitamente menzionata)... cosa che, finora, ha più il sapore della poverata, ma che, comunque, può assumere un senso in questo micromondo pseudo macro (giacché ci ripetono che l'universo è enorme, ma intanto nel film vediamo sempre e solo loro dieci).  
Essendo Disni, il film mantiene sempre una sua decenza, anche nei momenti più abissali (la parodia di Bollywood), e pur con tutti i suoi limiti aziendalisti (la lunghezza eccessiva, la povertà degli sfondi, l'abuso di computer grafica, la mano della regista che si distingue solo nei layout). Ma, sarà perché anche noi ci sentiamo poverini e diversi e vituperati dalla società, sebbene per motivi completamente... diversi da quelli dei personaggi, alla fine, pur avendo assistito persino all'aborto di un Celestiale, le cui prominenze diventano nuove isole nell'oceano della fantasia (nel senso che non si capisce dove diavolo sia ambientata tutta l'ultima parte del film), proviamo un senso di vuoto, come a dire: "e quindi?" "Tanto adesso, come al solito, andrò a dormire, ma verrò svegliato da duecento rumori improvvisi, e dormirò male o non dormirò proprio, e domani dovrò prendere l'ennesimo cascèt". La vita è una coazione a ripetere, eterna finché dura. "Dinanzi a me non fuor cose create, se non etterne, e io etterno duro"... come finiva?

(2022)



Jon Watts: Spider-Man: No way home

Film-evento, più di Endgame. Forse il film più spoilerato dai tempi dell'Impero colpisce ancora. Chi lo ha visto appena uscito, ha un ricordo in più da serbare nell'album. Purtroppo noi non c'eravamo, l'abbiamo visto a quasi un anno di distanza, con spoilerato tutto lo spoilerabile (e senza aver fatto alcunché per volerlo). Ha funzionato lo stesso, perché, oltre alle caratteristiche di cui sopra, è anche il film più ruffiano di tutti i tempi: se hai visto tutti i film Marvel dal 2000 in poi, e non ti piace, è colpa tua che sei uno stronzo. Capolavoro del fanservice e quasi della cross-overologia applicata, si fa vanto di tutte le forzature immaginabili per puntare tutto sugli aspetti emotivi: non è ciò che facevano i fumetti degli anni 1960? Il bello di Amazing (l'albo) non era proprio l'essere una telenovela? Potremmo dire che aver azzerato lo status dell'Uomo Ragno dell'MCU (che, al contrario di quanto vuole la vulgata, era tutto diverso da quello "vero" nella forma, ma nella sostanza era proprio lui) per portarlo alle connotazioni più classiche possa rappresentare quasi una marcia indietro: e infatti questo è, una ret-con, per un film che del concetto di ret-con fa la sua forza (nessuno dei personaggi dei vecchi film è esattamente lui, sono tutte varianti che si differenziano per una 'nticchia). Il vecchio cast coglie la palla al balzo per rilanciarsi alla grande, tant'è che persino Foxx, finalmente, non sembra un coglione. Tra i cattivi, com'era ovvio, si fa notare Molina, e persino SandMan fa la sua figura. Ma, chiaramente, Dafoe spicca su tutti: non per niente, quando - recentemente - abbiamo attraversato un set appartenente ad un film che stava girando dalle nostre parti, ci siamo tutti ringalluzziti. Ringalluzzevole pure il ruolo di rilievo dato a Strange, che corrobora l'idea del multicinema. In quanto ai due Spideis, Garfield si impegna come se fosse nel ruolo della vita e guadagna tutta la stima che il suo brand non gli aveva concesso; mentre questo Maguire che sembra appena uscito da vent'anni di rehab è semplicemente commovente. A parte l'incipit nel riuscito stile degli altri due Homemovies, la nostra scena preferita è quando Maguire stoppa Holland dal commettere peccato: a quella faccia non si può non voler bene. Infine, più che Devil (ma anche nella sua serie muoveva gli occhi?) ci ha deliziati l'esilarante scena midcredits (capolavoro della trollata): finalmente, Venom-Hardy è riuscito a farci ridere. Persino questo, è capitato. Se solo ci fosse stato Barton nell'albero di Natale, avremmo avuto l'en-plein.

(2022)



AAVV: Hawkeye

Il Natale, quando arriva, arriva. E finalmente è arrivato! Era da quando l'MCU è diventato Disney che lo aspettavamo. Cosa c'è di più iconico di un film di Natale a NY della Disney? Un film di Natale disneyano e newyorkese dell'MCU, più lungo e serializzato. Certo, ogni tassello di questo ultradecennale puzzle, lo sappiamo, è a rischio usa e getta; ma, allo stesso tempo, è un instant classic, un episodio su cui rimuginiamo per mesi, fino all'uscita dell'episodio successivo. 
Va bene, dette queste banalità, e senza voler rimarcare le solite cose del cast azzeccato, dell'epocale svolta (l'ennesima) del recast fasullo di Daredevil, dell'indovinato rimescolamento di personaggi e attori provenienti dalle opere più disparate e che non aspettava altro che confluire in unico calderone, dell'equilibrata sinergia tra azione e festività; ecco, senza voler ribadire tutto sto ben di Dio, c'è una cosa che continua a colpirmi di questo nuovo MCU: i piricozzi. 
Non c'è un solo personaggio che sia fotoshoppato, o patinato, nonostante i look fumettistici e realizzati ad hoc. Sono tutti pieni di nei, brufoli, succhiotti, macchie, rughe e piricozzi vari, uomini e donne, giovani e vecchi, calvi e baffuti, more e bionde. Gli manca solo la forfora.
Sono personaggi quasi veri, insomma.
Guardate Hailee Steifeld nell'altro telefilm in cui fa la lesbica: lì non ha i piricozzi. Qui sì. Lì è in vestaglia e bacia le donne sensuali. Qui ha un neo e un brufolo e indossa vestiti orrendi. Lì è finta. Qui è vera.

(2021)



AAVV: Moon Knight

Primo tassello dell'MCU completamente scollegato dagli altri, senza uno straccio di rimandino piccino picciò manco per sbaglio al resto del mondo, peggio del Wakanda, non dicono "avengers" nemmeno una volta (la connessione alla Fase 4 è solo concettuale: lo Split mentale come complemento di quello multiversale). E per questo paga dazio: non siamo più negli anni '00 (nemmeno nei '10, peraltro); oggi, se si guarda l'MCU, lo si fa volontariamente e con lo scopo di guardare l'MCU e non un generico "film di supereroi" (come quelli dell'imbolsita concorrenza, sottinteso). Non è l'unico difetto: forse ancor più che nei Thor di Waititi, il personaggio e il suo micromondo appaiono parecchio stravolti, perlomeno per chi ricorda come Munnàit fosse un antieroe metropolitano, mentre qui 2/3 di serie è un journey into mysteries (e in chiave disneyana, cioè un po' poverona in termini culturali). Inoltre, dedicare ben metà serie (le prime tre puntate) alla versione burletta dell'antieroe oscuro ed esoterico va ben oltre i primi capitoli dei romanzi di Eco in quanto a sfida al fruitore. Tutto sommato, la prima puntata è interessante, ma la seconda e soprattutto la terza hanno rappresentato davvero un grosso rischio produttivo. Per capirci: ci siamo abbioccati persino noi (perdendoci, sul momento, una delle scene migliori: vabbè). Fortunatamente, quarta, quinta e sesta puntata hanno riaddrizzato la barra e riaggiustato il tiro (non sono doppi sensi allusivi della gag VM18 tra Spector e moglie che compare a muzzo a un certo punto). Per quanto la scelta del manicomio mentale come rappresentazione visiva della schizofrenia sia banale (si capisce, viene dai fumetti più recenti), tutto l'insistito gioco di depistaggi e controrivelazioni, dagli e dagli, ha funzionato: e fortunatamente non si è scelto di copiare pigramente Legion, come pareva inizialmente, ma addirittura si è arrivati a lambire i territori dylandoghiani di Terrore dall'infinito (cioè Chocky o chiunque ne fosse l'ispiratore), con la storia del fratellino rimpiazzato dall'amico immaginario (qui endogeno) e della madre impazzita (forse i pigri fumetti americani recenti sono i copioni originari). Questo, di per sé, poteva bastare? Forse no: e allora ecco la dea ippopotama condurci nel Duat sulla barca solare.  Un vero tuffo al cuore per chi, tanti anni fa, si sciroppava i didascalici libri di Hancock&Bauval, ove quei concetti erano ripetuti fino alla nausea.  Nel finale, se le scazzottate terrene si mantengono su livelli discreti, senza esaltare, non poteva mancare la battaglia tra divinità sullo sfondo a dare un tocco di grandiosità agli eventi visualizzati. Facendo la media, una serie che prima spiazza negativamente, poi delude, poi spiazza positivamente, poi coinvolge; e pure la scena postcredits segue questo andazzo (davvero è morto Hawke? Ma perché). Delude molto il reparto sonoro: in confronto, non solo all'inarrivabile Loki, ma anche ai semplici Hawkeye e Falcon, queste musiche sono abbastanza pigre e svogliate, e pure la sigla è anonima (non facciamo battute sugli arabi che giocano con le suonerie dei cellulari perché non siamo razzisti, ma insomma). Pure sul piano visivo, il complesso non sconvolge. Restano, però, almeno tre/quattro sequenze da antologia: la scenetta del braccio, gli Isaacs dinanzi alla dea, la barca solare e la rotazione della volta celeste (quella che ci siamo persi in diretta). Ma ciò che rende involontariamente memorabile questa messe di sgangheratezze (tipo la tomba di Alessandro Magno, cosa c'entra) è, nomen omen, l'Oscar: una interpretazione totale, annichilente, massacrante, "the greatest showman" (altro che Jackman), dall'avanspettacolo al bipolarismo, Roger Rabbit e Giudice Morton, l'idiota, il sosia, l'adolescente, l'eterno marito, il giocatore, i demoni, umiliati e offesi, memorie dalla casa dei morti. Un vero eroe. Da studiare all'Actor's.

(2022)



Sam Raimi: Doctor Strange nel Multiverso della Follia

Le aspettative più alte mai registrate per un filmarvel, per via della combo titolo+regista. Ma anche il trailer più troll di sempre: quello che sembrava cattivo, era buono, e quella che pareva buona, era la cattiva. Che era una dei buoni! Chi se lo aspettava! Infatti ci aspettavamo tutt'altro. Invece di No way home (completamente ininfluente, alla faccia di chi - coff coff - si è dannato l'anima per seguire l'ordine di rilascio), il film crossovera pesantemente con WandaVision, che noi pensavamo sarebbe stato coinvolto solo parzialmente, e che invece prosegue di peso, rendendo il film quasi l'episodio conclusivo del telefilm. Un'esperienza straniante quasi mai provata prima ("quasi" perché Age of Ultron chiudeva una trama di AoS e perché, comunque, di film che concludevano telefilm ne sono stati fatti parecchi, solo che erano televisivi). La prima metà circa del film soffre questi ribaltoni mentali, nel senso che, anziché il turbinio sinaptico che ci si aspettava, propone una narrazione molto lineare, proprio da WV, e, se non ci fossero il monocolo tentacolare e quei pochi secondi di tuffo negli universi, ci si annoierebbe quasi un pochetto, con l'aggravio di vedere Campbell non interpretare un ruolo importante. Il tutto svolta con gli Illuminati, su cui tutti si soffermano per il consueto geniale giuoco dei Soliti Ignoti ("signor Inumano, è Lei quello del telefilm cancellato e non canonico?"): il  motivo è che è da questo punto che inizia il vero film di Raimi e si scatena la sarabanda sensoriale, tra piroette della macchina da presa (sebbene manchi, sigh, la "carrellata velocissima") e una colonna sonora classicamente onnipresente, con un apice nella battaglia musicale. L'horror non manca, ma naturalmente è quello guascone/dylandoghiano di Raimi, non certo quello duro e puro degli amanti del genere; potremmo anche definirlo disneyano, ricordando i gloriosi corti della golden age o i parchi a tema. L'impressione diviene quella di assistere ad un film degli anni 1990, dunque vintage, ma questo non dispiace, dato che negli 1990 i film li sapevano ancora fare. Come il concomitante Moon Knight, si inizia un po' delusi e si arriva alla fine soddisfatti, non solo per aver concluso finalmente WV, e arrivando pure a ridere di (e con) Campbell. E allora, per 9 miliardi e passa di Euro, signora Theron, ci dica: è Lei la nuova squinzia di Streing? 
P.s.: comunque questi Xavier e Freccia Nera pupazzosi sono bellissimi, mentre Capitan Milfona di What If è uguale al cartone e, al contempo, la solita, ineluttabile gnocca.

(2022)




Taika Waititi: Thor: Love & Thunder

Classico esempio di seguito confezionato dopo il successo del primo: tutte le cose che avevano funzionato per davvero (il grande senso estetico del regista e dei suoi collaboratori, il revival del peplum, i layout studiati nel dettaglio, le ottime coreografie, la vivacità visiva degli extraterrestri... non è un caso se Waititi è passato a Star Wars), e anche quelle che avevano funzionato soltanto nella testa dei produttori (tutto il resto), vengono riproposte rimescolando la minestra. Non è un seguito di quelli rivoluzionari che modificano e ampliano la portata del primo, ma di quelli standard (in cui pure i camei delle guest stars, che la prima volta erano a sorpresa, stavolta erano noti da tempo). Questo se ragioniamo in termini di primo e secondo film: ma in realtà, stiamo parlando del terzo e del quarto, e di un filone che fa parte di un franchise più grande. E allora, sotto quest'ottica, in realtà il film modifica e amplia tutta la paraphernalia legata a Thor e al filone mitologico, ripescando la dimenticata Jane Foster e chiudendo il suo percorso, o, forse (o forse no), rilanciandolo in modo nuovo, e introducendo il consesso degli dèi, che è comunque materiale tratto dai fumetti. A dire il vero, a parte i ravioli, quasi tutte le stramberie extraterrestri presentate sono elementi fumettistici: qui Waititi c'entra poco, l'approccio demenzial-nostalgico-dance-anniottantesco al filone cosmico marveliano è farina di Gunn e Feige, concettualmente Waititi vi si è solo adattato. Senonché i suoi film... modificano e ampliano la portata di quelli di Gunn, nei quali la "diversità" dei non terrestri rispetto ai terrestri non emergeva così prepotentemente. Non è strano vedere Zeus fare il coglione: non è un coglione, è un alieno, cioè è "diverso" (e ricordiamo che il Zeus della mitologia "vera" era uno stronzo); così come lo è Korg, che si riproduce per rocciaferesi (finalmente una allusione lgtb divertente); così come lo è il dio crudele dell'incipit, perfettamente efficace nel rendere l'idea tra aspettativa del fan e realtà delle cose. Ciò che differenzia Waititi da Gunn è proprio Thor, inteso come il rapporto che lega il regista all'attore: laddove i Guardiani - lo si vede anche nella breve comparsata post Endgame che fanno qui - hanno raggiunto col tempo una maturazione (dovuta forse all'aver lasciato Gunn, vedremo se il suo ritorno li riporterà indietro), Thor ha subìto una involuzione apparentemente inarrestabile, che solo la paternità, seppur acquisita (non per l'attore), sembra (sembra) riuscire a quietare: non una trovata originale, ma meglio di niente. A questo proposito, lo Zeus di Crowe cade a fagiolo (l'ennesimo cast azzeccato, come pure Bale, che nei suoi film più famosi aveva perso i genitori e qui perde la figlia e diventa oscuro): vedere questa vecchia gloria del Cinema in totale disfacimento, e pure laziale, saltellare tenendosi la gonnellina e subito dopo scatenare la guerra, restando credibile in entrambi i casi, è sufficiente a far apprezzare l'intero film. Ancor di più, è vederlo prendere coscienza  di questa regressione nella scena postcrediti: "quando siamo diventati una barzelletta?", si chiede. La risposta più ovvia del credente è "da quando c'è Waititi", ma il mio parere laico è che "da quando c'è Gunn" sarebbe una risposta più corretta. Da lettore mysteriano ed elettore con senso civico, è una domanda che, "io credo" (cit.), dovrebbe diventare fondamentale almeno quanto "esiste vita nell'universo?" o "Dio c'è?". Altrimenti siamo solo capre urlatrici.

(2022)



AAVV: She-Hulk: Attorney at Law

Miniserie complessivamente simpatica, che adatta gli inadattabili fumetti di Byrne nell'unico modo possibile ai giorni nostri. Serie ad altissimo rischio di imposizioni sociali e minchiatelle puerili: non le ha evitate del tutto, ma le ha fortemente e capacemente ridotte al minimo sindacale. "Per essere una donna", l'autrice se l'è cavata (igh igh). C'è stato un momento in cui abbiamo davvero temuto che le colleghe di Jem si baciassero. Ma la parodia dei suprematisti è stata apprezzabile, anche nella sua brevità. La protagonista è in gamba, ma già lo sapevamo dalla serie che la rese famosa, e ovviamente i camei hanno aiutato. Ma certo la grossa sorpresa è stato vedere portato avanti un paio di microtasselli di continuità (Abominio e la cornice di Planet Hulk). Per carità, alla fin fine gli ultimi due episodi si divorano tutti gli altri, e possiamo dire che Daredevil gigione e K.E.V.I.N. (esilarante il suo doppiaggio) - e l'Ezio Greggio di Boba Fett! Un genio - siano ciò che resta più impresso della stagione, anche più di Jennifer e dei suoi ammiccamenti forse, ma va bene così. L'MCU fa metacinema fin dai suoi esordi, e ora che l'ha spinto a livelli da cui non si può tornare indietro non gli restava che la metatv (già accennata in WandaVision, ma qui più spinta). CGI davvero ballerina: è spesso ottima, ma c'ha certe cadute nel dozzinale inspiegabili. Il look di SH del fumetto era già bello di suo, e bene hanno fatto a lasciarlo intonso. Ottimo il minutaggio ridotto rispetto al consueto: dovrebbero farle tutte così.

(2023)




Michael Giacchino: Licantropus

Speciale di Halloween, forse uscito poco prima del dovuto: vederlo in quasi-inverno, di sera, sarebbe stato più opportuno che vederlo in quasi-estate, di giorno. Giustamente in b/n (w il b/n! Sempre!), giustamente agghindato con retròserie e spacciato come omaggio ai "vecchi film classici"... ma l'ambientazione sembra comunque contemporanea. Finalmente, la Pietra di Sangue: ma tre parole sono troppe, quindi rimane Blòdstòn anche nella nostra lingua. Come riempitivo hollyweeniano, ha il giusto concept: la "serata dell'orrore" nel circolo degli ambigui. Lo script, però, è modesto, e, a un certo punto, diventa una scazzottata tra umani (prima) e col licantropo (poi). Sì, l'uomo lupo tira pugni e calci. Lo stesso Giacchino - che carriera! - se ne avvede e inserisce almeno un pizzico di splatter verso la fine. Man-Thing è simpatico, la vecchiaccia pure, e alla fine ci piacerebbe (piacerà, I suppose) rivedere i tre superstiti. MA! il fatto che i protagonisti abbiano le voci di Bucky e Nebula lascia un po' il sapore della poverata secondaria. Comunque, giusta la lunghezza: fosse stato un film da due ore, avrebbe stancato.

(2022)



Ryan Coogler: Black Panther. Wakanda Forever

Il filmino di un funerale, come diceva Mr.Paccagnella, ma trasformato in una classica storia epica di origini e rinascite, potremmo dire una tipica storia delladisni, se non fosse che la ditta del Castello Incantato da qualche tempo sembra essersi trasferita in un Grattacielo Grigio. 
Decisamente migliore del primo film, sebbene, a questo punto, ostinarsi nel compartimentare i vari supereroi sia decisamente da sfigati. Tante scene potenti, su tutte l'ultima (precredits, ma anche la post che la integra), con la tizia che tanto avevamo detestato nel "primo" film (aridagli) che alla fine diventa un'ometta con la testa sulle spalle. E diciamo che, stavolta, anche il rinnovo del look ha aiutato. Shuri Shuri Shuri di tuttu l'annu l'amuri ca mi rasti ti lu tornu (è la morale, fateci caso).
Notevole la Wright, la Bassett si impegna più del solito e guadagna i giusti onori (più alla carriera che al ruolo in sé), ma certo vederla canuta ci invecchia di decenni in un botto. Lo ammettiamo: non ricordavamo chi diavolo interpretasse la Lupita; abbiamo dovuto riscoprirlo daccapo, in una sfida a noi stessi. Non sapendo cosa far fare a Freeman, gli autori si giuocano la carta della telenovela, imparentandolo con Valentina Allegra eccetera, dando così un senso a entrambi e pure al film, che altrimenti sarebbe stato eccessivamente stand alone. Tre piccioni con una fava. Infine, Elni Gnosi Namòr. Incredibilmente, tutta la storia ha un senso (a parte il nome) e, ancor più incredibilmente, è credibile. Giusto non averci messo subito pure Latveria, per non appesantire il tutto, ma certo ora questo mondo, preso singolo singolarmente (ignorando multiversi vari), appare un po' meno scontato di quanto ormai fosse nella vulgata comune. Ed è giusto che la celebrazione dell'afroamericanismo passi per lo scontro/incontro con l'ispanismo (gli asiatici hanno il loro film a parte), le elezioni sono vicine, e dopotutto tutti quei Fausti & Furii dovrebbero aver insegnato qualcosa, ormai. Non puoi essere un buon negro se tratti i messicani come i wasp trattano te. Tutto il (si fa per dire) "sotteso" politico, la sacrosanta lezioncina data ai paesi africani (e agli occidentali), era presente anche nel pri...precedente film dedicato a BP, ma risultava svilito dall'ammorbante imposizione della visione per la quale, una persona di colore, per sentirsi pienamente realizzata, dovesse per forza diventare un idiota che dice "yo" e "bro" ogni due parole e batte il cinque a tutti. Questo aspetto, in questo film, è fortunatamente ridotto, e ci svilisce  soltanto in poche, limitate, sequenze (la peggiore quella all'università, frutto delle pressioni aziendaliste che hanno voluto un ennesimo esoscheletro in giro e hanno imposto l'ennesima Newton bertaniana). Una sorpresa, comunque, in un film interminabile, lungo oltre misura, nel quale abbiamo dovuto cedere alla corte di Morfeo per alcuni minuti (precisamente quando abbiamo guardato l'orologio e realizzato che era trascorsa un'ora e trentacinque e mancava ancora un'ora bella piena). Sfrondato di Riry e di qualche "momento drammone", e schiarito qualche nero di troppo (ah ah), sarebbe stato un ottimo complemento di TF&TWS: anche così, comunque, il discorso fila; ma la quest di Shuri, e quel finale, prendono decisamente il sopravvento.  

(2023)



James Gunn: I Guardiani della Galassia Holiday Special

Rilasciato forse un po' troppo presto, sono riuscito a vederlo non troppo in ritardo. Speciale più frivolo ed inutile di quanto sperato, i due cenni di continuità (nuova base, nuova famiglia) sono il minimo sindacale (vabbè, Cosmo). Se Quill è maturato, gli altri sono ormai delle barzellette. Fa ridere vedere Bacon a casa sua o al cell con la Sedgwick, ma comunque c'è poco altro. Anzi, no, ci sono troppe canzoni. Giusto far incontrare Mete Sr. e Jr., ci si poteva giocare un po'. Nonostante la vacuità, sono quaranta minuti che scivolano come niente. 

(2022)



Peyton Reed: Ant-Man and the Wasp. Quantumania

Critiche esagerate, ma due senza tre purtroppo c'è. Solo in parte è il film seguito dei due precedenti, perlopiù all'inizio e nel finale posticcio (pare sia stato riscritto e rigirato stravolgendo parte del senso della storia), e soprattutto nel format dell'avventurona famigliare riprende ed espande ulteriormente il concept dei "tesori, ragazzi ristretti". Ma questo occupa solo un terzo di film; un altro terzo è lo show di Kang, che dopo il prologo di Loki può presentarsi definitivamente al grande pubblico. Anche qui, chi critica lo fa un po' infantilmente, non c'è nulla di tanto diverso dalle fasi 1,2,3. Il cross-over tra i due "mondi" è un po' forzato ed artefatto, vedere tutto quel minutaggio con Megiors e Miscèl Faifer canuta fianco a fianco è stato abbastanza straniante. Bello, comunque, aver fatto in tempo a vivere un'altra (ultima?) avventura con queste vecchie glorie del cinema delle nostre origini, bello aver assistito ancora al miracolo del perpetuarsi di Paul Rudd, ed è stato naturale accettare la figlia di Castiel come figlia, e forse erede, di Ant-Man (è la decamillesima Newton Pitagorico, ma essendo figlia di Rudd non ci irritiamo); solo Wasp è caduta imperdonabilmente nel dimenticatoio. Boh. D'altra parte, a noi Kang era già piaciuto nel suo vero esordio, e vederlo per un'oretta di più ci è parso un giusto riconoscimento alla nostra assiduità (e poi, drin drin snack in arrivo, non ci stancheremmo mai di ascoltare Lopez Jr.). Certo, l'idea che una variante del supernemico sia già andata, e peraltro senza chissà quali eccessive difficoltà, ci lascia ancora qualche dubbio sulla reale portata di questa sottotrama, dubbio che le varianti in costume non hanno proprio contribuito ad attenuare, ecco. Ma siamo speranzosi, a partire già da Loki 2. A preoccuparci è Disney Senza Walt, il vero villain multiversale e semisclerato, che parla parla ma quando deve agire ancora tituba. Lo dimostra il terzo... terzo di questo film, in cui si vedono chiaramente la mano della produzione e i fili del parco a tema. Questo Regno Quantico poco quantico e molto terrestre, con set e costumi riciclati da fantasy anni '80, è stato abbastanza deludente. Abbastanza, non del tutto.  Ma insomma, sempre evviva Murray/Gammino, ma se tagliavano la scena, o ci mettevano un altro, che cambiava? E tutte queste somiglianze starwarsiane... lo possiamo dire? Perché non metterci direttamente SW e fanculo tutti? Tanto prima o poi le contaminazioni che nessuno osa immaginare arriveranno, è solo questione di tempo. A 'sto punto, perché non provocare? Un po' sprecata anche la sequenza dei mille Rudd. Carina, ma ci si poteva sforzare di più, almeno con sfondi e montaggio. "I film dell'MCU non sono film ma grandi episodi televisivi": ecco, stavolta la definizione si applica alla lettera.

(2023)



James Gunn: I Guardiani della Galassia vol.3

Finale di trilogia, che però non è una trilogia vera e propria, i cross-overs hanno contaminato parecchio il materiale di partenza, nonostante qui si cerchi di fingere che si sia trattato di piccole bischerate. In fondo, si può considerare il comportamento di Gamora come un semplice mestruo. No? Vabbè. Film molto bello in alcuni momenti e sotto certi aspetti, una poverata in altri e sotto altri. Ad esempio, Knowhere e la finta Terra sono poverate. Il pianeta degli orgocosi è invece notevole, un intelligente mix di figaggine e parodia senza vergogna (il costume di Fillon), per tacere poi della sapida (auto?)ironia dei padroni che pervade il film tutto (trasformare animaletti in perfetti personaggi umanizzati di consumo, è abbastanza chiaro no? E ci sono pure i Teletubbies). Per i nostri gusti, troppo spazio dato al tizio erede di Yondu, mentre Cosmo, che comunque è Laika, ci è piaciuta (anche se parla come la sorella di Natasha). Gestione salda della coralità, ma forse Quill avrebbe potuto risaltare di più. Ma ormai era deciso che il protagonista avrebbe dovuto essere Rocket, e qui sta il grande pregio e il grande difetto del film: giacché la storia passata del piccolo e indifeso procione dagli occhioni luccicosi, tutto pucci pucci amore dammi tanti bacetti, e dei suoi amichetti animaletti del bosco (vabbè, c'è un tricheco, però lontra e coniglietto connotano il background) altrettanto sciocchinamente ingenuotti e dolcemente estranei alle bassezze del mondo (puro Bosco Piccolo), tutti trasformati in abominevoli freaks, prima sognatori sottomessi poi eroici ribelli, supera in disneyanità qualunque cosa Disney Senza Walt abbia prodotto da tempo immemore, ma proprio qualunque, non c'è gara (con un tocco di Don Bluth, toh, ma insomma, la conosciamo la Disney sadica delle origini); e, tuttavia, è una storia talmente "pesa" da renderne difficile la revisione a chiunque abbia superato l'età in cui le maggiori preoccupazioni sono i voti scolastici e non sembrare sfigati. Con tutti i problemi che uno c'ha, chi ha voglia di andarsi a rivedere pure la donnola che ci muore davanti agli occhi e ci dà il bacetto sulle nuvolette? Il cyberconiglietto e il tricheco con le ruote trucidati? No, grazie. Una volta è bastato. Dobbiamo già patire abbastanza sofferenze senza andarcene a cercare altre. E, infatti, a differenza dei voll.1 e 2, stavolta abbiamo sorridacchiato alle battutacce di Drax e alle faccette di Quill, a manifesto della nostra stanchezza esistenziale. Per una volta che cercavamo l'umorismo, Gunn ha fatto mezzo film drammone. Per citare Gamora: "vaffanculo!". Attori in palla, qualche bella coreografia, bei colori. Speriamo che Disney Senza Walt non butti via tutto. Certo, una storia così ruffiana non poteva che valersi di cattivi macchiettistici (l'AE) o tirati dentro per fare numero (Warlock), ma almeno l'interpretazione del primo si è fatta notare. A differenza di Quill, noi non siamo maturati del tutto, per cui un po' ci infastidisce questo finale dato a Gamora, e non ci entusiasma particolarmente la nuova squadra, ma da tempo abbiamo deciso di badare solo al nostro orticello, e ci facciamo bastare StarLord sulla Terra, pronto per i prossimi eventi. Siamo comunque delusi dal ridimensionamento di Stallone e dalla sparizione di Rhames e compagnia (e non parliamo di Glenn Close). Questo non ce lo dovevi fare, James. Ma dove vai con quegli altri, resta qui con noi. Siamo una ditta di sociopatici, ma abbiamo delle idee, una visione di società. "Abbiamo un sogno: avere un sogno" (cit.). 

(2023)



AAVV: Secret Invasion

Siamo invasi da telefilm: la duplice natura dell'MCU televisivo si fa manifesta in questa opera, che si ricollega alle origini dell'MCU stesso. Finalmente Fury/Jackson protagonista: sì, ma poi? Prodotto quando Iger e Feige non avevano ancora razionalizzato il delirio di onnipotenza e la sovrapproduzione, questo "film in 6 parti" non è, per sua stessa natura, in grado di mantenere tutte le promesse. Vorrebbe essere una serie fighissima e potente, ma finisce per essere una parentesi romantica. Come si può ridurre l'invasione di un milione di Skrull ai soli Rhodey e Ross, peraltro alla fine già reintegrati? Come si può bellamente far dire al protagonista "no, dai, stavolta gli Avengers non li chiamiamo"? Il discorso politico c'è (la Sinarchia dei Rettiliani dietro alla guerra in Ucraina!), ma è ridotto ruffianamente a quattro comparse.  TF&WS era stato più incisivo. Regia e montaggio davvero altalenanti: a volte copiano bene (l'inizio con Ross), in altre occasioni sono davvero pedestri (nella morte di Talos si vedono i movimenti di macchina, come nei film dei Vanzina). Scrittura altrettanto opinabile: Fury che d'improvviso si scopre Black Matter, Rhodey che gli risponde con cinico buon senso, ma è uno Skrull e quindi sarà davvero buon? Poi la cosa di Fury viene spiegata un pochino, c'è uno sforzo di far percepire lo scopo di questo personaggio senza poteri, ma anche qui, saranno cinque minuti. E ancora: non è Fury a diventare l'Avenger definitivo, ma la squinzietta, e vabbè; ma la scena del disvelamento del finto Rhodes davanti al Presidente non ha proprio senso, dopo aver visto Fury e Sonia sparare prima di domandare per sei puntate. Poi il Presidente diventa tutto d'un tratto un dittatore sanguinario, e va bene a tutti. Boh. Per nostra fortuna, il nostro status psicofisico e cognitivo regredisce giorno dopo giorno, e alieni su un pianeta straniero lo siamo dalle scuole medie, pertanto noi ci siamo goduti la serie semplicemente come una non-ultima-ma-quasi gigioneggiata del buon, vecchio settantenne SLJ, finalmente accoppiato alla sua metà. Abbiamo ammirato lui e gli altri big della recitazione (Cheadle, Freeman, Colman) e ci siamo chiesti cosa pensassero mentre giravano certe scene. Ecco, abbiamo detto fino alla nausea come l'MCU sia, oltre che il più lungo film di sempre, il più grande esperimento di metacinema di sempre; ma forse, in questo caso più di altri, avremmo preferito anche  una storia ben raccontata.

(2023)


AAVV: Loki S2

Ah, ma non è una serie tv divisa in stagioni; è un film in due tempi. 
Questo spiega il tergiversare riempitivo di questa "stagione", dove sei episodi si potevano ridurre a due-tre tranquillamente. Ok, dovevamo esperire con il protagonista l'angoscia e il senso di impotenza, il fare parte di un gioco decisamente più grande; sotto questo aspetto, nulla da dire. Loki ha ottenuto la sua redenzione e si è compiuto il suo destino. Bello. E bello è stato vedere l'Yggdrasil, soprattutto perché ci ha ricordato che anche gli americani leggiucchiano, ogni tanto. Rimane comunque tutta quella trafila di Loki che si falcia da solo, e quella "sottotrama" degli agenti TVA esauriti, un po' boh. Divertente, invece, la Fiera/Expo, antenata di Epcot, e mettiamoci pure Majors spettinato coi baffoni, dai. 
E' mancata la magia della "stagione 1", però: rendere villain il cartone animato d'accompagnamento è indice della schizofrenia della Major (ih ih), sclerata a furia di compartimentare e poi mischiare tutto per compiacere chissà chi. 
E Kang? Sarà davvero così importante? Francamente, finora, solo Colui-Che-Rimane ha avuto un minimo di carisma (bella la scena "rivelatoria"), mentre le varianti viste finora sono parse un po' coglione. E, ora, vedere Loki su quel trono sa tanto di "Piano B".

(2023)



Ruben Fleischer: Venom

Che noiona. Per carità, di Venom ho un bel ricordo per quella run horror di Uomo Ragno e i suoi fantastici amici, ma il Venom "punitore mostro" dei fumetti successivi alle origini non è che mi sia mai sconfinferato tanto, con tutta quella paccottiglia di simbionti parenti-serpenti-blob, che manco i Ghoaul'd. Ecco, questo film è "punitore mostro", che fa un sacco di battute, e guida la moto, e dà i pugnoni all'indiano, e alla fine tira in ballo Carnage, un pazzone spettinato tipo telefilm DC, che fa rimpiangere Polansky.  Un filmetto vecchio di 15 anni, e vi dico che sono una delle due persone a cui non fa schifissimo il primo Fantastic 4, quindi ho una gola che Linda Lovelace mi fa un baffo, però, insomma, questa è proprio una robetta. Intravedo il tentativo di adattare Eddie, ma senza Spidey non ha senso. E, a proposito, giustamente - essendo un film per bambini -, alla fine hanno messo il promo del cartone animato al piccì. Cartone che avevo voglia di vedere, ma dopo questo spezzone, direi che non ne ho più.
E poi c'ho sempre 'sta immagine di De Rossi che diventa Venom, che è come stralciare sotto ai miei occhi il patto narrativo.

(2018)


Andy Serkis: Venom. La furia di Carnage

Seguito di un film mediocre, per non sfuggire alla legge del sequel, è ancora più mediocre del primo. Anzi, lo definirei proprio brutto, e sono uno che reputa brutti soltanto un paio di film di Boldi, Sausage party, la scena della merda di Ted e poco altro. 
Avevo scritto altrove come, essendo cresciuto con il terrore dei cartoni animati di "Solletico", in cui l'arrivo di Venom era rappresentato come un horror lugubre e ansiogeno, già faticassi ad accettare l'involuzione Goaulh'd dei fumetti,  con tutti i simbionti buoni che litigano fra di loro. Di conseguenza, già il Venom del primo film mi era apparso un ulteriore svilimento del personaggio: che ingenuo! Non avevo ancora visto il secondo film. 
E se, tutto sommato, il primo presentava anche una parvenza di trama, qui resta solo Hardy, in un one man show in cui parla con la versione sboccata di Harvey. Il resto si guarda e si dimentica un secondo dopo, come le foto su uozzàp, con l'eccezione di Harrelson, il cui ruolo è paragonabile a quello di De Niro in Rocky e Bullwinkle (ma lì c'era stato del coraggio, dietro; il vero ruolo brutto di De Niro è Nonno scatenato).
La scena post credit è quasi un'ammissione di colpa: dimentichiamo 'sta roba e andiamo in Serie A, da quelli bravi.
Ma l'escamotage mi lascia dubbioso, sarà difficile raddrizzare questa variante, come fatto coi Netflix.

(2021)


Daniel Espinosa: Morbius

Filmetto usa-e-getta, in buona parte nient'affatto esecrabile. Come ormai si suol dire, "i due Venom sono peggio", un assioma ch'è anche una teoria scientifica. Certo, è tutto trito e ritrito, le scopiazzature batmaniane fanno sorridere, i titoli di testa&coda sono fatti da noi nell'ora di informatica a scuola (e noi facevamo i siti con lo sfondo giallo e i testi in Times e, ovviamente, i frame). Ma intanto c'è questo Leto, che a noi non entusiasma mai granché, ma che è indubbiamente adatto al ruolo, come lo è l'onnipresente Coltorti (e allora si poteva decisamente evitare di dargli pure Licantropus). C'è Adria Gnoccona, che fa quel che le riesce meglio, cioè esistere. C'è Jared Harris, sostanzialmente sprecato, ma sempre fico. C'è il Dottore Stropicciato, che come al solito rinnega il ruolo che gli ha dato la fama per fare l'esatto contrario. Ecco, il cattivo è la cosa meno riuscita del film: scontato dalla prima inquadratura (il flashback bimbesco), demenziale nella sua stolidità adulta. Abbiamo visto critiche allo yuppismo più efficaci. D'altronde, il concetto stesso di fare film sui cattivi raccontandoli come buoni problematici, e bisognosi di cattivi più cattivi di loro, denota il livello di intelligenza di chi produce questi prodotti (e di chi li guarda, glom). Se non altro, questo è probabilmente il primo comic movie senza comic... e pure senza il movie, direbbe qualcuno, ah ah. In realtà, non è del tutto vero, perché il poliziotto ispanico battutaro non manca, ma grazziaddio gli hanno tagliato le battute, e poi a noi ha divertito di più il collega di Fastenfurius, finalmente in un ruolo serio, purtroppo anche completamente, ma completamente, inutile. Soprattutto, la componente umoristica è data dalle scene posciacrediti, che sfiorano il delirio mistico. E sì: a noi questa idea nonsense dell'Avvoltoio espulso dal MCU diverte da matti, e ancor più ci gasa vedere il Keaton di Birdman intortato in operazioni rovinose sia sul lato Marvel che in quello Dc. Vabbè, ma il film? Non è che ci sia molto da dire, è la solita origin story. Ecco, le scopiazzature batmaniane di cui sopra, in realtà, si sono rivelate salvifiche. I giochi di luci rossonere, la persistente nenia zum zum zum, questo buio nolaniano opprimente e rassicurante, anche utile a nascondere la triste compiuter grafica (a parte le linee cinetiche, divertenti), sono quei trucchetti ruffiani che funzionano sempre, o non sarebbero ruffiani. Apprezzabile il tentativo di fare dell'horror supereroistico, sebbene l'unica sequenza davvero spaventosa sia quella in cui Leto è pelle e ossa e gli ficcano un ago nel midollo. Brrrrr. E adesso, un mondo giusto ci servirebbe questi Tristi Sei su di un piatto d'argento; ma nel mondo reale, anche se paghi il coperto, ti danno la tovaglietta di carta. Speriamo di vedere almeno Gnoccona vampira. In fondo, questi vampiri non muoiono all'alba come le speranze (o erano i sogni? vabbè, è uguale).

(2023)