mercoledì 19 gennaio 2022

DAMPYR My Selection

Dampyr #5: Sotto il ponte di pietra (Boselli/L.Rossi)
Il vero "numero 1" della serie, o, almeno, il "numero 2". (Sì, il numero 1 è doppio, quindi è "numero 3", VA BENE). Il flashback di connessione posticcia al #4 spiega perché il finale del #241 non ci appariva un grande colpo di scena. Per il resto, è il perfetto episodio introduttivo alla serie, che ben ne evidenzia le differenze dal bonellume coevo e antecedente (e posteriore). Una storia leggibile soltanto in questa serie. O nei romanzi di Perutz e Kafka e compagnia, o nel saggio di Ripellino. Certo. Ma io mi riferivo ai fumetti. Anticipazioni a pioggia su eventi successivi: il primo dampyr, i concerti, la legge, le zie, il doppio Harlan, Draka, il pianeta maestrale, gli sceipscifters, Dee e Kelly, il Golem, la faida con Nergal,  il grimorio De Profundis e gli Antichi Dei, Samael, Comenius e il ghetto errabondo, la necessità di animare il Golem. Ma, soprattutto, ciò che a posteriori ci sorprende, è l'eroismo del buonissimo e per nulla malvagio Nikolaus, già plateale e manifesto. Zrcadlo è un personaggio interessante, quindi muore subito. Solo l'assenza dei fratellini rende l'episodio un poco arcaico. Arte dampyriana degna di un "numero 1" (o 2 o 3).

(2021)



Dampyr #12: Anima persa (Boselli/L.Rossi)
Versione migliorata del #5, è anche il punto di svolta della serie: non tanto perché Nergal ci fa l'onore di presenziare, tanto non sarà all'altezza del ruolo che si era scelto, quanto perché è qui che i protagonisti si stabiliscono definitivamente nel quartier generale e Caleb diventa il Charlie degli angeli. Fumetto dalla cultura tonitruante, che tramortisce/entusiasma sin dal catalogo librario presente nell'abbondante rubrica, che abbiamo letteralmente razziato, andando a procurarci quasi tutti i testi indicati. E pensare che all'inizio era "il diario romantico di Tesla Yattaa". L'inizio è già un piccolo capolavoro, e non vi succede niente! C'è solo lo scherzone di Rolando fatto da Nikolaus a Tesla. Lei e il suo non fidanzatino/fratellino/amichetto/pucci pucci trascorrono l'intero albo ad ambientarsi, lamentandosi di questo e di quello, permettendo al lettore di immedesimarsi, mentre Caleb gli rispiega tutta la vicenda (è l'espansione del #5, cioè del "numero 1 cioè 2 cioè 3", quindi è come un 4 meno meno). Non mancano anticipazioni di storie che al tempo parevano dover essere raccontate chissà quando, ma per noi John Titors sono già vecchiume polveroso: dalla Guerra dei Trent'Anni alla sorte di Madame de Thebe e figlio, che già ci commuove prematuramente qui (atroce il legame col il #153 dato dalla morte dei due Bonelli). E già qui vediamo il vero Camael affrontare il vero Samael, come fosse usanza abituale. Ma il vero protagonista è Nikolaus, con questo suo fare insistentemente ambiguo, con cui fa gli skerzi, ruba i libri (realmente esistenti, così noi umberti echi de noartri possiamo sorprendercene), bighellona e turlupina tutti. La vicenda del Dybbuk, anima a metà tra il bene e il male, ne è l'ovvio contrappasso, o come cacchio si dice in termini semiotici. A proposito, da anziani quali siamo non possiamo che ricordare con affetto come questo termine ci sia divenuto famigliare proprio qua, oggi che lo troviamo ovunque, persino nei Lazarus Ledd pubblicati prima. Ahimé, ricordiamo pure come qui inizi la sottotrama di Samael invaghito di Tesla, ancora oggi lungi dall'essersi conclusa. Un'inezia, in un fumetto che parla di Athanor e Grande Opera, che quindi si eleva a prescindere dalla plebaglia, meravigliosamente illustrato con pagine che sono piccole wunderkammern per quanto sorprendono ad ogni rilettura. 

(2022)



Dampyr #23: L'Elisir del Diavolo (Boselli/Genzianella)
Terzo episodio del filone praghese, è l'occasione per evidenziare (a chi?) come questa nostra iniziale rilettura stia coincidendo con i contenuti del primo volume dell'edizione libresca SBE; che è come voler dire che, una volta tanto, ne hanno fatta una giusta. Fumetto che, in prima lettura, si disperse nella nostra memoria come nebbia teatrale, dissolvendosi in mille flash confusionari. A causa di ciò, per molti, troppi anni, abbiamo cocciutamente confuso l'antiquario Frantisek, assassinato da Belyalis, col libraio Obrazek, il Dybbuk del #12, di cui ora Harlan ha rilevato il posto (con tanto di Kavka, che però è una spia del nemico, ma nessuno gliel'ha detto); non paghi di ciò, anche lo stesso Belyalis e il Comenius del #5 si sono spesso scambiati di posto, nel nostro neurone zrcadlo (e sì che uno è un demone, l'altro no). Ora, finalmente, tutto ci è chiaro. Sappiamo persino che è qui che Nikolaus restituisce il libro ciulato nel #12, quello che Harlan ricorderà di leggere nel #27 (e che poi gli impedirà di leggere altro, anche causa interruzioni inopportune). Non solo: riscopriamo, come fosse la prima volta, chi diavolo sia quel Jorge di cui avevamo inopinatamente perso ricordo; è l'amico di Saugrènes; non ce lo ricordavamo perché è un personaggio anonimo, privo di caratteristiche ben evidenti, a parte il cappello. Le tonnellate di nozioni sono, invece, pura scoperta, avendole rimosse tutte: dalla Torre Eiffel di Praga agli automi scacchisti all'unicorno ucciso nel 1542 nel Regno di Prete Gianni, Etiopia, dal portoghese. Piccole meraviglie che solo il Martin Mystère dei tempi d'oro sapeva regalarci, e che ci rammentano (aridagli) perché, ad un certo punto, questa serie ci avesse preso tanto. A proposito: nelle edizioni librarie, Martin era solito eliminare i riferimenti a sue avventure passate per non confondere i suoi lettori normali (che però lo ignoravano, mentre gli speciali, più arguti della media, si ricompravano storie che già avevano); ci chiediamo come siano state riproposte le divertenti pagine in cui l'agenzia Caleb sciorina dispacci di continuity (ti saluta Milius, Vathek è segnalato qua, Dolly McLaine non è là, ah la cara Amber). Elucubrazione di poco conto, comunque, in un fumetto in cui la piega seriale comincia ad intravvedersi (vedasi il finale colla sceneggiata di Merola Nergal e Sonderling gambadilegni fuggenti), ma capace, nel complesso, di divertire - e qualcosa di più, perché, lo confessiamo, la particina in cui Kurjak e Tesla, dopo che Harlan è divenuto malvagio, hanno già voglia di mollare tutto non è affatto patetica. L'arte non è di Luca Rossi, e, nella prima pagina, ciò si manifesta con una inevitabile smorfietta di disappunto. Ma man mano si riscatta e arriva quasi a farsi preferire: a parte pagine sublimi, quali la visione della Regina di Saba, e un uso dei campi da manuale, riscontriamo qui la migliore interpretazione dell'"acceleranty" (il contrario del rallenty, come si chiama) di cui abbiamo memoria (visto quanto abbiamo scritto, significa tutto e niente, ce ne rendiamo conto; ma insomma, ci siamo capiti).
 
(2022)



Dampyr #50: Il Dottor Cinderella (Boselli/L.Rossi)
Episodio fintoconclusivo della minisaga praghese originale, con ritorno e morte di Comenius; questa, però, sarà rettificata. Ma tutto l'episodio è una rettifica, giacché l'inizio è un pastrocchio cronologico davvero inconcepibile, considerato che, all'epoca della pubblicazione, sia Bonelli che Canzio erano ancora in attività. Il fumetto non è ambientato al momento della sua pubblicazione (maggio 2004), bensì nell'autunno 2003; questo perché, nel #41 dell'agosto 2003, Saugrénes aveva incontrato, per la prima volta, Harlan nella sua veste di libraio postObrazek, e gli aveva chiesto il libro dei racconti di Nikolaus, che qui ottiene (da Nikolaus, per Harlan fare il libraio significa spostare un libro e sedersi alla scrivania). Ma Saugrénes afferma che l'incontro è avvenuto "quasi un anno" prima, e questo perché il prologo di questo episodio si colloca nell'agosto 2002, durante la celebre alluvione realmente avvenuta, al termine della quale il nullafacente visita, per la prima volta, il negozio di Frantisek post#23 e rivela a Nikolaus di aver chiesto ad Harlan il libro, che Nikolaus gli fa recapitare. Avevamo raccontato tutto questo già nell'altro commento: lo riproponiamo perché, purtroppo, è ciò che più resta impresso al termine della lettura. Il ché è un peccato, dato che di elementi degni di nota ve ne sono parecchi: dalle spettacolari vedute dall'interno della boccia di vetro, coi faccioni di Comenius e Belyalis, al videogioco mitologico con l'orologio dei bestiari, in cui Kurjak uccide la Chimera, l'Arpia, la Manticora e la Gorgone; passando per l'interessante muratore di 130 anni e per il doppio gioco di Kavka, che per una volta esce dalla gabbia, fa cose e vede gente; e suggestive, come di consueto, sono le sequenze malinconiche in cui Nikolaus gironzola e sospira triste e sardonico davanti alla città alluvionata o al ritrovo degli scrittori morti. Il finale è, invece, di quelli sbrigativi e proceduraleschi, in cui, da una pagina all'altra, i personaggi passano dall'essere in punto di morte a ridere jessicafletcherianamente passeggiando in comitiva.  Il ruolo di Athanasius Pernath non è poi così rilevante, e un altro difetto dell'episodio è quello di preparare il terreno al #54 (quello della lirica), tant'è che Caleb permette a Nikolaus di mettere zoccolo al Divadlo dopo secoli. Ma diciamo che, nonostante tutte le sue storture, questo resta pur sempre un episodio praghese dai disegni prestigiosi. Con un dilemma: quando Caleb interverrà nel #64, sarà poi sgridato fino al #105; ma anche salvare gli alluvionati è intervenire (lo dice lui stesso) e, ora che ci pensiamo, era intervenuto anche nel #12. Vabbè. Disegni prestigiosi. Ci accontentiamo.

(2022)



Dampyr #20: Il castello nei Carpazi (Boselli/Piccininno)
Smettiamo subito di seguire la riedizione da libreria e partiamo per la tangente, con un episodio minore, ma prodromico di altri, e, soprattutto, nuovo punto di svolta per la collana: è qui che, per la prima volta, Draka appare di sé sesmo sedesimo, sebbene - nel tempo corrente - soltanto fuori campo o in confusa forma di drago; tuttavia nei flashback storici è mostrato esplicitamente, quindi boh; vabbè, tanto la trasferta prosegue in una storia-cult in cui si vede tutto. Già. Harlan si trova in Romania, in quanto in un libro - forse uno dei quelli trovati nei #1/2 - ha notato che "Draka" e "Dracula" si assomigliano; secondo Tesla, invece, è stata Amber (#3) a dargli l'indirizzo di Vlatna, che però non assomiglia a "Draka" (e va detto che Amber deve aver agito off screen). Per fortuna, il non-morto cecato Tomsa, fintamente al soldo di Vlatna, ma in realtà nostalgico di Draka, che però lo aveva abbandonato, citofona e mette le cose in chiaro: "Draka" assomiglia a "Dracula" perché questi era figlio di "Dracul"; Dracul e Dracula, cioé Vlad e Vlad Tepes, erano vassalli di Draka, il fondatore dell'Ordine del Drago (da cui discendono tutti i reparti Dragoni degli eserciti di tutto il mondo; che si fotta Erlik). Posto che Harlan fa Draka di cognome, resta da capire dove sia Kula, ma questo enigma non sarà mai svelato.  Da par suo, Vlatna non è un Maestro qualunque: addirittura, ai tempi d'oro, aveva cacciato Draka dalla Transilvania, vendicando la sconfitta di Sarmizegetusa di qualche secolo prima. Il tapino è però colto di sorpresa quando scopre dell'esistenza di un dampyr, forse perché, dal 1989 (anno della caduta di Ceaușescu e del suo risveglio) al 2001, non aveva avuto modo di fiutarne l'olezzo. Ridottosi alla pedofilia vampiresca, e deluso dalla mancata assemblea della famigghia su Mental Zoom, cui partecipa solo Araxe (#10), infastidita per essere stata svegliata, a Vlatna non resta che sbroccare e retrocedere subito a Maestro usa-e-getta-o-quasi (dato che tornerà una seconda volta). Con una particolarità: caso più unico che raro, a sconfiggerlo - per il momento - non è Draka Harlan ma Draka e basta, che lo riempie di linee cinetiche e lo sbatte nel pozzo Hellraiser, con gli anelli e le punte. Un episodio, insomma, che, anche grazie alla sua struttura programmatica, ben si presta ad essere considerabile come un secondo o terzo starting point della serie: il lungo prologo, con la coppietta di turisti poliglotti sbranata dai vampiri; i poveri orfanelli salvati dai buoni dal medico sadico dell'orfanotrofio malvagio (e questi Alina e Nicu li rivedremo pure);  le piccole note di continuity (Araxe che ricapitola a Vlatna tutti i Maestri incontrati da Harlan; i libri trovati alla fine da Tesla, tra i quali si presume ci sia Transylvanian Express, o forse no); il finale a convenienza, in cui forse qualche non-morto si è salvato, oppure no (anche Tomsa muore, ma ci sembra che torni); tutti elementi caratteristici della storia-tipo di Dampyr, ricetta rimasta pressoché immutata fino ad oggi. Unico retaggio arcaico è l'assenza di Kurjak, necessaria al momento sentimental-malinconico di Tesla, invaghita di Harlan. Ah, esilarante la sua battuta, capace di umiliare, in un sol colpo, tutti i Maestri incontrati in seguito: <<Tutti potrebbero sapere di te, ormai>>. Abbiamo veramente riso di gusto. Paragonata ai giganteschi Rossi e Genzianella, l'arte appare piccininna; invece è dignitosamente capace, posata, espressiva, e, nelle numerose quadruple o paginone visionarie (inserite all'uopo dallo sceneggiatore), decisamente efficace (il solito Piranesi, ma fatto bene); cade però nel momento-clou della vicenda, lo scontro epocale tra Vlatna e Draka, una pigra sequenza di linee cinetiche e di personaggi svolazzanti, più vicina agli standard Star Comics che a quelli Bonelli. 

(2022)
  


Dampyr #21/22: Transylvanian Express/Il segreto delle sette città (Boselli/Majo)
Fumetto che ai nostri occhi resterà sempre epico, essendo stato il primo. "Uao, se 'sta serie è tutta così...". Certo, come no. Arte meravigliosa, magica, travolgente: gli inizi dei due albi, il romanzetto e la discesa folle dell'autobus, resteranno per sempre nella nostra Mente di Babele. E il genio di trasporre la caccia al tesoro delle sette città - archetipo dell'Avventura - in Europa, e di farlo in modo storico-documentaristico? Genio, appunto. Non volendo scrivere un panegirico di elogi, dobbiamo riportare alcune perplessità. Cominciamo con Sandy O' Sullivan, che vediamo solo come evocazione romanzesca, una mora peperina e puttanella; ma quando la vedremo dal vivo sarà rossa e fanciullesca. O no? Foster, invece, sarà uguale a Michael Caine anche dal vero. Boh. E Brumowski? Per ora non è proprio simpatico. Proseguiamo con Agarthi, che ricordavamo fosse visibile già qui, e invece è solo un flash. Veramente la vedremo solo ottanta numeri dopo. Alla faccia di Lost. L'elmo magitecnico: è prodotto di una civiltà avanzata e dimenticata, ma nel romanzo Vraka dice che viene "da un'altra dimensione", e, come abbiamo scritto poco fa, non è chiaro se la ricostruzione romanzesca sia da considerarsi proprio del tutto completamente al cento per cento romanzesca. La divagazione sui vampiri licantropi, poi, sembra un po' tirata per giustificare il mutaformismo e il nome della setta. Infine, la caccia al tesoro. Praticamente gironzolano per cinque città senza sapere dove andare, e ogni volta ripartono subito, poi ne scartano una perché sì, e alla fine li aiuta la visione di Draka, sennò stavano ancora lì. Comunque è nella Chiesa Nera di Brasov, l'unica dove non erano ancora stati. I Lupi Azzurri, discendenti di Gengis Khan, sono anch'essi in fase embrionale: Lester De Vere muore subito, il vero cattivo sarà il fratello. Ma la cosa che ci ha sconvolti è l'assenza di Vera Bendix. Chissà perché, eravamo convinti di trovarla subito. Vabbè che per noi Gengis Khan è Gambadilegno. Ah no, quello era Attila. Come non detto. Beh, tutto ciò è poco rilevante: un fumetto così originale e carico d'atmosfera è merce rara, da preservare e conservare con cura. Divertente la rubrica doppia della seconda puntata, ove si spiegano Storia e Geografia ai lettori ignoranti. In termini di continuità, si segnalano le zie - esplicitamente indicate come le Moire -, la madre di Harlan, la visione del destino dell'eroe (in cui sono presenti sequenze generiche), i tormenti sentimentali di Tesla verso Harlan, i tormenti sentimentali di Kurjak (gelosissimo di Draka) verso Harlan, i tormenti sentimentali di Harlan verso le Maestre femmine (le uniche lasciate in vita finora). Kurjak non ama i romanzi rosa, preferisce i western; ma poi rivela di essere stato un secchione: ha letto perfino Il nome della rosa, Il silenzio degli innocenti e Il ponte sulla Drina; quindi, preso dall'estasi, chiama Harlan "fratellino" (prima volta?), in onore del suo nuovo mito da sempre Salgari; ma Harlan si schernisce: "ma che dici, sono più vecchio". Breve menzione di Sven Hedin, nel ruolo del fesso che ancora cerca l'elmo nel deserto: sarà approfondito molto tempo dopo.

(2022)



Dampyr #46: Il castello di Barbablù (Boselli/Bocci)
Memorabile incipit durante il bombardamento di Londra. Ce lo ricordavamo bene, così come ci ricordiamo il remake metanarrativo che ne farà Mignacco nel #83. Il resto non ce lo ricordavamo così bene: a noi pareva che tra i #21/22, questo e i successivi albi del filone spionistico (che poi saranno un paio) fosse un unico fluire. E invece qua ritroviamo Foster nel 1940, praticamente uguale a com'era nel 1916 (il quale, peraltro, era il 1916 del romanzo della McLaine). Vabbè. Ecco Vera Bendix, il nostro personaggio preferito della serie, senza un particolare motivo a dire il vero. La storia sua e di Nigel Grant, dal vago sentore di pedofilia, è ancora molto gradevole, nonostante i due finiscano per chiamarsi "fratellino" e "sorellina" (requisito necessario per essere scritturati da Boselli). Grant muore, ma a noi pare di averlo rivisto almeno un'altra volta. Così come abbiamo la forte impressione che il Lupo Azzurro superstite, Toghrul, che poi è asiatico, sia quel tizio che ritornerà nella quadrupla londinese. Un'altra forte impressione è che l'amicizia tra Grant e Christian De Vere abbia una sinistra somiglianza con quella tra i protagonisti dei #97/98. L'episodio appartiene alla trasferta granbritannica, ma Harlan e famiglia sono ad Amburgo: il pacchetto di fiammiferi recuperato nel #22 li ha condotti lì. Solo adesso, facendo il bucato, lo hanno ritrovato nella tasca dei pantaloni. Non concludendo nulla, tornano a Londra, perché lì si trova notoriamente la tenuta dei De Vere. Ma non potevano andarci subito, visto che erano nelle vicinanze? No, perché i fiammiferi si stavano decomponendo. Il fumetto è un alternarsi, a volte frenetico, di flashback e tempo corrente: i primi sono nettamente migliori dei secondi; pur non essendo appassionati di spionaggio, tutto il viaggio di Vera, dai colloqui coi superiori ai gadget bondiani al treno alla missione sotto copertura nel castello, ci diverte e coinvolge. Anche se ci domandiamo: Barbablù che c'azzecca? Brumosvki, di per sé, non è simpatico (al contrario di come lo rammentavamo); è simpatica l'idea dell'alleato aviatore che mitraglia i nemici.  In un solo albo, la dinastia De Vere viene sterminata: nonno, figlio e nipote. Peraltro, scopriamo che Lester è ancora vivo in forma di mostro; ma non ha senso, dato nel #22 si era liquefatto. Resta Martin, nomen omen il presagio, che diverrà la nemesi ricorrente nell'unica altra storia in cui ricomparirà. La riscrittura del famoso episodio di Rudolph Hess ci riporta ai tempi in cui, giovani ingenui e idealisti, eravamo in grado di ipotizzare connessioni con l'universo di Martin Mystère: che fessi. Va detto che Christian De Vere pampinen suggerisce che il segreto di famiglia sia la ricetta dell'haggis: omaggio a MM? Scopriamo che quelli apparsi nel #31 erano Lupi Azzurri, non la Temsek: a questo punto, ci chiediamo se non sia il caso di cominciare a prendere qualche pillola. Ad ogni modo, per qualche strano motivo, ora la contrapposizione tra Lupi e vampiri ci appare sensata. La sequenza dei villici spaventati non è un granché, e anche il finale è discretamente accelerato. In compenso, l'arte è sempre fascinosamente suggestiva e di alto livello. Draka ricompare per dire al figlio che la swastika è sua. Ma questa sottotrama dei dubbi sui ruoli del padre e del figlio e del Re del Mondo scomparirà nel nulla fino al #100. Abbiamo riletto l'albo l'8 Marzo, e, guarda caso, la posta è piena di lettori femmine entusiaste per il #42, il riempitivo scritto dalla meteora. Una lettrice si chiede se Amber e Draka siano per caso parenti, ma il redattore, con una serie di circonlocuzioni, elude la risposta. La cosa ci rincuora: allora le lettrici non scrivono solo di "voli di gabbiani e descrizioni trasognate" (cit.) 

(2022)



Dampyr #62: I dannati di Praga (Boselli/Bocci)
Fumetto cross-over di continuity: il filone vetero-spionistico s'incrocia con quello praghese. Parafrasando Kurjak: "Perdinci!" (lo dice veramente). Va da sé, data l'importanza delle trame, che l'aspetto ludico passa in secondo piano: per i primi tre quarti l'albo è una bellissima sequela di flashback che, seguendo un filo conduttore tutto suo, ci conduce dalla love story tra Nikolaus e Madame de Thebe (primo incontro, primo appuntamento, prima scopata) ai propositi di vendetta contro i nazisti, sobillata dall'oligarca Caleb. Ecco allora il Soe e la missione praghese di Vera Bendix promessa nel #46. Ma, siccome la realtà è più assurda della fantasia, gli americani bombardano Praga scambiandola per Dresda, quindi Vera deve nascondersi nello spok del ghetto nelle sfere magiche di Nik. Soltanto quando ne esce, può incontrare l'amore di una notte della sua vita, il russo nazista traditore (prima dei russi, poi dei nazisti). Costui è un personaggio tipicamente boselliano, quindi alla fine non può fare altro che la scelta giusta, ma non siamo infastiditi dai clichés. Anzi, tutto questo romanzetto rosa ci scalda più del previsto, e ci ricorda perché le storie di Vera e di Madame de Thebe erano le nostre preferite (ricorda, non chiarisce; perché in realtà non abbiamo nessun motivo preciso per essere appassionati a queste vicende; tuttavia, ci appassionano; forse è solo invidia nei confronti dei casi umani capaci comunque di accoppiarsi). Ma non è finita: stiamo rileggendo l'albo nel marzo 2022, ed è inevitabile che la guerriglia dei praghesi occupati contro i russi nazisti e non-morti vada ad intrecciarsi con gli eventi storici in corso nel mondo reale (reale nel senso di Versailles, dove si radunano i Capi di Stato). Naturalmente, se questa bella storia fosse stata disegnata male, magari ne saremmo stati meno entusiasti; ma per fortuna è disegnata dal fotorealista Bocci, si va senza dire. L'unica pecca dell'albo è che non si conclude a tre quarti, ma ne aggiunge un quarto, quello di azione abitudinaria, in cui Nergal fa la sua ennesima figura da vigliacco incapace, nel solito finale frettoloso dove l'autore accelera a tavoletta per passare col giallo. Inevitabile il parallelo con la rubrica postale, un fuorilegio di elogi (soprattutto per il #59), in cui però, per (quasi) par condicio è riportata la critica di un lettore che ha deciso di abbandonare la serie; per par condicio della quasi par condicio, la redazione gli fa notare che ha tutto il diritto di credere alle bugie. In termini di continuity, Caleb ci fa sapere che, al posto suo, avrebbero potuto esserci Raziel o Sahariel: li abbiamo mai visti? Invece Nikolaus, a inizio Novecento, s'imbatte nella piccola Bozena, ancora piatta. Dopo aver istigato il demone nel '41, Caleb interviene pure ai giorni nostri, gironzolando tutto sbrilluccicante per la gioia di Vera. Ma sarà punito solo per l'intervento del #64. Rivediamo l'architetto della casa di Pernath e pure la casa stessa, mentre di Semyaza ci ricordiamo solo perché, molti numeri dopo, muore. Sotto le terme della Regina Libussa, nella rocca di Vysehrad, si cela un cunicolo di Nergal. O forse no. Esilarante Casanova che serve il caffè e geniale "Gustav Meyrink li ha avvistati al disco club". Ma la scena che ci resta più impressa è la foto del ghetto distrutto. 

(2022)



Dampyr #83: L'aviatore fantasma (Mignacco/F.Russo)
Riempitivo affidato al factotum. Perché lo rileggiamo? Perché, a conti fatti, è l'unico episodio veramente e interamente dedicato a Vera Bendix, che, per qualche ottuso motivo, ci ostiniamo a considerare il nostro personaggio favorito della serie. Non è un soggetto particolarmente originale, né brillante: durante la guerra, prima di fare l'agente SOE, in Gran Bretagna, Vera ha avuto il tempo di vivere flirt e romanticherie assortite; l'autore ce ne racconta una, un triangolo con due piloti amici-rivali, di estrazioni sociali differenti (aspetto appena accennato). Uno dei due è tornato, non si sa bene come, proprio adesso che Vera è di nuovo a Praga (non in Gran Bretagna), come spettro vendicativo: quale? Quello che ci si aspetta fin dall'inizio o quello che ci si aspetta fin dall'inizio? Noi lo abbiamo indovinato subito. Non è che questo riempitivo sia migliore di altri, ed è nota la nostra opinione riguardo ai riempitivi dampyriani; tuttavia, questo è dedicato a Vera, e tanto ci basta. L'autore, noto per le tante storie di Mister No, e in particolare per quella incentrata sugli aerei d'epoca (scelta da Boselli per la sua recente antologia comparata), ripropone anche qui tutta la sua cultura in materia, e poi ci diverte con un simpatico remake decostruzionista del flashback del #46 (il bombardamento di Londra, qui un film). E tanto ci basta. Seguiamo, poi, Vera e Harlan ciondolare per aperitivi praghesi e chiacchierare amabilmente all'Aquila Verde (e non solo) con gli amici di sempre, soprattutto il buon, vecchio zio Nikolaus, che, per l'occasione, invita lo spok di Nigel Grant. E visitiamo la Praga moderna, sempre ignorata negli altri albi. E impariamo come vengono girate le scene dei film con gli aerei. Ma la trama? L'abbiamo detto: c'è questo pilota fantasma che uccide le persone che gli ricordano i bei tempi, e alla fine convince Vera ad unirsi a lui nella rievocazione distorta della giovinezza (come diranno i piccoli ucraini tra qualche anno, si stava meglio quando c'era la guerra). Il perimetro narrativo è quello di un episodio telefilmico americano, in particolare ce ne ricorda uno di Eureka praticamente uguale (ma, come è noto, tutti i telefilm americani sono copiati da Star Trek: The Next Generation). Ora: quale critica può apportare chi di Eureka ha visionato tutti gli episodi? Evidentemente nessuna. Chi, invece, ha visionato tutti gli episodi di Supernatural può rimanere perplesso dinanzi alle peculiarità di un fantasma capace di evocare visioni come i Maestri e ancor di più davanti alla spiegazione logica fornita ("gli sono rimaste addosso dopo la morte"). Ma, ecco, può giusto restare perplesso, mica azzardare critiche. L'arte è professionale e funzionale, forse persino curata (non siamo esperti di aerei d'epoca, non abbiamo ancora letto tutti i Mister No), sicuramente priva di certe asperità più recenti. In termini di continuità, tutti incolpano Nergal, perché, al tempo della prima pubblicazione di questo episodio, il cattivo principale era lui. Inoltre, rivediamo Zrcadlo, lo spok mutaforma, in un cameo il cui motivo è sfuggente quanto la nebbia della città magica (non è nemmeno chiaro se sia uno spok vero o creato ad arte dal saggio Nik). Infine, Harlan salva Vera "morendo" e raggiungendo un "aldilà" a misura di piloti degli anni 1940, e Vera inizia a pensare alla morte, nella più classica delle profezie autoavveranti.

(2022)



Lavoro in progresso

Speciale Dampyr #1: Dracula Park (Boselli/Andreucci)

Dampyr #129: Il Tempio sull'Himalaya (Mignacco/Bocci)

Dampyr #76: La Spada senza Tempo (Mignacco/F.Russo)

Dampyr #31: Il Mare della Morte (Boselli/Bocci)

Dampyr #49: La Colonna Infernale (Boselli/Majo)

Dampyr #1/2: Il Figlio del Diavolo/La stirpe della notte (Boselli&Colombo/Majo)

Dampyr #27: I Lupi Mannari (Boselli/Majo)

Dampyr #51: Tre vecchie signore (Boselli/Roi)

Speciale Dampyr #5: La Leggenda del Vecchio Ponte (Boselli/Bartolini)

Dampyr #93/94: L'isola dei bucanieri/Lo stregone senza volto (Boselli/Dotti)

Dampyr #97/98: Notte e nebbia/L'Armata della Morte (Boselli/Bocci)

Dampyr #99: Il villaggio incantato (Boselli/Majo)

Dampyr #100: Il Re del Mondo (Boselli/Andreucci/ col. Toffano-E.Tenderini)

Dampyr #101: Alla ricerca di Kurjak (Boselli/Lozzi)

Dampyr #102: Gli spettri del Taklamakan (Boselli/Bocci)

Dampyr #104/105: La maledizione di Sinistrari/I Principi dell'Inferno (Boselli/Cropera)

Speciale Dampyr #4: Il viaggio dei folli (Boselli/Dotti)

Dampyr #52/53: La maledizione di Varney/I misteri di Napoli (Boselli/Andreucci)

Speciale Dampyr #6: Il segreto di Lady Lamb (Boselli/Freghieri)

Dampyr #10: Casa di sangue (Colombo/Baggi)

Dampyr #82: Via del Sortilegio (Boselli/Majo)

Dampyr #91: I cacciatori del Sogno (Boselli/Genzianella)

Dampyr #103: Le Figlie del Fuoco (Boselli/Genzianella)

Dampyr #69/70: I giorni del Condor/Nel Deserto di Atacama (Boselli/Dotti)

(in corso)