domenica 24 gennaio 2021

Gli albori (2)

Ovvero gli albi delle mie origini.

Chi era il misterioso lettore di fumetti che lasciò degli albi sparsi in casa di mia zia a cavallo tra gli anni 1980 e i 1990? 
Non l'ho mai saputo.
A mia saputa, soltanto due individui avevano trascorsi da lettori di fumetti, nello specifico Disneyani: mio padre e il primo fidanzato di una delle mie cugine.
Se fossi Martin Mystère, potrei aggiungere alla lista dei sospetti anche gli alieni.
Ma non lo sono! Ergo, l'ics fail è da classificarsi "non risolto".

Fra questi albi giacenti seminascosti nei pertugi nella polverosa libreria modello rigattiere e nei cestini dei panni smessi, vi era il seguente:




Trattasi di PAPERINO MESE n.105, datato marzo 1989.
Il muro di Berlino era ancora in piedi, ma già in copertina troviamo Magalli paperizzato, in un doppio presagio sinistro e destro (Magalli doppierà film Disney e le paperizzazioni diventeranno una moda social).
Non presi immediatamente possesso del cimelio (risalente, allora, a pochi anni prima). Per un paio di Natali mi limitai a leggerlo in comodato d'uso. Soltanto a intelletto acquisito, presi il coraggio a quattro mani e domandai se gentilmente potevo portarmelo a casa. Mia zia, sempre restia a regalare cose che non le appartengono, pretese in cambio svarati sbaciucchiamenti e diverse moine.

Il volume presenta avventure che ho completamente rimosso, quali Paperino e la lombricoltura (di Pavese non Cesare e tutto lo studio Comicup), Topolino e i cavalli gemelli (di Amendola non il doppiatore), Pippo e il barbiere ambulante (Studio Program), Topolino e il ladro artistico (unico tandem tra Asteriti e lo Studio Program) e Pippo re del rock (dello Staff di If). 
Tra tutte queste, l'ultima si segnala per l'argomento musicale, oggi bandito dalla mia sfera d'azione senza possibilità di appello.

Destino leggermente differente per Paperino e l'orologio parlante, una replica degli Albi d'Oro dell'imitatore di Martina e del celebre Rino Anzi, e per Zio Paperone e il grano d'oro di Barks. Le ho rimosse, ma è certo che prima o poi le rileggerò, salvo premature dipartite. Della seconda, peraltro, mi è rimasta impressa la prima vignetta, con Paperino che fa l'arrabbiato a cottimo.

Paperino e l'isola del cavolo, sempre di Barks, è invece un'avventura che ho dimenticato per tutto il periodo puberale e adolescenziale, salvo poi ricordarmela all'improvviso ai tempi del mio reingresso nel mondo di zio Walt, ormai una dozzina di anni fa. Tipo alzheimer precoce.

Un medesimo raptus reminiscenziale era accaduto nel 2001, quando, nel volume 22 de I Maestri Disney Oro, avevo ritrovato Topolino e i pirati di Castelnuvola, un plot dell'onnipresente Studio Program rimasticato da De Vita col piglio prefigurativo della Spada di Ghiaccio. Ma va detto che Topolino e il fagiolo magico (cui si rifanno tutte le storie in cui un personaggio Disney va in cielo) è uno dei miei cult più ancestrali.

La presenza di questo albo in questa rubrica è comunque giustificata da ben altre vicende.
E precisamente da Zio Paperone e il ratto del ratto di Carl Barks, la storia dei lemming e della Numero Uno nel formaggio poi ripresa anche da DuckTales. Una delle pochissime storie di Barks che ho potuto amare fin da quando portavo i calzoni corti, dato che, ahimé, ho potuto apprezzare l'omnia dell'autore soltanto da adulto (e non ho ancora finito).
Indi da I sette nani cattivi contro i sette nani buoni, un'anticaglia (già nel 1989) di Pedrocchi e Toni Pagot (che sapevo già essere quello di Grisù), Furbicchio Sibilo Maligno Mastino Ricino Spinaccio Cipiglio (in realtà mischio sempre i nomi); questa per me è LA storia coi nani per antonomasia, Martina e Scarpa vengono dopo. Memorabile la vignetta con Dotto e Brontolo nel barile giù per la cascata. MORIRANNO? Bastava guardare la vignetta dopo. E poi li prendono a randellate.
Infine da Paperartù e i Cavalieri della Tavola Triangolare, il capolavoro di Finizio (proprio lui! Come "chi è?") e Bordini, con l'indimenticabile gag di Paperotto che arriva sempre per ultimo e gli lasciano sempre la sedia sullo spigolo del triangolo. E in realtà ricordo solo questa, però è una gag che mi ha davvero formato. Nell'insieme, a posteriori, mi è rimasto impresso il canovaccio "a tappe proppiane", il fatto che "Paperino bacia Amelia" (o meglio, una rana) e che sono i nipotini (Par,Sif,Al) ad aiutarlo di nascosto. Un canovaccio archetipico, possiamo dire, che poi abbiamo ritrovato in decine e decine di altre storie, ma per noi la prima è stata questa, quindi ogni volta la mente è ricorsa qui. Come direbbe Napoleone: corsi e ricorsi storici!