venerdì 4 dicembre 2020

MAGICO VENTO (1)

Magico Vento #1: Ghost town (Manfredi/Ortiz)
Ned Ellis, dal volto di sir Daniel Day Lewis, si risveglia con un pezzo di ferro in testa. Non ricorda chi è, come è finito lì, perché ci è finito. Gira che ti rigira conosce Willy Richards alias Poe, giornalista sosia dell'omonimo scrittore e dall'eccessiva sensibilità per gli alcolici. Indagano che ti rindagano i due si ritrovano a lambire gli interessi del ricco faccendiere Hogan, implicato in un traffico d'armi che è costata la memoria a Ned. I due si uniscono ai Sioux, dove Ned diventa Magico Vento, "Uomo Strano" dalle doti premonitrici. Poi si vendicano di uno scagnozzo di Hogan. Un prologo molto semplice, ma che Manfredi e Ortiz riescono a rendere intrigante quanto basta.

Magico Vento #2: Artigli (Manfredi/Barbati-Ramella)
Dalla tribù cui si sono aggregati Ellis e Poe è sparito un ragazzino, rapito da una sorta di enorme aquila. Alcuni dicono che sia Parla-Con-Le-Aquile, sperduto tempo prima sul promontorio lì vicino. Magico Vento si offre di recuperare il ragazzino, ma prima deve affrontare Lupo Nero, un pellerossa mannaro. La descrizione delle due righe precedenti non rende merito ad un più che buono episodio, ottimamente illustrato e soavemente raccontato da un Manfredi molto berardiano e kenparkeriano nell'alternare momenti di tensione a sketch di umana commedia (vedasi le paturnie di Uccide-Se-Stesso e Poe che ci prova con Rifiuta-Di-Smettere).

Magico Vento #3: Lady Charity (Manfredi/Ortiz)
Un ottimo numero sul mondo del giornalismo nel vecchio West. Poe vuole tornare a Chicago per scrivere un articolo contro Hogan. Si rivolge al suo unico amico, lo sbandato giornalista Henry Atwell, membro di un'organizzazione segreta volta a procurarsi informazioni sui corrotti della città e guidata da Lady Amelia Sinclair, detta Lady Charity in quanto si occupa dei bisognosi. Ma l'organizzazione è in realtà un paravento e Lady Charity è l'amante di Hogan. Magico Vento, recatosi a Chicago per trarre Poe d'impiccio, riesce ad eliminare la donna... forse. Nel frattempo, Hogan si prepara per le elezioni. Non manca in tutto il 'momento commedia', con la caccia ai bisonti di Ned e del vecchio Cavallo Zoppo. Non mancano neppure il bizzarro momento esoterico, bizzarro in quanto vede Ned apparire come visione ad un Poe momentaneamente in difficoltà. Questo elemento risulta per ora buttato un po' lì, ma non è un problema: il resto lo copre abbondantemente. 

Magico Vento #4: La preda (Manfredi/Frisenda)
Albo interlocutorio? Ned e Poe scortano tre donne a un villaggio mormone. Due di esse, Marva e Grace, sono interessate ai due, e Ned e Marva alla fine ci danno dentro (per mezzo di Poe, Manfredi ci mostra simpaticamente, e finalmente, un Ned (molto) meno rigido con l'altro sesso). Le rivedremo? Per ora i due protagonisti se ne vanno, e l'avventura sembra essere soltanto una parentesi. Una parentesi comunque interessante, che ben mischia Tremors e la Storia (prime trivellazioni petrolifere, rapporti mormoni-indiani). Il fantastico tratto di Frisenda inizia a far considerare MV l'erede di Ken Parker, anche se ciò diverrà esplicito solo qualche anno dopo.

Magico Vento #5: Whopi (Manfredi/Mastantuono)
Filler di qualità, con due guest star che lasciano il segno. La prima è Whopi, la Donna Bisonte della mitologia, simbolo della natura ferina che mal si incastra con la sciocca umanità. La seconda è il disegnatore, quel Mastantuono che neanche dieci anni prima aveva esordito in Disney ma che nel 1997 già era copertinista di Nick Raider. La prova che fornisce il Masta è notevole, pare nato apposta per illustrare Magico Vento. Non è che il suo tratto sia esteticamente il più "bello" della serie, ma è di una funzionalità... mostruosa (ma il suo è comunque un bel tratto). Non a caso anni dopo diventerà il copertinista di MV.

Magico Vento #6/7: Lungo Coltello/Il figlio del Serpente (Manfredi/Barbati-Ramella)
Ed ecco la prima storia doppia. Storia molto importante, pregna di tanti elementi amalgamati alla perfezione. Il sadico Louis Beaumont, sudista datosi al voodoo e posseduto dallo spirito del Serpente, è una figura che certamente inquieta, anche se più per interposta persona che direttamente: cioè, sono più interessanti i flashback che ne raccontano la storia e l'ascesa che il combattimento finale nel quale viene ovviamente eliminato. Ma c'è molto altro, in queste due dense puntate: la morte di Cavallo Zoppo, padre putativo di Ned, eliminato a inizio storia in modo brutale; l'indagine parallela di Poe, di nuovo una indagine giornalistica, assieme alla new entry Jim Brennan, il giornalista gobbo ma coraggioso; gli intrighi di Hogan; la Storia, quella crudele e poco nota dei campi di concentramento nordisti; e c'è spazio pure per una bella gag "kenparkeriana" ed erotica con Poe e Rifiuta-Di-Smettere. Viene persino introdotta nel fumetto la Blizzard Gazette, la rubrica di approfondimento, che salta nel #7 ma che ora appare sotto forma di giornale abbandonato di una città fantasma (Blizzard) nella quale Ned e Poe temporaneamente si rifugiano. Penso che la rivedremo.

Magico Vento #8: Windigo (Manfredi/Frisenda)
Arriva - ed è giusto che arrivi ora, così da sbolognarla subito - la creatura più nota del folklore nativo americano. Manfredi se ne sbarazza cucendole intorno un episodio meno curato e dettagliato del solito, che tuttavia la magnifica arte di un Frisenda clamoroso riempie di cure e dettagli.

Magico Vento #9/10: Faccia di pietra/Scheletri (Manfredi/Raffaelli-Ramella-Barbati)
La seconda storia doppia chiude la prima decina. Si tratta di un interessante omaggio alle atmosfere dei racconti più bislacchi di Nathaniel Hawthorne e di suo figlio Julian, ma ben innestato nel mondo "creato" da Manfredi. Sono infatti presentissimi tutti gli elementi-tipo di MV: la sfida a distanza fra Ned e Hogan, che per la prima volta iniziano a rendersi conto del filo (teso da chi?) che li lega (anche se Hogan ancora non sa chi è il suo nemico); la continuity (Hogan sembra avere una qualche malattia che di tanto in tanto si fa sentire); la Storia (è ben resa la relazione fra un villaggio di boscaioli e una tribù Ute); il soprannaturale e altro ancora (la psicanalisi al tempo del West). Ottima scrittura, disegni di notevole efficacia (la seconda puntata è del consueto duo Barbati-Ramella; nella prima, Ramella è affiancato dall'esordiente Raffaelli).

Magico Vento #11: L'incubo in cornice (Manfredi/Parlov)
Per l'esordio di Goran Parlov (tratto già notevole, in seguito migliorerà) ecco un tema assai classico: il quadro diabolico. Omaggio a Dylan Dog? Nel suo #11 si occupava di un prestigiatore. Cosa c'entra? Niente, il villain di questo numero a modo suo è una specie di prestigiatore. Ritmo e disegni "francesi" (c'è anche un assaggio di 'linea chiara'), "coltemente" avventurosi, molto dialogati e statici, ma mai noiosi, rendono gradevole questo numero.

Magico Vento #12: Cielo di piombo (Manfredi/Ortiz)
Anni fa, ero ancora un ragazzino, lessi i primi numeri di Magico Vento: non me ne piacque neanche uno, li trovai tutti banali e soporiferi. Nauseato, li rivendetti subito. Oggi sono leggermente più sveglio e mi sto accorgendo del mio tragico errore e della mia fatale stolidità. Prendiamo ad esempio questo numero: un drammone rosa, un giallo, un western statico, ambientato per metà su un treno e per metà davanti a un saloon, un horror senza horror, un fumetto francese scritto da un italiano e disegnato da un argentino, un albo in continuity (viene svelata una prima, minuscola porzione del passato di Ned) e un albo dall'autoconclusività perfetta, una regia di alta scuola, dialoghi studiatissimi e disegni efficaci. Quel che si suol dire un capolavoro. Somaro d'un Brody, quanti anni mi hai fatto perdere, avrei potuto seguire la serie in diretta (almeno per metà) se non fosse stato per la tua deficienza.

Magico Vento #13: Il demone degli inganni (Manfredi/Barbati-Ramella)
Un altro eccellente numero autoconclusivo ed etnografico dedicato a Uccide-Se-Stesso e al demone Iktomi, ma che lascia spazio anche a qualche piccola riflessione di Poe in merito al suo rapporto con le donne (è ginofobo?).

Magico Vento #14: La danza degli spettri (Manfredi/Frisenda)
Riprendo dopo due anni. Bel numero di passaggio con un altro demone (chi? boh) che elimina un villain secondario (Fender) e ripropone Blizzard, in vista dell'episodio successivo. Interessante l'assimilazione religiosa cristiano-"indiana".

Magico Vento #15: Blizzard (Manfredi/Barbati-Ramella)
Episodio "Ned contro tutti", che banalizza un pochino il Frate Nero visto nel numero prima. Presenza pesante del soprannaturale, ma Groddek muore infarcito di piombo e la martinmysteriana rubrica sembra scritta dal Cicap. Anche a Poe, alla fine, non interessa sapere ciò che è accaduto. Mmmmh non posso dire di essere d'accordo, come non posso dire che la lettura non mi sia piaciuta. Ho sempre questa impressione che questo fumetto sia obiettivamente un capolavoro ma troppo freddo e costruito a tavolino.

Magico Vento #16: La Grande Visione (Manfredi/Parlov)
E arriva il classico e attesissimo episodio delle origini, con il passato dell'eroe... anzi, no, è un bluff! I flashback cui Ned assiste appartengono a Nuvola Rossa e a Cavallo Pazzo. Scelta divertente e comunque saziante, per un episodio riflessivo e pacioso, purtroppo leggibile solo durante gli ormai rarissimi momenti di tranquillità. In contemporanea, Poe affronta un suo ex amico corrotto, in uno dei classici topoi dell'epica. Ora è lui il razionale, mentre Ned appare più fragile e confuso.

Magico Vento #17: Il collezionista (Manfredi/Sicomoro)
Filler in continuity, tanto per usare un'etichetta stupida: episodio "d'autore" con Sicomoro e Manfredi che sembrano Maestri della Cinematografia Disegnata Western, pare che non abbiano fatto altro nella vita. Trama verticale autoconclusiva abbastanza originale e quasi-definitiva (museo di cadaveri di personaggi-tipi del West, gara fra killers) e rivelazioni orizzontali sul passato da "più giovane bounty killer" di Ned. Da una certa prospettiva, un numero magistrale.
Belle pure la rubrica sul whisky scadente e la posta con i lettori che non hanno mai letto un fumetto western.

Magico Vento #18: L'ombra del guerriero (Manfredi/Barbati-Ramella)
Dopo un suggestivo incipit, con la rivolta delle ombre e il destino di Senza Paura, l'episodio vorrebbe essere un teso thriller "uomo vs natura", ma alla lunga la tensione si smorza in un sacco di chiacchiere, probabilmente perché, tolto Ned, gli altri pseudocacciatori sono dei pivelli. L'identità del sicario di Hogan è ovvia; meno scontata è la riapparizione di Senza Paura con le corna di cervo al posto del braccio: un "Ash Williams" ante-litteram che meriterebbe più gloria, senonché pure lui interpreta il ruolo del cacciatore indegno e squallido. Peccato.

Magico Vento #19: La mano sinistra del Diavolo (Manfredi/Frisenda)
Uno degli albi più celebri della serie: un bel filler storico-politico, con i carbonari italiani, lo sceriffo bastardo paralitico che spara solo con la sinistra, il politico corrotto texiano; un bell'episodio in continuity che svela un altro piccolo tassello del passato di Ned (come allievo di Coleman). Arte eccellente. Questo è un bel "western", checcazz.

Magico Vento #20: Bedlam (Manfredi/Roi)
Ad un soggetto stimolante (il dio serpente Zuzeca possiede pazzi del manicomio criminale) corrisponde una sceneggiatura lenta e pesantuccia. L'arte aiuta per un po', ma nel finale concitato e d'azione perde il filo e lo fa perdere al lettore. Rivedremo Herbert, il braccio destro di Hogan? Penso proprio di sì.

Magico Vento #21: L'uomo dei gatti (Manfredi/Ortiz)
Ancora mitologia ibrida: gli djinn nel West! Stavolta però l'albo è interessante e intriga quanto basta. Rivedremo la zingara Auska? Disegni espressivi e immersivi, Storia e fantasia inestricabilmente legate. Ma quindi tutte le miniere del mondo nascondono demoni? Vabbè.

Magico Vento #22: Il ragazzo dai capelli bianchi (Manfredi/Parlov)
La Blizzard Gazette è dedicata tutta alle mille citazioni del #20. Il fumetto, invece, è un tutto-continuity, in cui Ned scopre cosa è accaduto al padre e saluta la madre morente (e poi morta). Il ragazzo del titolo, Zadig, a me sembra una citazione, ma Manfredi dice che non ce ne sono; comunque alla fine si piazza a casa Ellis col tutore. Nel più puro feuilleton, Poe sa che l'amante della sig.ra Ellis era Hogan, ma non lo dice a Ned, lasciandoci col fiato sospeso durante la pubblicità.

Magico Vento #23: Gli spietati (Manfredi/Piccatto)
E riecco Hogan, turlupinato da alcuni scagnozzi, dai quali invia il fido Herbert, nel frattempo schiavo del laudano e allucinato da Zuzeca (#20, ormai importantissimo). Tutto l'albo ruota intorno a questo scontro fra cattivi, mentre Ned e Poe indagano leggendo il giornale e chiedendo informazioni. Il soggetto (la rapina-truffa) è stimolante, ma dopo una settantina di pagine la tira un poco per le lunghe, però il robusto stile dell'artista (nel '99 ancora solido) aiuta a non annoiarsi. Anche l'ultima pagina è dedicata a Herbert, il vero protagonista.

Magico Vento #24: L'uomo senza volto (Manfredi/Frisenda)
Il #23 trova la sua spiegazione: salutiamo Herbert, maciullato dal treno di Loup Town, e salutiamo Dick Carr, l'attore dal volto sfigurato che ne prende il posto al fianco dell'inconsapevole Hogan. Nel mezzo, muore la sorella di Rifiuta-Di-Smettere, e Ned&Poe fanno i vendicatori in una cittadina in cui la legge è spettacolo. Ottima arte.

Magico Vento #25: Il nemico sotto la pelle (Manfredi/Mastantuono)
Prosegue la saga di Dick Carr/Herbert, col secondo che pure ritorna momentaneamente, richiamato da Ned a Blizzard per poterlo poi ricacciare definitivamente nell'aldilà. Hogan svela l'intrigo di Carr, ma non quello di Alex, la ragazzina che si spaccia per maschio e che deve vendicarsi di un tizio (la storia completa ce la racconterà un'altra volta, come minaccia nell'ultima vignetta). Gira che ti rigira, Ned&Poe ipnotizzano Carr e se lo tengono buono nel caso gli servisse. Ottima la rubrica che ci narra la leggenda della ruota della medicina: "curiosamente" la storia di Faccia Bruciata assomiglia proprio a quella dell'attore sfigurato che stiamo seguendo con interesse. Albo denso di avvenimenti, ma non è finita qui. Appuntamento a Fargo. (Mi piaceva scriverlo)

Magico Vento #26/27: Seminatori di morte/L'ultimo agguato (Manfredi/Barbati-Ramella)
E subito Alex aka Alexandra Haynes ci racconta la sua storia e subito veniamo trascinati nel conflitto eterno fra ricchi e poveri, qui nel contesto agricolo ottocentesco. La prima pagina della posta si prende gioco di chi pretende debba esistere un fratello di Ned, ma poi racconta il mito della dea della fertilità Cherokee uccisa da due fratelli; la seconda parla di questo "ciclo di Hogan" che temporaneamente si ferma, ma che sarebbe più logico chiamare "ciclo di Dick Carr", dato che pure qui l'attore ritorna prepotentemente protagonista nel finale come deus ex machina (non poteva essere questo lo scontro finale con Hogan) dopo essere stato messo in disparte dai comprimari occasionali (comunque forse lo rivedremo come agente segreto). I lettori si congratulano per la varietà delle trame, anche se questa è una doppia piuttosto monotematica, sebbene impressionalmente scorrevole e interessante. E ancora: Hogan ha un collegamento mentale con Ned, e questo sembra essere una cosa nuova, ma a me pare di ricordare fosse già accaduto. Ed infine, ricordo che in uno dei primi numeri Manfredi garantiva che le scene d'azione sarebbero state raccontate secondo criteri attendibili, e qui ne compaiono un paio dal montaggio inverosimile. Ma sto cavillando perché non ho molto da aggiungere, è stata una buona lettura.

Magico Vento #28: La maschera del dio cannibale (Manfredi/Biglia)
Filler nativo americano, con le classiche questioni tribali, il guerriero geloso, gli anziani saggi, il giovane bellicoso, sciamanesimo spiccio. Rifiuta-Di-Smettere si sposa postuma col tipo torturato dai Crow e aggiunge un lutto a quello precedente della sorella: poveraccia. La maschera simboleggia l'odio istintivo? Nessuno lo dice. Non è poi così importante. Compare anche il classico pittore di frontiera. L'artista esordisce con una certa sicumera, ma quache vignetta lo tradisce. Lo sceneggiatore ci informa che ce ne sono altri all'opera.
 
Magico Vento #29: La donna del ritratto (Manfredi/Giez)
Full continuity al punto che la rubrica parla di siti internet. Scopriamo che la moglie di Hogan, Ellinor Monroe, è una psicolabile oppure è posseduta dallo spirito di sua madre, e per fare questo i personaggi impiegano tutto l'albo. La tipa sembra poter diventare un nemico-amico, ma muore. Poe fa la figura del fessacchiotto (anche letteralmente). Ned vuole chiudere i conti con Hogan (la sensazione è che tutto questo ciclo fosse la miniserie approntata nell'eventualità di una chiusura anticipata della testata). L'artista sembra essere stato tenuto severamente sotto controllo da Manfredi, e soltanto alla fine si lascia andare a qualche sua legnosità caratteristica.
 
Magico Vento #30: Shado (Manfredi/Milazzo)
Episodio "kenparkeriano" (con tanto di artista apposito) semi-metanarrativo, col personaggio da dime novel ispirato a Ned. Ma in realtà Poe usa un altro tassello del passato del suo amico, di cui veniamo a conoscenza, così Manfredi si beffa dei beffardi. Fumetto dai toni leggermente più leggeri del solito (ma leggermente), che nel finale accelera a manetta per arrivare alla frase a effetto. Arte volutamente sporca e adeguata.

Magico Vento #31: Il mostro di Hogan (Manfredi/Frisenda)
Numerone basato sull'associazione ovvia mostro dell'Id/mostro che ringhia. Scopriamo che Hogan fa parte di una loggia segreta lovecraftiana: l'unghiato Aiwass consente al nemico di Ned, roso dall'odio, di pilotare l'uccello leggendario Vultur contro Ned e la sua tribù, nel frattempo impegnata a giocare a shinny (bello il montaggio defaticante che alterna horror vacui e spensieratezza, ombra e luce). Un albo che fa il sunto della situazione, ma che è pure ottimo da leggere, e infatti nel 2018 è stato ristampato in una antologia frisendiana (ma i riferimenti sembrano essere comunque troppi perché il lettore occasionale possa goderne appieno). Manfredi richiama una vecchia leggenda del West, ma soprattutto Star Wars (!), prima con Cavallo Zoppo che appare come fantasma olografico a dare saggi consigli al giovane nedawan e poi con la rivelazionona "Ned, io sono tuo padre"! (ma lo sa solo il lettore, per ora)
Ultima copertina per Andrea Venturi.

Magico Vento #32: L'incendio di Chicago (Manfredi/Barbati-Ramella)
Prima copertina per Pasquale Frisenda.
Albo spartiacque, col faccia-a-faccia tra Ned e Hogan (hollywoodianamente fiappetto, come tutto ciò su cui è creato hype per troppo tempo) e quest'ultimo che apparentemente va ko. Nella cornice semi-cronachistica dell'incendio di Chicago del 1871 si conclude (per ora?) il ciclo iniziato 8 numeri fa, con tanto di ritorno a sorpresa di Dick Carr, ora agente governativo travestito trasformista. Arte solida e priva di ghirigori, molto efficace, sebbene Hogan appaia un po' più "elastico" del solito.  
 
Magico Vento #33: Il ladro di bisonti (Manfredi/Parlov)
Episodio autoconclusivo tirafiato, per questo antologizzato nei Classici di Repubblica Serie Oro. Tutto dedicato alla questione bisontea, anche forzatamente possiamo dire. Manfredi dice che "dobbiamo" focalizzarci sul punto di vista indiano, ma forse è meglio quando si concentra sull'Avventura. E' comunque una buona lettura, sebbene i disegni di tanto in tanto appaiano poco rifiniti.

Magico Vento #34: I cancelli dell'inferno (Manfredi-Segura/Ortiz)
Ancora un filler, disegnato dal capostipite della serie per i testi del primo non Manfredi (ma il soggetto è suo), il suo storico socio paratexiano. Ed è un albo estremamente semplice e classico, forse troppo, con poca "ciccia", considerando come siamo stati abituati fin qui. Dialoghi scarni, molta azione, arte espressiva, puttane e invasati: è un fumetto di Lanciostory.

Magico Vento #35: La luna delle foglie cadenti (Manfredi/Barbati-Ramella)
Due lesbiche, una bianca una indiana, inseguite dal marito bigamo cornuto: questa la trama di un albo modernista che si suppone folkloristico.

Magico Vento #36: La fuggitiva (Manfredi/Milazzo)
Classica storia d'amore eterosessuale, con un Ned improbabilmente infatuato di una tipa che non è Harrison Ford. Pseudo-western kenparkeriano, pseudo kenparkeriano, dato che Milazzo sembra in parte voler prendere le distanze dal suo passato (o forse, semplicemente, non gli viene bene Ned). Albo che inizia parlando di soldi e finisce con l'amore (impossibile): anche questo appare "strano". Episodio-parentesi? Sì, in previsione del numero successivo.

Magico Vento #37: La via oscura (Manfredi/Parlov) [1di2]
Nella vita di Ned rimpiomba all'improvviso Norma Snow, la moglie di cui è dimentico... e il ricordo di Rita (#36) acquista, così, una sua importanza (belli i flashback depistanti). Fino a tre quarti, l'albo è inquietantemente intimista, o intimamente inquietante, e la mistica nativo americana ci porta a vedere un altro crudo flashback precedente al #1 (e pure una premonizione di Cavallo Pazzo). L'ultimo quarto, invece, stacca sulle indagini di Poe a Chicago, dove scopriamo che Hogan è mutile ma vivo, tenuto sott'occhio da Aiwass e dalla Volta Nera: uno stacco fattuale ma non concettuale, che getta una luce oscura anche su quanto raccontato prima. E infatti l'albo è la prima parte di una doppia.

Magico Vento #38: Sipario nero (Manfredi/Frisenda) [2di2]
Complotto! Stacco artistico, dalla linea chiara di Parlov alla sporca di Frisenda, ma la storia prosegue, mostrandoci un triplo gioco di spie e consorterie, riportando in scena Dick Carr e inserendo la sua "nemesi", l'attore Wesley Snow, fratello di Norma e vera identità di Kadosh, il capo della Volta Nera! Lei, ovviamente, non è la moglie di Ned, e lui alla fine crepa, e tutta la matassa si srotola, al termine di un lungo andirivieni fitto di conversazioni. Tutto si risolve in un teatro, davanti alla platea, così come era iniziata la saga di Carr... ma Norma e Aiwass promettono ritorno (e sicuramente anche Carr, che ormai è un comprimario "regular").

Magico Vento #39: I quattro sciamani (Manfredi/Piccatto)
La preview nel numero prima, il titolo, la copertina: tutto lasciava presagire un numero epico. Ma Manfredi si fa beffe di noi un'altra volta, con un albo "indiano militare" chiacchierone i cui scopi sono introdurre e renderci simpatico il saggio Toro Seduto e parlarci della questione ferroviaria, su cui si dilungherà anche nell'albo dopo. I quattro sciamani sono più capi militari che altro (compreso Ned) e fanno più effetto le quadruple naturaliste (siamo a Yellowstone prima del parco) della breve sequenza mistica. Pure la copertina, in grande formato, è meno attraente di quel che appariva in piccolo. Arte solo apparentemente insolita rispetto ai canoni della serie, comunque qualche legnosità c'è.

Magico Vento #40: Il clan della Tigre (Manfredi/Milazzo)
Ritorno a Bismarck (#36), con tanto di artista, comprimari e ricordi di Rita (ancora?). Poe indaga sul presunto fallimento della compagnia ferroviaria, Ned aiuta un cinese a vendicare la sorella. Entrambi chiudono i conti con Blake (#39). Tutto torna e l'albo è soddisfacente, con quel pizzico di feuilleton esoticheggiante che è la sfida archetipica tra fratelli cinesi, uno onesto uno corrotto, l'Avventura nel degrado quotidiano.

Magico Vento #41: Il doppio (Manfredi/Sicomoro)
Il doppio volto di MV: arte immersiva, atmosfere-omaggio a La cosa in chiave western vent'anni prima di Tarantino; soggetto già visto (trifidi, ultracorpi), testi talvolta non necessari. Lettura comunque gradevole, ma poteva essere entusiasmante.

Magico Vento #42: Acqua di fuoco (Manfredi/Mastantuono)
Dalla fantascienza al realismo degli indiani alcolizzati, uno dei tormentoni di Zagor, qui declinato in una forma classica ma bonellianamente originale: esemplare. Possiamo dirlo? Un po' di Mastantuono ci voleva. Non manca il riferimento al progetto di alleanza tra Piedi Neri e Toro Seduto contro la ferrovia, giusto per ricordarci che è una saga, quella che stiamo leggendo.

Magico Vento #43: Wild Bill (Manfredi-Lugano/Biglia)
Ottima arte rigorosa per una sceneggiatura robusta, nonostante sia in parte di un non Manfredi (alla sua unica apparizione, ci sembra). Il tutto per un soggetto classico, la triste fine di Wild Bill Hickcok: in questa versione sono Ned e Poe ad aiutarlo a liberarsi dalle sue ossessioni, al termine di un albo che ondeggia tra sequenze rilassanti come poche e sparatorie interminabili (quanti ne ammazzano i due protagonisti?). Una versione che ci piace.
 
Magico Vento #44: Gli spettri di Fort Laramie (Manfredi/Milazzo)
Da Hickcok a Calamity Jane, presente nel forte del titolo nel momento in cui si svolge l'apparizione dei fantasmi di due innamorati tragici, un soldato e una indiana. Ma, nonostante il titolo e il Blizzard, non è questo l'importante: il soprannaturale viene messo da parte dal realismo, crudo, spiccio, avvilente, del vecchio West. Il giornale di Poe si "vende" al Partito Democratico di Custer, il senatore Fulton e l'amministrazione Grant si rivelano corrotte, e pure Dick Carr, nella sua comparsata, sembra più cinico del solito, Poe si dà all'alcol, mentre Ned e Jane affrontano agenti indiani corrotti e le ritrosie tra capi tribù. La visione iniziale, in cui Custer "spacca" Ned e Poe, dà il via ad una nuova minisaga.

Magico Vento #45: Gli invasori (Manfredi/Frisenda) [1di3]
Capolavoro grafico, con 93 tavole magnifiche, ricolme di vignette curate nel dettaglio e ricche di sfumature, sia nelle espressioni dei vari personaggi (soprattutto Poe, il protagonista) che negli sfondi fotorealistici; chiude l'albo una tavola un po' più abbozzata, forse rimaneggiata. L'episodio della saga è intrigante dal non-inizio alla non-fine e segue le due vicende parallele di Magico Vento che tiene d'occhio gli amici indiani decisi a combattere Custer, e di Poe raggirato da Dick Carr e Fulton e infine rapito dalla Volta Nera.

Magico Vento #46: Battaglia sul fiume (Manfredi/Parlov) [2di3]
Ancora un numerone, eccellente prosecuzione del precedente, la cui copertina si riferiva al finale di questo! Finale per modo di dire, ovviamente, è tutto un divenire. Che saga interessante, questa di Custer, figura antitesi e nemesi della filosofia Bonelli (e dunque indispensabile alla stessa, e infatti pure Tex le dedicò una storia che voleva essere importante, e qui la rubrica ricorda l'appena scomparso G.L.Bonelli). Sceneggiatura esemplare, appassionante nel descrivere la guerra, armata e verbale, tra "indiani" e "cowboy", tutta fuorché manichea, e intrigante nel caratterizzare i "civili", tra politici e Volta Nera, tutti dotati di più di una sfumatura (peraltro qui Carr e Fulton chiariscono meglio le proprie posizioni). Per non sfigurare con Frisenda, Parlov si impegna al massimo: un altro capolavoro grafico.

Magico Vento #47: I sicari (Manfredi/Barbati-Ramella) [3di3]
Impegno massimo anche per il duo ai pennelli di questa terza parte, ma senza sfoderare il capolavoro. Pure ai testi si assiste ad un piccolo calo di tensione, con la vicenda dei due sicari che si prende un terzo di albo senza per questo risultare poi così determinante. Sì, tutto si riallaccia alla fine, ma insomma, raccontarci tutta la loro passeggiata a cosa è servito? Realistico l'andirivieni di Ned, che torna a Bismarck per poi andare a Monroe sul treno ove trova il chiacchierone che gli racconta la trama, ma pure quello smorza. Più interessante l'indagine del buon, vecchio Dick Carr, deciso a trovare e liberare Poe, il quale comunque passeggia per le vie del centro con Aiwass. Siamo al secondo scontro finale fasullo, dopo quello del #32: stavolta è il demoniaco capo della Volta Nera a morire (fino a prova contraria), mentre Ned dà un'occhiata agli inferi lovecraftiani e si salva grazie ad Hogan (via telespiritica), il quale vuole impadronirsi della setta con Norma Snow. E Custer? Conosciamo sua moglie e scopriamo che era un bluffone: i segreti di Fulton vengono ridimensionati. Sempre pacchiane le olochiamate tra Ned e Poe.

Magico Vento #48: Il segreto di Aiwass (Manfredi/Piccatto-Spadavecchia)
Si conclude (sempre momentaneamente) l'involontaria (?) trilogia in cinque parti - giacché questo numero è la prosecuzione della tripla e del #44. Ed è un'altra (non) conclusione teatrale. La Volta Nera è infettata da demoni come il "defunto" Aiwass (tornato negli inferi), ma il suo fondatore, Torvald Van Buren, vuole una prova; dunque Hogan allestisce una tragedia shakespeariana rimandando in scena la sua concubina Norma Snow (che qui appare vittima, più che complice). Ed ecco l'ennesima farsa degli equivoci, tra Dick Carr (ovviamente, un po' deus ex machinae) e depistaggi di vario tipo, e sullo sfondo la solita Storia scenografica che non dispiace mai: l'arte piuttosto curata nei dettagli aiuta la ricostruzione immersiva. Ned e Poe appaiono sorpresi da tutto questo, soprattutto il primo, e il loro rapporto si stinge prendendo una piega alla "Mulder e Scully", uno passionale l'altro scettico (infatti il primo viene brevemente posseduto da *qualcosa*, l'altro è già tornato a collaborare col "Morning" di Omaha). Alla fine Hogan (il nuovo Kadosh della Volta Nera) ottiene ciò che vuole e ciò che volevamo noi: che la serie andasse avanti.

Magico Vento #49: Il regolatore (Manfredi/Barbati)
Arte "sporca" nella forma, non nella sostanza, per un filler rilassante (e dobbiamo confessare che ne avevamo bisogno). Classica storia sociale "a tema": qui abbiamo il matto che trova il suo posto tra gli indiani (lo ben accoglie il "contrario" Uccide-Sé-Stesso), ma poi viene perdonato dai genitori redenti. Albo molto scorrevole. Il "regolatore" viene regolato dai villici che ragionano di pancia. Manfredi scherza anche nelle rubriche, dove prima dice che chi non legge non è ignorante, poi parla delle elezioni (e sono quelle del 2000-2001), spiegando, infine, che un buon sistema elettorale sarebbe farsi governare da chi si vuole, secedendosi a piacimento, come facevano gli indiani, solitamente più saggi di noi.

Magico Vento #50: Fango (Manfredi/Ramella)
Arte "sporca" nella forma, non nella sostanza, per un filler rilassante (e dobbiamo confessare che la coppia Barbati-Ramella è meglio unita che separata, ma non è da buttar via neanche così). Classica storia sociale "a tema": qui abbiamo una roba tipo Forrest Gump, con l'indianino corridore che si fa pagare dall'usuraio per aiutare la nonnina, e il negretto corridore orfanello vagabondo ma onesto. La storia inizia a Bismack e finisce a Fargo, quindi rivediamo i cast di entrambe. Nel secondo caso, scopriamo che Alex (#26/27) si è sposata con Arno e ha figliato. Nota interessante, lo speculatore trafficone che fa una brutta fine è l'italiano Sonny Barra.

(2014,2017,2019)