lunedì 22 marzo 2021

Gli albori (3)

Di nuovo: gli albi delle mie origini.

Di nuovo: un albo(re) proveniente dalla casa della zia (cfr. "Gli albori (2)").

Trattasi di una Raccolta Classici Disney (n.15) non più in mio possesso e la cui copertina non ho facoltà di esibire. 

Come il termine Raccolta può agevolmente suggerire, il volume si compone di tre colte, rese dalle giacenze magazzinali.  Precisamente, dei Classici di Walt Disney ("2° serie") originariamente numerati 179,183,186.

All'interno, poche le storie ancorate saldamente nella memoria del presente scrivente, allora passato già scritto. Tale volume, infatti, era destinato alla lettura d'evacuasione.


Rammentiamo solamente il terzo episodio della saga di Paper Alì, La scalata al Monte Omar, ad opera di Osvaldo Pavese e Guido Scala. Sappiamo bene cosa Le Mille e una Notte e Guido Scala rappresentino ancora oggi per il mio delicato ecosistema.

Topolino e l'acceleratore nucleare di Alessandro Bencivenni (quello dei Fantozzi berlusconiani) e del solito Massimo De Vita è una di quelle storie da cui ho tratto nozioni da sciorinare a titolo di vanità sapienzale: "nel Cern di Ginevra c'è il trenino che gira e bla bla bla".



 

 

                                                 


Paperinik vice supereroe (Concina&G.B.Carpi), rara escursione del creatore grafico del personaggio nella sua creazione grafica, è un esempio lampante della produzione "classica" del supereroe Disney. Che in verità non amo particolarmente, ma il plot dell'antagonista uguale e contrario è talmente archetipico, che insomma.

Topolino e il naso di Cleopatra (di nuovo Bencivenni, con Asteriti) è invece una storia simpatica e famigliare,  che rileggiamo sempre con piacere.

Basettoni a tu per tu con gli Inarrivabili (Teixeira e Fukue) è l'unica, fra le innumerevoli storie di produzione non italiana proposte da questa Trimurti Albigese, ad avere superato la soglia della memorabilità. Primo episodio di una fortunata serie, è l'apoteosi del nerdismo, ma uscita quando i nerd ancora si nascondevano, quindi non è stata così fortunata (e allora perché usare quell'aggettivo? Misteri dell'editoria). Per chi non avesse orecchie per intendere, stiamo parlando del Papermarvel Fumettistic Universe. 

Paperino e il pozzo senza fondo, ideata da Pierfrancesco Prosperi (e non sapevamo che fosse *quel* Piefrancesco Prosperi) per i disegni di Maurizio Amendola (questo lo sapevamo) corretti da Romano Scarpa (questo invece no), è, infine, un gradevole Twilight Zone a sfondo ecologista, capace di miscelare elementi a noi cari come Twilight Zone e l'ecologia (e Romano Scarpa e Pierfrancesco Prosperi). Considerato che oggi, a fine Febbraio, il sole tramonta quasi alle 19, non può mancare una punta di amarezza per l'impossibilità di proporre nuove Zone del Crepuscolo.

Qualora vi steste domandando il motivo di questa astrusa impaginazione, dovete sapere che l'estensore di questa rubrica non possiede particolari abilità impaginatorie, e che "Paperfestival" (bleah) non ha lasciato tracce tra i vari sedimenti della psiche dell'estensore di cui sopra.

E anche per questa volta la Vostra sete di Sapere è soddisfatta. Prendete ed andate in pace (o dove meglio gradite).

venerdì 19 marzo 2021

I RACCONTI DI EDNA CARLO BO

RACCONTI DEL MYSTERO, DELL'INCUBO, DELL'AVVENTURA, DELLA FANTASCIENZA, DEL GIALLO E DEL WEST


IL MATTO VERO
Un deficiente dice idiozie in continuazione, così viene preso e buttato dentro un muro. Ma sopravvive e di notte lo si sente ancora dire stronzate.

IL BARILE DELL'AMMOLLATO
Un trentenne disoccupato con la panza tanta passa tutto il tempo sul divano a mangiare Nutella e a guardare la tv, così i genitori lo schiaffano in cantina.

IL GENIO DELLA PERVERSIONE
Un uomo decide di rivedersi tutto "Beautyful" dalla prima puntata.

HIP HOP HOP
Il Dj Ranuccio presenta alla corte musica terrificante e invita tutti a saltare all'unisono.

SEI TU IL COLPEVOLE
No, sono innocente, lo giuro.

LA SFINGE
Un uomo sorride a una bella donna, ma quella, impassibile, non se lo fila.

IL RICATTO OVAIE
Una cameriera del Wisconsin viene messa incinta da un imprenditore texano e, quando lui l'abbandona, giura di spifferare tutto a sua moglie.

WOODROW WILSON
Chi è realmente il 24° Presidente degli Stati Uniti?

RIVELAZIONE BISBETICA
Un uomo porta la sua donna a letto la prima notte di nozze. E' felicissimo. Qualche tempo dopo, l'uomo, ormai nevrotico, realizza che sua moglie è una rompipalle amorfa che non vuole mai fare niente salvo comandare il marito.

LA MASCHERATA DELLA CORTE ROSSA
Politici di sinistra si riciclano per l'ennesima volta alle elezioni.

L'ISOLA DELLA FETA
Dei personaggi vanno a Rodi e mangiano del formaggio locale. Dinanzi all'unico bagno del posto si forma la coda.

UN RACCONTO DELLE RAGGIRATE MONTANARE
Alcune contadine svizzere raccontano all'inviato della RSI di come la banca non ha concesso loro il mutuo che aveva promesso.

METZELDERGERSTEIN
Il calciatore Metzelder e David Gerstein producono un fumetto Disney con la caricatura della nazionale tedesca di calcio.

L'UOMO DELLA COLLA
Un angosciante killer miete vittime incollandosi a tutti quelli che passano per strada e raccontando loro le disgrazie della sua vita, le malattie dei parenti e opinioni politiche non richieste.

IL SILENZIO. UNA FAVOLA
Una giornata festiva senza negozi aperti e traffico regala al protagonista una sensazione di inaudito benessere.

UNA PARABOLA. L'OMBRA.
Il sig.Marelli scopre che non è il suo televisore ad essere rotto, ma che è la parabola di quel megalomane del sig.Rondò che fa ombra alla sua e disturba il segnale.

LA CASA OBLUNGA
Sor Pampurio si trasferisce in una casa dalla triangolazione decisamente scalena. Dopo pochi giorni è costretto di nuovo ad andarsene, perché quella è veramente invivibile.

RE PESTE
Renzusconi ne ha combinata un'altra delle sue.

PERDITA DI FIAT
In Borsa le azioni della Fiat perdono 8 punti percentuali.

BEATRICE
Un remake della "Vita Nova" di Dante, con più scene di sesso e nudi integrali.

GIORDANA
Un elogio di Giordana Briùster, quella di "Fast end Fùrius".

LIKEIA
Una coppia va al negozio di mobilia e rimane morbosamente affascinata dalle cose incomprensibili ivi esposte.

MARELLA
Una zitella quarantenne ancora spaventata dall'idea di legarsi a qualcuno viene elogiata da un nerd squattrinato.

LA CADUTA DELLA CASA KOSHER
Un condominio del ghetto ebraico di Roma si disfa. Di lì a poco, scritte antisemite appaiono sui muri del quartiere. Il leader della Lega Nord chiede le immediate dimissioni del sindaco e si domanda quale sia il piano immigrazione del Presidente del Consiglio. I lavori bloccano il traffico e il I Municipio è congestionato. Piove. Il cantiere si allaga. Il portavoce della Comunità Ebraica di Roma, Perugia, e la sinistra radicale esprimono indignazione per tutta la vicenda e chiedono l'intervento del Governo.

L'APP-PUNTAMENTO
Una Applicazione Web permette di scegliere la propria futura partner semplicemente puntando il telefonino.

LA VERITA' SULLA VICENDA DEL SIGNOR MALDIMAR
Un uomo, quando ha il mal di mare, vomita l'anima e diventa un cencio, magro, pallido, a metà fra la vita e la morte.

IL COLLOQUIO DEL BOSS E DI UNA
Una ragazzetta qualunque fa un colloquio di lavoro con il boss di una nota azienda. Lui le guarda la scollatura e le gambe.

CONVERSAZIONE TRA EROS E CHARLIZE
Eros Ramazzotti e Charlize Theron discutono.

LA COLTURA PREMATURA
Un contadino effettua troppo presto il raccolto ed è costretto a sotterrare nuovi semi.

I DELITTI DELLE DUE PER DUE
Nora Orlandi & Co. seminano il terrore in città.

LO SCARABEO-DONO
Un tizio fa un regalo di dubbio gusto al suo migliore amico.

IL CUORE RIVELATORE
Un moribondo scopre che se non batte, vuol dire che si è fermato.

IL MISTERO DI FERRER ROCHET
Marie ha voglia di qualcosa di buono, ma non trova più i suoi cioccolatini. Ambrogio gliene fornisce una nuova dose.

LA LETERA RUBATA
Qual è?

UNA SORPRESA DEL MAESTRO
La descrizione di un angosciante essere, forse vivo, che gira continuamente per la classe e terrorizza i bambini con interrogazioni a sorpresa.

IL MANOSCRITTO TROVATO IN UNA BOTTIGLIA
A Saragozza, Jan Potocki fa una scoperta: il libro che voleva scrivere è già stato scritto. Così prima diventa una belva, poi, intristito, si spara.

IL PAZZO E IL PENDOLO
Un tizio si vanta di aver letto "Il pendolo di Foucault" in due giorni e di averlo capito.



RACCONTI BELLISSIMI E GROSSETANI


L'INCREDIBILE AVVENTURA DI UN CERTO HANS
Ma la gente non ci crede ed esclama: "Pfffaall, ah ah! Certo, come no!"

LA BEFFA DEL PALLONE
La Juventus pareggia al 94°. Di nuovo.

VON KEMPELEN E LA SUA SCOPERTA
L'anziano Von Kempelen si dà al naturismo. Orrore tra la folla.

LA MILLEDUESIMA NOTTE DI SHAHRAZA'D
Sherazad abbisogna di tirarla per le lunghe, così comincia a raccontare i sequel dei suoi racconti. Poi passerà ai remake.

IL SISTEMA DEL DOTTOR CATARR E DEL PROFESSOR PETHER
Non funziona. I due scienziati muoiono di asfissia.

LA CARRIERA LETTERARIA DI UN TIPO, BOH, QUALS.
Dopo un avvìo promettente, si assesta su di un livello mediocre, per poi concludersi amaramente con la pubblicazione di una serie di libri sulle apparizioni di Medjugorje.

COME SCRIVERE UN ARTICOLO ALLA <<WHIRLPOOL>>
Con la penna.

UNA SITUAZIONE IMBARAZZANTE
In farmacia, mentre acquista dei preservativi, un ragazzo incontra sua nonna e il curato del quartiere.

MISTIFICAZIONE
Mefistofelici magistrati inguaiano un illibato politico imparentandolo con estranei.

ISSATURA DI UN PARACARRO
<<OOOOOOOOO issa! OOOOOOOOO issa! Niente da fare. Troppo pesante. Proviamo a metterci a X.>>

LA TRUFFA CONSIDERATA COME UNA DELLE SCIENZE ESATTE
Capitalismo for dummies.

L'ANGOLO DEL BIZZARRO
Un negozio "Tutto a 1€/2€" espone prodotti dalla foggia inusitata, dalla praticità inintellegibile e dalla dubbia utilità.

ALLONTANAUTA
Il lavoro dei sogni per ogni adolescente che si rispetti: andarsene da quei 'rompi' dei famigliari.

L'UOMO FINITO
Una volta era un uomo d'affari. Poi è arrivata la crisi.

L'UOMO D'AFFARI
Una volta era un uomo finito. Poi ha superato la crisi.

"IL GIOCATORE DI SCACCHI" DI BAELZEBU'
Il diavolo gioca Alfredo Castelli e gli fa pubblicare un fumetto brutto.

IL PAROLE DELLE POTERE
Uno è quello di confondere chi le legge.

LA FILOSOFIA DELL'ARREDAMENTO
Ikea for dummies.

RACCONTO DI MATUSALEMME
Uno stolto nipote commette l'errore di ascoltare le interminabili storie di vita dell'anzianissimo nonno.

NON GIOCARTI MAI LA TESTA COL DIAVOLO
Ma neanche la croce, per ovvi motivi.

QUATTRO BESTIE IN UNA
Ritratto di un anziano provincialotto maschilista, berlusconiano convinto e milanista.

PERCHE' IL PICCOLO FRANCESE HA IL BRACCIO AL COLLO
Perché la baguette pesa troppo.

BON-BON
Simon-Simon si divora le caramelle preferite: "Che bon! Che bon che son!".

QUATTRO CHIACCHIERE CON UNA MUMMIA
Moira Orfei si racconta davanti ai microfoni di Barbara D'Urso.

RECENSIONE DI "ARABIA PETRAEUS" DI STEPHENS KINGS
<<La vecchia volpe ha colpito ancora. L'incidente del 1999 è ormai ampiamente superato. Questo thriller afgano, capace di connettere l'orrore metafisico con quello reale come mai prima d'ora, ci restituisce un autore in forma smagliante, che dopo quarant'anni pare avere ancora molto da dire.>>

SCRIVERE PER UNA RIVISTA - BELPIETRO SNEAK
In un flash d'agenzia, Maurizio Belpietro svela il segreto: <<"E' semplice. Basta avere buona volontà e non accampare pretese ridicole quali compensi e rimborsi spese.>>

I CIARLATANI DELL'EDICOLA - SATIRA
Risate amare, in una triste analisi delle riviste più vendute, esposte dai giornalai in prima fila.

ASTORINA
Storia e gloria della casa editrice di "Diabolik".

IL BAGNO DI ARNHEIM o IL GIARDINO PANORAMICO
Ad Arnheim si evacua ancora alla vecchia maniera.

IL COTTAGE DI BANGOR
Cosa si nasconde nella lugubre casetta nascosta nei boschi del Maine?

GLI OCCHIALI
Dove diavolo li ho messi?

IL BUCO NELL'OMELETTE
Un distinto signore si lamenta con il cameriere: la sua crêpe ha delle crepe.

UNA SETTIMANA CON TRE DOMENICHE
Mamma Domenica, nonna Domenica e zia Domenica fanno trascorrere ad un trentenne sette giorni interminabili.

QUEL DIAVOLO DI CAMPANILE
Ritratto dell'indimenticato Achille Campanile.

COME TRATTARE UNA CELEBRITA'
Risponderle male su Twitter è ancora il 'top'.

giovedì 11 marzo 2021

MAGICO VENTO (2)

Magico Vento #51: Il signore delle mosche (Manfredi/Milano)

Un bel western politico, ma non privo d'azione, racchiuso dalla suggestiva cornice soprannaturale dello sciamano Due Cuori, il tipo del titolo. Chi è? Non vogliamo saperlo, il mistero che aleggia intorno alla Storia è davvero inebriante. Il remake del fatto storico del Belly River si risolve con Ned che ammazza a sangue freddo il cree Volpe Bianca e aiuta (inconsapevolmente) il patricida e infido Castoro Nero a trovare la pace. Insolito. Al contrario, l'arte ponderata ed espressiva è sempre una garanzia. Nella posta, Manfredi dichiara di non sapere cosa siano gli shoggoth; eppure il #20 era ispirato a Lovecraft. 


Magico Vento #52: Cadaveri eccellenti (Manfredi/Milazzo)

Si ripiomba nella continuity più sfrenata, nell'albo in edicola a ottobre 2001, basato su cospirazioni nelle alte sfere USA, attentati, condizionamenti mentali, con tanto di battuta su come sia facile dare la colpa agli arabi. Manfredi presago? (o ha scritto l'albo in due giorni) Il gusto beffardo dell'autore si ritrova anche nel Blizzard, dedicato agli attori trasformisti, quando l'albo è una satira horror del trasformismo politico; tra l'altro, Dick Carr trova una sorta di consacrazione interpretando il Presidente Grant durante una commemorazione funebre, con immancabile gag del parrucchino. Albo di una verbosità tonitruante, tutto chiacchiere e distintivo, pesante da leggere se non si è isolati dal mondo, eppure divertente - se non di più - per i concetti che ci presenta. Al divertimento contribuisce Milazzo, in fase indubbiamente calante, ma che deve aver consumato l'intera boccetta di china, per quanto inchiostro ha profuso nei cupissimi notturni della chiesa, del bosco, della villa, eccetera. Suggestivo pure il cimitero. Per la saga è un episodio fondamentale: assistiamo all'eliminazione degli altri 11 demoni (a cui va sommato Aiwass) infiltrati nelle gerarchie politiche americane - ed è un'altra gustosa beffa anticipatoria (oggi 'ste cose sono di moda) leggere di un senatore e di un giudice della corte suprema anziani ottocenteschi che scorrazzano in versione demoniaca. A risolvere la situazione è però Hogan, che riesce ad eliminare gli ultimi due, ottenendo la scusa per ritornare in scena come salvatore della patria e ingraziarsi il Presidente, mentre Ned e Poe, come al solito, vagabondano avanti e indietro senza saper bene da che parte schierarsi. Ma per Ned l'occasione dovrebbe presentarsi presto: questo densissimo albo infatti è anche un prologo, perché le lune (a cui le creature sono legate) sono tredici, e dunque avanza un demone, nascosto in territorio Sioux. 


Magico Vento #53: Il figlio della tredicesima luna (Manfredi/Frisenda) [1di2]

Ed ecco la caccia al tredicesimo posseduto, Douglas Lynch, ex tenente ai tempi del massacro di Fetterman del dicembre 1866. Un evento storico rievocato sia nel Blizzard che nelle prime pagine del fumetto, una ridondanza che si riscontra spesso negli ultimi albi di MV, che non compromette la lettura, ma la rallenta forse un po' troppo, riempiendo pagine e pagine di dialoghi e resoconti. La prima metà di questo numero è un'altra straboccante dose di chiacchiere e distintivo, leggibile soltanto negli ormai scomparsi lunghi momenti di quiete (tengo a precisare che il mio problema non è la quantità dei testi, ma l'assenza di tranquillità e concentrazione necessari per poterne godere appieno). Superata, l'albo ingrana la quarta e offre diverse sequenze memorabili: Carr e Poe alla Casa Bianca con Grant e Sherman, Carr e Poe agenti segreti sul treno monovagone riservato, l'incontro di Ned con lo spirito dell'orso che lo trasforma in berserker, i capricci malinconici di Nuvola Rossa, la presentazione dei due Antichi aztecoidi cui Lynch è devoto (e da cui ottiene la teleportazione), la tensione nell'aria quasi twin peaksiana (lynchana, appunto) nella regia del climax conclusivo, che porta subito ad un primo scontro frontale, da cui Lynch esce con un deus ex machina. Pagine e pagine che ripagano il tempo dedicatovi, illustrate con maniacale espressività e cura per il dettaglio (le gocce di sudore sulla pelle!), per un'arte che, in certi punti, raggiunge la perfezione. 


Magico Vento #54: Le grotte del vento (Manfredi/Parlov) [2di2]

Si riprende da dove eravamo rimasti, con quel po' di magia lynchana ancora aleggiante, ma che, pian piano, comincia a dissolversi, e si arriva ben presto alla seconda stagione di Twin Peaks, nella parte non sceneggiata da Lynch, con le passeggiate nei boschi dei comprimari e le caverne graffitate con le anticaglie feticcioidi. Il vero protagonista della vicenda diventa il capitano Ten Eyck, che alla fine rinnega Sherman e si dimette, mentre la caccia al figlio della tredicesima luna prende una piega fantasy, con la battaglia fra Ned versione sayan e i due Antichi a colpi di raggi magici sparati dalle mani o dallo scettro di cristallo, il tutto nella suggestiva cornice della grotta con la porta a sbarre di ferro elettrificata e l'altare mayazteco. Scopriamo che il loro scopo era infettare Ned con la piovretta demoniaca, mentre Lynch diventa normale e muore pistolettato. Ecco, forse speravamo in qualcosa di più, anche da Parlov - comunque godibilissimo - ma il pregio di questa serie è quella di non dare mai l'impressione di aver sprecato tempo, nemmeno nella lettura di episodi più convenzionali. Ad esempio, già solo il flashback di Nuvola Rossa bambino che vede le Pleiadi ("da cui il suo popolo ha avuto origine") e contempla il Mistero "come in cielo, così in terra" (questo lo aggiungo io) è più che mai soddisfacente.


Magico Vento #55: L'amore e il sangue (Manfredi/Biglia)

Filler apparentemente ristoratore, in cui alla fine non si riposa nessuno, né i personaggi né il lettore. Ned è teso come una corda di violino, mentre Poe corre avanti e indietro assecondando i capricci di tutti: di Ned, di Jim, della governante di Crook che vuole farselo; gli unici di cui non gli fotte nulla sono i protagonisti del "caso verticale" di turno, un triangolo - anzi, quadrato - amoroso verosimilmente bacato tra un macellaio, la sorella esaurita, una puttana finta incinta e un disertore sfigato, che però Ned prende a cuore, per motivi che sa solo lui. Drammone western di quelli belli pesi (ma come parlo?), d'altronde il titolo era indicativo, ma il filler si sfillera pian piano, andando a ritirare fuori - per interposta persona - Custer, l'oro delle Black Hills, l'attesa per la guerra. Insomma, bluffano tutti, chi non lo fa muore, e questo spiega la rubrica dedicata al falso Buffalo Bill al centro dello spot al romanzo di Manfredi e la posta con la leghista che odia tutti gli immigrati e non ci può fare niente.


Magico Vento #56: I cavalieri del cerchio d'oro (Manfredi/Barbati-Ramella) [1di2]

A proposito di immigrati, ecco l'albo dedicato al razzismo, in cui Ned cerca di circuirsi una setta simil KKK realmente esisista in Oregon per poterne individuare il capo. Lo spunto storico è la vicenda (reale) di George Washington Cochran, che Manfredi, come di consueto, ci racconta due volte, nella rubrica e nel fumetto. Fumetto posato e chiacchierone, la fotografia di un piccolo pezzo di Storia in cui si muovono due personaggi di fantasia. Verso la conclusione della prima puntata, l'autore non resiste alla tentazione di infilarci il solito governo, per mezzo dei soliti Sherman, Fulton e Dick Carr, come a voler dire che sono i piccoli pezzi di Storia, uniti, a renderla grande.


Magico Vento #57: Il nemico invisibile (Manfredi/Milazzo) [2di2]

Arte manieristica al minimo sindacale per un albo statico e verboso, pieno di stacchi e che ho faticato a leggere per colpa di immigrati rumorosi. Si conclude la storia di Ned contro i secessionisti razzisti del nord, un antileghismo comunque troppo sfacciato e modernista per i miei gusti. L'ex governatore a capo del cerchio d'oro che ora ha adottato l'orfanello negro (cosa che peraltro cozza con la biografia ufficiale del personaggio storico, rimasto schiavista fino alla fine); il cospiratore ventriloquo che, in punto di morte, dice che non potrà più "parlare con la pancia"...  sembra più un film contemporaneo che il fumetto scafato che abbiamo letto finora. Non mancano, comunque, momenti di alleggerimento, con l'esercitazione militare sgangherata della comunità negra e dei cinesi di Wu-Sung (#40, casualmente stabilitosi proprio qui), ma alla fine i cinesi - vestiti da ninja giapponesi - si dimostrano sanguinari e quasi incontrollabili, quindi non poi così simpatici. Ovviamente è la politica a risolvere il tutto, mentre Ned e Poe debbono molto alla fortuna e agli amici nelle alte sfere, altrimenti ciao.


Magico Vento #58: Il cospiratore (Manfredi/Piccatto-Spadavecchia)

Numerone spionistico-politichese che porta avanti la continuity e svela retroscena sul giovane Hogan. Una spy story da guerra fredda che ruota attorno a Torvald Van Buren, l'inventato nipote del Van Buren storico (e mi pareva strano che non fossero parenti) a capo della Volta Nera, che qui viene prima arrestato e poi sequestrato e giustiziato da Hogan, come vendetta per una vecchia storia di truffe bancarie, oltre che per eliminare la concorrenza interna alla Volta Nera. Suggestiva la rievocazione dell'episodio del "Caroline" (non raccontato due volte, per fortuna) e ancora più suggestivi i flashback, che paiono narrare eventi remotissimi e ancestrali, e invece tra quella natura selvaggia e le città industriali sono trascorsi solo trent'anni. Personaggio interessante, Morgan Chambers, chissà se lo rivedremo. Tra le altre mille cose che accadono in questo albo densissimo (che è tutto una chiacchiera, ma interessante), Ned torna brevemente a casa, dove scopriamo che Zadig e Rufus (#22) se ne sono andati. Arte molto solida e godibilissima: è vero che le cariatidi governative cominciano ad assomigliarsi troppo, però era così anche nella realtà. 


Magico Vento #59: Spedizione di soccorso (Manfredi/Giéz)

Episodio postmoderno che prende spunto da un film misconosciuto tratto da un romanzo minore di Alaistair McLean, quello dei Cannoni di Navarone. Questo è tutto sommato il pregio principale dell'albo, che alla fine - e questo è invece è il pregio secondo Manfredi - è una normale storia western ferroviario invernale. Ce ne sono anche su Zagor, ma forse quelle sono più sgangherate. Per non farlo considerare un filler, l'autore vi ha inserito esplicitamente Dick Carr (ma non è un evento, ormai compare tre numeri sì e due no) e l'Ute Orso Affamato (#9/10), divenuto nuovo sakem (oppure no, boh) dopo la morte di Tuono Veloce; tuttavia, che gli piaccia o no, sempre di filler si tratta. Arte sotto pressione: la solidità che la Storia richiede tiene il passo, ma di tanto in tanto lo sghiribizzo sfugge al controllo (soprattutto nei primi piani).


Magico Vento #60: Minuti contati (Manfredi/Barbati-Di Vincenzo)

Filler ispirato ad un raccontino di Poe (quello vero), incentrato su di una comunità di orologiai svizzeri che governano col terrore: magari gli svizzeri fossero davvero così. E, infatti, ovviamente uno dei capoccia si è venduto agli stranieri (il solito progetto della ferrovia, per dire che l'albo è in continuity), ma vuole dare la colpa ai forestieri oppure ai suoi soci. Praticamente l'episodio di un qualunque telefilm anni '90. Simpatico l'accenno all'anacronismo (termine improprio) del business degli orologi da polso. Divertente anche il ribaltone del pistolero prepotente, in realtà un frignone pappamolla. Gli stili dei due disegnatori sono riconoscibili, ma vederli mischiati senza un ordine preciso genera stranezza; arte comunque abbastanza solida, nel complesso. 


Magico Vento #61: Vendette incrociate (Manfredi/Milazzo) [1di2]

Come vola il tempo: siamo già nel 1874! Nella posta, Manfredi e lettori spiegano perché il soprannaturale non debba essere spiegato. L'episodio è dunque quanto di più razionale ci possa essere. Da una parte, seguiamo le indagini procedurali di Poe e Little Boy, in merito all'omicidio di un funzionario del dipartimento affari indiani; la pista li porta sulle tracce di un istituto di correzione e di un giovane vendicativo, reso orfano dai Sioux nel 1865. Dall'altra parte, Ned segue la spedizione di Custer nelle Black Hills, sulle tracce di Cavallo Pazzo, che, per vendicare la figlia morta, dichiara guerra ai bianchi in solitaria. Albo pedantino, ma, come dice quel lettore all'inizio, la ricostruzione storica del West è notevole. E' comunque una prima puntata e si tronca bruscamente. Cameo per colti: Giovanni Martini e Felice Vinatieri, trombettiere e direttore di banda italiani della spedizione di Custer (facile che li rivedremo). Arte ballerina come di consueto.


Magico Vento #62: Il bersaglio (Manfredi/Frisenda) [2di2]

Prosecuzione e conclusione della doppia vicenda precedente, con lieto fine temporaneo a entrambe, la morte dei mafiosi e Custer che preferisce mercanteggiare. Albo psicologico in cui i personaggi sono più importanti degli eventi raccontati. Chi è il bersaglio del ragazzo in cerca di vendetta? Lo cambia in continuazione, a dimostrazione che ragionare di pancia non porta a nulla. E chi è più pazzo? Lui, che si dà al terrorismo per ottenere giustizia, o lo sfrontato e sornione Custer, che si comporta da manipolatore con chiunque abbia di fronte (oggi lo chiameremmo troll)? Arte curata ed espressiva come di consueto.


Magico Vento #63: La banda degli innocenti (Manfredi/Ramella)

Nella posta, Manfredi afferma di non sapere ancora quanto durerà la serie e come finirà; ha ancora un sacco di cose da raccontare. Così ci racconta tre volte l'episodio storico del linciaggio dello sceriffo Plummer: nel Blizzard, nel fumetto e nel Blizzard del prossimo numero. Ma, quando Ned finisce per sbattersi Venus Hernandez, vedova con le palle e proprietaria di un ranch a Bannack, ci accorgiamo che, effettivamente, la telenovela è ancora ben lungi dal concludersi, e ne siamo contenti. Arte funzionale. 


Magico Vento #64: I Lupi Blu (Manfredi/Perovic)

Ancora Ned vs le ingiustizie: stavolta tocca ai Pawnee deviati che compivano sacrifici umani al Sole del Mattino, e ai villici linciatori (che altro non facevano se non sacrifici umani). Numero per nulla originale, ma solido, soprattutto per merito dell'artista esordiente (che diventerà una colonna della serie). Metanarrativamente parlando, dato che l'albo parla di carogne, quelle che abitano vicino a me, e il cui unico scopo è rovinarmi la vita, me ne hanno rovinato la lettura. Ma l'ultima vignetta - la stretta di mano fra Poe e lo sceriffo onesto - è un inno a non arrendersi.


Magico Vento #65: Caccia sadica (Faraci/Mastantuono)

Dopo gli esperimenti di Lugano e Segura di diversi numeri fa, ecco il primo albo tutto non manfrediano: un filler d'azione appartenente al periodo in cui Faraci scriveva solo filler d'azione (forse per colpa di Diabolik). Un albo scorrevole, in cui i personaggi sono quelli che conosciamo, per cui Manfredi deve averlo tenuto sotto stretto controllo. I disegnatori di questa serie sono tutti validi: perché allora Mastantuono ogni volta ci fa dire "finalmente riecco Mastantuono"? Il pretesto per la pubblicazione di questa storia è comunque la necessità di riallineare il Blizzard all'albo: qui, infatti, viene pubblicato quello previsto per il numero precedente. Chi è il demone che possiede il serial killer Stark? Non è importante, è un filler d'azione (anche se può considerarsi un virtuale lancio per il numero successivo). Naturalmente, si ripropone anche qui il parallelismo con le mie vicende personali: anch'io, infatti, sono braccato da criminali decisi ad umiliarmi e a farmi soffrire ("homo homini lupus", per capirci; io sono "homini").


Magico Vento #66: Il pozzo degli Antichi (Manfredi/Parlov)

Episodio Flash before your eyes (molto prima di Lost): Ned entra nella visione-flashback della civiltà degli Antichi, governata dai sacerdoti lovecraftiani e costruttori di mounds, e impersona l'eroe Ehecatl, che alla fine si sacrifica per uccidere un Grande Antico e vendicare la morte dell'amata Janira, mentre la sorte del fratello Sethua, corrotto suo malgrado, rimane sospesa. Praticamente uno spin-off incorporato che sicuramente rivedremo. Affascinante il simbolismo dei bisonti come inviati di Manito, capaci di contrastare il Male rappresentato dagli indemoniati, e intelligente la resa grafica dell'alternanza tra flashback e tempo presente. Belle le due gnocche disegnate da Parlov (Janira e l'indiana Sette Frecce). Un po' tranciante lo scazzo conclusivo di Ned che dice "bòn, dai, per adesso basta così".


Magico Vento #67: Freedom (Manfredi/Biglia)

Ned e Poe nella comunità utopistica in cui qualcosa non va come sembra: filler anni '90. Momento buffo con Ned "San Francesco" e finale quasi umoristico in cui a tutti saltano i nervi e si ammazzano a vicenda. Arte molto, molto espressiva, in cui spicca la racchia ninfomane.


Magico Vento #68: Il mistero della diligenza (Manfredi/Milano)

Nella rubrica Manfredi ci rivela che il Poe storico sta venendo riscoperto dalla letteratura di narrativa contemporanea. L'episodio è dunque un giallo, inizialmente interessante perché dotato di uno sfondo razional-soprannaturale (fulmini globulari), ma che dopo un po' prende una piega poliziesco-politichese già vista e abbastanza sbrigativa. E quindi il tipo che impazzisce che c'entrava? Disegni classici e funzionali. Ned e Poe sembrano due comari, soprattutto il secondo. Copertina truffaldina (in buona fede).


Magico Vento #69/70: Cento fucili/Pista senza ritorno (Manfredi/Milazzo)

Un unico disegnatore (avremmo voluto dire un disegnatore unico, ma l'arte è sempre ballerina) per una nuova doppia, a parecchi numeri dall'ultima. Non due albi collegati, ma un'unica storia di guerra e pace, ispirata a fatti reali (e questo lo scopriamo solo nel riassunto della prima parte; nel primo albo il Blizzard è riferito al #68). Il governatore del Montana invia una nuova spedizione nello Yellowstone, finanziata occultamente dalla compagnia ferroviaria. La trama, sventata anche questa volta, è già vista, e di nuovo ha solo la chiave risolutiva, la temporanea tregua tra Sioux e Crow. Manfredi si concentra dunque sui personaggi, in particolare sul confronto tra i vecchi capi (Toro Seduto e soprattutto Cavallo Pazzo), politicizzati per cause di forza maggiore, e i giovani irruenti, questi ultimi rappresentati dagli egoisti Piccolo Grande Uomo (il "fedele" di C.P.) e Fango (#50), il primo interessato ai beni materiali, il secondo sciamano in fase embrionale. La parte più bella - all'inizio della seconda puntata - è comunque il flashback dell'avveduto mountain man Archie, amico dell'indiano Orso di Notte, finché questi non si è dato al terrorismo nativoamericano. Una piccola storia moderna.


Magico Vento #71: L'ultima corsa (Manfredi/Perovic)

Ottimo filler, abbastanza originale, quasi un omaggio non dichiarato al Piccolo Ranger, in versione realistica. Un'iniziativa del presuntuoso nipote del proprietario del "Morning" è l'occasione per demitizzare il mito del pony express e fonderlo con un altro classico, la carovana trucidata. Ne viene fuori un giallo "del fortino chiuso (o quasi)", dalla risoluzione scontata, ma comunque interessante per la delineazione dei caratteri dei vari personaggi: l'ostico Ned, lo stizzito Poe, il gitano Jim, lo stolto Clovis, la capricciosa Rifiuta-di-Smettere, l'orgoglioso Daino Rosso e tutti i comprimari occasionali, i miliziani, i cittadini, i vecchietti, i ragazzotti, e soprattutto il sopravvissuto divenuto matto e poi psicologo. Arte impeccabile.


Magico Vento #72: Jericho (Manfredi/Biglia)

Nella posta, Manfredi si autocongratula per i premi ricevuti alle fiere del fumetto (si chiamavano ancora così), ma subito dopo ammette onestamente che per qualche numero leggeremo episodi fantasiosi, a causa di qualche ritardo nella programmazione. Ma fantasioso non equivale a fantastico, così la splendida copertina di questo numero è un po' truffaldina, dato che si riferisce alla visione di Suor Blandina. Il resto dell'albo, difatti, è un discreto filler moralistico quasi kenparkeriano (ma più didascalico di KP), con la cittadina di commercianti che si fanno concorrenza spietata e che si odiano a morte l'un l'altro, pur fingendo rispetto reciproco (ma due giovani che mettono da parte i dissapori ci danno speranza nel futuro, eccetera). Un "messaggio" in cui mi ritrovo, quello sul deprecabile concetto di "libera concorrenza" (ed encomiabile averlo pubblicato nel 2003), per un albo gradevole, ma dallo sviluppo comunque poco originale: l'identità del seminatore di zizzania è ovvia fin da subito. Suor Blandina è uno di quei personaggi storici poco noti che questa serie ci fa conoscere, e per cui la ringraziamo (la serie, non la suora). Disegni come al solito.


Magico Vento #73: La montagna degli specchi (Manfredi/Barbati-Di Vincenzo)

La posta ribadisce il concetto: questi albi "visionari" sono riempitivi fatti per permettere ad altri disegnatori di finire le storie più importanti. Sarà. Sta di fatto che questo albo è un capolavoro, il miglior filler assieme al #19 (pur totalmente antitetico a quello). Ned accompagna quattro indiani anziani e burberi per le montagne innevate: due di essi, una coppia di sposi, vogliono raggiungere i figli e riappacificarsi; gli altri due, un orgoglioso e un mattacchione, vogliono morire lasciandosi travolgere da un fenomeno di "fata morgana" che ha dato origine ad una leggenda. A dar loro fastidio, un cacciatore di aquile giganti. Una sinossi elementare tradotta in un pregevole mix di testi e disegni immersivi e riuscitissimi, con paesaggi meravigliosi e personaggi simpatici che restano impressi. Una favola incantevole sin dalla prima vignetta ("mm...che profumo!": è il profumo della magia, della natura, dell'avventura, del sogno).


Magico Vento #74: Niagara (Manfredi/Ramella)

Albo nerd. Il Blizzard mette a confronto - su input del traduttore brasiliano di MV - le versioni bonelliane di Wild Bill Hickcock, per capire quali carte avesse in mano nel momento della sua morte (sembra assurdo, a scriverlo). La posta è dedicata ai lettori che vogliono rivedere vari comprimari comparsi anche una sola volta, per lo sgomento di Manfredi, quasi offeso nel garantire che i personaggi nuovi che inventerà saranno all'altezza dei vecchi. Il fumetto è un episodio di continuity che ci svela, fin dal titolo, dove sono riparati Hogan e Norma Snow dopo la fuga da Washington, e che il dottor Kernan è divenuto una spia doppiogiochista, deciso a trasformare Hogan in un vegetale pur essendo pagato dal governo USA per sorvegliarlo, mentre la sceneggiatura ci fa credere che la spia sia Norma; alla fine Kernan fugge e diventa latitante (suppongo). Tutto questo sullo sfondo di una nuova storia di quadri e fantasmi vendicativi (non viene detto, ma sembra proprio che Hogan sia legato a questo tema, vedi #29), mentre Ned, per salvare Norma, riapre la propria mente alle visioni mistiche - dimentico che anche negli ultimi albi ne ha avute, il ché conferma che gli albi sono stati realizzati in ordine differente da quello di pubblicazione. Ma soprattutto incrina il suo rapporto con il senatore Fulton, con cui litiga nel finale (buttando lì anche una frasaccia degna di un forzista), inguaiando anche Poe, più volte ostacolato nel suo testardo tentativo di ritrovare l'amico e anch'egli ora ostile nei confronti del suo "protettore politico". Disegni splendidi, evocativi ed espressivi, che ricordano il primo Casertano. Confesso di avere un debole per l'uccello tuono (in realtà sarebbe un'aquila, ma sembra un uccello tuono), nonostante il doppio senso della frase e nonostante il dozzinale esorcismo con cui elimina il fantasma. Chi recita, l'esaurita Norma o il catalettico Hogan? Forse nessuno dei due. 


Magico Vento #75: Torce umane (Manfredi-Faraci/Frisenda)

Ottima arte (c'è anche la gocciolina di sudore), ma più "di routine" rispetto ad altre volte, per uno di quei riempitivi fantasiosi più volte anticipati nella posta. Dopo un esauriente Blizzard, Manfredi mette le mani avanti e ci spiega che lo spunto dell'autocombustione umana spontanea è utilizzato nel fumetto soltanto come sfondo di una storia di fantasmi e magie. In effetti è così, e la sceneggiatura non è di Manfredi, però l'albo si legge con piacere lo stesso, nonostante il lato "giallo" sia piuttosto scontato: questo vuol dire che i personaggi sono ben caratterizzati (sicuramente i disegni aiutano in questo) e che la loro storia coinvolge quanto basta.  

Ultima copertina per Pasquale Frisenda.


Magico Vento #76: I totem (Manfredi/Parlov)

Prima copertina per Corrado Mastantuono.

Un altro filler soprannaturale, questa volta più classico (e infatti antologizzato nei Classici di Repubblica Oro): Ned cerca di far sloggiare pacificamente dei boscaioli governativi da una foresta su cui alcuni Cree sterminarono un gruppo di Shoshoni, questi ultimi divenuti ora spiriti totemici vendicativi. I personaggi sono scelti a tavolino (il cattivone senza cuore, i ragionevoli, gli zoticoni, gli sciamani anziano e bambino), l'inizio - in cui Ned racconta la leggenda - è verbosetto e il finale chiude il tutto con una noterella horror di serie b. Tuttavia, i temi sono tra i miei preferiti (totem, foresta incantata, spiriti della natura), l'albo è ben scritto e ben disegnato e questo episodio, per quanto mi riguarda, è stato tra i più immersivi. Insolito Blizzard in cui un lettore bergamasco racconta il suo incontro con dei nativi americani più americani che nativi.


Magico Vento #77: Pioggia-In-Faccia (Manfredi/Biglia-Talami) [1di2]

Ritorno, quasi improvviso, della continuity a tutto tondo, rubriche incluse: Sergio Bonelli in persona si appropria del Blizzard per dire la sua sulla "mano del morto" (#74), mentre nella posta si comincia ad accennare al numero cento. Ma soprattutto nel fumetto torna, finalmente, la figura più carismatica della serie, Custer, ora collaborativo e pacifico, tanto da richiedere l'aiuto di Ned&Poe nella ricerca dei trafficanti di grano infiltrati pure nell'esercito. Stranamente collaborativo, viene da dire, nonostante sia sempre piuttosto esplicito nel suo egocentrismo. Tuttavia salta subito all'occhio il parallelo tra il suo rapporto col fratello sottoposto Tom e la vicenda "verticale" di turno del guerriero Pioggia-In-Faccia, vigliacco mentitore autoaccusatosi vanagloriosamente dell'omicidio di un soldato e semi-ripudiato dal fratello Corno d'Acciaio, e al termine della puntata (per nulla autoconclusiva) molti sembrano avere propositi non detti per la testa, e le ambiguità vanno a toccare anche personaggi insospettabili come Doc, che conduce Poe a spasso per la "nuova" e corrotta Bismarck. Arte che appare talvolta frettolosa, ma potrebbe essere solo apparenza, in linea col tema dell'episodio.


Magico Vento #78: Gli speculatori (Manfredi/Barbati-Di Vincenzo) [2di2]

Titolo sagace per la seconda puntata della storia (tratto dalla Storia, come dice il riassunto) in cui tutti cercano di fregarsi a vicenda. A parte il mafioso di turno (morto) e il suo fantoccio candidato sindaco (arrestato), a rimetterci di più è Custer, il cui obiettivo era occupare militarmente Bismarck e riprendersi tutto il grano, quest'ultimo però segretamente redistribuito da Ned&Poe ai poveri. Come annuncia l'ultima vignetta, la tregua col Generale sembra finita. Albo godibile, ben disegnato, in cui Doc recupera il suo ruolo originario e persino le due canaglie di Flanders si redimono opportunisticamente, in un lieto fine temporaneo ma soddisfacente. E Pioggia-In-Faccia? Viene fatto evadere all'inizio e perde subito d'importanza.


Magico Vento #79: Cinque proiettili d'oro (Manfredi/Milazzo)

Lo stile impressionista di Milazzo - sempre più stanco della produzione seriale - si ritrova (sorprendentemente?) a suo agio in questo episodio, in cui i pezzi forti sono i flashback del giovane Ned battelliere alla fine della guerra di secessione e il volto esaurito dell'ex nordista abbandonato nei campi di prigionia sudisti e desideroso di vendicarsi del generale Sherman: entrambi sono illustrati come fossero illustrazioni tardo ottocentesche, con un effetto molto gradevole. L'albo termina con la solita allucinazione fantasmatica, tuttavia per tutta la sua durata aveva intrattenuto alla grande, grazie all'escamotage delle nuove rivelazioni su un altro segmento rimosso del passato di Ned, un altro amore perduto e finito male, mixato con l'indagine spionistica di turno; come sempre, in questa serie i flashback hanno il potere di apparire letteralmente come porte su di un passato leggendario, pur mostrandoci eventi tutto sommato recenti (nella cronologia interna, che poi è quella della Storia), un'allucinazione (fantasmatica) di quelle che solo un narratore di razza riesce a creare. Come noto, Ned e Poe si sono stancati dei governativi (stavolta partecipano in quanto coinvolti personalmente), così qui tocca a Carr/Task sfanculare Sherman, alla fine. Blizzard ancora una volta dedicato alla cronaca di un incontro con gli indiani in alta Italia, stavolta finito bene, però. 


Magico Vento #80: Killer Town (Manfredi/Perovic)

Riempitivo puro ben disegnato. Diviso implicitamente in tre atti: la presentazione dei personaggi (la puttana finto-svampita Holly, il droghiere sfigato, il sindaco vigliacco, l'ex soldato divenuto killer a pagamento e la sua marmaglia), la parlamentazione di Magico Vento nella ghost town dei sicari e la contemporanea indagine cittadina di Poe, la risoluzione dei conti attraverso una sparatoria di trenta pagine (per nulla noiosa). Blizzard dedicato finalmente al "concorso" "chi giocava a indiani e cowboy?" più volte annunciato, a cui partecipa un futuro soggettista (occasionale) di Zagor.


Magico Vento #81: Sangue blu (Manfredi-Segura/Ortiz)

Secondo episodio metanarrativo dopo Shado (#30), stavolta filler nonmanfrediano. Poe racconta a Jim, a Clovis (già simpatico) e a Punch una storia inventata ("ma con un fondo di verità") in cui lui e Ned aiutano prima il negro Samuel a salvarsi dalla doppia minaccia dei banditi messicani e del possidente sudista razzista Daniel Rastignac, quindi la fidanzata bianca a partorire. Il tutto nello stile pulp/feuilleton delle dime novels, con disegni da Tex, per un divertente riempitivo. Il Blizzard omaggia, giustamente, La capanna dello zio Tom.


Magico Vento #82: Spettri di sabbia (Manfredi/Frisenda) [1di2]

Arte sporca di un Frisenda ancora non al massimo, ma sempre piacevole a vedersi. Trasferta in Arizona, sulle tracce di Chato aka Dutchy, "lo scout preferito di Crook", un doppiogiochista che in realtà aiutava gli Apaches di Kociss (peccato che costui sia già morto, sarebbe stato interessante incontrarlo). Poe, bloccato in un paesucolo in mezzo al nulla, è coinvolto in un intrigo pure lì. Ned, all'inseguimento di Chato e dei suoi inseguitori, ha a che fare con gli spiriti del titolo e con un sentiero serpentino-acquoso alla base di una leggenda, raccontata nel consueto flashback capace di farti respirare aria di passato remoto. Come questi elementi si colleghino, lo si scoprirà nel numero successivo. 


Magico Vento #83: Gli angeli vendicatori (Manfredi/Ramella) [2di2]

Fisionomie un po' diverse da quelle della puntata precedente e personaggi che spiegano per bene come stanno le cose, anche se un lettore deconcentrato può facilmente confondere i vigilantes all'inseguimento dei desperados con i desperados stessi (anche perché sono collegati). Scopriamo che Chato è un mezzo bluff, alla fine sembra ingenuo, mentre tutti ce lo dipingevano come uno scaltro manipolatore. Maria, invece, viene messa da parte dopo due pagine e tutte le perplessità che aleggiavano su di lei (sembrava un personaggio parzialmente negativo, che sembrava volere la morte di Ned) rimangono ad aleggiare, ma a nessuno importa. Dal canto suo, Poe risolve il suo giallo nella cittadina-quartiere con quattro abitanti e nell'ultima vignetta capiamo la beffa di Manfredi. Oppure no? In effetti cosa c'entrasse tutto questo col sentiero del serpente dei pozzi e con gli spettri di sabbia non è esattamente lampante.


Magico Vento #84: Pugno d'Acciaio (Manfredi/Milano)

Finto episodio sul pugilato delle origini, in realtà un'acuta allegoria (o quello che è) della violenza innata nell'essere umano (e quindi è anche la parodia dei clichés western, tipo le risse, con tutto ciò che questo comporta in chiave bonelliana). Non solo il protagonista, cui è intitolato l'albo, ma anche i comprimari e lo stesso Ned - una volta tanto emotivo - fanno di questo episodio un vero e proprio episodio psicanalitico, una seduta di analisi di 94 pagine, raccontata come uno dei miglior "dramedy" kenparkeriani (guarda caso, tra le varie ispirazioni elencate nella rubrica, Manfredi omette proprio Ken Parker). Chissà se Pugno d'Acciaio ricomparirà. Bel finale, comunque. Questo è uno di quegli albi in cui ogni personaggio ha un senso, compresi i titolari di testata - e meno male che "Ned è antipatico", come vuole la vulgata. Arte alla Dante Spada, forse pure meglio, che guarda alle pin up e alle macchiette americane di inizio-metà novecento per dipingere personaggi deliziosamente espressivi in ogni dannato frangente.


Magico Vento #85: Il giorno dei Cani Pazzi (Manfredi/Parlov) [1di2]

Prima parte di una bilogia dedicata a Nuvola Rossa (che si prende il Blizzard), è un capolavoro della chiacchiera dalla prosa ispirata e dalla sceneggiatura a orologeria, una sorta di stallo alla messicana dove non succede niente e si attende l'esito, scontato, di una trattativa tirata in piedi soltanto per costringere i giocatori a disporre le pedine sulla scacchiera. Assistiamo, così, al matrimonio tra Rifiuta-Di-Smettere e Daino Rosso, all'ingresso in scena del generale Terry e del senatore Allison e al ritorno, cornuto e mazziato, di Lungo Sacerdote (#39) e di Piccolo Grande Uomo, contro cui Ned può finalmente prendere posizione. E scopriamo che proprio Ned, "l'antipatico Ned", è l'unico ad ottenere qualcosa da tutto questo, riuscendo ad avvicinare Crook dopo aver scongiurato - di nuovo - la guerra (i Cani Pazzi sono una milizia difensiva, un depistaggio). Arte in stato di grazia, un poco più sporca del consueto e a tratti milazziana, con primi piani definitivi, donne gnocchissime, una natura rigogliosa, adeguatissima anche ai (numerosi) momenti di alleggerimento della tensione. Ah sì, perché questa storia ce la racconta Poe in flashback. 


Magico Vento #86: Il figlio di Nuvola Rossa (Manfredi/Talami-Biglia) [2di2]

Seconda parte della bilogia dedicata a Nuvola Rossa, è un capolavoro dello stallo. Non succede niente, tutti sembrano complottare qualcosa, ma semplicemente nessuno vuole fare il primo passo verso l'inevitabile (la guerra). A sottolinearlo, è la simpatica trama parallela di Poe e Carr (che fa l'indiano) che finiscono per fingere un complotto, e l'unica cosa che scoprono è che, una volta, Nuvola Rossa è andato a mignotte. Il grande segreto che tutti vogliono svelare è infatti questo: Nuvola Rossa è un essere umano, che vorrebbe fare la guerra ma sa di non poterla più fare, e tiene il piede in due scarpe, a seconda di come gli fa comodo. Sagace demistificazione di un mito. Il figlio Jack, invece, dopo essersi fatto irretire da Lungo Sacerdote (scacciato con ignominia), ha il permesso di raggiungere Cavallo Pazzo. Termina bruscamente anche il confronto fra Ned e Crook, che si erano studiati a distanza (ravvicinata), tirando in mezzo la patetica (e riuscita) figura dell'agente indiano Seville, il classico ometto costretto a barcamenarsi in giochi più grandi di lui. Praticamente, l'intero albo è un ritratto della DC (ed eredi)! Pagina della posta del 2004 che sembra scritta ieri.


Magico Vento #87: Halloween (Manfredi/Barbati)

Riempitivo western dal sapore texiano, con i freaks cattivi tipo El Muerto. Se il #84 era un albo tragico raccontato in chiave da commedia, questo è un albo che si prende sul serio, pur presentando personaggi molto patetici, se non ridicoli. Vediamo se i lettori se ne accorgono, come nel primo caso. Blizzard a tema, nel senso che consiglia alcuni western atipici ma classici. Arte mutaforma, che va ad assomigliare a Galep, o qualcosa del genere. Il finale, con Halloween che va a fare la rapina, ma la banca è fallita, ma per Ned e Poe è tutto ok famose una risata, non ha molto senso. Titolo volutamente depistante, a Manfredi le banalità non interessano, quindi niente celebrazioni o anticipazioni.


Magico Vento #88: L'illusionista (Manfredi/Copello-Ramella-Volante)

Il mago Manfredi depista tutti, con un riempitivo in cui dispensa anticipazioni (nella posta) e continuity (nel fumetto). La vicenda tiratardi del prestigiatore-sceriffo Boris è solo un pretesto per riportare in scena la Volta Nera, che scopriamo essere ancora attiva e decisa ad eliminare i protagonisti. Questi, dal canto loro, non sembrano godere più tanto della protezione di Fulton, quindi, per una volta, si tengono i soldi racimolati, una scusa per allontanare Poe dal "Morning". C'è anche spazio per un tirapiedi di Coleman (#19), ma questo sembra davvero un pretesto. Arte illusionista, tre disegnatori che non si distinguono, per un risultato dignitoso ma dal sapore industriale. 


Magico Vento #89: Terra di nessuno (Manfredi/Milazzo) [1di2]

Prima parte di una doppia dedicata - finalmente - agli Shoshoni, noti in Italia per Scioscioscioni Cocco Bill. Dopo una posta dedicata al tema della comunità (con la partecipazione straordinaria del sindaco DS di Pordenone), Manfredi ce ne racconta la vera Storia (degli Shoshoni, non del sindaco), fatta di ambiguità, pregi e difetti... però questo lo fa nella rubrica. Nel fumetto, invece, ci racconta la storia "immaginaria" (cit.) di una tribù di Shoshoni cattivi che schiavizzano i Sioux. Ok. Per fortuna, l'episodio è ipnoticamente coinvolgente, come di norma in questa serie, e ci appassioniamo alle vicende dei vari indiani caratteristi: Daino Rosso, l'indiano negro, l'indiano vigliacco orgoglione che si spaccia per un altro, quello irascibile che diventa una furia, l'indianina puttanella ninfomane. Arte del big dei comics alla ultima apparizione bonelliana, secondo la vulgata stanca e annoiata, ma a mio parere più efficace che in altre occasioni; sebbene - mi sia consentito un pelo di razzismo, tanto il sindaco poi è stato rieletto - gli indiani di cui sopra si assomiglino tutti, e abbia fatto una notevole fatica a distinguerli - soprattutto Daino Rosso, che alla fine mi pareva morto! Però anche questa "sfida al lettore cecato" ha contribuito al divertimento. (Comunque il sindaco attuale è di destra.)


Magico Vento #90: Belva Sconosciuta (Manfredi/Perovic) [2di2]

Seconda parte della doppia dedicata agli Shoshoni. La mia chiosa comica al termine del commento precedente si scopre essere reale: tutto quanto era stato preparato nel corso dell'albo precedente (a partire dal misterioso piano degli Shoshoni, che non ho capito quale fosse) svanisce improvvisamente dinanzi all'odio cieco e alla furia guerriera, in un crudo albo di combattimenti e ammazzamenti e meschinità assortite, dove soltanto nell'ultima vignetta ci si rende conto di aver esagerato. Tutti i personaggi "buoni benché strambi" diventano assennati (compresa la puttanella), mentre i "cattivi" si incarogniscono e fanno una brutta fine, tant'è che le sequenze che più spiccano sono la brutale morte del traditore Grande Aquila (con la testa schiacciata dal piede) e la morte squallida di Belva Sconosciuta, dinanzi al fratello costretto alla tregua (e si chiama Lava Incandescente). Ennesimo stallo, dunque, e forse, presi dall'ardimento, speravamo in un dramma truculento? Siamo di destra anche noi? Ecco perché nella posta c'è uno che se la prende coi turisti cafoni. Arte "industriale", ma di effetto, le due sequenze di cui sopra rimangono impresse. 


Magico Vento #91: I misteri di New York (Manfredi/Frisenda)

Mezzo capolavoro, mezzo no, questo albo che improvvisamente ci riporta alle vecchie trame politiche che tanto ci piacevano, con tanto di ritorno di Norma (mollata da un Ned un po' confuso dall'ennesimo flashback del suo passato), di Hogan (fisicamente debilitato, ma cocciuto nel suo voler complottare a tutti i costi) e di Custer (che tranquillamente rivela i suoi piani: fingere di combattere Grant per farsi spedire a combattere i Sioux). Tutto questo però accade in trasferta - LA trasferta per eccellenza, in una serie ambientata negli USA - e alla fine, quando vediamo la preview del numero dopo, ci rendiamo conto di esserci ormai abituati agli spazi aperti, e scopriamo, assieme a Ned, di volervici tornare al più presto (nel nostro caso, vedere politici e mafiosi banchettare allegramente ci ha ricordato troppo il XXI° secolo). Ma dicevamo che l'albo è comunque un mezzo capolavoro, un po' perché Manfredi ci racconta degli aneddoti gustosi (i francobolli), un po' perché i disegni sono complessivamente magistrali, nella prima cinquantina di pagine soprattutto (poi qualche imprecisione c'è). Frisenda, a questo punto, ha vinto il Premio Fumo di China ed è pronto per fare il grande salto (Tex), infatti lo rivedremo solo una volta, nel primo finale della serie. Nella posta viene ricordato il giudizio negativo di Arthur Penn su Balla coi lupi, quindi l'albo è ispirato a Gangs of NY. Ma è più interessante l'esordio (nel fumetto) di Tilden, il candidato Democratico che sarà "sconfitto" da Hayes: la serie arriverà ad occuparsi anche dell'"affare Hayes", dunque? Lo speriamo vivamente, le premesse sembrano favorevoli (Hogan parrebbe volere un Repubblicano-marionetta). 


Magico Vento #92: La carica dei bisonti (Manfredi/Talami-Biglia)

Arte impeccabile per un episodio etnografico, di quelli con gli indiani che si ammazzano tra di loro, in quei paesaggi selvaggi rilassanti e distensivi oggi in balia dei trekkers (i camminatori con le orecchie a punta). Personaggi che non sono quello che sembrano, oppure sì, come la donna guerriera e suo marito Aquila Bianca, uno dei più patetici visti fin qui, eppure le sue visioni sembrano vere, tanto che Ned vi interagisce ("la tua mente è la mia mente"? Ancora trekking). Ma a sorprendere è soprattutto la redenzione (?) del mercante d'armi di turno, un altro meticcio, che stavolta Ned riesce a portare dalla sua parte. Un cast che sembra essere destinato a ricomparire, mentre Poe è completamente assente. Non mi ha convinto soltanto il fortino improvvisato eretto dai Cheyenne, dalla forma a 8 (?), e che lascia passare i Crow tranquillamente nel corridoio: era quello destinato ai bufali? Nel fumetto non è chiarissimo. 


Magico Vento #93: Furia assassina (Manfredi/Ramella-Volante)

Poe sequestrato da una famiglia di psicopatici. Ned a caccia dei rapinatori delle paghe dei minatori, cioè i contadini rovinati dalle miniere, aiutati dai doppiogiochisti (quindi continuity sociale sullo sfondo). Le due vicende si scoprono collegate, e non solo perché Ned e Poe si olochiamano con l'amuletofonino. Riempitivo godibile. Disegni curati, con personaggi dai volti lombrosiani e qualche vignetta buffa, stile comica tardoottocentesca. La tipa ha davvero le tette grosse come in copertina, e gli artisti riescono davvero a renderla sgradevole e appetibile allo stesso tempo, come richiesto dalla sceneggiatura. 


Magico Vento #94: Il lago del terrore (Manfredi/Leomacs)

Esordio di Leomacs, subito veterano. Ancora un riempitivo in continuity: Ned chiede e ottiene dai Kutenai rifugio per Toro Seduto in caso di necessità; ma prima li aiuta a sbarazzarsi del pesce gigante del lago Flathead, in 94 pagine che si leggono in 10 minuti scarsi per quanto sono mozzafiato. Un X-File di quelli belli, carichi d'atmosfera, su cui aleggia l'entusiasmante mito di Yaukenam, il dio benevolo dei Kutenai tramutatosi in demonio vendicatore, il Lucifero indiano insomma, contro cui Ned scaglia il simbolo dell'aquila tipo Zagor. Forse stona un pochino vedere Ned usare il termine "partenogenesi", ma è pur vera la recente scoperta di un uccello ginandromorfico, e anche se il paragone con un pesce autoclonantesi è improprio, il mistero della Natura (cioè della Creazione, guarda caso Yaukenam trasforma, non crea) è lo stesso, ed è reale. Poe non c'è, sostituito da Molti Colori (#28 e #31, un po' pedante), e Ned è in perizoma per tutto l'albo, così come gli indiani, e c'è questo laghetto-piscina tipo quelli dove gironzolo io, solo col mostro, e il tutto non è che una sorta di versione definitiva di un classico repertorio della Bonelli più arcaica, la lotta con l'animale nell'acqua, con versione quasi definitiva della pugnalata nel ventre. Insomma, uno storione. 


Magico Vento #95: Agorafobia (Manfredi/Barbati-Di Vincenzo)

Altro filler degno di essere antologizzato allo scopo di illustrare le potenzialità della serie, un elegante panegirico che vuol dire che mi è piaciuto molto. Soggetto magistrale, scaturito da una riflessione intellettuale: le opere di Poe ed Emily Dickinson hanno dei punti di contatto? Avendo a disposizione un sosia di Poe, non si poteva non approfittarne. Il racconto nel racconto interno, invece, è il flashback di un'avventura "prima maniera" di Ned, costretto ad affrontare un trickster travestito da demone dell'agorafobia, avventura che è solo apparentemente elementare e già vista. Infatti, Ned lo può sconfiggere soltanto trasformandosi in berserker con lo spirito del lupo e chiedendo aiuto a Manito e spiriti sciamani: Manfredi non lo dice, ma è indicativo della personalità del protagonista della serie, oltre che connesso al tema dell'albo. Un'allusione alle recenti separazioni tra Poe e Ned, inoltre, rafforza il legame tra storia e cornice narrativa. Detto ciò, la sceneggiatura è da manuale e l'arte coinvolgente, a corroborare la mia asserzione iniziale.


Magico Vento #96: L'albero degli impiccati (Manfredi/Talami&Biglia-Volante&Ramella)

Ultimo riempitivo in continuity prima della grande saga, realizzato a dieci mani (quattro alle matite, quattro alle chine e due alla regia): come si dice, "se non me lo dicevano, manco me ne accorgevo". Omaggio al film Blindman, in cui Ned fa - controvoglia - il giustiziere solitario, contro uno squilibrato trumpiano che aveva conosciuto anche in gioventù (nel flashback), un ex cacciatore di taglie ora possidente terriero capitalista. Soltanto alla fine, al momento del ricongiungimento - finalmente! - con Poe, capiamo alcune brutalità di Ned: il suo lato oscuro sta prendendo il sopravvento in vista della guerra. Nell'albo esordisce (credo, boh) il Governatore del Montana Alfred Abbott, che, purtroppo, è un personaggio di fantasia mai esistito; rivediamo, inoltre, Bismarck e il vecchio Doc. 


Magico Vento #97: La guerra di Toro Seduto (Manfredi/Perovic) [1di5]

Inizia il ciclo della Guerra delle Black Hills, con annuncio del cambio di periodicità e omaggio ad Albertarelli e D'Antonio. Manfredi precisa che l'aspetto bellico dell'epopea non sarà predominante, però la saga si apre con un albo piuttosto tattico, sostanzialmente un paio di tentati assalti a vicenda, e soltanto nell'ultimo quarto di albo emergono i personaggi e le loro umanità poco trancianti (a parte Lungo Sacerdote, che un po' tranciante lo è). Bello il titolo a inganno, perché, da un punto di vista pratico, in quest'albo fanno quasi tutto Crook e i suoi ottusi sottoposti, mentre la guerra di Toro Seduto è tutta psicologica e, in buona parte, interna al suo schieramento. Arte sporca ma pulita, si vedono i tratteggi ma i personaggi sono tutti immediatamente riconoscibili. Alla fine la separazione tra Ned e Poe ha più senso di quanto ci si potesse immaginare.


Magico Vento #98: Rosebud (Manfredi/Frisenda) [1di2 - 2di5]

Prima parte di una doppia, seconda del ciclo delle BH, episodio autoconclusivo superlativo. Capolavoro con tocchi da kolossal hollywoodiano, quelli belli, nella forma (il montaggio tra l'avanzata del 7° Fanteria e l'incitamento indiano), e tanta sostanza da fumetto italiano. Narrazione da manuale, con passaggi che restano impressi: la visione surreale di Nuvola Rossa, coi soldati che cadono dal cielo e si sbriciolano, e forse ancora di più il parallelismo tra la prima e l'ultima pagina, in cui vediamo Toro Seduto tenere un grande discorso d'incoraggiamento (inizio) e moribondo ma soddisfatto (fine). Sempre intrigante, nel più puro stile da romanzo popolare di avventure, il personaggio di Custer proposto da Manfredi, più attendibile di molte altre versioni e forse per questo il più romanzesco mai visto. Ma tutti i membri del cast, per quanto reali, sembrano essere anche grandi attori cui ci siamo ormai affezionati. Come a dire che la Storia è la serie tv più appassionante di tutte. L'artista saluta tutti con una prova ineccepibile. 


Magico Vento #99: Morto il 25 Giugno (Manfredi/Ramella-Volante) [2di2 - 3di5]

Seconda parte di due, terza di cinque: nella rubrica, Manfredi spiega pure questo. Spiazzante inizio con Ned che tromba in piedi davanti a tutti (vabbè, non c'è nessuno in quel momento, ma è come scopare in strada quando non passano le macchine). Sette Frecce (dal #66) diventa improvvisamente determinante, dato che alla fine Ned torna da lei. Sbrigate le faccende più importanti, l'eroe ci spiega come si è concluso l'albo precedente e come ha umiliato Crook. Da lì in poi seguiamo le ultime gesta di Custer, che Manfredi ci dipinge definitivamente come un antieroe moderno, un "buono odioso", severo ma giusto, psicopatico ma simpatico, autolesionista ma empatico. La ricostruzione dei fatti non è poi tanto diversa da quella di Ken Parker, con Custer suicida, solo che qui lo fa davanti a Ned, mentre Ken era arrivato in ritardo. Più originale è il dietro le quinte politico, la manfrina mediatica e poltronistica del Partito Democratico protorenziano sulla pelle delle persone, il ruolo ambiguo dei media. Naturalmente i tempi sono diversi, e qui il giornalista leccapiedi alla fine un briciolo di dignità ce l'ha, e per questo cade in guerra. Sempre interessanti le dinamiche relazionali tra i vari indiani, da Toro Seduto a Cavallo Pazzo, da Lungo Sacerdote a Fango, da Aquila Bianca a Spirito della Notte, senza contare i "cattivi" Pioggia-In-Faccia e Coltello Insanguinato (che muore). Davvero ormai sembra di leggere un manga con vecchi amici. Le fini di Custer e di Aquila Bianca vanno peraltro poste in relazione, per come le due personalità si rivelano non troppo dissimili. Meno chiara è invece la sequenza con Curly, che spunta un po' dal nulla solo per fare una figuraccia (mente perché è un vigliacco? e quindi?). Custer (George, non Tom), comunque, riappare subito in sogno a Ned, come apocalittico angelo della morte, d'altronde aveva ragione a dire che non ci saremmo mai liberati di lui. E la mente non può che correre all'interpretazione oltremondana che ne aveva dato Nolitta - l'editore di Manfredi - in un'epica storia di Mister No, e l'impressione è che ogni cosa sia andata come doveva andare, in un sincretismo storico e bonelliano soddisfacente ed eternamente appetibile. Arte in grande spolvero, che non sfigura affatto con quella del precedente albo, anzi, in certi casi va ad assomigliarle paurosamente.


Magico Vento #100: Il crepuscolo degli eroi (Manfredi/Parlov/ col. Tikulin) [4di5]

Si conclude l'era mensile a 100 pagine con un albo celebrativo per finta, quarta parte della pentalogia delle Black Hills, in cui l'unico vezzo (imposto) è la quadricromia. Ma sono bei colori, in cui ci si immerge gradualmente (dopo il pugno nell'occhio del frontespizio), soprattutto nelle sequenze ad aria aperta, che sia la brillante campagna o la cupa Deadwood. Narrativamente parlando, è un episodio in tono minore, in cui si raccolgono i cocci del Big Horn, e che, nella prima metà, ha il suo perno nell'uccisione di Wild Bill Hickcok, personaggio che, in fondo, avevamo incontrato solo una volta, e che dunque ha perlopiù un valore simbolico (e i nerd del western possono gongolare, perché la "mano del morto" è quella stabilita dalla polemica con Bonelli nei #74 e #77). L'altra metà dell'albo verte sull'ennesima visione premonitrice di Ned e sull'identità dei traditori che costeranno la vita a Cavallo Pazzo: il primo è Lungo Sacerdote, e ce lo aspettavamo tutti; il secondo può essere Piccolo Grande Uomo? Per fortuna, almeno il primo ce lo siamo levati di torno. In contemporanea, Poe passeggia per Washington ove ci permette di incontrare il vecchio cast spionistico, rimasto in disparte fino ad ora: il senatore Fulton medita di dimettersi dopo la dichiarazione ufficiale di guerra agli indiani da parte del Congresso (che è Storia, il ché ci fa sembrare storico anche Fulton che parla col sosia di Poe); Little Boy passa alla Pinkerton; Task/Carr si diverte un mondo e rimane a fare la spia. Le atmosfere sono quelle di un episodio "di passaggio necessario", cosa che in numero 100 Bonelliano sarebbe un altro cazzotto nell'occhio, eppure Manfredi riesce in qualche modo ad autocelebrare lo spirito della serie, soprattutto con una ultima pagina - anzi, con le due vignette finali - un pelino pacchiana, in cui si schiera con gli indiani in modo un po' propagandistico. Si tratta comunque di due vignette che restano impresse. Bei colori, dicevamo (e li temevamo), ma soprattutto ben innestati negli eccellenti e francesissimi disegni di Parlov, che saluta tutti pure lui, rendendo ancora più amara la situazione. Ma lo fa con una prova davvero notevole, una delle più notevoli, in cui a volte assomiglia sinistramente più a Torti che a Toth, ma al Torti bravo di una volta, e in cui riesce a sintetizzare al massimo le espressioni dei personaggi, in particolare dei titolari della serie.


Magico Vento #101: Bandiera bianca (Manfredi/Biglia-Talami) [5di5]

Capolavoro della svolta. Termina la lunga - cronologicamente sono due anni e qualcosa - saga delle Black Hills, con un albo degno dei migliori Ken Parker, se non anche meglio. Un'estenuante lotta per la sopravvivenza nel rigido inverno (il titolo non è scelto a caso), alla ricerca di una deviazione da un futuro già scritto (Poe) o di una resistenza alla rassegnazione (gli indiani). Oggi la chiamano resilienza. La tensione emotiva è la stessa della seconda stagione delle Avventure del Bosco Piccolo, e il paragone non vuole essere irrispettoso, anzi. Più avanti, invece, assistiamo - anzi, no - alla morte di Cavallo Pazzo, al termine di una lunga serie di stacchi che ci permettono di coprire le varie fasi terminali della guerra - guerra di logoramento, dove il logoramento è bipartisan. Atmosfere immersivissime a partire dalla copertina: sia Mastantuono che i due artisti sfoderano prove di altissimo livello. Battaglie girate magistralmente da un regista di quelli che l'Academy nominerebbe un anno sì e l'altro pure. E c'è spazio pure per l'"affare Tilden", anche se superficialmente, ma sufficiente quanto basta per dare l'idea del momento storico cui è la serie è giunta. Nelle ultime pagine, Manfredi crea un nuovo "giallo" riguardo alla morte di Cavallo Pazzo a causa del tradimento di Piccolo Grande Uomo, rendendo Ned scettico al riguardo. Ma perché dovrebbe esserlo? Probabilmente la sua è solo stanchezza. Chiude il tutto la rubrica - al suo esordio nella versione doppia - dedicata alle traversie della statua dedicata a Crazy Horse proprio nel territorio delle Black Hills. Una Storia vera e buffa, che solo in apparenza è una nota eccentrica per curiosi, ma che in realtà è proprio ciò di cui si ha necessità di leggere al termine del fumetto. Come a voler dire che non è stato tutto inutile.

(2019-2021)