giovedì 7 maggio 2020

ZAGOR (4)


[301-302] TESTA DI MORTO - FUGA DALLA RISERVA (Toninelli/Donatelli)
Topos classico del giustiziere creduto morto impersonato da qualcun altro, sceneggiatura che non mi ha impressionato.

[303-304] SENTIERI SELVAGGI - UOMINI DELLA FRONTIERA (Toninelli/Ferri)
Non la ricordavo più, sono andato a guardare. Bella la sequenza dei bisonti.

[304-305] ORE DISPERATE - IL FIUME DELLE NEBBIE (Toninelli/Pepe)
Giallo su Doc Lester, battello sul fiume. Roba già vista o che si rivedrà meglio.

[306-307] IL GRANDE BUIO - ZAGOR ALLO SBARAGLIO (Toninelli/Donatelli)
Zagor prende una botta in testa e diventa cieco. Da qui le conseguenze.

[307-308-309-310] L'INDIANO ERRANTE - SINISTRI PRESAGI - LA FORESTA ALLAGATA - I MALEFICI DI DIABLAR (Capone/Torricelli-Pepe)
Coinvolgente fantasy. Memorabili la foresta impaludata e l'allucinazione del simbolo di Zagor parlante, una delle scene più inquietanti di tutta la serie.

[Cico 7] CICO TRAPPER (Burattini/Gamba)
Ritorna Donald Destry, che nella sua storia aveva accennato al passato di Cico (e questo mi era rimasto impresso). Burattini ci spiega cosa era successo, con gag scontate, ma che ci possono stare.

[speciale 4] LA FIAMMA NERA (Boselli/Ferri)
Esordio di Boselli e del Wendigo. Fantasy-horror epico-mitologico che accelera di brutto a metà, diventando un riassunto.

[310-311-312] CICO RUBACUORI - PERICOLO MORTALE - L'ORRIBILE MUTAZIONE (Burattini/Ferri)
Vero esordio di Burattini. I soliti mostri.

[313-314-315] LE BELVE DEL BLACK RIVER - LOTTA SENZA QUARTIERE - I DUE COMPLICI (Toninelli/Donatelli)
Giallo classico-melodrammatico che svela il passato di Doc Lester. Fan fiction che ci può stare. Prologo libresco coinvolgente.

[316] CACCIA AL LUPO (Capone/Polese)
Breve apologo sociale di Capone.

[316-317-318] IL BATTELLO MALEDETTO - LO SPIRITO DEL FIUME - IL SEGRETO DEL CAPITANO (Toninelli/Donatelli)
Classicamente gradevole. Si ricorda Lorna, la sorella del vecchio socio di One Eyed Jack, che ci prova con Zagor. Colombo ne farà un remake altrettanto simpatico.

[318-319-320] MESSAGGIO DI SANGUE - L'ABBAZIA DEL MISTERO - SEPOLTI VIVI (Burattini/Ferri)
Piace a tutti, per me è noiosetta. Solito omaggio al Nome della Rosa, ma senza la cultura dietro al romanzo. Idea di partenza interessante (monastero occupato da soldati, caccetta al tesorino).

[321-322] L'ALBERO SACRO - LA CONFESSIONE (Toninelli/Donatelli)
Il ritorno dei boscaioli cattivi, con un soggetto più sviluppato e interessante (albero sacro agli indiani che tutti vogliono sradicare). E' giusto.

[Cico 8] CICO CONQUISTADOR (Burattini/Gamba)
Antenato di Cico che causa la rovina a tutti, dagli spagnoli a Cortès alle civiltà precolombiane: per qualche motivo, l'idea mi fa ridere. Gag di per sé ovvie, fra cui una copiata da Melloncelli. Atmosfere e disegni simpatici, svolgimento giustamente a tappe e in crescendo.

[speciale 5] IL SEGRETO DI CRISTOFORO COLOMBO (Burattini/Ferri)
Flashback insoliti per la serie, col viaggio di Colombo. Storia noiosa.
C'è il golem, per fare scena. Lo speciale di MM coevo è un altro pianeta.

[322-323-324] MERCANTI DI VELENO - IL GIORNO DEL RISCATTO (A.Russo/Pepe)
Yaaaaaaaawwwwnnn. Sgnap sgnap.
Nota del 2020: poveraccia; è che l'ho letta sul treno con dietro il neonato che frignava.

[324-325] IL SANGUE DEI CHEYENNE - IL TOMAHAWK AVVELENATO (Burattini/Ferri)
Sacrifici femminicidi indiani al Sole del Mattino, spunto storico sempre interessante. Svolgimento molto classico.

[325-326-327] UNA MORTE MISTERIOSA - ORO MALEDETTO - IL CIMITERO INDIANO (Capone/Gamba)
Ancora Capone+King, ma stavolta funziona. Splendide atmosfere mistico-soprannaturali. Memorabile l'incontro con gli inconcepibili spiriti della foresta.

[328-329] NODO SCORSOIO (Burattini/Ferri)
Queirolo ha riscritto il finale, e ha fatto bene. "Picchiaduro" dove Zagor ammazza tutti, una volta tanto ci vuole.

[329-330] TRAGEDIA A SILVER TOWN - IL TRADITORE (Burattini/Donatelli)
Dramma giallo scontato, ma non brutto.

[330-331] LO SPIRITO DELLA FORESTA - UOMINI E BELVE (Capone-Queirolo/Andreucci)
Storia rimaneggiata, un altro apologo sociale di Capone.

[331-332] IL PASSO DEL DIAVOLO - UN PATTO INFAME (Vigna/Gae.Cassaro)
Unica storia di Vigna, meglio così.

[332-333-334] IL SAKEM DEI MALECITE - IL SERGENTE DI FERRO - LA NOTTE DEL MASSACRO (Toninelli/Gamba)
Sfida all'ultimo sangue, tutti contro tutti. Action cult. Il fortino sotto al crepaccio, che idee invidiabili.

[Cico 9] CICO CAVERNICOLO (Burattini/Gamba)
Cico preistorico davvero forzato e imbarazzante. Gag viste tremila volte. Cornice al presente che giustifica razionalmente la vecchissima storia della Porta del fuoco.

[speciale 6] LA CONGIURA DEGLI DEI (Boselli/Marcello)
Arte "fuoriserie", da graphic novel d'autore. Mini-epica iper compressa. Prologo ed epilogo d'atmosfera. Flashback col primo incontro con Tonka e suo passato tragico (moglie morta).

[sp6all.] DIGGING BILL: L'EREDITA' DEL PIRATA (Boselli-Burattini/Ferri)
Comica in stile anni 1960, scontata ma con ambientazione simpatica.

[334-335-336] UNO STRANIERO A PLEASANT POINT - LADRO DI OMBRE (Boselli/Laurenti)
Eccellente incipit famigliare, tipico di Boselli. Atmosfere degne del Grande cielo di Pezzin-De Vita (o del film, o del romanzo). Prosecuzione classica, conclusione che sfotte la serie.

[336-337-338] L'UOMO CON IL FUCILE - FURORE BIANCO - MORTE TRA I GHIACCI (Burattini/Ferri)
Copiata da uno o più film e con finale scontato, però coinvolgente ed immersiva.

[339-340-341] LA DIABOLICA INVENZIONE - DIMENSIONE ALLUCINANTE (Burattini/Devescovi)
Zagor rimpicciolito con Verybad, Devescovi: più classico di così si muore. Parentesi non brillantissima, ma simpatica.

[341-342] L'INDIANA BIANCA - I FALSARI (Burattini/Ferri)
Classicamente gradevole.

[343-344] GLI INVASATI - L'OMBRA DELL'ALCHIMISTA (Burattini/Donatelli)
Estremamente classica, se non vintage. Narrativamente sfigata come la storia di cui è seguito, anzi di più. Tramonto di Donatelli e di un modo di fare fumetti longevo, ma destinato ad una fine inevitabile. Malinconia. Si poteva chiudere meglio.

[Cico 10] CICO CERCATORE D'ORO (Burattini/Gamba)
Le origini segrete di Trampy, con ret-con e riferimenti precisi alla cronologia nolittiana. Scopriamo il suo vero nome: spiazzante (non è questo). Gag semplici, ritmo indovinato, finale giustamente ricorsivo, disegni simpatici.

[345-346-347-348] L'ESPLORATORE SCOMPARSO - PASSAGGIO A NORD OVEST - LA SFINGE DELL'ARTICO - GLI AMMUTINATI (Boselli/Marcello)
Indubbiamente uno dei capolavori della serie. Incipit spartiacque, sembra un altro fumetto. Fino alla Sfinge dei Ghiacci è un'avventura davvero epica, illustrata in modo davvero immersivo, il tutto quasi vent'anni prima di The Terror (la serie tv; sì, lo so che c'era il romanzo). Ultima puntata un pelino compressa, con diversi ribaltoni in sequenza e praticamente tre finali, positivo-negativo-aperto (inizia la "Seconda Odissea"). Nelle precedenti letture scordavo ripetutamente l'identità di Adso, eppure doveva essermi evidente.

[348-349-350] I FIORDI DELLE NEBBIE - ALASKA - I GUERRIERI DEL TUONO (Boselli/Laurenti)
Documentario affascinante dai panorami meravigliosi. Incipit ed etnografia memorabili. Storia nella norma, la colonia russa e gli indiani del nord si comportano come la gente del sud. Henry Summers fa poco, ma si fidanza. Nat Murdo è il solito traditore. Più simpatico Honest Joe, deus ex machina. Disegni spigliati, ma non sempre precisissimi.

[350-351-352] LA NAVE DEL MISTERO - I PIRATI DEL DRAGO - L'ISOLA DEI LEBBROSI (Burattini/Ferri)
Classico-vintage che più di così si muore. Sceneggiatura agile stile primi anni '60, solo con meno verve nei dialoghi. Disegni d'atmosfera. La struttura del soggetto anticipa di dieci anni i Pirati dei Caraibi oppure è solo molto classica. Divertente balletto sulla nave, Zagor che volteggia sulle sartie. Inutile il flashback del Drago Giallo, pure poco esotico (anche se vi compare l'Imperatore!). Più corta del previsto, e un poco improbabile, la gita sull'isola dei lebbrosi. Dimenticata sosta a Vancouver. Crudeltà attendibili (decapitazioni, liquefazioni, lebbrosi).

[353-354] BANDIDOS! - SFIDA A LOS ANGELES (Boselli/Della Monica)
Sequela di sparatorie texiane, con vaghi echi di Zorro nei bambini che giocano a "Zagor" dopo che Cico gli ha raccontato i classici della serie (adorabile). Personaggi convincenti, soprattutto i rurales esauriti. Fa eccezione Murdo, caratterizzato come un pistolero senza cuore. Disegni altalenanti. Malinconia a posteriori per il seguito coi ragazzini cresciuti infelici.

[355-356-357] CONQUISTADORES! - LE SETTE CITTA' DI CIBOLA - IL SEGRETO DEGLI ANASAZI (Boselli/Chiarolla)
Altro punto di svolta: il prologo-flashback cinquecentesco, l'esordio ufficiale di Atlantide&Mu, la continuity del multiverso (all'epoca uni) Bonelli, con tanto di prefigurazione Texiana. Avventura classica ma moderna (per Zagor), ben congegnata. Affascinanti le sette città, soprattutto quelle del sole e del vento. Notevole incipit nel deserto che richiama un classico di Nolitta. Simpatico il villaggio Hopi di Masewi e Shumavi. Sceneggiatura sincopata, che bosellianamente accelera dopo la metà. Non approfondita la redenzione di Nakai: appare più un capriccioso lunatico che l'eroe boselliano che vorrebbe essere. Anche il parallelismo con la Guerra Senza Tempo fra Hopi e Navajo rimane sotteso. Non tutti ci arrivano. Primi cenni alla ret-condiscendenza messianica di Zagor. Arte notevole. Crollo di laboratorio di Atlantide-Mu disegnato da Chiarolla: che nostalgia.

[sp7] LA LEGGENDA DI WANDERING FITZY (Colombo-Burattini/Ferri)
Cornice in continuity, con gli Hopi: la cosa migliore (carina la chiosa finale). Soggetto e sceneggiatura stiracchiati e mezzo copiati: la carovana dei cannibali l'aveva fatta Pezzin, l'indiano anziano ma mai domo Toninelli (comunque simpatico Lupo Sdentato). Il nano prestigiatore a che serviva? A copiare pure Melloncelli. Svolgimento scorrevole, ma trito. Storia autoelogiatasi con la rivelazione del nome di Zagor e col remake.

[sp7all.] BAT BATTERTON: IL BAMBINO RAPITO (Burattini/Ferri)
Comica banale copiata da Dennis la minaccia. Dimenticabile.

[357-358-359] OMBRE NOTTURNE - LA STREGA DELLA SIERRA (Boselli-Burattini/Torricelli)
Prosecuzione della prefigurazione Texiana, con la strega Ma-Na-Wah che è uguale a Ha-No-Man (e al suo remake zagoriano Yaska) e ovviamente a Zhenda. Giusto omaggione a G.L.Bonelli, soprattutto all'inizio (che sembra scritto da Boselli) e nelle ambientazioni caratteristiche texiane, ma quarant'anni prima: si ricordano il Grand Canyon e la grotta della strega. Il resto della sceneggiatura è più trito che classico, ma ne emerge bene la sofferenza di Zagor nello scontro finale. Ultima pagina frettolosamente posticcia, dove l'avventura appena letta è già diventata un classico da raccontare ai bimbi (e quindi è un flashforward?). Tavolo apparecchiato per il team-up con Tex, ma per farmi un dispetto ne apparecchieranno un altro. Burattini farà un remake della scena delle cartoonesche panterone (tipo Zhenda) in una storia breve per Tex coi chupacabras.

[Cico 11] CICO DETECTIVE (Burattini/Gamba)
Ancora Bat Batterton. Scontata parodia dei mystery. Un paio di sorrisi e nulla più.

[359-360-361] SEGNALI DI FUMO - SANGUE APACHE - FURIA SELVAGGIA (Burattini/Gae.Cassaro)
Solido soggetto nolittiano, omaggio combinato a Tex e a Zorro, potenzialmente epico e dalle scene-clou ben costruite: l'incontro con la famiglia di Cico (la sorella Maria, il cognato Porfirio, il fratello Alonso, gli undici nipotini), il massacro degli Apaches ubriaconi, l'assedio alla cittadella-fortino in mezzo al deserto. I dialoghi sono però più banali di quelli di Nolitta, ma già lo sapevamo. Finale che comunque si fa ricordare, pur richiamando un classico, per come ribalta il cliché zorriano dell'alcalde cattivo. Zagor non ha le liane, allora salta sui tetti, ma cade; salta il canyon a cavallo, ma cade: ci sembra giusto.

[op1] PRECEDENZE (Nolitta/Ferri)
Zagor e Tarzan (in incognito) si scontrano volando con le liane. Buffo.

[362-363-364] COMANCHEROS - TEXAS RANGERS - LA MINIERA PERDUTA (Boselli/Andreucci)
Conclusione della prefigurazione Texiana con l'incontro topico con il nucleo originario dei Texas Rangers, con tanto di Stephen Austin: epica boselliana. Arte notevolissima nella prima puntata, dove sembra di calpestare veramente la sabbia arricciata del deserto e di entrare nella locanda della cittadella quasi fantasma. Storia in parte documentaristica (i Comanche che se la tirano sui cavalli) in parte pedissequa (nella terza parte) del classico canovaccio texiano del latifondista spietato. Non così importante la caccia al tesoro, il primo trovato da Digging Bill. Ottima gestione dei personaggi, parte dei quali torneranno.

[365] LA LOCANDA DEGLI IMPICCATI (Boselli/Ferri)
Riempitivo finto-celebrativo (trentennale, in ritardo), una sorta di cross-over con gli Speciali Cico. Albo umoristico metanarrativo con la compagnia teatrale Deplano y Matamoros, che però non fa molto ridere né inquieta. Grand Guignol di Dylan Dog è tutt'altra cosa. Si ricordano le sorelle infoiate per Cico (un unicum) e un'altra indianina pazza di Zagor (ma ci fa più nostalgia la prima, di Nicolai). Disegni ispirati. Apprezzabili sia la reinterpretazione di una vera leggenda del West che l'omaggio a Jan Potocki. Continuity con la storia precedente e con le successive (cenni all'Africa): è un episodio di passaggio.

[Cico 12] CICO SULL'ISOLA DEL TESORO (Burattini/Gamba)
Sequel del #4 di questa collana di prequel spin-off. Sequela frenetica di gag scontate, con il tormentone pecoreccio-erotico preso dai film di Pierino. Questo, la gag del tam tam, le armi che si sbriciolano, il vecchietto suonato, un sorrisetto lo strappano. Cico è il "Paperino Bonelli", quindi l'albo omaggia Barks con la statua di Cornelius Koot. C'è spazio anche per un'altra gag classica disneyana (o altrui), l'oro fuso nelle palle di cannone e sparato inconsapevolmente, e per gli indigeni di Pratt.

[366-367] VENDETTA VUDU - LA LAGUNA DEI MORTI VIVENTI (Boselli/Laurenti)
Non una storia a fumetti, ma l'episodio pilota di un telefilm. Reinterpretazione moderna di Zagor, con atmosfere dark ed erotiche e una continuity sfacciatissima. Spartiacque, ma più prologo di svariate avventure future (Grandi Antichi, Damballah, Africa, Lafitte) che avventura di per sé. Esordio di Gambit e di Marie Laveau (redenta goffamente nell'ultima pagina). Altri cenni a Zagor messianico reincarnazione di un dio. Disegni efficaci. Testi verbosetti, che contrastano un po' col rinnovamento generale. Negli albi originali, Bonelli spoilera ogni singolo dettaglio senza pietà. Il coccodrillo di Donatelli è un simbolico passaggio di consegne.

[368-369] LIBERTY SAM - LA NAVE NEGRIERA (Burattini/Ferri)
Social justice di vent'anni fa, ancora accettabile. Remake di una storia scartata di Capone. Disegni efficaci. Zagor giustiziere furioso, la sua versione migliore. Ben concepiti incipit, fuga dalla piantagione e finale cervellotico con Zagor comprimario. Taglio evidente della traversata verso il mare. Sequenza con gli indiani razzisti inutilmente lunga. Portata della catarsi un poco sminuita dal seguito (ma la trilogia, nel complesso, funziona). Ci incuriosisce comunque la storia scartata (già disegnata).

[sp8] ANIMA NERA (Carretta-Colombo&Boselli/Ferri)
La metà oscura di Zagor: finalmente. Storia epica in miniatura, sequel condensato di Incubi, prequel della "Seconda Odissea" (a posteriori). Epico intervento di Manito in persona, che aggira la Regola dell'Equilibrio a suo piacimento (e lo farà ancora). Svariate vignette memorabili, pin-up cult da poster; alcune pagine troppo cariche di nero; arte ispirata. Varie sequenze cruente. Splendida fiaba fantasy raccontata da Molti Occhi, che per la prima volta evoca uno spirito (ed è Wendigo). Ritmo azzeccato. Esordio di Tim Cuorepuro, che tornerà solo una volta. Franco Carretta è un lettore.
   
[sp8all.] GUITAR JIM: UNA CANZONE PER KIMBERLY (Burattini/Ferri)
Cortometraggio sentimental-western, con personaggi ambigui buoni, ma di destra. Kimberly, in punto di morte, fa uno spiegone di due pagine fitte fitte: pensavo fossero tette, quelle, non polmoni. La canzone del titolo è un remake di Unforgettable? Non che la cosa sia importante.

[370-371] LA PAURA CORRE SUL FIUME - UNA LAMA NELL'OMBRA (Colombo/Della Monica)
Ben disegnata, ma soprattutto sceneggiata benissimo, con personaggi ben caratterizzati (tutti, protagonisti e secondari) inseriti in un soggetto non nuovo, ma riproposto in una chiave più verosimile (jivaros amazzonici, vedi Sclavi): la storia del "colonnello" e di Raphael coinvolge. Chiarimento in continuity fra Gambit e Zagor. Momenti leggeri molto simpatici, ben amalgamati con quelli drammatici fino a metà del secondo albo, poi il drammone prende il sopravvento. Ottimo Cico, che si fa degli amici con naturalezza. Peccato non aver più rivisto Fats. Tutto sommato è il remake di una storia di Toninelli, ma la cosa non infastidisce.

[Cico 13] CICO BANDITO (Burattini/Gamba)
Solito collage di comiche anni '60 (comprensivo di omaggio ai Brutos), con un paio di momenti ridicoli: la città dei maiali all'inizio e la gag della moneta rovente, dai disegni eccessivamente caricaturali.
Ben tre trovate gay friendly: Cico racconta la storia mentre fa il bagno davanti agli amici; il bandito barbuto lo bacia sulla bocca; Cico travestito da donna fa lo spogliarello in piazza e la gente gli fa le battutine da caserma. Boh.
Divertente l'identità dello schiaffeggiatore di vecchine, la vecchina bisbetica, ma parliamo proprio dell'ultima pagina dell'albo. Il flashback prosegue quello del #12.

[372-373] LA TERRA DEI CHEROKEE - FALSA ACCUSA! (Burattini/Chiarolla)
Satko storicizzato: una ret-con necessaria e funzionale. Linda e Skip sono fermi a Toninelli, però (il padre è morto). Esordio di Sequoya, prima menzione di Andrew Jackson come Presidente USA, nozionismo gradito di chicche storiche (Cherokee a Londra dal Re, le sequoie): la Storia irrompe, travolgente come i disegni. Legal thriller di giustizia sociale, dove la parte thriller è la più ridondante. Primo albo fila come un treno; con scazzottata di 13 pagine che è tra le meglio disegnate di sempre. Secondo albo la tira un po' in lungo, ma tutta la parte finale è ben girata. Ultime vignette tipo Intervista a G.Washington di Topolino (come in quel caso si cita letteralmente un documento reale): che nostalgia. Storia pasionaria e partigiana.

[374-375] IL FIGLIO PERDUTO - LA FATTORIA ASSEDIATA (Burattini/Donatelli)
Giacenza, disegnata con stile classico che non annoia mai. Elementare, ma gradito omaggio a La casa nella prateria. Sembra del Toninelli minore, ma è scorrevolissima. Ambienti affascinanti. Notevole epilogo beffardo, con gli indiani sfigati.

[almanacco 1997] SULLE PISTE DEL NORD (Boselli/Della Monica)
Flashback di Zagor pre-#1. Eccellente e scorrevolissimo documentario naturalistico e antropologico, ben scritto e ben disegnato, sulla scia dei classici di Pratt e affini, ma in chiave più modernista. Sabine è la classica troietta boselliana: alla fine si mette con Thayenda dello Special #6, il ché giustifica la presenza di Tonka.
                 
[376-377-378-379] OMBRE SU DARKWOOD - AGENTE SPECIALE - HELLINGEN E' VIVO! - DUELLO NELLO SPAZIO (Boselli/Ferri)
Fan fiction spartiacque, ultracitazionista (tutte le storie di Hellingen, Virus, letteratura, cartoni animati, videogiochi), memorabile per forza. Cross-over: fine della trasferta e Storie da Altrove n.0. Sequel dello Special #4, di cui riprende la struttura (prima metà buona, seconda goffa). E' sia una storia epica, con punte malinconiche, che un'accozzaglia delirante di cose messe per fare scena.
Primo albo trash con "finto" Re delle Aquile, i trapper-centauri, i demenziali dialoghi di Heyoka, il tutto nella cornice suggestiva a NY: fila come un razzo. Secondo albo prosegue l'omaggio a Poe, introduce Altrove, quindi contiene la mini-storia di Puppet Master (simpatica). Terzo albo svela il team-up e sfocia nel videogioco delirante, con i mostriciattoli nel castello gotico con le telecamere; scontato Il pozzo e il pendolo. Quarto albo allunga il brodo del terzo, quindi salta nell'iperspazio, dove Hellingen viene catturato da Wendigo; un paio di riflessioni coinvolgenti di Zagor, Poe e Hellingen; chiusura circolare con l'"uomo bianco" del Gordon Pym (dimenticato nei seguiti). Gestione pessima delle minacce su New York, Washington, Baltimora, etc., che vediamo solo in tv. Spruzzate di prologo della trasferta successiva a Port Whale: Altrove è già promossa da "guest" a "regular".

[Cico 14] CICO GALEOTTO (Burattini/Gamba)
Solita comica anni '60. Trampy in un ruolo serio, mah. Gag ben congegnate, ma scontate. Fanno sorridere quella del direttore infiltrato (omaggio a un film di Eastwood) e il personaggio tipo Abate Faria, disegnato come un fumetto di inizio novecento. Il flashback segue il #13.

[380-381] I MISTERI DI REDSTONE - OSSESSIONE! (Casanova/Gae.Cassaro)
Psycho in chiave zagoriana: niente di originale, troppo spoiler ("Elettra", la seconda copertina), ma si legge scorrevolmente. Dichiarazione ufficiale del nuovo status delle donne zagoriane, ora complessate e disinibite. Sceneggiatore-meteora tenuto sott'occhio da Boselli, si nota. Risvolti drammatico-malinconici che colpiscono un pochino, in quanto unicum (Zagor fallisce e la figlia del morto impazzisce). Triplo killer cinematografico fanservice (indiano,trapper,pistolero). Pre-finale frettoloso, forse tagliuzzato. Ancora un giornalista, qui macchietta-cornice metanarrativa.

[sp9] L'ANGELO DELLA MORTE (Boselli/Dotti)
Sequel dello Special #8, "sette anni dopo"; flashforward posticcio (oggi già annullato da ret-con): Tim Cuorepuro è adulto, non c'è Tonka, ma tutto il resto è uguale. Kiki Manito da una prospettiva umana, contrasto con fanatismo religioso: interessante, ma soggetto si concentra su vendette indiane e Preacher è copiato da vari film, segnalati da Bonelli. Dialoghi talvolta ridondanti. Malinconica scenetta del vecchio indiano ubriacone scacciato dal fortino dei contrabbandieri (?!). Resa realistica (per la prima volta) del delirio suicida degli indiani alcolizzati con whisky scadente. Disegni esordienti: bei paesaggi (le storie ambientate nel Nord sono sempre belle), fisionomie discutibili.

[sp9all.] ICARO LA PLUME: LA CORSA DELLE MONGOLFIERE (Burattini/Ferri)
Il migliore degli albetti dei comprimari. Favoletta disneyana anni '60 con finale di gara frettoloso o tagliato. Simpatica la mongolfiera-tettona. Frivoletti ma simpatici anche i siparietti con i banditi, che anticipano Rat Race (oppure entrambi copiano qualcos'altro).

[rb1] IL NUOVO RE DI DARKWOOD (Nolitta/Ferri)
Breve parodia della serie di Amico Treno. Segna il ritorno - occasionale - di Nolitta. Si ricorda per questo.

[382-383] L'UOMO DIPINTO - L'UCCELLO DI FUOCO (Pelò/Torricelli)
Simpatico omaggio al filone ingenuo-stramboide degli anni 1960 e 1970, a Nolitta-Melloncelli-Castelli-Toninelli e graficamente a Ferri-Donatelli. Indiano guerriero divenuto saggio vestito con abiti settecenteschi, guerriero giovane bellicoso, imitatore cattivo di Zagor, militari corrotti, inventori europei, utopia, guerra, un (altro) castello sorto dal nulla, bombe aeree e gas tossici, robot-terroristi: tutto derivativo, ma con memoria per la continuity storica (Zagor ha già visto tutto, tranne i paracadute). Cico nolittiano. Fan fiction divertente.

[Cico 15] RIVER CICO (Burattini/Gamba)
Gag sciocchine, e soprattutto del tutto slegate dal tema dell'albo (a parte due): più che "Cico battelliere", è "Cico postino" (tant'è che l'incipit è dedicato a Drunky Duck, con tanto di omaggio-nerd-riassuntivo) e, più avanti, "Cico bodyguard". Marachelle anni '60, forse anche '50, talmente stupidotte da strappare un paio di sorrisi. Oggi non si possono fare (nei fumetti) nemmeno gag come quelle della cariatide spiata dai guardoni.
Il flashback prosegue (forzatamente) il #7 e si ricollega al #1 (di Zagor, non di Cico), riprendendone, e trasformandole in protagonisti, le comparse iniziali. Nel finale, la ruffiana presenza della prima striscia della serie regolare mette nostalgia.

[384-385] LA RAGAZZA SELVAGGIA - L'EREDITA' FITZMAYER (Casanova/Pesce)
Soggetto poco originale e poco interessante, ma ben congegnato, sceneggiato e disegnato (da esordiente in gamba). Storia in parte classica e domenicabile (sfida per eredità, circensi, mongolfiera, picchi con aquile, banditi e indiani arrapaho), in parte moderno-boselliana (gnocche emancipate che battibeccano, enigmi da videogioco). Grazioso sfondo da feuilleton, con l'incesto-triangolo tra fratelli e sorellastra, cui si aggiungono "l'indiana bianca" (ma femminista e solitaria, fino a un certo punto) e la morale famigliare conclusiva.

[386-387-388] IL TERRORE DEL MARE - CACCIATORE DI STREGHE - KRAKEN! (Boselli/Andreucci)
Gli omaggi a Lovecraft-Hodgson-Howard sono sempre graditi. Remake della prima storia di Capone, poco originale come quella, ma meglio sviluppata. Disegni notevoli che esaltano le ambientazioni marine (il vero fulcro della storia), la legna umida, i passi sul bagnasciuga (!). Classico boselliano: ci si immerge nella narrazione con il giusto ritmo, verso la fine si accelera di brutto. Utilizzo esemplare della ciurma di Fishleg, con Zarkoff un po' esagerato. La mitragliatrice e il lanciafiamme di Altrove tolgono un po' di credibilità al tutto. Il Mar dei Sargassi è un mare normale. Il kraken esplode off screen (e risorge allo stesso modo). Ritorno di Virginia, esordio di Andrew Cain (che funziona), primo incontro vero e proprio con Roberts e Jesse. Prologo africano. Finale apertissimo: inizia la "seconda e mezzo odissea".

[Cico 16] CICO ARCHEOLOGO (Burattini/Gamba)
La prima metà non c'entra nulla con l'archeologia: banalmente simpatico l'incipit con le pompe funebri, disegnato in stile primo novecentesco, piacevole rivedere McLeod; scontatissimo il flashback del nonno farmacista, un personaggio normale che Burattini ha voluto farci conoscere a tutti i costi; seguono una gag copiata dal #1, una classica, ma trita, con la serenata alla racchiona, e una simpatica sequenza col frate equivoco.
A metà albo ecco Martin Riddle e Jeeves: ancora gag e giochi di parole per bambini piccoli, ma Cico che si perde sempre e la chiusura a incastro con lo stregone maya risvegliato ci possono stare.
I flashback si collocano all'altezza di Cico story.

[389-390-391] IL CLAN DELLE ISOLE - CAPITAN MIDNIGHT - IL RITORNO DI NAT MURDO (Boselli/Laurenti)
Prima storia europea (unica per molti anni). Notevole sequenza dell'arrivo/naufragio, epica dell'approdo. Solito canovaccio (con soliti personaggi) di Boselli: primo albo superdialogato ma bello, secondo divertente, terzo d'azione (una volta tanto non frettoloso). Polpettone feuilleton che non stupisce, ma ben intrattiene. Sottofondo storico pasionario colpisce il giusto. Insensato spoiler nel terzo titolo. Arte adeguatissima. Paesaggi stupendi. Murdo riabilitato. Ancora cenni a eredità ancestrale divina di Zagor (campione terrestre).             
           
[392-393-394] IL MISTERO DELL'UNICORNO - GROENLANDIA! - LE ARMI FATALI (Burattini/Chiarolla)
Disegni immersivi fino al midollo (anche troppo: che freddo!). Soggetto divertente, omaggio a TinTin e a Martin Mystère. Continuity pienissima con MM, che la evolverà in epica (Roanoke). Martin Van Dicke e Karl Weiss sono MM e Orloff, ma anche Indiana Pipps e Kranz (Van Dicke però è uguale a Girasole). Storiona d'avventura con tutti i crismi, dai bassifondi della città urbana (Boston), con ragazzino dickensiano, al viaggio etnico-didascalico tecnico-vintage (caccia alla balena, mongolfiera), condito da giallo mysterioso: diventerà un modello da ripetere fino alla nausea. Dialoghi terrificanti, pedanti, pesanti, ridondanti, deficienti: è l'esordio delle "telecronache mentali". Insopportabile spiegone di 6 pagine fitte con Zagor detective in mezzo ai ghiacci, unico a capire ovvietà che il lettore aveva già capito. Honest Joe non è più simpatico: perché? Belli l'inizio a Boston e la sequenza della mongolfiera. Terzo naufragio in mare tempestoso di fila: e vabbé, almeno è disegnato bene. Finale frettoloso e pignolo: Zagor risolve la questione con uno sterminio, poi in mezzo alla tormenta di neve spiega cosa farà in seguito, o cosa potrebbe fare qualora non lo facesse, e cosa dovrà fare il suo amico. Remake forzato delle storie di Boselli (c'è anche il prologo tardo seicentesco), in parte riuscito in parte goffo, diciamo cult.
Nota del 2020: ho letto questa storia in piedi nel bosco in mezzo alla neve, semicongelato; non la dimenticherò mai più.

[sp10] I CAVALIERI DEL GRAAL (Burattini/Ferri)
Seguito di un classico di Toninelli, e nel suo stile, esclusi gli spiegoni triti sui Templari (notevole senso di inferiorità nei confronti di Castelli). Avventura simpatica e domenicabile, con un suo fascino casareccio: in fondo, Darkwood è una specie di Avalon. Scontata l'identità del pescatore, ma il Bafometto alla fine fa piacere (omaggio a MM?). Ret-con (una volta tanto piacevole) dei Mandan di Kee-Noah, Beau e Bezukoff. Ambizioso flashback londinese con George Catlin (senso di inferiorità nei confronti di Boselli). Disegni classicamente fascinosi. Non immediatamente scontato che i cattivi siano i professori. Davvero bello il castello nel lago in mezzo al verde, non si dimentica.

[sp10all.] TRAMPY: IL COLPO DELLA PISTOLA (Burattini/Ferri)
Simpatica marachella di stampo classico, come tante che si sono viste nella serie (ma senza Cico). Burattini prova a fare il colto anche qui, oppure in contemporanea stava scrivendo gli albetti del Comandante Mark e gli erano avanzati degli appunti.

[op2] CICO E IL DODO (Nolitta/Ferri)
Pubblicità al mensile Dodo, che poi sarebbe Airone. Fa ridere Cico esaurito per essersi prestato a questa cosa nonsense, mentre Zagor gli dà dell'ubriaco.

[394-395-396] I BASSIFONDI DI NEW YORK - IL DIABOLICO MORTIMER - COLPO DA MAESTRO (Burattini/Ferri)
Prima volta a NY (anzi, no), esordio di Mortimer e Sybil, torna La Palette (ininfluente). Inizio simpatico, sviluppo verboso e prevedibile. Zagor e Mortimer non si incontrano, ma il lettore vede tutto, e l'indagine (doppia) è piena di ripetizioni. Washington Mews sembra una via qualunque, il nano di Nick Raider muore. Gioco delle tre chiavi cervellotico, ma fortunoso. Zagor contro gli "sbirri" e la "spazzatura immigrata" fa simpatia. Disegni efficaci. I tre classici (di Nolitta e Castelli) di cui è il remake non si battono.

[Cico 17] CICO SOLDATO (Burattini/Gamba)
Solita comichella, per metà slegata dal tema della puntata, con gag anni 1950, in questo caso vagamente riconducibili alle prime storie del Piccolo Ranger (omaggio a Gamba?). Alcune scenette scontate ma centrate, altre forzate o allungate inutilmente.

[397-398-399] VAMPYR - IL SEGRETO DI FRIDA LANG - IL PRINCIPE DELLA NOTTE (Boselli/Della Monica)
Finisce la "seconda e mezzo odissea" (ma in realtà era già finita). Torna Rakosi, che non muore mai. Esordio di Ylenia Varga, vampira controvoglia. Torna Frida Lang, in versione boselliana, con tanto di prologone mitteleuropeo. Romanzone prussiano con la continuity e che nella terza parte sfuma temporaneamente in "Tex contro i mostri". Arte espressiva e lettura divertente, tipo "Dampyr degli esordi" (di cui è la prova generale), simpatico il turco. Climax finale risolto bruscamente, lo sceneggiatore lo fa per contratto. Fa rivalutare un po' la storia dell'uomo lupo di Nolitta.

[op3] IO MI ISPIRO COL RESPIRO (Boselli/Dotti)
Realizzata non si sa quando nel '98. Zagor spiega (a bambini con problemi respiratori) che per correre senza fatica bisogna spezzare il fiato, e il modo migliore per farlo è cantare. Disegnata magistralmente in modo da far risaltare la natura, in cui Zagor e Cico corrono spensierati. Che magia!

[op4] IL GIOVANE SENZA VOLTO (Canzio/Ferri)
Realizzata non si sa quando nel '98. Zagor promette il suo aiuto ai bambini disabili, rappresentati metaforicamente da un bambino senza volto.

[almanacco 1999] LA CORSA SUL FIUME (Burattini/Della Monica)
Avventura-sfida agonistica della Domenica (o Sabato) mattina, classica e godibile, con bei paesaggi tipici.

[400] IL PONTE DELL'ARCOBALENO (Boselli/Ferri) *a colori*
La Creazione indiana nel prologo, con toni da fantasy di Jim Henson: la mitologia fa sempre piacere. Zagor nelle "celesti praterie": sequenza breve, tutto sommato, e Zagor conversa con i fantasmi come fossero vecchi amici (ma Tawar, Akoto, Manetola, Fitzy e il recente Nuvola sono in realtà più mentori che amici). Il cameo di Mohican Jack (suggerito da Priarione) non ha senso. Zagor perdona il padre, ma per Burattini non sarà sufficiente. I fratelli di Kinsky sono i soliti fessi, Shaytan è una illusione: deludente. Jayla (praticamente nuda) sarà cancellata dalla ret-con. Epica in miniatura con i fantasmi alleati nel brevissimo scontro conclusivo. Molti Occhi meritava di fare una figura migliore. Colorazione pop anni '80 che diverte.

[Cico 18] CICO PALADINO (Burattini/Gamba)
Che c'azzecca 'sta roba con Zagor? Solita parodia demenziale dei poemi cavallereschi, ricalco delle storie Disney di Chendi e Bottaro, con tanto di citazione della citazione (la tavola di Prince Valiant rifatta da Bottaro). Ci sono anche Moulinsart di Hergé e tutti i comici che hanno parodiato i cavalieri (e praticamente Cico fa Jean Cojon). Talmente frivola e infantile da strappare un sorriso malinconico, nel finale in cui Cico omaggia sé stesso. Bei paesaggi.

(2019)

ZAGOR (3)


[201-202-203] DEVIL MASK - IL RINNEGATO BIANCO - ATTACCO NELLA PALUDE (Sclavi/Ferri)
Soggetto esemplare, tripartito (Zagor contro gli indiani, Zagor contro i cittadini, Zagor contro la sua nemesi uguale e contraria). Sceneggiatura pedantina. A Burattini è piaciuta tanto da farne più seguiti.

[Cico 4] CICO SCERIFFO (Nolitta/Ferri)
Comica ovvia alla Raimondo Vianello, con momenti simpatici, e una "trama" che lega i vari sketches.

[203-204-205] CICO FANTASMA - UNO STRANO FUORILEGGE - IL FILTRO DIABOLICO (Toninelli/Bignotti)
Esordio di Toninelli, ritorno di Bimbo Sullivan. Cico ipnotizzato malvagio. Non c'è altro.                 

[205-206-207-208-209] IL GRANDE COMPLOTTO - LA TORRE DI PIETRA - LA MASCHERA DELL'ODIO - GLI AGUZZINI - IL GRANDE INGANNO (Castelli/Donatelli)
Kolossal che più kolossal non si può, Zagor contro la Spectre. Memorabile, ancorché - com'è tipico di Castelli - riciclata da altre castellate coeve.

[209-210-211-212] TERREMOTO A DARKWOOD - IL POPOLO DELLE CAVERNE - IL MOSTRO A TRE TESTE (Canzio/Donatelli)
Terremoto a Darkwood! Memorabile. Ne escono uomini primitivi instancabili, da combattere.
Il trash quello bello.

[212-213-214] UN'IMPRESA DISPERATA - LA MINIERA INSANGUINATA - LA ROCCAFORTE DEI DANNATI (Nolitta-Toninelli/Ferri)
Da rivalutare per prologo di Nolitta ed epilogo di Sclavi. Il resto è Toninelli medio. Tornano i frati Serafino e Gelsomino e One Eyed Jack, sostituito dal Pequot.

[215-216-217] L'ASSASSINO DI DARKWOOD - IL VILLAGGIO SOMMERSO (Toninelli/Donatelli)
Muore Tawar, Zagor indaga. Bel giallo fra le rocce. Con un telo mimetico, Zagor si mimetizza da roccia: fantastico.

[217-218-219] L'AGGUATO DEL MUTANTE - LA GRANDE RAPINA - LA TRAPPOLA (Toninelli/Bignotti)
Skull, il rapinatore telepate. Lui si fa ricordare (anche perché torna), la storia meno.

[Cico 5] FANTACICO (Nolitta/Ferri)
Ultima di Nolitta, appendice all'ultima di Nolitta, un vero spin-off. Cico su un altro pianeta, troppo kitsch. Si ricorda il pollo.

[219-220-221] IL RITORNO DI SATKO - TIMBER BILL - COLPO SU COLPO (Toninelli/Donatelli)
Satko ha messo famiglia. Ma il protagonista è Timber Bill, che muore. Zagor contro i perfidi boscaioli: idea deliziosa, sceneggiatura lentina.

[221-222] UN UOMO NELLA NOTTE - IL PROFETA (Sclavi/Segna)
Giacenza (o no? Pare che Sclavi supervisionasse il supervisore). Zagor sconfitto dalle fake news. Umoristico-seriosa, è sia intelligente-attuale che frivola-ingenua.

[223-224] DUELLO AI GRANDI LAGHI (Toninelli/Bignotti)
Sfida agonistica con gli indiani ad un gioco indiano, per evitare una guerra. I vecchi anime sono sempiterni.

[224-225-226] L'IMBOSCATA - L'INVULNERABILE (Toninelli/Donatelli)
Ritorno di Eskimo, divenuto invincibile, sconfitto in due secondi. Memorabile andirivieni fra rocce e boschi, campi indiani e fortini.

[226-227-228-229] IL RITORNO DI SUPERMIKE - IL TRENO FANTASMA - I DIAVOLI NERI - IL VOLTO DEL NEMICO (Castelli/Ferri)
Supermike buono, sfottò a Zagor. Castelli lo odiava proprio. Remake di una storia di Topolino non famosa.

[229-230-231] GARA DI TIRO - LE CINQUE PIUME (Toninelli/Ferri)
Giallo fra i trappers, con colpevole scontato, ma mi ricordo solo quello.

[231-232-233-234] VIAGGIO NELLA PAURA - NAUFRAGIO SUL MISSOURI - FUGA NELLA PRATERIA - FACCIA TAGLIATA (Toninelli/Donatelli)
Odissea americana est-ovest e "in piccolo", romanzone ottocentesco passionale e coinvolgente, come le serie anime basate sugli stessi.

[234-235] LE CASCATE D'ARGENTO - IL MARCHIO DELL'INFAMIA (Nicolai/Ferri)
L'indianina eccitata che vuole Zagor, e per questo causa quasi una guerra: memorabile.

[236-237] LA GROTTA DELLE MUMMIE - ZAGOR CONTRO ZAGOR (Toninelli/Ferri)
Botegovsky contro Winter Snake, fan fiction d'autore. Classica e funzionale. Indimenticabile discesa nel fiume sotterraneo.

[237-238] LA CAPANNA DEL PINO SOLITARIO - AGGUATO ALL'ALBA (Toninelli/Donatelli)
Titolo splendido, lotta famigliare fra villici. Non ricordo altro.

[238-239] IL FORTE SOLITARIO - LA MORTE NELL'ARIA (Toninelli/Donatelli)
Torna Verybad, cattivello. Soldati gassati, Zagor con la maschera antigas. Suggestivo anacronismo.

[239-240-241] I VIGILANTES DEL GRANDE FIUME - SABOTAGGIO! - IL BATTELLO DEGLI UOMINI PERDUTI (Toninelli/Donatelli)
Una buona storia, onestamente classica. Zagor contro i barcaroli prepotenti mafiosi.

[241-242-243] LA TERRA DA CUI NON SI TORNA - LA PALUDE DELL'ORRORE - TERRA MALEDETTA (Toninelli/Ferri)
Capolavoro horror-fantasy documentaristico degli anni 1980, tipo Piero Angela coi dinosauri o i film di Jim Henson.

[243-244] TAMBURI DI MORTE - I GUERRIERI DELLA CITTA' SEPOLTA (Toninelli/Donatelli)
Altro popolo sotterraneo, stavolta civilizzato. Riempitivo ingenuotto.

[245-246-247] CAROVANE COMBATTENTI - IL FORTE DEL TRADIMENTO (Pellizzari/Bignotti)
Ultima di Bignotti, con esordiente. Non me la ricordo più.

[247-248] TRAGICO ASSEDIO - SOLDATI BLU (Toninelli/Pepe)
Dramma western tipo Marcia della disperazione, ma compresso. Indiani autodeportati. Esordio di Pepe.

[248-249-250-251] LA VALLE DELLA PAURA - GLI INDEMONIATI - LA VENDETTA DI KANDRAX - ASSALTO AL CASTELLO (Nicolai/Ferri)
Niente di che, basta tenere a mente che Kandrax si dissolve come polvere (Boselli ci spiegherà perché).

[251-252-253] IL COMPLOTTO - IL GENIO DEL CRIMINE - LA RIVOLTA DEI MOHAWK (Nicolai/Donatelli)
Storia con doppio finale. Fino al primo è eccellente, Robert Gray è un personaggio interessante. Dopo diventa scontato.

[253-254-255] IL CERBIATTO SCOMPARSO - CACCIATORI DI SCALPI (Toninelli/Torricelli)
Titolo adorabile. La polizia indiana, spunto storico da usare. Non ricordo altro. Esordio di Torricelli.

[255-256-257-258] ACQUA DI FUOCO - SENTIERI DI GUERRA - MERCANTI D'ARMI (Toninelli/Ferri)
Per molti è un capolavoro, per ricordarmela ho dovuto riguardarla. Muore il Pequot, si rivede Cucciolo, ci sono i nipoti degeneri di Wandering Fitzy, debutta Shonta-Quassan l'eremita. Non ricordo altro.

[258-259-260] IL SEGRETO DELLA MAPPA - L'UOMO OMBRA (Pellizzari/Donatelli)
Boooh. Western-giallo-caccia al tesoro come tanti altri.

[260-261] ZAGOR L'IMPLACABILE - I GIORNI DEL TERRORE (Toninelli/Pepe)
Tornano gli amici del Viaggio nella paura, debutta Jampot, il nano malefico. Niente di più.

[261-262-263] BATTERTON & BATTERTON - IL PADRONE DEL TEMPO - L'ASSASSINO DI PIETRA (Toninelli/Torricelli)
Horror-fantasy, con punte di trash, che si fa ricordare. Dorian Gray in chiave mitologico-indiana.

[263-264-265] OSCURI PRESAGI - LA NOTTE DEL DILUVIO - IL TEMPIO DEL SACRIFICO (Capone/Ferri)
Capone copia Le notti di Salem di King, ma secondo me è meglio l'originale. Disegni d'effetto.

[265-266-267] L'INVENZIONE DEL SECOLO - I PREDATORI DELLA VALLE DEL DIAVOLO - IL DOMINATORE DELL'ABISSO (Toninelli/Donatelli)
Reality show coi carcerati liberi in mezzo al canyon, Zagor infiltrato. Action cult.

[268-269] INFERNO BIANCO - LA VENDETTA DI MANO NERA (Toninelli/Pepe)
Robson, il treno in corsa, la neve. Belle cose, eppure non mi ha colpito particolarmente.

[269-270-271] IL VELLO D'ORO - LA BOCCA DEL DRAGO - LA VOCE CHE UCCIDE (Toninelli/Donatelli)
Classico con la C del fantasy anni 1980. Zagor contro le arpie di Barks.

[271-272-273] DARKWOOD MONITOR - YETI! - I SETTE POTERI (Toninelli/Torricelli)
Classico con la C del fantasy anni 1980. Patina esoterica non banale, con simbologia da approfondire. Yeti-Sasquatch come su MM e Tex. Agarthi!

[273-274-275] CACCIA ALL'UOMO - IL BOUNTY KILLER (Toninelli/Donatelli)
Muore Jampot.

[speciale 1] ZAGOR ALLA RISCOSSA! (Toninelli/Ferri)
Tornano Satko, Guitar Jim, Rocky Joe e il Butcher del Destroyer, ma solo per contratto. Storia noiosa, sceneggiata svogliatamente.

[275-276-277-278-279-280] INCUBI - IL DEMONE DELLA FOLLIA - TITAN RISORGE! - IL RITORNO DI HELLINGEN - AI CONFINI DELLA REALTA' - LA FINE DEL MONDO (Sclavi/Ferri)
Storia-simbolo della serie, di Sclavi e della Sergio Bonelli Editore dei tempi d'oro.

[281-282] IL TESORO DELLA CITTA' FANTASMA - JESS LO SPIETATO (Toninelli/Donatelli)
Western ben disegnato che non ricordo.

[282-283-284] LA BELVA DI WALLOCK - LA MALEDIZIONE DI TONKA - IL VECCHIO DELLA MONTAGNA (Toninelli/Pepe)
Viaggio indimenticabile, suggerito da Canzio.

[284-285-286] IL RAGAZZO RAPITO - L'ULTIMATUM - GUERRA INDIANA (Toninelli/Donatelli)
Boh. Indiani contro indiani? Non ricordo.

[speciale 2] LA PIETRA CHE UCCIDE (Toninelli/Ferri)
Contiene il primo "prologo" della serie. Ci sono Digging Bill e un meteorite (la pietra che uccide). Non ricordo altro.

[287-288-289] LA VITTIMA DESIGNATA - LA MISSIONE ABBANDONATA (Toninelli/Pepe)
Dimenticata del tutto, ho dovuto riguardarla. Setta di indiani che odia Zagor, mascherati a turno, tipo Fantomas moderno. Burattini ricopierà l'idea, ma con Devil Mask.

[289-290-291] LA COLLINA SACRA - TENEBRE - I MILLE VOLTI DELLA PAURA (Capone/Ferri)
Capone kinghiano sclaviano, disegni molto suggestivi, un alieno. Ma non m'è rimasta particolarmente impressa, a parte le ultime due pagine.

[291-292-293] LA SFIDA - LE CREATURE DELLE ACQUE MORTE - L'AVAMPOSTO DEI MOSTRI (Toninelli/Donatelli)
Verybad crea uomini-pesce poveracci sfruttati dai militari. Carina.

[294-295-296] GLI UOMINI PUMA - LA GROTTA DEL VENTO (Capone/Torricelli)
Zagor contro un tarzanide che omaggia i vecchi fumetti che lo hanno ispirato. Idea simpatica, svolgimento che ho dimenticato perché banale.

[296-297] IL SENTIERO DELLA VENDETTA - TRA DUE FUOCHI (Toninelli/Pepe)
Piacevole. Vecchio indiano orgoglioso che non vuole pensionarsi.

[Cico 6] HORROR CICO (Sclavi/Gamba)
Spin-off dello spin-off, seguito del n.5 ma prende una piega diversa. Battute a raffica, Frankenstein con la 'r' moscia e tormentoni annessi. In crescendo, diventa una sarabanda di mostri dementi, una vera parodia di Dylan Dog.

[298-299] UNA TRIBU' IN PERICOLO - SENTINELLE ROSSE (Toninelli/Gamba)
Già scordata. Shonta-Quassan ridiventa sakem e non è più eremita (e ci piaceva per quello).

[speciale 3] LA CITTA' SOPRA IL MONDO (Toninelli/Ferri)
Esordio clandestino di Atlantide-Mu, omaggio ai fumetti degli anni 1930 che ci può stare.

[300] LA CORSA DELLE SETTE FRECCE (Toninelli/Ferri) *a colori*
Sfida agonistica a colori. C'è di meglio, ma celebrazione sufficiente.

(2019)

mercoledì 6 maggio 2020

DAMPYR (4)


Dampyr #151: La strega regina (Boselli/Celoni)

Arriva Celoni, che sembra nato per disegnare questo fumetto, e che promette un futuro ritorno da autore completo. Prosegue la mini-minisaga con un albo che in realtà non c'entra una mazza, dato che è il cross-over tra il #13 e il #61: Ann Jurging vs Claudine Bobash. Vince la prima, dopo che per qualche momento era tornata vecchia e sembrava essere divenuta malvagia, ma alla fine tutto torna come prima, mentre Harlan, scopacchiandosela, ritrova un po' di ottimismo in vista del numero successivo.

Dampyr #152: Ritorno a Sheffield (Boselli/Bartolini)

Si conclude la mini-minisaga di Lisa e Carter, e alla fine, dopo centocinque numeri, è il secondo a lasciarci definitivamente. La prima, invece, resuscita come Ljuba, piccola ed immemore nuova inquilina del Divadlo. La soluzione più scontata, insomma. Vabbé, l'albo si legge comunque con piacere ed è gradevole da guardare. Di Carter ci resta la memorabile esperienza zombesca, a questo punto, comunque, ormai remota nel tempo. Con l'impressione che con lui Boselli avrebbe potuto osare di più.

Dampyr Special #8: Orrore tra gli Amish (Cajelli/Raimondo)

Special filler, uscito in realtà poco prima del #152. Il titolo dice già tutto: amish non-morti. Il rischio di una storia banale c'era tutto, e infatti lo è, e allora Cajelli prova ad infilarci elementi capaci di catturare l'attenzione: Draka che combatte il Maestro di turno nel flashback, il non-morto con il potere di viaggiare nel multiverso, l'universo-insettone. Alla fine, comunque, è tutto molto interessante (nel senso di Rovazzi) e sembra abbastanza scontato che Isaac e soci torneranno a farsi vivi (anche chi di loro non lo è più).

Dampyr #153: Terra di nessuno (Boselli/Bocci)

Chiude il 2012 un albo dedicato a Sergio Bonelli e che Boselli definisce "il capolavoro di Bocci". Un classico episodio del filone migliore di Dampyr, con flashback storici che si riflettono nel presente, amicizie e amori perduti e ritrovati (Nikolaus e Harlan sulle tracce del figlio di Madame de Thebe, ora spok).
Viene introdotto anche un Maestro delle Tenebre ignoto, forse già nominato ma mai apparso finora.

Dampyr #154: La dama degli incubi (Falco/Cropera)

L'eccellente lavoro di Cropera e la presenza diretta dell'Altra Parte porta a pensare che si tratti di un numero stranamente importante nonostante non sia di Boselli, ma pagina dopo pagina la sensazione diventa l'opposta e sembra di leggere un riempitivo ruffiano, con i tre pards costretti ad affrontare i loro più reconditi incubi, che sono quelli più ovvi. L'ultima vignetta, tuttavia, lascia aperto uno spiraglio: e se tutto quello che si vede nell'episodio non sia stato un semplice what if? E se Harlan avesse davvero un fratellastro-capostipite di una nuova dinastia di Maestri invincibili nascosto nella dimensione dei Maestri del n.100? Trovarsi con dubbio simile al termine di un albo di Falco è fastidioso.
Naturalmente gli strascichi della minisaga di Lisa sono già stati riassorbiti.
Da segnalare la copertina, insolitamente gradevole.

Dampyr #155: Il sigillo di Lazzaro (Cajelli/F.Russo)

Il famoso episodio ambientato ne L'Aquila post terremoto ci riporta il sempre gradevole Russo e i personaggi di una storia a questo punto già mitica, quella di Milano. Riecco dunque Vassago, il demone delle cose perdute, alla ricerca di un altro oggetto leggendario, il sigillo di Lazzaro che resuscita la gente morta; oggetto che però, a differenza della corona ferrea, è inventato, e dunque lascia il tempo che trova. Racoszy, comunque, vuole che sia custodito al Divadlo: lo rivedremo? Per l'occasione tornano di nuovo i Lupi Azzurri, inutilmente come l'ultima volta, e sicuramente ritorneranno ancora, visto il finale. L'albo è di fatto un albetto fuoriserie allungato, e gli innesti turistico-promozionali appaiono abbastanza forzati, e dunque non si capisce bene quanta importanza attribuire loro. La parte storico-mitologica (L'Aquila come "seconda Gerusalemme") è comunque interessante. Certo, Boselli ne avrebbe tratta una qualche epopea. Ma chissà come è nato realmente questo soggetto.

Dampyr #156: Siberia (Cajelli/Laurenti)

Seguito del #125, con Zarema la Maestrina dell'Asilo della Notte, che fa la cattivona e vuole fare arrabbiare tutti solo perché si annoia. Tra una mitragliata e uno strillo, l'albo si segnala soltanto per i cavalli demoniaci e per il primo incontro tra Harlan e la Maestrina di Santa Madrre Rrussja.
Nella posta, una pagina intera è dedicata al refuso di copertina del #155.

Dampyr #157: La furia di Thorke (Boselli/Genzianella)

E così gli indizi seminati qua e là nell'ultima ventina di albi portano a compimento la promessa saga della Dimensione Nera: salutiamo Thorke, la sopravvalutata nemesi di Ljuba, sconfitto - indirettamente, perché se ci fosse un invincibile sarebbe finita la serie - da Caleb e dall'ormai onnipresente Ann Jurging, e vediamo se i nuovi semi rivoluzionari piantati nella Dimensione Nera (di cui vediamo finalmente qualcosa di più) cresceranno (probabilmente sì). C'è da dire che, se la morte di Thorke, in fondo, non colpisce più di tanto, l'albo è decisamente apprezzabile per come tira le fila tutti gli albi collegati alla DN, creando i presupposti per nuovi sviluppi (ad es. Ryakar ex agente della polizia spaziotemporale).

Dampyr #158: Serata al Grand Guignol (Boselli/Fortunato)

Ancora nuove sottotrame, con l'ingresso del nuovo villain, tal Sho Huan, che millanta l'esistenza di una coalizione di nemici dampyriani (e in effetti sguinzaglia i mostri del #86). Sho Huan ha il volto del giovane Crowley ed è stato il mentore di Maitre Abel e Claudine Bobash (resuscitata?): viene così corretto, a distanza di novantasette numeri (!) un errore del flashback del #61, dove Crowley compariva, negli anni 1930, con fattezze giovanili. Sorprendente, anche perché viene riproposta la vignetta di Luca Rossi, con un effetto patchwork non inedito ma piuttosto raro, in Bonelli. La prova di Fortunato è comunque non indifferente, ma d'altronde lui stesso dichiara nella rubrica le sue ascendenze grandguignolesche. Sono comunque divertenti i siparietti nel Dampyr Forum, dove Boselli lo sgrida per l'erotismo diffuso del suo stile (che però ha fatto la fortuna della Bambola veneziana) e si fa beffe di lui e dei lettori :P.

Dampyr #159: La Bestia del Gevaudan (Artusi-Lombardo/Del Campo-Artusi)

Al termine del numero precedente, Harlan rimaneva in Francia con Angelique Marais. Ecco il motivo: Boselli doveva pubblicare l'opera seconda degli autori della storia più brutta di Dampyr letta finora (sul terzo maxi), ambientata in Francia. Opera seconda decisamente migliore della prima, ma comunque in serie-b style (bella comunque la rappresentazione grafica della Bestia). Tuttavia Boselli ha deciso che gli eventi di questo episodio debbano essere importanti, ed ecco dunque Araxe che interviene di persona, e il suo amante Armand Kergaz che ne rimane turbato, ed ecco la promessa (nella posta) che la minacciona degli Dei Antichi (ripescati addirittura dal #10), prossimi al ritorno, sarà ripresa.
Naturalmente l'albo è in continuity con MM #312 (Il ritorno della bestia) - uscito tre anni prima! - dove veniva menzionato "Astaroth" Tenardier (il non-morto di Verdier).

Dampyr #160: La monaca (Falco/Genzianella)

Si torna a Napoli, con una vicenda che è solo l'eco sbiadita della precedente avventura nella città. L'autore, un nativo, inserisce un po' di luoghi comuni che fanno tanto aria di casa: il dialetto, il caffè, i vicoli, i sotterranei, una setta di pseudomassoni. Ma la vicenda è proprio esilina, col fantasma innamorato pazzo, il grimorio mcguffin e Samael deus ex machina che non ha voglia di dare spiegazioni.

Fuori serie: Ballo di fine estate (Falco/Statella-M.Fara)

Terzo albetto per RiminiComix, questa volta dedicato al Grand Hotel (finalmente). Sempre grossolana, questa miniserie spin-off. Stavolta Harlan viaggia nel tempospazio con la spilletta alternativa e bacia la mostra che rimane bloccata nel finto 1932 dove viene notata da Fellini bambino. Ed è proprio così, come l'ho scritto. Ma a che serve 'sto Poldark?

Maxi Dampyr #5: Il collezionista (Di Gregorio/Roi)

Doppio evento! Un'unica, lunga storia... e il ritorno di Roi! Non solo: la storia è un anomalo - per la serie - fantasy, ambientato nel crocevia del multiverso.
A parte questa patina di novità, ma sempre relativa al mondo di Dampyr, poco o nulla. Noia, chiacchiere ridondanti, banalità da fantasy di terz'ordine, disegni del Roi svogliato pre-Ut. Tempi dilatati, tavole intere adoperate per illustrare concetti per cui sarebbero bastate due vignette, ripetizioni, il solito villain dispotico egocentrico isterico e la solita ribellione dei poveri, immaginario fantaorrorifico per nulla immaginativo (nemmeno su Brendon è così scontato... non sempre almeno), personaggi mossi con spirito fanservice, tipo gli spok buffi che girovagano nel fuffiverso, o le Draka-faces, o Ann Jurging che non fa nulla però è lì. E che dire del mestruo di Tesla, del tutto gratuito?
Persino Boselli sembra ripudiare questa fanfiction nell'introduzione, impiegandone un terzo per pubblicizzare lo Special autunnale di Bacilieri.

Dampyr #161: Mal di luna (Boselli/L.Rossi)

Echi pirandelliani per il ritorno di Luca Rossi. Ed è un ritorno che ci voleva proprio. Sembra incredibile: esattamente come il quinto maxi, questa storia è di una banalità sconcertante (paesino scozzese, giovani licantropi, segreti e omertà); a differenza del quinto maxi, è una lettura esemplare, coinvolgente ed immersiva. Quando gli autori e, soprattutto, il loro interesse verso ciò che producono, fanno la differenza.

Dampyr #162: Il figlio di Joan (Boselli/Cropera)

Episodio fondamentale: la nascita del secondo (terzo) dampyr! E' il figlio della libraria dublinese Joan Dunne e del defunto Maestro Mordha, ucciso nel #119. Il suo nome è Charles. Il piccino è l'obbiettivo di Erlik Khan, che ne ha paura e vuole eliminarlo - ritornando, così, ad essere un villain a tutti gli effetti. Ma Harlan riesce ad eliminare soltanto il suo fido Kagyr, il cane infernale, mentre Erlik fugge dopo lo scontro con Samael, questa volta dalla parte giusta per via dei suoi "appetiti" per le tre Moire-zie (che hanno preso in cura Joan e Charles). Zie e nipoti si nascondono da qualche parte nel multiverso: comincia, così, un nuovo status quo.
Un albo tutto continuità, con splendida copertina tintiniana e ottima arte, ma dialoghi che pian piano scivolano nella ridondanza. E, soprattutto, ospitano il primo refuso di lettering della serie. Che atmosfere, però!

Dampyr #163: Halloween (Boselli/Santucci-Piazzalunga)

New entry ai disegni a fianco del veterano Santucci: non è ben chiaro chi abbia fatto cosa, ma i chiaroscuri "majani" non sono niente male. Ancora una volta, l'episodio è un filler estremamente semplice ma per nulla noioso. C'è da festeggiare il titolo dell'albo, e quindi Boselli ci porta in un immaginario borgo abruzzese e ci racconta il rito della scurnacchiera e un altro paio di aneddoti, costringendoci poi ad affrontare dei sanguinari killer "perbene" associati nella confraternita di Casapou...volevo dire, dei Krong.

Dampyr Special #9: Gli studenti della Scuola Nera (Boselli/Bacilieri)

La guest star Paolo Bacilieri consente a Boselli di sbizzarrirsi col fantasy nordico: ecco dunque un'altra infornata di mostri d'ogni forma e colore, con varie leggende islandesi remixate in un'ottica potteriana. Una lunga tripla avventura, insolitamente - visti gli ambienti - poco muta e molto verbosa, ergo un po' sfiancante: il doppio viaggio, nel presente e nel passato, di Harlan-Egir e delle due Gudrun funziona, ed è un modo interessante di reinterpretare la gita turistica attraverso l'isola di ghiaccio e di fuoco e i ricordi personali di Boselli (la gita vera e propria l'avevamo già fatta nei numeri #33-34, dopotutto). Per Boselli è anche l'occasione per mettere una sorta di pezza su di un'altrettanto sorta di errore della doppia visita precedente, quando nei numeri #33-34 aveva mostrato le gesta di Egir-una-mano e socio con i volti di Harlan e Kurjak, lasciando intendere una reincarnazione, salvo poi dare colpa all'interpretazione errata del disegnatore. Ora Egir-una-mano ha il volto di Harlan perché è una immagine di Harlan richiamata dal futuro. Prendiamola così. La terza parte dell'albo è ambientata nella Scuola Nera vera e propria ed è la potterata sopra accennata, con mostri e mostriciattoli e corsi strampalati - su tutti, il corso di sessuologia trans(in tutti i sensi!)dimensionale affrontato dal poliziotto Sigurdur - che conducono chi legge a non prendere troppo sul serio la prigionia nella Scuola, anche perché anche fra i demoni dell'Altra Parte ormai gli alleati non sono pochi (Vapula, certo, ma anche il direttore è niente più di un politico).

Dampyr #164: Lamiah vive! (Colombo/Majo)

Triplo effimero ritorno: il co-creatore della serie (che farà soltanto un'altra breve toccata-e-fuga), IL disegnatore dampyriano (alla sua ultima apparizione :-( ) e la Maestra della Notte berlinese. Un albo che, sotto la patina da film europeo un po' fighetto e pulp, nasconde molta malinconia (quasi sclaviana). Il lieto fine e la trasformazione di Lamiah in una buona mammina provano a stemperarla, ma non è che ci riescano molto. In tutto questo è comunque un perfetto seguito del #9.

Dampyr #165: La fine della caccia (Falco/Piccininno)

Ultimo albo anche per Piccininno e per il Maestro mai visto del Conte Magnus (#17) e della Terra di Nessuno (#153), l'inutile Krigar, introdotto e subito eliminato dal solito, commerciale Falco, che ha studiato Boselli per ripeterne pedissequamente i clichés.

Dampyr #166: Il soffio caldo dell'Harmattan (Falco/Califano)

Primo albo, invece, per Silvia Califano, prima disegnatrice dampyriana. Ultimo, però, per Victor Laforge, il "nuovo Vathek" del #142. E dunque il senso di questa bilogia africana è tuttora ignoto, così come è ignoto il motivo per cui Boselli abbia deciso di concedere tutta questa libertà a Falco.
Naturalmente dici Africa e ti indigni. Ma alla fine non ci puoi fare nulla.

Dampyr #167: Odio implacabile (Cerfogli-Cajelli/Lozzi)

Ancora esordi: il soggetto del lettore Corrado Cerfogli, del Dampyr Forum, viene sceneggiato da Cajelli, il quale, per l'occasione, sorvola sui soliti clichès che ne condizionano la cifra stilistica, sebbene l'albo risulti alla fine non privo di passaggi forzati (ma neppure di una certa logica nell'agire dei personaggi). Il suddetto soggetto, pure, non è certo la fiera dell'originalità (il figlio di una delle vittime di Tesla quand'era non-morta di Gorka cerca vendetta), ma ben si adatta al background della serie, senza creare fastidi. Lo stesso Lozzi trova confidenza con il plot con il passare delle pagine.

Dampyr #168: Nella città dei morti (Boselli/Genzianella)

Primo di una sorta di bilogia egizia, questo albo riporta sul mensile Boselli e le sue affascinanti doti affabulatorie, questa volta di stanza in Egitto, con Mulawa, Khaled e il Mondo del Sogno già vagamente intravisto nel #91. Che differenza tra gli albi "presenzialisti" degli altri autori e i castelliani racconti nei racconti che portano chi legge a viaggiare avanti e indietro nel tempo, seguendo le parole. La "milleeduesima notte" che Zafirah/Eishet Zenumium, demonessa dimenticata, ci racconta, ha in sé la magia delle favole perdute. Che bravi Boselli e Genzianella ad aprire questo varco verso il passato nel degrado quotidiano. Ve n'era bisogno.
Come se questo non bastasse, l'episodio introduce Mandhur, signore dei sogni e dei ratti, re del Non-Dove, e porta Harlan a credere di avere ottenuto una nuova resistenza alle illusioni.

Dampyr #169: La tomba del Re Scorpione (Testi/F.Russo)

Si chiude la pseudo-bilogia egizia, comoda scusa per pubblicare questo riempitivo dell'esordiente lettore Francesco Testi, ispirato al film che ha lanciato The Rock nel firmamento hollywoodiano e che è anche una scusa per ufficializzare lo status di alleata di Bastet. Naturalmente qui Horo è un Maestro della Notte e altrettanto naturalmente muore subito, dato che l'albo è il riempitivo di un esordiente (ma lo rivedremo). Divertente la battuta finale su Zarema che fa da preludio all'albo successivo (è questo il divertente).
Sorprende soltanto la prova di Francesco Russo, decisamente inferiore ai suoi standard (molto alti), anche perché in più occasioni manipolata dalla redazione: molte vignette sono posticciamente ritoccate. Boh.

Dampyr #170: Zarema! (Cajelli/Laurenti)

L'ecatombe di Maestri prosegue con Zarema, la cui "saga" serie b style si chiude dopo tre sole presenze. Questa ultima è anche la più strampalata, dato che il suo piano di rimettere in piedi un vecchio esperimento esper sovietico per attaccare Harl..no, Tesl..no, Kurjak a distanza è francamente risibile, e conferma l'infantilità del personaggio (che naturalmente si circonda sempre di altrettanti babbei). Dal canto suo, il tratto spesso impreciso e sproporzionato di Laurenti (non irriconoscibile, ma insomma) ci mette del suo per togliere credibilità all'albo.
Non solo: il degrado di Dal buio... in "Una recensione per tutti" si fa sempre più grottesco.
Morale: un filone "leggero" con una Maestra frivola ci poteva stare, ma nessuno dei tre albi mi è parso particolarmente convincente.
Ah, ovviamente la resistenza di Harlan alle illusioni non è giustificata da quanto accaduto due numeri prima.

Dampyr #171: Ragazzi perduti (Di Gregorio/Statella-M.Fara)

Esordio sul mensile (con prospettive interessanti) per il duo ai pennelli, dopo quello dell'albetto di Rimini, in un albo brasileiro uscito in concomitanza del Mondiale di Calcio 2014. Come di consueto, Di Gregorio punta sull'indignazione, che sul fesso latore di queste righe ha una certa influenza. Forse più degli altri albi dell'autore, questo numero è davvero pieno di ogni nefandezza, e dipinge un degrado pressoché totale da cui è impossibile uscire, e che a chi ha una certa sensibilità non può non risultare nauseante; e infatti le due pagine conclusive sono una nota malinconica, in realtà non tanto riuscita perché Harlan e Kurjak non sono così cinici. La terzultima tavola, con quello pseudo lieto fine, suona altrettanto forzata, dopo tutte le porcherie viste nel corso della vicenda: bambini sniffatori, spacciatori, troiacce, puttanieri, pedofili, squadracce, zozzerie da tutte le parti (mancano solo i treni in ritardo e pare di stare in Italia), fino al branco di baby non-morti crivellati senza pietà. Naturalmente Di Gregorio, come di consueto, punta sull'indignazione anche per mascherare la cronica mancanza d'idee che pare colpire tutti i collaboratori di Boselli (anche per colpa sua): anche questo numero è la consueta caccia al Maestro (Maestra, in questo caso: è Iansà) che si conclude con l'eliminazione sciocca dello stesso (e Iansà non la meritava del tutto). E certo che vedere Maestri eliminati un numero sì e l'altro pure, dopo che per un decennio e passa parevano essere diventati tutti buoni, non aiuta a prendere le cose troppo seriamente. Ma diciamo che se c'è da incazzarsi per qualcosa di tangibile, beh, non mi tiro indietro di sicuro.

Dampyr #172: La Papessa di Roma (Bilotta/Del Campo)

Arriva Bilotta su Dampyr e, come già gli accadde su Dylan Dog, è un esordio deludente: Olimpia Pamphili era una non-morta (di Verdier), lo è ancora, era molto cattiva, lo è ancora, era una mafiosa, lo è ancora, e alla fine muore. Come contorno, tutta la paraphernalia della cattiva narrativa contemporanea, con i mafiosi, Suburra, pistolettate; una spruzzatina di Storia & Leggenda giusto per farci capire che l'albo appartiene proprio a Dampyr et voilà, les cajelleux sont fait. Con l'aggravante di dover leggere, in una serie dove si gioca con i dialetti, dialoghi in perfetto italiano fictionese in bocca a romanacci da terzo mondo (e quindi che senso ha rifarsi a Romanzo Criminale?).

Maxi Dampyr #6: Gli orrori di Khara Khoto; La palude; Il labirinto del negromante (Marolla/Ambu; Mignacco/Gallo; Falco/Baggi)

Dopo il disastro del maxi a storia unica, torna (vivaddio) la formula 3x1. La prima vicenda ci ripropone il Marolla zagoriano dei personaggi che spiegano quello che stanno facendo mentre lo stanno facendo e ricordano ai lettori i presupposti della serie nei momenti meno opportuni, proprio lo stesso autore che ha sconfitto Stephen King e Neil Gaiman al concorso letterario; per fortuna Ambu propone un po' di belle immagini e la location è archetipicamente intrigante (città perduta nel deserto), e il Maestro (Bai Gu Jing) è quello che rapì Sven Hedin (#102), anche se questo è giusto un dettaglio da didascalia estemporanea, e non solo perché muore subito (come da prassi consolidata); alla fine siamo nel leggibile. La seconda storia è una trashata di Mignacco in puro Chiaverotti style, con disegni scadentucci di un Gallo che non è quello di Legs Weaver; purtroppo non è stato tutto un sogno, l'abbiamo letta veramente. Nella terza, ecco il solito Falco che copia malamente Boselli, ficcandoci il multiverso e gente qualunque che lo visita da molto prima di Harlan e soci; senza sovrapprezzo, i soliti mostri di Baggi; questo De Vos tornerà? sembra proprio che debba farlo.

Dampyr #173/174: Il segno di Alastor/Il trono del Dio Oscuro (Boselli/Maroto-Dotti)

"Tutta questa storia è stata un enorme sbaglio": partiti alla ricerca del figlio di Kurjak (#101), Harlan e il padre del figlio perduto si ritrovano, separati, in un concentrato fritto misto calembeur di sword and sorcery, in cui Boselli lascia libero sfogo a tutta la biblioteca di babele heroic fantasy che gli frulla nella testa. La cosa più affascinante dell'epico viaggio è che, alla fine, non sembra essere così fuori posto e, anzi, rispetta tutti i paletti della serie; in più, ci permette di rivedere in azione Savnok, sempre simpatico. Naturalmente l'avventura, come dice lo stesso Harlan, è una deviazione imprevista: la saga del figlio di Kurjak viene posticipata di qualche mese. D'altronde cos'è la vita, se non un lungo imprevisto? Ed ecco che a Maroto ne succede di ogni, e a un certo punto della seconda puntata deve farsi da parte, permettendo così a Dotti di fare una insperata capatina dopo l'addio di qualche numero fa.
Da non amante del genere (mah) "spade mostri e donne svestite", la doppia avventura mi ha senz'altro divertito, soprattutto nei momenti più parodici (il "mago di oz") e nell'intrico di personaggi e sovrapposizione di universi dampyriani (tocca chiamarli così, ormai) che Boselli, a questo punto, sta portando avanti con sempre maggiore convinzione; ho apprezzato, tuttavia, anche l'avventura tout court, che più archetipica non si può, col suo fritto misto di citazioni in cui troviamo pure Sandokan. La grande capacità narrativa di Boselli di creare mistero lasciando molto spazio all'immaginazione supera l'altro suo intento, la contrapposizione fra orrori stilematici (mostri contro mostroni contro dei contro universi), ma la didascalia - bruschetta - dell'ultima tavola, "e dopo svariate altre avventure che stavolta omettiamo di raccontare" rimanda ad un precedente finora non proprio positivo: il 9° Nathan Never Gigante, che lasciava spazio a storie multiversali ad oggi ancora mai raccontate. A mio parere, se tronchi la narrazione per lasciare spazio a storie perdute, qualcuna di queste storie poi le devi ritrovare e narrarle, sennò rimane solo il buco.

Dampyr #175: Il boia nero (Di Gregorio/Stassi)

Dopo pochi mesi riecco Di Gregorio con uno dei suoi albi "indignados", dove uno dei tanti orrori che costellano il passato e il presente dell'umanità viene ricordato a chi, eventualmente, lo avesse dimenticato. Stavolta tocca al regime franchista e alla repressione catalana, temi molto cari ai due autori, entrambi risiedenti a Barcelona (con una "l"). L'albo fa il suo: la gita turistica è gradevole, il memento storico è d'attualità, persino il villain di turno non è il solito Maestro, ma un collega di Nikolaus (che viene sconfitto dallo stesso Nik, e promette ritorno). Tutto fila, forse troppo, e alla fine tutte queste indignazioni digregoriane sembrano essere diventate stilemi. Fa ridere, comunque, vedere rinnegato, a suon di riferimenti precisi, lo Speciale #7 di Mignacco-Baggi (il precedente albo ambientato nella città).

Dampyr Special #10: El Lobo (Zamberletti/Santucci-Piazzalunga)

Un Boselli trollone spaccia questo Special per un albo pasionario sulla Revoluciòn. In realtà è un episodio standard di Tex: tutti i cliché della storia-tipo dell'altro fumetto curato da Boselli si possono ritrovare in questo albo curato da Boselli, ancorché scritto dalla new entry zagoriana Zamberletti. Non potendo giovare di un plot degno di questa causa, l'albo punta tutto - esattamente come la storia-tipo di Tex - sui disegni espressivi e curati (che in Dampyr non sono nemmeno loro una novità, ma di solito vengono riservati a storie più dense e storiche).

Dampyr #176: Oltre la soglia (Venanzetti/Del Campo)

Esordisce un altro sceneggiatore, e pure a questo Boselli affida una trama importante (forse): la "saga" (vabbè) degli Dei Primigeni (cioè i Grandi Antichi) dei #8,#10,#37 e #159. Non solo: l'autore si prende anche la briga di "ret-conizzare" Ann Jurging, attribuendole un destino scritto nel suo passato da prescelta delle divinità malvage, porta per il loro avvento nel nostro piano di realtà. Tutto questo fila abbastanza tranquillamente per metà albo e anche qualcosa di più, in una di quelle consuete pataccaronate mysteriose che non mi stancano mai (e un paio di momenti ricordano persino la buona letteratura d'orrore), ma purtroppo scade paurosamente nell'ultima ventina di pagine, dove la fiera della banalità diventa insostenibile anche per me. La "saga", comunque, rimane aperta.
Il "dodecaedro" è come l'"ebdecaedro" di MM? Ecco un altro collegamento.

Dampyr #177/178: Scomparsi!/I vagabondi dell'infinito (Boselli/Bocci)

Il grande ritorno di Bocci coincide con la ripresa della trama multiversale, sfiorata pochi numeri fa e qui rilanciata alla grande. C'è un po' di tutto, in questo calderone fanta-horro-avventuroso a spasso fra le dimensioni paurose: il ritorno di Lady Nahema (privata d'un occhio e temporanea alleata), il ritorno del villaggio perduto del #99 (ora allocato in Siberia), il ritorno del secondo dampyr, Charles Moore (ora sistemato nella "casa nuova" del #86 assieme a Simon Fane e alle zie di Harlan) e, naturalmente, il grande ritorno di Sho-Huan, nuova supernemesi della serie dopo i prodromi del #158. Purtroppo c'è spazio-tempo anche per i soliti dialoghi ridondanti che "rovinano" il bellissimo incipit letterario. A consolarci, ritroviamo però Dolly McLaine, menzionata dalla stramba conferenza del prof.Zardek come rapita da Black Annis. Un bel guazzabuglio only for fans, aggraziato dal bel viaggio ai confini della realtà: nella gita fra i mondi solo apparentemente disabitati ho respirato le atmosfere rarefatte di quella storia di Topolino che mi fece scoprire le zone del crepuscolo (Topolino e il trasloco spaziale, che s'occupava, guardacaso, d'una casa trasportata da un mondo all'altro).

Dampyr #179: L'ospedale stregato (Marolla-Cajelli/Fortunato)

Filler con le infestazioni "spiegate" come varco nel multiverso. Vabbé.
Fa sorridere l'incipit natalizio: effettivamente questi personaggi meritano un po' di calore.
Trama molto scontata. L'ottima arte salva tutta la baracca.

Dampyr #180: Il figlio di Kurjak (Boselli/Statella-M.Fara)

E prosegue la saga multiversale, riannodando le fila dei #101,#173/174 e #177/178 e svelandoci una parte fino a questo punto sorvolata del passato di Kurjak - vita e morte del suo matrimonio con prole - e portando poi questa rivelazione a compimento nell'universo del crepuscolo, dove Xeethra attende il suo eroe assieme al figlio vivo di questi, il piccolo Emil.
Boselli cuce il tutto con scioltezza, e perde tempo anche su riempitivi necessari (Ljuba a passeggio, Darin, la fantascienza sociale), come fanno solo i grandi autori, e come ago il sartautore sfrutta Draka e le solite swastiche, senza neppure glissare sull'esca lanciata nel #154. Tutto questo in un singolo albo, classificabile non come uno dei più originali, ma sicuramente come uno dei più perfettamente singolari.

Dampyr #181: La lunga notte dell'odio (Porretto&Mericone/Genzianella)

Come due numeri fa, anche in questo caso l'arte tiene in piedi una storia estramente (troppo) convenzionale. L'albo si pone come seguito del #116, con il demone ramingo sconfitto dall'angelo Anyel (metanarrativo preludio della doppia demoniaca successiva), ma è pieno degli stereotipi sull'America più brutale. Certo, si sa che gli stereotipi sono tutti veri, ma insomma. Anche i dialoghi, come di consueto, partono bene e scadono nelle ultime pagine.
Il demone ha figliato come Nazikian a suo tempo, e stavolta nel figlio ibrido ha prevalso la parte malvagia, ma questo non sembra essere stato un evento poi così importante.

Dampyr #182/183: Nella Dimensione Nera/Dittatura infernale (Boselli/Rosenzweig)

Terza doppia multiversal-fantastica nel giro di dieci numeri, e l'esperienza comincia a diventare ripetitiva. Ma i presupposti erano già stati disseminati e bisognava portarli a compimento: ecco, dunque, l'assalto di Zefon e Straygor dell'Altra Parte alla Dimensione Nera, in preda alla guerra civile in seguito agli eventi del #157. Lo stile di Boselli lo conosciamo: ad una prima parte ottima ne segue solitamente una seconda più frettolosa; questa doppia non sfugge alla regola, ma il suo difetto principale è che gli eventi dell'ultimo blocco di pagine si fanno veramente convenzionali (d'altronde le guerre civili sono tutte uguali). Il finale, poi, non è soltanto frettoloso, ma anche superficiale, per come glissa spudoratamente sui destini di Alastor e Vapula (e del primo non viene detto nemmeno cos'abbia fatto nel frattempo) e su come il Concilio dell'Equilibrio sia arrivato a dare il via libera all'intervento superpartes, dopo che nella prima parte era stato ampiamente sviscerato il diniego dei vari mostriciattoli che ne compongono la giuria. Piuttosto piatte le caratterizzazioni dei vari demoni, tutte francamente prevedibili, su tutti Vapula e Straygor (che secondo Boselli dovrebbero essere imprevedibili). Il duello conclusivo tra il secondo e Harlan lascia il tempo che trova, data la baraonda successiva, purtroppo sacrificata al Dio Boselli e ai suoi capricci narrativi. Comunque questa ennesima guerrona fantasy ha posto le premesse per un nuovo status quo, che vede Ryakar e Leyselan a capo di una nuova democrazia nella Dimensione Nera. A questo punto non rimane che menzionare il disegnatore, ennesimo dampyriano dal cognome eccentrico, al suo esordio sulla serie: e niente, se la cava benissimo.

Dampyr #184: I dimenticati (Cajelli/F.Russo)

Discreto filler in cui viene ripescato Kenshin dopo più di cento numeri (#77/78). Il grosso lo fanno le location nipponiche, presenti più o meno tutte e a cui, dopo più di cento numeri, mi sono vagamente affezionato: la città metropolitana, il giardino fiorito, la foresta misteriosa. Sono presenti anche i principali stilemi narrativi nipponici: l'amore, l'eroismo, il senso del dovere, il folklore, la sfida agonistica. Il "mistero" della truppa militare bloccata sull'isolotto non poteva non fare di questo grande contenitore di curiosità che è Dampyr.
Russo ritorna in forma, dopo il passo falso della precedente uscita, ma permangono un paio di superficialità non richieste (inezie, comunque).
La storia fila dall'inizio alla fine, tranne che per un particolare di cui, in fondo, anche chissene: come hanno avuto Harlan e Kenshin la tecnologia per localizzare Sakiko e soprattutto come l'hanno localizzata?

Fuori serie: In riva all'ignoto (Giusfredi/Rosenzweig)

Altro albetto per RiminiComix, edizione 2015, scritto da un esordiente - che diventerà colonna - e con l'immediato ritorno del disegnatore, dopo la doppia. Ed infatti è un tie-in in piena continuity, con Layselan e i Grandi Antichi, e un Kuen-Yuin-Socc'ma romagnolo. I disegni buffi lo rendono divertente, e persino Poldark fa qualcosa (e non qualcosa qualunque, ma sesso; ti pare giusto?). Simpatico il fatto che il simbolo di Zagor diventi il simbolo del mostro (se ho capito bene; i disegni sono divertenti ma confusionari), mostro vagamente alla Gravity Falls, quindi ancora più simpatico. Bene, simpatico e divertente li abbiamo detti, e questo è tutto.

Maxi Dampyr #7: La fiamma di ghiaccio; La nebbia; Mogadiscio (Cajelli/F.Russo; Mignacco/Mangiantini; Zamberletti/Raimondo)

Doppio ritorno immediato nel settimo maxi. Nella prima storia, riecco subito la coppia de I dimenticati: dopo quella prova più interessante del solito, si ritorna nella noia dei rapinatori, degli imprenditori mafiosi e dei sicari, con una spruzzatina di mostra generica della dimensione alternativa generica e con un titolo a effetto tirato per i capelli nell'ultima tavola. Mah. Nella seconda, ancora Grandi Antichi, dopo l'albetto extra, in una storia che inizialmente sembra anche peggiore della prima, ma che ad albo concluso si rivela essere la più passabile (ma questo non equivale ad una promozione); fra una zagorata (nell'accezione negativa del termine) e l'altra, Harlan finalmente coglie il collegamento fra gli eventi del #37 sull'Asenath River e la saga degli Dei Primigeni e di Verdier; il lettore, che coglie molto più di lui, già sapeva... dopotutto, un lettore che legge queste storie non può che essere un gran coglitore. La terza avventura è davvero terrificante, nel senso che è un copia-e-incolla totale del classico filler dampyriano, in particolare di quello ambientato in Africa, e il Maestro Askar è uguale a Omulù; a differenza di El Lobo, qui pure i disegni sono stancanti. Per fortuna l'introduzione non consiglia di leggere il volume sulla tazza del cesso: i risultati non avrebbero giaciuto a lungo invendicati.

Dampyr #185/186: Il segreto di Amber Tremayne/Taliesin il bardo (Boselli/Laurenti)

Come promesso un paio di "Dal bui..." fa, a ridosso del numero duecento la saga ricomincia a prendere quota. Ed ecco dunque sopraggiungere la rivelazione che tutti si aspettavano, l'identità del primo dampyr: il bardo Taliesin (#43/44), come era già stato suggerito nel #119. La doppia avventura è un unico, corposo flashback raccontato in prima persona da Amber ad Harlan e che va ad integrare ed espandere quello dei già citati #43/44. Il primo albo fila come un razzo; leggendo il secondo, invece, ho avuto qualche problema con la vista: la raffica di nomi gaelici e di intrecci dinastici degni di una telenovela ad un certo punto stordisce; non pago, alla fine del racconto Boselli demitizza tutta la materia di Bretagna aggiungendo altre secchiate di nomi da tenere a mente >:D. Inezie a parte, si tratta di un racconto davvero epico e appassionante, che per essere gustato appieno necessita di silenzio e tranquillità. Non è molto chiaro (ma lo sarà fra un po' di numeri) quanto la traccia suggerita possa celare la chiave della saga (Severa/Black Annis ha portato Mordha a generare un dampyr per vendicarsi di Amber: che abbia fatto lo stesso con Draka?). Riguardo al riferimento alla Signora del Lago che Harlan ha già conosciuto a sua insaputa, inserito di soppiatto nelle ultime tavole, sospetto si tratti di Dolly McLaine. Intrigante l'ultima vignetta, in cui si lascia intendere che Taliesin (che, secondo Amber, ha vissuto trecento anni, e quindi per noi la sua saga è soltanto all'inizio) sia ancora vivo e alleato di Severa.
Lascia un poco sgomenti la demitizzazione dei Tathua de Danann, esseri mitologicissimi nella serie di Martin Mystère e qui "semplici" Maestri della Notte scienziati (Dagda ne era l'ultimo superstite), con i due universi che entrano in clamoroso conflitto narrativo (ma questo spiega l'insistenza post#100 sul multiverso). Apprezzabile, comunque, l'importanza data al Calderone di Dagda, in mano a Black Annis, come serbatoio di "conoscenze perdute", e alle annotazioni sul passato dei Maestri e sulla loro fuga sulla Terra, con tanto di cameo di Angus Og, il futuro Lord Marsden.

Dampyr #187: Dartmoor (Boselli/Ambu)

Episodio a metà, un po' filler un po' in continuity (vi compare un'altra casa multiversale), un po' ghost story con Maud un po' ricalco di Predator, in sostanza un episodio buono di Stargate Sg1. Viene naturale ribadire il solito gap esistente tra Boselli e gli altri sceneggiatori della serie. Lascia perplessi soltanto la situazione di Simon Fane: al termine dei #177/178 sembrava essersene andato con le "zie" e il nuovo dampyr e invece lo ritroviamo a fare "tranquillamente" l'ispettore in UK, salvo poi vederlo andare in coma alla fine dell'albo a causa del tentativo di guida automatica del cottage sull'orlo del mondo. Se l'intento fosse stato quello di liberarsi del personaggio e dei suoi ingombranti poteri, sarebbe bastata la soluzione suggerita (o non suggerita, a questo punto) al termine della doppia di cui sopra.

Dampyr Special #11: Il Libro del Tempo Perduto (Falco/Bartolini)

Nella più pura tradizione narrativo-seriale americana, a ridosso di un evento o saga di una certa importanza, ecco un what if supernatural con i possibili destini degli eroi (o di eroe e comprimari). Nella più pura tradizione supereroistica, casus belli è il "libro del destino", consegnato ad Harlan dal negromante Perinaux, desideroso di rubargli la vita. Naturalmente l'albo stesso è una manifestazione del volume, dunque non manca il gioco metanarrativo.
Mormora la bambina che Boselli abbia detto che "qualcuno" di questi futuri potrebbe avverarsi veramente. Sembra alquanto implausibile la morte di Kurjak per mano di uno scagnozzo di Tsiao-Min (peraltro prossimo al ritorno), anche se la faccenda della malattia è sospetta, così come deludente sarebbe il destino da tossicomane di Ljuba (il più forzato dei possibili scenari, fra quelli proposti nel fumetto). Tesla era già stata sedotta da Samael (#104/105) e repetita non sempre juvant. Il piano di Draka sembra invece più in character, ma forse per questo anche scontato: mi piacerebbe un lieto fine, però. Nergal, in fondo, non è 'sto gran personaggio, e vederlo schiattare sarebbe una degna conclusione delle sue non-vicende, mentre Charles Moore, in un albo così particolare, svolge un ruolo da "antidampyr" un po' troppo marcato, volendo rifarsi ad Highlander. Se sarà voltagabbana, non sarà così schietto. Da notare la grave lacuna dell'albo, che sorvola bellamente su Caleb, e sugli Amesha non ci dice assolutamente nulla, mentre ci regala la cruda morte di Arlo del Medical Team (verosimile, ma insomma). Rimane dunque l'addio di Nikolaus a Praga, con la triste sparizione della Birreria dell'Aquila Verde, come unico scenario abbastanza plausibile nel medio termine.
A parte queste considerazioni, la lettura di questo Libro a fumetti è appagantemente malinconica come quella di un Tales of Green Lantern Corps d'altri tempi, anche grazie ai primi piani espressivi come poche altre volte, manifestati su carta dall'ottimo Bartolini (pure con qualche effetto al pc di troppo, ma non poi così invasivo).

Dampyr #188: Il marchio giallo di Carcosa (Boselli/Santucci)

Santucci fa suoi gli inchiostri (con ottimi risultati) e Boselli fa suo il filone dei Grandi Antichi (finalmente): ne viene fuori una sorta di "seguito ideologico" di Dartmoor, e anche un po' dello Special, con una storia per nulla originale, fondata su riferimenti che più classici non si può (e non c'entra nulla True Detectives), ma condotta saldamente dall'inizio alla fine (più o meno). Il titolo dice già tutto, "nomen omen": parlamo de carcosa, che nun se capisce bbene, prima pare n'artra dimensione, poi ce dice che è tutto un zogno. In effetti l'albo si apre con un riferimento preciso a Chernobyl, con un tipo che è stato a Carcosa, che poi viene bellamente dimenticato, e man mano l'indagine multistrati conduce prima a Sho-Huan, al gruppo di tibetani deviati di cui era confratello, e poi all'Alam-Al-Mithal di Mandhur (#168), che sfigatamente finge di aver richiamato Cthulhu e compagnia. Alla fine era tutta una farsa, tranne il prologo abortito, e tutti viaggiano con la semplicità dei fumetti, per il mondo e non solo, e il Non-Dove viene cancellato, ma tuttavia il fascino del Re in Giallo rimane integro (e che bella la copertina). Per ravvivare un soggetto di per sé esile Boselli chiama a raccolta Angelique, l'ex direttore Mathis del Grand Guignol, Ann Jurging, Mulawa, Khaled e soprattutto Eishel Zenumium, che riesce ad eliminare il suo ex capo e ad "incantare" Harlan, ora suo toyboy. Soprasoprattutto, la "maschera della verità" dei Kuen-Yuin prende possesso di Kurjak, fatterello che potrebbe avere un nesso con la misteriosa "malattia", anticipata nello Special, che dovrebbe colpire il balcanico.

Dampyr #189: La casa degli specchi (Falco/Fortunato)

Albo graficamente splendido, narrativamente inutile e trollone. Nergal e Meridiana cercano di estorcere ad Harlan il rifugio di Charles Moore (come anticipato dallo Special, Nergal vuole plagiarlo) quindi lo rinchiudono in una ennesima casa folle, dove vive visioni malefiche banalotte. Meridiana poi si ribella a Nergal e aiuta Harlan a fuggire, diventando l'ennesima alleata ambigua.
Chi è il prigioniero che tiene viva la casa col potere delle illusioni? Harlan pare riconoscerlo, poi glissa, e il prigioniero torna sul suo mondo. Sarà stato il tipo di Orrore tra gli Amish? No, quello apriva i varchi.

Dampyr #190: L'ombra di Tziao-Min (Falco/Califano)

Prosegue la "minisaga dello Special" con un altro dei futuri previsti dal Libro del Tempo Perduto: la morte di Kurjak per mano del sicario di Tziao-Min. Ovviamente l'episodio non si verifica, sebbene l'autore si prenda tutta la prima metà dell'albo per farcelo credere. Fa anche bene: è giusto che la missione sia una fra le tante; però la paralisi di Harlan nei confronti dei dejà-vu appare ingiustificata, non ha il minimo senso che non faccia nulla per prevenire, nemmeno avvertire l'amico. La seconda metà dell'albo vede i nostri dare la caccia al Maestro monaco buddhista, ed eliminare lui e i suoi non-morti monaci buddhisti, nel più classico dei canovacci della serie. Le location interessanti ed iconiche sono poco sfruttate.

Dampyr #191: L'antiquario di via Husova (Falco/Cropera)

E per il terzo numero di fila Falco demitizza il suo Special, rendendo questa pseudominisaga una trollata nuda e cruda. Non che ci si aspettasse nulla di diverso da un non Boselli: eppure rimane l'idea che un vero allontanamento di Nikolaus cambierebbe davvero gli equilibri. L'albo è abbastanza monocorde, e tra i futuri possibili viene ritirato in ballo anche quello di Tesla sedotta da Samael, e il piano di Rubicante di seminare zizzania fra i tre pards del Divadlo è piatterello forte. Cropera, però, si impegna molto per dare dignità al numero, e Boselli lo supporta, occupando la rubrica con mezza prefazione del volume I misteri di Praga che raccoglie le prime 4 storie praghesi della serie. In realtà, nel fumetto di Praga c'è poco o nulla, e alla fin della fiera sembra non sia successo nulla. Ed è un peccato perché la lettura è senz'altro scorrevole e anche poco spieghina. Vabbè.

Dampyr #192: La Grande Bestia (Boselli/Lozzi)

Splendido numero spiegone mascherato da racconto lovecraftiano, con tanto di prosa e poesia ad hoc: geniale! Si tirano le fila di tutta la paraphernalia legata a Sho-Huan, Maitre Abel e i Grandi Antichi, Claudine Bobash e Aleyster Crowley: i numeri #8,10,61,48,82,151,159,176,177/178,188 si riscoprono uniti a doppio filo, e a cascata seguono tutti quelli a loro volta connessi, in un affresco indubbiamente affascinante. In realtà era già tutto evidente, ma è stato bello vedere i personaggi ragionare come persone e non come automi narrativi. La simpatia di Boselli per il Crowley storico è manifesto nel ruolo di agente degli Amesha che affida alla versione "alternativa" della "Grande Bestia" che Sho-Huan crede essere dalla sua parte. Non manca il ruolo di deus ex-machina-supersayan affidato alla solita Ann Jurging né l'albo sfugge all'"effetto Gambadilegno" di Sho-Huan che si dissolve di nuovo nel multiverso ma sicuramente tornerà, e della Bobash che muore di nuovo ma esistono tante altre sue versioni da incontrare. Questi effetti volutamente fumettosi sono comunque bilanciati dal corposo e appassionato omaggio a HPL, dalla narrazione una volta tanto fluida e poco incespicosa, oltre che dalla splendida arte libera e stimolante.

Dampyr #193: I misteri di Cagliari (Boselli/Genzianella)

Altri nodi vengono al pettine in questo semi-inaspettato seguito dello Special #4, dove il piccolo non-morto Nicholaus, rimasto isolato sull'isola di S.Pietro dopo gli eventi della "crociata dei bambini", viene liberato da Nergal e condotto nel Divadlo. Non solo: per la prima volta il Maestro & Duca dell'Inferno viene costretto a mostrarsi in prima persona, e Harlan e Kurjak riescono a infliggergli la prima ferita dai tempi dello scontro con Caleb nel suddetto Special, in epoca medioevale. Per l'occasione ritorna in campo anche Meridiana, così da dare un minimo senso al #189, e della quale apprendiamo fatti e misfatti attraverso corposi e delicati flashback. In effetti Cagliari non si vede poi molto, ma l'albo serve pure a riportare sulla scena Sophie Mutter e Sanna, e a togliere a quest'ultimo la patina antipatica della prima apparizione.

Dampyr #194: La città abbandonata (Mignacco/Del Campo)

Il prologo del #188 appariva come il preludio non di quel numero, ma di un altro ancora da raccontare: eccolo qua. Ma Boselli non c'ha voglia di perderci tempo, con la sagona ormai imminente, e delega la sbatta a Mignacco. Il quale, tuttavia, non si sbatte poi così tanto, e ci ripropone un'altra storia di mostri che ringhiano e uccidono persone che muoiono (come nell'ultimo maxi). Per fortuna il disegnatore quasi ufficiale del filone dei Grandi Antichi (i quali, comunque, non si vedono mai; i mostri che ringhiano sono mostri generici) rende bene la mestizia della desolata Pripyat e di quei brevi flashback sovietici dell'evacuazione del 1986.
Ulteriore collegamento col #176 è il ritrovamento di un altro cosoedro, che stavolta Harlan neutralizza con la scatoletta mistica di Caleb e conserva nel Divadlo.
La copertina invita a tuffarsi nella lettura.

Dampyr #195: Costa da Morte (Di Gregorio/Stassi)

Filler galiziano dei due barcelonesi. Di Gregorio ricorda di essere stato autore di Dylan Dog e realizza una storia di Dylan Dog, con il mostro del folklore (la maruxaina), il fantasma vendicativo, il bambino emarginato, la bruxa simpatica, il nonno scetticone, i paesani stronzi, Harlan che fa il Dylaneroe. Stassi regala tanta atmosfera nero inchiostro e un po' d'azione legnosa.

Fuori serie: L'emblema del Drago (Giusfredi/M.Villa)

Ennesimo albetto per RiminiComix (2016), il più importante: un lungo flashback con Draka ed Erlik Khan nell'antica Ariminum, ai tempi delle guerre tra Goti e Bizantini, e disegnato da una new entry d'eccezione, il figlio di Claudio Villa, qui nascosto dal nome di piuma "Will", ma già visibilmente talentuoso. E finalmente questa miniminiserie di Rimini presenta un raccontino sensato e gradevole. Ne vorremmo di più di questi piccoli "dietro le quinte". Naturalmente qui Kurjak la tira a Elrik, ma insomma, era scritto nell'Akaschi.

Maxi Dampyr #8: Caccia alla Volpe; Valle di tenebra; Il Klan dei dannati (Falco/Lozzi; Mignacco/Del Campo; Venanzetti/Statella)

Uscito ufficialmente dopo il #196, questo maxi è avulso dalla saga medioevale e "del numero duecento", ma funge vagamente da prologo alla stessa. Nella prima storia, infatti, dopo molto tempo si rivede Marsden, in versione incattivita e vendicativa, in vista del suo vero ritorno tra qualche numero; il resto dell'episodio vede Kurjak eliminare il miliziano serbo che diede il via all'attacco che costò la vita a Miljana e Miklos, e molto forzatamente pretende di chiudere quella sottotrama (se vogliamo chiamarla così). La seconda è il solito filler di Mignacco, convinto di scrivere per Dylan Dog degli anni 1980; comunque il soggetto non è insensato, anche se fa un po' "fiction della Rai", ma si basa su un presupposto della serie (le zone d'ombra, come nel #163); i dialoghi però sono davvero avvilenti. La terza storia, con il Maestro sudista e razzista, avrebbe (forse) potuto essere interessante se non fosse stata ammazzata da un'arte fra le più scadenti viste fin qui.

Dampyr #196/197: Le prede dell'Annwn/La vendetta di Severa (Boselli/Viotti-Mangiantini)

Inizia la "saga del numero duecento" con una doppia magica e spossante che prosegue quella dei #185/186, con le vicende di Amber, Taliesin e soci nell'epoca arturiana, raccontando l'assalto a Severa, la sua intrappolazione nell'Annwn, la morte di Marco Ambrosio e l'ascesa di Artos, la nascita del mito dei cavalieri, di Lancillotto e Ginevra, di Merlino, Tristano e Isotta, eccetera. A questa seguirà subito una terza doppia, così da sfinire il lettore prima del traguardo. Sì, perché se l'intreccio è indiscutibilmente affascinante e sontuoso, per non dire magico, la lettura necessita davvero di molto tempo e molta tranquillità per poter essere goduta appieno, lussi che nessuno al mondo può più concedersi. Di conseguenza, i dialoghi eccessivamente ripetitivi finiscono per stancare. Peccato, se non fosse per loro sarebbe tutto perfetto, con una menzione particolare per la prova dell'esordiente Viotti nella prima puntata. La banale rivelazione di Araxe come Signora del Lago è invece una quisquilia pienamente accettabile. Il legame ancestrale di Sho-Huan con queste vicende pure non stupisce, ma più che altro perché il personaggio ha perso parte del suo fascino con le recenti sconfitte (e un'altra se ne aggiungerà a breve).

Dampyr #198/199: Lyonesse/Il Lord delle Isole (Boselli/Rubini)

E si conclude, per ora, la storia e gloria di Taliesin, il primo dampyr, e diventa evidente il doppio senso della testata Dampyr, non esclusivamente intitolata ad Harlan: per quattro albi, infatti, è stato Taliesin ad avere l'onore della copertina. A differenza della doppia precedente, e in parte anche di quella prima ancora, questa volta la narrazione fila dall'inizio alla fine. Il segreto? La storia è tutta dedicata a Drustan e Ysseult, aka Tristano e Isotta, e Taliesin Maestri e continuity fanno da comprimari. Nella doppia precedente, invece, Boselli ha messo tutti i personaggi sullo stesso livello e ha cercato di raccontare la storia di ciascuno di essi contemporaneamente, finendo per fare un pastrocchio con personaggi che facevano di continuo il punto della situazione. Anche nei #185/186 questo difetto era emerso nella seconda parte, seppur mitigato dal fascino della "prima volta". Al terzo tentativo, invece, il gioco riesce e l'avventura è epicamente e classicamente gustosa, esattamente come la si immaginava nelle più rosee previsioni. Naturalmente Taliesin ha vissuto quasi altri tre secoli dopo queste lunghissime vicende, e probabilmente ne vedremo una buona parte negli anni che verranno (a cominciare dal suo scontro con Kostacki, qui solo menzionato). La storia, dunque, è soltanto all'inizio e la "saga del numero duecento" soltanto a metà.
L'esordio off Zagor di Rubini è indiscutibilmente soddisfacente.
Il "lord delle isole" è Angus Og aka Marsden, ma fa solo un cameo.

Dampyr Special #12: La porta dell'Inferno (Burattini/Longo)

Doppio esordio per questo Speciale autoconclusivo e fuori continuity che omaggia il Sommo Poeta nel modo più convenzionale possibile: Harlan, Kurjak e comparse varie finiscono in un Inferno dantesco ricreato in un universo alternativo, con i mostri danteschi che ringhiano ferocemente. L'albo è stato utilizzato in una scuola come strumento didattico, facendo solleticare l'ego di Boselli, il quale, già nell'introduzione, elogiava le voluttuose doti mimetiche del suo ex socio zagoriano, capace di ricreare nuove terzine sull'esempio del Maestro (delle Botte) Guido Martina: e invece c'è UNA terzina dantesca nuova, e l'albo è pieno di ripetizioni inutili, e per metà segue Tesla e Nikolaus che parlano e scoprono cose che i lettori hanno letto poche pagine prima. Boh. Longo si impegna, e le varie quadruple hanno un gradevole impatto sull'occhio, ma la dinamica degli eventi è sempre la più comoda possibile, e i pericoli non sembrano mai essere davvero tali, a parte forse all'inizio. L'Inferno di Topolino è decisamente più spaventoso.
Simpatico il cameo di Desdy Metus, in un rarissimo incrocio con un fumetto non bonelliano, ma comunque fine a sé stesso.

Dampyr #200: La legione di Harlan Draka (Boselli/L.Rossi/col. Romina Denti)

Duecento! Come cento numeri fa, l'albo a colori è una occasione per celebrare e portare la serie ad una svolta. La "legione" del manfrediano titolo, virtuale fil de rouge con la saga altomedioevale, è quella composta degli amici di Harlan: Ann Jurging, Jim Pajella, Bobby Quintana, Godwin Brumovski, Tomsa, Kenshin e i suoi yakuza, T-Rex e i suoi mercenari governativi e persino i Lupi Azzurri rimessi insieme da quel Marcus del #155 (a parte Ann, gente che si è vista una volta nell'ultima centina). All'altro capo del ring, il Dio altaico della morte: Erlik Khan e la sua colonna infernale, tornati nemici dopo i fatti del #162. L'albo è un vero e proprio fumetto di guerra, e funziona proprio in quanto eccezione alla legge dell'equilibrio tra pistolettate e nozionismo. La morte di Brumovski è prevedibile fin dall'inizio, ma è un omaggio alla sua grandezza; spiace soltanto di non averlo mai visto negli ultimi cento numeri. A parte un po' di comparse fatte a pezzi, soltanto Pajella e il non-morto di Draka rimangono in gravi condizioni, così come lo stesso Erlik, che all'ultimo istante si rende conto di essere stato manovrato da qualcuno nell'ombra (Severa e Sho-Huan) e viene quindi mantenuto in vita artificialmente dai buoni e usato come radar per scovare i veri villains. Come cento numeri fa, infatti, la saga straripa nei due albi successivi.
Tutto sommato un albo che non ha molto da dire, anche con dieci pagine in più e il colore, ma lo dice simpaticamente. La rivelazione più grossa è la conferma della nuova famiglia che Draka ha messo in piedi con Hyanis sul mondo di lei.

(2016-2017)