mercoledì 6 maggio 2020

DAMPYR (4)


Dampyr #151: La strega regina (Boselli/Celoni)

Arriva Celoni, che sembra nato per disegnare questo fumetto, e che promette un futuro ritorno da autore completo. Prosegue la mini-minisaga con un albo che in realtà non c'entra una mazza, dato che è il cross-over tra il #13 e il #61: Ann Jurging vs Claudine Bobash. Vince la prima, dopo che per qualche momento era tornata vecchia e sembrava essere divenuta malvagia, ma alla fine tutto torna come prima, mentre Harlan, scopacchiandosela, ritrova un po' di ottimismo in vista del numero successivo.

Dampyr #152: Ritorno a Sheffield (Boselli/Bartolini)

Si conclude la mini-minisaga di Lisa e Carter, e alla fine, dopo centocinque numeri, è il secondo a lasciarci definitivamente. La prima, invece, resuscita come Ljuba, piccola ed immemore nuova inquilina del Divadlo. La soluzione più scontata, insomma. Vabbé, l'albo si legge comunque con piacere ed è gradevole da guardare. Di Carter ci resta la memorabile esperienza zombesca, a questo punto, comunque, ormai remota nel tempo. Con l'impressione che con lui Boselli avrebbe potuto osare di più.

Dampyr Special #8: Orrore tra gli Amish (Cajelli/Raimondo)

Special filler, uscito in realtà poco prima del #152. Il titolo dice già tutto: amish non-morti. Il rischio di una storia banale c'era tutto, e infatti lo è, e allora Cajelli prova ad infilarci elementi capaci di catturare l'attenzione: Draka che combatte il Maestro di turno nel flashback, il non-morto con il potere di viaggiare nel multiverso, l'universo-insettone. Alla fine, comunque, è tutto molto interessante (nel senso di Rovazzi) e sembra abbastanza scontato che Isaac e soci torneranno a farsi vivi (anche chi di loro non lo è più).

Dampyr #153: Terra di nessuno (Boselli/Bocci)

Chiude il 2012 un albo dedicato a Sergio Bonelli e che Boselli definisce "il capolavoro di Bocci". Un classico episodio del filone migliore di Dampyr, con flashback storici che si riflettono nel presente, amicizie e amori perduti e ritrovati (Nikolaus e Harlan sulle tracce del figlio di Madame de Thebe, ora spok).
Viene introdotto anche un Maestro delle Tenebre ignoto, forse già nominato ma mai apparso finora.

Dampyr #154: La dama degli incubi (Falco/Cropera)

L'eccellente lavoro di Cropera e la presenza diretta dell'Altra Parte porta a pensare che si tratti di un numero stranamente importante nonostante non sia di Boselli, ma pagina dopo pagina la sensazione diventa l'opposta e sembra di leggere un riempitivo ruffiano, con i tre pards costretti ad affrontare i loro più reconditi incubi, che sono quelli più ovvi. L'ultima vignetta, tuttavia, lascia aperto uno spiraglio: e se tutto quello che si vede nell'episodio non sia stato un semplice what if? E se Harlan avesse davvero un fratellastro-capostipite di una nuova dinastia di Maestri invincibili nascosto nella dimensione dei Maestri del n.100? Trovarsi con dubbio simile al termine di un albo di Falco è fastidioso.
Naturalmente gli strascichi della minisaga di Lisa sono già stati riassorbiti.
Da segnalare la copertina, insolitamente gradevole.

Dampyr #155: Il sigillo di Lazzaro (Cajelli/F.Russo)

Il famoso episodio ambientato ne L'Aquila post terremoto ci riporta il sempre gradevole Russo e i personaggi di una storia a questo punto già mitica, quella di Milano. Riecco dunque Vassago, il demone delle cose perdute, alla ricerca di un altro oggetto leggendario, il sigillo di Lazzaro che resuscita la gente morta; oggetto che però, a differenza della corona ferrea, è inventato, e dunque lascia il tempo che trova. Racoszy, comunque, vuole che sia custodito al Divadlo: lo rivedremo? Per l'occasione tornano di nuovo i Lupi Azzurri, inutilmente come l'ultima volta, e sicuramente ritorneranno ancora, visto il finale. L'albo è di fatto un albetto fuoriserie allungato, e gli innesti turistico-promozionali appaiono abbastanza forzati, e dunque non si capisce bene quanta importanza attribuire loro. La parte storico-mitologica (L'Aquila come "seconda Gerusalemme") è comunque interessante. Certo, Boselli ne avrebbe tratta una qualche epopea. Ma chissà come è nato realmente questo soggetto.

Dampyr #156: Siberia (Cajelli/Laurenti)

Seguito del #125, con Zarema la Maestrina dell'Asilo della Notte, che fa la cattivona e vuole fare arrabbiare tutti solo perché si annoia. Tra una mitragliata e uno strillo, l'albo si segnala soltanto per i cavalli demoniaci e per il primo incontro tra Harlan e la Maestrina di Santa Madrre Rrussja.
Nella posta, una pagina intera è dedicata al refuso di copertina del #155.

Dampyr #157: La furia di Thorke (Boselli/Genzianella)

E così gli indizi seminati qua e là nell'ultima ventina di albi portano a compimento la promessa saga della Dimensione Nera: salutiamo Thorke, la sopravvalutata nemesi di Ljuba, sconfitto - indirettamente, perché se ci fosse un invincibile sarebbe finita la serie - da Caleb e dall'ormai onnipresente Ann Jurging, e vediamo se i nuovi semi rivoluzionari piantati nella Dimensione Nera (di cui vediamo finalmente qualcosa di più) cresceranno (probabilmente sì). C'è da dire che, se la morte di Thorke, in fondo, non colpisce più di tanto, l'albo è decisamente apprezzabile per come tira le fila tutti gli albi collegati alla DN, creando i presupposti per nuovi sviluppi (ad es. Ryakar ex agente della polizia spaziotemporale).

Dampyr #158: Serata al Grand Guignol (Boselli/Fortunato)

Ancora nuove sottotrame, con l'ingresso del nuovo villain, tal Sho Huan, che millanta l'esistenza di una coalizione di nemici dampyriani (e in effetti sguinzaglia i mostri del #86). Sho Huan ha il volto del giovane Crowley ed è stato il mentore di Maitre Abel e Claudine Bobash (resuscitata?): viene così corretto, a distanza di novantasette numeri (!) un errore del flashback del #61, dove Crowley compariva, negli anni 1930, con fattezze giovanili. Sorprendente, anche perché viene riproposta la vignetta di Luca Rossi, con un effetto patchwork non inedito ma piuttosto raro, in Bonelli. La prova di Fortunato è comunque non indifferente, ma d'altronde lui stesso dichiara nella rubrica le sue ascendenze grandguignolesche. Sono comunque divertenti i siparietti nel Dampyr Forum, dove Boselli lo sgrida per l'erotismo diffuso del suo stile (che però ha fatto la fortuna della Bambola veneziana) e si fa beffe di lui e dei lettori :P.

Dampyr #159: La Bestia del Gevaudan (Artusi-Lombardo/Del Campo-Artusi)

Al termine del numero precedente, Harlan rimaneva in Francia con Angelique Marais. Ecco il motivo: Boselli doveva pubblicare l'opera seconda degli autori della storia più brutta di Dampyr letta finora (sul terzo maxi), ambientata in Francia. Opera seconda decisamente migliore della prima, ma comunque in serie-b style (bella comunque la rappresentazione grafica della Bestia). Tuttavia Boselli ha deciso che gli eventi di questo episodio debbano essere importanti, ed ecco dunque Araxe che interviene di persona, e il suo amante Armand Kergaz che ne rimane turbato, ed ecco la promessa (nella posta) che la minacciona degli Dei Antichi (ripescati addirittura dal #10), prossimi al ritorno, sarà ripresa.
Naturalmente l'albo è in continuity con MM #312 (Il ritorno della bestia) - uscito tre anni prima! - dove veniva menzionato "Astaroth" Tenardier (il non-morto di Verdier).

Dampyr #160: La monaca (Falco/Genzianella)

Si torna a Napoli, con una vicenda che è solo l'eco sbiadita della precedente avventura nella città. L'autore, un nativo, inserisce un po' di luoghi comuni che fanno tanto aria di casa: il dialetto, il caffè, i vicoli, i sotterranei, una setta di pseudomassoni. Ma la vicenda è proprio esilina, col fantasma innamorato pazzo, il grimorio mcguffin e Samael deus ex machina che non ha voglia di dare spiegazioni.

Fuori serie: Ballo di fine estate (Falco/Statella-M.Fara)

Terzo albetto per RiminiComix, questa volta dedicato al Grand Hotel (finalmente). Sempre grossolana, questa miniserie spin-off. Stavolta Harlan viaggia nel tempospazio con la spilletta alternativa e bacia la mostra che rimane bloccata nel finto 1932 dove viene notata da Fellini bambino. Ed è proprio così, come l'ho scritto. Ma a che serve 'sto Poldark?

Maxi Dampyr #5: Il collezionista (Di Gregorio/Roi)

Doppio evento! Un'unica, lunga storia... e il ritorno di Roi! Non solo: la storia è un anomalo - per la serie - fantasy, ambientato nel crocevia del multiverso.
A parte questa patina di novità, ma sempre relativa al mondo di Dampyr, poco o nulla. Noia, chiacchiere ridondanti, banalità da fantasy di terz'ordine, disegni del Roi svogliato pre-Ut. Tempi dilatati, tavole intere adoperate per illustrare concetti per cui sarebbero bastate due vignette, ripetizioni, il solito villain dispotico egocentrico isterico e la solita ribellione dei poveri, immaginario fantaorrorifico per nulla immaginativo (nemmeno su Brendon è così scontato... non sempre almeno), personaggi mossi con spirito fanservice, tipo gli spok buffi che girovagano nel fuffiverso, o le Draka-faces, o Ann Jurging che non fa nulla però è lì. E che dire del mestruo di Tesla, del tutto gratuito?
Persino Boselli sembra ripudiare questa fanfiction nell'introduzione, impiegandone un terzo per pubblicizzare lo Special autunnale di Bacilieri.

Dampyr #161: Mal di luna (Boselli/L.Rossi)

Echi pirandelliani per il ritorno di Luca Rossi. Ed è un ritorno che ci voleva proprio. Sembra incredibile: esattamente come il quinto maxi, questa storia è di una banalità sconcertante (paesino scozzese, giovani licantropi, segreti e omertà); a differenza del quinto maxi, è una lettura esemplare, coinvolgente ed immersiva. Quando gli autori e, soprattutto, il loro interesse verso ciò che producono, fanno la differenza.

Dampyr #162: Il figlio di Joan (Boselli/Cropera)

Episodio fondamentale: la nascita del secondo (terzo) dampyr! E' il figlio della libraria dublinese Joan Dunne e del defunto Maestro Mordha, ucciso nel #119. Il suo nome è Charles. Il piccino è l'obbiettivo di Erlik Khan, che ne ha paura e vuole eliminarlo - ritornando, così, ad essere un villain a tutti gli effetti. Ma Harlan riesce ad eliminare soltanto il suo fido Kagyr, il cane infernale, mentre Erlik fugge dopo lo scontro con Samael, questa volta dalla parte giusta per via dei suoi "appetiti" per le tre Moire-zie (che hanno preso in cura Joan e Charles). Zie e nipoti si nascondono da qualche parte nel multiverso: comincia, così, un nuovo status quo.
Un albo tutto continuità, con splendida copertina tintiniana e ottima arte, ma dialoghi che pian piano scivolano nella ridondanza. E, soprattutto, ospitano il primo refuso di lettering della serie. Che atmosfere, però!

Dampyr #163: Halloween (Boselli/Santucci-Piazzalunga)

New entry ai disegni a fianco del veterano Santucci: non è ben chiaro chi abbia fatto cosa, ma i chiaroscuri "majani" non sono niente male. Ancora una volta, l'episodio è un filler estremamente semplice ma per nulla noioso. C'è da festeggiare il titolo dell'albo, e quindi Boselli ci porta in un immaginario borgo abruzzese e ci racconta il rito della scurnacchiera e un altro paio di aneddoti, costringendoci poi ad affrontare dei sanguinari killer "perbene" associati nella confraternita di Casapou...volevo dire, dei Krong.

Dampyr Special #9: Gli studenti della Scuola Nera (Boselli/Bacilieri)

La guest star Paolo Bacilieri consente a Boselli di sbizzarrirsi col fantasy nordico: ecco dunque un'altra infornata di mostri d'ogni forma e colore, con varie leggende islandesi remixate in un'ottica potteriana. Una lunga tripla avventura, insolitamente - visti gli ambienti - poco muta e molto verbosa, ergo un po' sfiancante: il doppio viaggio, nel presente e nel passato, di Harlan-Egir e delle due Gudrun funziona, ed è un modo interessante di reinterpretare la gita turistica attraverso l'isola di ghiaccio e di fuoco e i ricordi personali di Boselli (la gita vera e propria l'avevamo già fatta nei numeri #33-34, dopotutto). Per Boselli è anche l'occasione per mettere una sorta di pezza su di un'altrettanto sorta di errore della doppia visita precedente, quando nei numeri #33-34 aveva mostrato le gesta di Egir-una-mano e socio con i volti di Harlan e Kurjak, lasciando intendere una reincarnazione, salvo poi dare colpa all'interpretazione errata del disegnatore. Ora Egir-una-mano ha il volto di Harlan perché è una immagine di Harlan richiamata dal futuro. Prendiamola così. La terza parte dell'albo è ambientata nella Scuola Nera vera e propria ed è la potterata sopra accennata, con mostri e mostriciattoli e corsi strampalati - su tutti, il corso di sessuologia trans(in tutti i sensi!)dimensionale affrontato dal poliziotto Sigurdur - che conducono chi legge a non prendere troppo sul serio la prigionia nella Scuola, anche perché anche fra i demoni dell'Altra Parte ormai gli alleati non sono pochi (Vapula, certo, ma anche il direttore è niente più di un politico).

Dampyr #164: Lamiah vive! (Colombo/Majo)

Triplo effimero ritorno: il co-creatore della serie (che farà soltanto un'altra breve toccata-e-fuga), IL disegnatore dampyriano (alla sua ultima apparizione :-( ) e la Maestra della Notte berlinese. Un albo che, sotto la patina da film europeo un po' fighetto e pulp, nasconde molta malinconia (quasi sclaviana). Il lieto fine e la trasformazione di Lamiah in una buona mammina provano a stemperarla, ma non è che ci riescano molto. In tutto questo è comunque un perfetto seguito del #9.

Dampyr #165: La fine della caccia (Falco/Piccininno)

Ultimo albo anche per Piccininno e per il Maestro mai visto del Conte Magnus (#17) e della Terra di Nessuno (#153), l'inutile Krigar, introdotto e subito eliminato dal solito, commerciale Falco, che ha studiato Boselli per ripeterne pedissequamente i clichés.

Dampyr #166: Il soffio caldo dell'Harmattan (Falco/Califano)

Primo albo, invece, per Silvia Califano, prima disegnatrice dampyriana. Ultimo, però, per Victor Laforge, il "nuovo Vathek" del #142. E dunque il senso di questa bilogia africana è tuttora ignoto, così come è ignoto il motivo per cui Boselli abbia deciso di concedere tutta questa libertà a Falco.
Naturalmente dici Africa e ti indigni. Ma alla fine non ci puoi fare nulla.

Dampyr #167: Odio implacabile (Cerfogli-Cajelli/Lozzi)

Ancora esordi: il soggetto del lettore Corrado Cerfogli, del Dampyr Forum, viene sceneggiato da Cajelli, il quale, per l'occasione, sorvola sui soliti clichès che ne condizionano la cifra stilistica, sebbene l'albo risulti alla fine non privo di passaggi forzati (ma neppure di una certa logica nell'agire dei personaggi). Il suddetto soggetto, pure, non è certo la fiera dell'originalità (il figlio di una delle vittime di Tesla quand'era non-morta di Gorka cerca vendetta), ma ben si adatta al background della serie, senza creare fastidi. Lo stesso Lozzi trova confidenza con il plot con il passare delle pagine.

Dampyr #168: Nella città dei morti (Boselli/Genzianella)

Primo di una sorta di bilogia egizia, questo albo riporta sul mensile Boselli e le sue affascinanti doti affabulatorie, questa volta di stanza in Egitto, con Mulawa, Khaled e il Mondo del Sogno già vagamente intravisto nel #91. Che differenza tra gli albi "presenzialisti" degli altri autori e i castelliani racconti nei racconti che portano chi legge a viaggiare avanti e indietro nel tempo, seguendo le parole. La "milleeduesima notte" che Zafirah/Eishet Zenumium, demonessa dimenticata, ci racconta, ha in sé la magia delle favole perdute. Che bravi Boselli e Genzianella ad aprire questo varco verso il passato nel degrado quotidiano. Ve n'era bisogno.
Come se questo non bastasse, l'episodio introduce Mandhur, signore dei sogni e dei ratti, re del Non-Dove, e porta Harlan a credere di avere ottenuto una nuova resistenza alle illusioni.

Dampyr #169: La tomba del Re Scorpione (Testi/F.Russo)

Si chiude la pseudo-bilogia egizia, comoda scusa per pubblicare questo riempitivo dell'esordiente lettore Francesco Testi, ispirato al film che ha lanciato The Rock nel firmamento hollywoodiano e che è anche una scusa per ufficializzare lo status di alleata di Bastet. Naturalmente qui Horo è un Maestro della Notte e altrettanto naturalmente muore subito, dato che l'albo è il riempitivo di un esordiente (ma lo rivedremo). Divertente la battuta finale su Zarema che fa da preludio all'albo successivo (è questo il divertente).
Sorprende soltanto la prova di Francesco Russo, decisamente inferiore ai suoi standard (molto alti), anche perché in più occasioni manipolata dalla redazione: molte vignette sono posticciamente ritoccate. Boh.

Dampyr #170: Zarema! (Cajelli/Laurenti)

L'ecatombe di Maestri prosegue con Zarema, la cui "saga" serie b style si chiude dopo tre sole presenze. Questa ultima è anche la più strampalata, dato che il suo piano di rimettere in piedi un vecchio esperimento esper sovietico per attaccare Harl..no, Tesl..no, Kurjak a distanza è francamente risibile, e conferma l'infantilità del personaggio (che naturalmente si circonda sempre di altrettanti babbei). Dal canto suo, il tratto spesso impreciso e sproporzionato di Laurenti (non irriconoscibile, ma insomma) ci mette del suo per togliere credibilità all'albo.
Non solo: il degrado di Dal buio... in "Una recensione per tutti" si fa sempre più grottesco.
Morale: un filone "leggero" con una Maestra frivola ci poteva stare, ma nessuno dei tre albi mi è parso particolarmente convincente.
Ah, ovviamente la resistenza di Harlan alle illusioni non è giustificata da quanto accaduto due numeri prima.

Dampyr #171: Ragazzi perduti (Di Gregorio/Statella-M.Fara)

Esordio sul mensile (con prospettive interessanti) per il duo ai pennelli, dopo quello dell'albetto di Rimini, in un albo brasileiro uscito in concomitanza del Mondiale di Calcio 2014. Come di consueto, Di Gregorio punta sull'indignazione, che sul fesso latore di queste righe ha una certa influenza. Forse più degli altri albi dell'autore, questo numero è davvero pieno di ogni nefandezza, e dipinge un degrado pressoché totale da cui è impossibile uscire, e che a chi ha una certa sensibilità non può non risultare nauseante; e infatti le due pagine conclusive sono una nota malinconica, in realtà non tanto riuscita perché Harlan e Kurjak non sono così cinici. La terzultima tavola, con quello pseudo lieto fine, suona altrettanto forzata, dopo tutte le porcherie viste nel corso della vicenda: bambini sniffatori, spacciatori, troiacce, puttanieri, pedofili, squadracce, zozzerie da tutte le parti (mancano solo i treni in ritardo e pare di stare in Italia), fino al branco di baby non-morti crivellati senza pietà. Naturalmente Di Gregorio, come di consueto, punta sull'indignazione anche per mascherare la cronica mancanza d'idee che pare colpire tutti i collaboratori di Boselli (anche per colpa sua): anche questo numero è la consueta caccia al Maestro (Maestra, in questo caso: è Iansà) che si conclude con l'eliminazione sciocca dello stesso (e Iansà non la meritava del tutto). E certo che vedere Maestri eliminati un numero sì e l'altro pure, dopo che per un decennio e passa parevano essere diventati tutti buoni, non aiuta a prendere le cose troppo seriamente. Ma diciamo che se c'è da incazzarsi per qualcosa di tangibile, beh, non mi tiro indietro di sicuro.

Dampyr #172: La Papessa di Roma (Bilotta/Del Campo)

Arriva Bilotta su Dampyr e, come già gli accadde su Dylan Dog, è un esordio deludente: Olimpia Pamphili era una non-morta (di Verdier), lo è ancora, era molto cattiva, lo è ancora, era una mafiosa, lo è ancora, e alla fine muore. Come contorno, tutta la paraphernalia della cattiva narrativa contemporanea, con i mafiosi, Suburra, pistolettate; una spruzzatina di Storia & Leggenda giusto per farci capire che l'albo appartiene proprio a Dampyr et voilà, les cajelleux sont fait. Con l'aggravante di dover leggere, in una serie dove si gioca con i dialetti, dialoghi in perfetto italiano fictionese in bocca a romanacci da terzo mondo (e quindi che senso ha rifarsi a Romanzo Criminale?).

Maxi Dampyr #6: Gli orrori di Khara Khoto; La palude; Il labirinto del negromante (Marolla/Ambu; Mignacco/Gallo; Falco/Baggi)

Dopo il disastro del maxi a storia unica, torna (vivaddio) la formula 3x1. La prima vicenda ci ripropone il Marolla zagoriano dei personaggi che spiegano quello che stanno facendo mentre lo stanno facendo e ricordano ai lettori i presupposti della serie nei momenti meno opportuni, proprio lo stesso autore che ha sconfitto Stephen King e Neil Gaiman al concorso letterario; per fortuna Ambu propone un po' di belle immagini e la location è archetipicamente intrigante (città perduta nel deserto), e il Maestro (Bai Gu Jing) è quello che rapì Sven Hedin (#102), anche se questo è giusto un dettaglio da didascalia estemporanea, e non solo perché muore subito (come da prassi consolidata); alla fine siamo nel leggibile. La seconda storia è una trashata di Mignacco in puro Chiaverotti style, con disegni scadentucci di un Gallo che non è quello di Legs Weaver; purtroppo non è stato tutto un sogno, l'abbiamo letta veramente. Nella terza, ecco il solito Falco che copia malamente Boselli, ficcandoci il multiverso e gente qualunque che lo visita da molto prima di Harlan e soci; senza sovrapprezzo, i soliti mostri di Baggi; questo De Vos tornerà? sembra proprio che debba farlo.

Dampyr #173/174: Il segno di Alastor/Il trono del Dio Oscuro (Boselli/Maroto-Dotti)

"Tutta questa storia è stata un enorme sbaglio": partiti alla ricerca del figlio di Kurjak (#101), Harlan e il padre del figlio perduto si ritrovano, separati, in un concentrato fritto misto calembeur di sword and sorcery, in cui Boselli lascia libero sfogo a tutta la biblioteca di babele heroic fantasy che gli frulla nella testa. La cosa più affascinante dell'epico viaggio è che, alla fine, non sembra essere così fuori posto e, anzi, rispetta tutti i paletti della serie; in più, ci permette di rivedere in azione Savnok, sempre simpatico. Naturalmente l'avventura, come dice lo stesso Harlan, è una deviazione imprevista: la saga del figlio di Kurjak viene posticipata di qualche mese. D'altronde cos'è la vita, se non un lungo imprevisto? Ed ecco che a Maroto ne succede di ogni, e a un certo punto della seconda puntata deve farsi da parte, permettendo così a Dotti di fare una insperata capatina dopo l'addio di qualche numero fa.
Da non amante del genere (mah) "spade mostri e donne svestite", la doppia avventura mi ha senz'altro divertito, soprattutto nei momenti più parodici (il "mago di oz") e nell'intrico di personaggi e sovrapposizione di universi dampyriani (tocca chiamarli così, ormai) che Boselli, a questo punto, sta portando avanti con sempre maggiore convinzione; ho apprezzato, tuttavia, anche l'avventura tout court, che più archetipica non si può, col suo fritto misto di citazioni in cui troviamo pure Sandokan. La grande capacità narrativa di Boselli di creare mistero lasciando molto spazio all'immaginazione supera l'altro suo intento, la contrapposizione fra orrori stilematici (mostri contro mostroni contro dei contro universi), ma la didascalia - bruschetta - dell'ultima tavola, "e dopo svariate altre avventure che stavolta omettiamo di raccontare" rimanda ad un precedente finora non proprio positivo: il 9° Nathan Never Gigante, che lasciava spazio a storie multiversali ad oggi ancora mai raccontate. A mio parere, se tronchi la narrazione per lasciare spazio a storie perdute, qualcuna di queste storie poi le devi ritrovare e narrarle, sennò rimane solo il buco.

Dampyr #175: Il boia nero (Di Gregorio/Stassi)

Dopo pochi mesi riecco Di Gregorio con uno dei suoi albi "indignados", dove uno dei tanti orrori che costellano il passato e il presente dell'umanità viene ricordato a chi, eventualmente, lo avesse dimenticato. Stavolta tocca al regime franchista e alla repressione catalana, temi molto cari ai due autori, entrambi risiedenti a Barcelona (con una "l"). L'albo fa il suo: la gita turistica è gradevole, il memento storico è d'attualità, persino il villain di turno non è il solito Maestro, ma un collega di Nikolaus (che viene sconfitto dallo stesso Nik, e promette ritorno). Tutto fila, forse troppo, e alla fine tutte queste indignazioni digregoriane sembrano essere diventate stilemi. Fa ridere, comunque, vedere rinnegato, a suon di riferimenti precisi, lo Speciale #7 di Mignacco-Baggi (il precedente albo ambientato nella città).

Dampyr Special #10: El Lobo (Zamberletti/Santucci-Piazzalunga)

Un Boselli trollone spaccia questo Special per un albo pasionario sulla Revoluciòn. In realtà è un episodio standard di Tex: tutti i cliché della storia-tipo dell'altro fumetto curato da Boselli si possono ritrovare in questo albo curato da Boselli, ancorché scritto dalla new entry zagoriana Zamberletti. Non potendo giovare di un plot degno di questa causa, l'albo punta tutto - esattamente come la storia-tipo di Tex - sui disegni espressivi e curati (che in Dampyr non sono nemmeno loro una novità, ma di solito vengono riservati a storie più dense e storiche).

Dampyr #176: Oltre la soglia (Venanzetti/Del Campo)

Esordisce un altro sceneggiatore, e pure a questo Boselli affida una trama importante (forse): la "saga" (vabbè) degli Dei Primigeni (cioè i Grandi Antichi) dei #8,#10,#37 e #159. Non solo: l'autore si prende anche la briga di "ret-conizzare" Ann Jurging, attribuendole un destino scritto nel suo passato da prescelta delle divinità malvage, porta per il loro avvento nel nostro piano di realtà. Tutto questo fila abbastanza tranquillamente per metà albo e anche qualcosa di più, in una di quelle consuete pataccaronate mysteriose che non mi stancano mai (e un paio di momenti ricordano persino la buona letteratura d'orrore), ma purtroppo scade paurosamente nell'ultima ventina di pagine, dove la fiera della banalità diventa insostenibile anche per me. La "saga", comunque, rimane aperta.
Il "dodecaedro" è come l'"ebdecaedro" di MM? Ecco un altro collegamento.

Dampyr #177/178: Scomparsi!/I vagabondi dell'infinito (Boselli/Bocci)

Il grande ritorno di Bocci coincide con la ripresa della trama multiversale, sfiorata pochi numeri fa e qui rilanciata alla grande. C'è un po' di tutto, in questo calderone fanta-horro-avventuroso a spasso fra le dimensioni paurose: il ritorno di Lady Nahema (privata d'un occhio e temporanea alleata), il ritorno del villaggio perduto del #99 (ora allocato in Siberia), il ritorno del secondo dampyr, Charles Moore (ora sistemato nella "casa nuova" del #86 assieme a Simon Fane e alle zie di Harlan) e, naturalmente, il grande ritorno di Sho-Huan, nuova supernemesi della serie dopo i prodromi del #158. Purtroppo c'è spazio-tempo anche per i soliti dialoghi ridondanti che "rovinano" il bellissimo incipit letterario. A consolarci, ritroviamo però Dolly McLaine, menzionata dalla stramba conferenza del prof.Zardek come rapita da Black Annis. Un bel guazzabuglio only for fans, aggraziato dal bel viaggio ai confini della realtà: nella gita fra i mondi solo apparentemente disabitati ho respirato le atmosfere rarefatte di quella storia di Topolino che mi fece scoprire le zone del crepuscolo (Topolino e il trasloco spaziale, che s'occupava, guardacaso, d'una casa trasportata da un mondo all'altro).

Dampyr #179: L'ospedale stregato (Marolla-Cajelli/Fortunato)

Filler con le infestazioni "spiegate" come varco nel multiverso. Vabbé.
Fa sorridere l'incipit natalizio: effettivamente questi personaggi meritano un po' di calore.
Trama molto scontata. L'ottima arte salva tutta la baracca.

Dampyr #180: Il figlio di Kurjak (Boselli/Statella-M.Fara)

E prosegue la saga multiversale, riannodando le fila dei #101,#173/174 e #177/178 e svelandoci una parte fino a questo punto sorvolata del passato di Kurjak - vita e morte del suo matrimonio con prole - e portando poi questa rivelazione a compimento nell'universo del crepuscolo, dove Xeethra attende il suo eroe assieme al figlio vivo di questi, il piccolo Emil.
Boselli cuce il tutto con scioltezza, e perde tempo anche su riempitivi necessari (Ljuba a passeggio, Darin, la fantascienza sociale), come fanno solo i grandi autori, e come ago il sartautore sfrutta Draka e le solite swastiche, senza neppure glissare sull'esca lanciata nel #154. Tutto questo in un singolo albo, classificabile non come uno dei più originali, ma sicuramente come uno dei più perfettamente singolari.

Dampyr #181: La lunga notte dell'odio (Porretto&Mericone/Genzianella)

Come due numeri fa, anche in questo caso l'arte tiene in piedi una storia estramente (troppo) convenzionale. L'albo si pone come seguito del #116, con il demone ramingo sconfitto dall'angelo Anyel (metanarrativo preludio della doppia demoniaca successiva), ma è pieno degli stereotipi sull'America più brutale. Certo, si sa che gli stereotipi sono tutti veri, ma insomma. Anche i dialoghi, come di consueto, partono bene e scadono nelle ultime pagine.
Il demone ha figliato come Nazikian a suo tempo, e stavolta nel figlio ibrido ha prevalso la parte malvagia, ma questo non sembra essere stato un evento poi così importante.

Dampyr #182/183: Nella Dimensione Nera/Dittatura infernale (Boselli/Rosenzweig)

Terza doppia multiversal-fantastica nel giro di dieci numeri, e l'esperienza comincia a diventare ripetitiva. Ma i presupposti erano già stati disseminati e bisognava portarli a compimento: ecco, dunque, l'assalto di Zefon e Straygor dell'Altra Parte alla Dimensione Nera, in preda alla guerra civile in seguito agli eventi del #157. Lo stile di Boselli lo conosciamo: ad una prima parte ottima ne segue solitamente una seconda più frettolosa; questa doppia non sfugge alla regola, ma il suo difetto principale è che gli eventi dell'ultimo blocco di pagine si fanno veramente convenzionali (d'altronde le guerre civili sono tutte uguali). Il finale, poi, non è soltanto frettoloso, ma anche superficiale, per come glissa spudoratamente sui destini di Alastor e Vapula (e del primo non viene detto nemmeno cos'abbia fatto nel frattempo) e su come il Concilio dell'Equilibrio sia arrivato a dare il via libera all'intervento superpartes, dopo che nella prima parte era stato ampiamente sviscerato il diniego dei vari mostriciattoli che ne compongono la giuria. Piuttosto piatte le caratterizzazioni dei vari demoni, tutte francamente prevedibili, su tutti Vapula e Straygor (che secondo Boselli dovrebbero essere imprevedibili). Il duello conclusivo tra il secondo e Harlan lascia il tempo che trova, data la baraonda successiva, purtroppo sacrificata al Dio Boselli e ai suoi capricci narrativi. Comunque questa ennesima guerrona fantasy ha posto le premesse per un nuovo status quo, che vede Ryakar e Leyselan a capo di una nuova democrazia nella Dimensione Nera. A questo punto non rimane che menzionare il disegnatore, ennesimo dampyriano dal cognome eccentrico, al suo esordio sulla serie: e niente, se la cava benissimo.

Dampyr #184: I dimenticati (Cajelli/F.Russo)

Discreto filler in cui viene ripescato Kenshin dopo più di cento numeri (#77/78). Il grosso lo fanno le location nipponiche, presenti più o meno tutte e a cui, dopo più di cento numeri, mi sono vagamente affezionato: la città metropolitana, il giardino fiorito, la foresta misteriosa. Sono presenti anche i principali stilemi narrativi nipponici: l'amore, l'eroismo, il senso del dovere, il folklore, la sfida agonistica. Il "mistero" della truppa militare bloccata sull'isolotto non poteva non fare di questo grande contenitore di curiosità che è Dampyr.
Russo ritorna in forma, dopo il passo falso della precedente uscita, ma permangono un paio di superficialità non richieste (inezie, comunque).
La storia fila dall'inizio alla fine, tranne che per un particolare di cui, in fondo, anche chissene: come hanno avuto Harlan e Kenshin la tecnologia per localizzare Sakiko e soprattutto come l'hanno localizzata?

Fuori serie: In riva all'ignoto (Giusfredi/Rosenzweig)

Altro albetto per RiminiComix, edizione 2015, scritto da un esordiente - che diventerà colonna - e con l'immediato ritorno del disegnatore, dopo la doppia. Ed infatti è un tie-in in piena continuity, con Layselan e i Grandi Antichi, e un Kuen-Yuin-Socc'ma romagnolo. I disegni buffi lo rendono divertente, e persino Poldark fa qualcosa (e non qualcosa qualunque, ma sesso; ti pare giusto?). Simpatico il fatto che il simbolo di Zagor diventi il simbolo del mostro (se ho capito bene; i disegni sono divertenti ma confusionari), mostro vagamente alla Gravity Falls, quindi ancora più simpatico. Bene, simpatico e divertente li abbiamo detti, e questo è tutto.

Maxi Dampyr #7: La fiamma di ghiaccio; La nebbia; Mogadiscio (Cajelli/F.Russo; Mignacco/Mangiantini; Zamberletti/Raimondo)

Doppio ritorno immediato nel settimo maxi. Nella prima storia, riecco subito la coppia de I dimenticati: dopo quella prova più interessante del solito, si ritorna nella noia dei rapinatori, degli imprenditori mafiosi e dei sicari, con una spruzzatina di mostra generica della dimensione alternativa generica e con un titolo a effetto tirato per i capelli nell'ultima tavola. Mah. Nella seconda, ancora Grandi Antichi, dopo l'albetto extra, in una storia che inizialmente sembra anche peggiore della prima, ma che ad albo concluso si rivela essere la più passabile (ma questo non equivale ad una promozione); fra una zagorata (nell'accezione negativa del termine) e l'altra, Harlan finalmente coglie il collegamento fra gli eventi del #37 sull'Asenath River e la saga degli Dei Primigeni e di Verdier; il lettore, che coglie molto più di lui, già sapeva... dopotutto, un lettore che legge queste storie non può che essere un gran coglitore. La terza avventura è davvero terrificante, nel senso che è un copia-e-incolla totale del classico filler dampyriano, in particolare di quello ambientato in Africa, e il Maestro Askar è uguale a Omulù; a differenza di El Lobo, qui pure i disegni sono stancanti. Per fortuna l'introduzione non consiglia di leggere il volume sulla tazza del cesso: i risultati non avrebbero giaciuto a lungo invendicati.

Dampyr #185/186: Il segreto di Amber Tremayne/Taliesin il bardo (Boselli/Laurenti)

Come promesso un paio di "Dal bui..." fa, a ridosso del numero duecento la saga ricomincia a prendere quota. Ed ecco dunque sopraggiungere la rivelazione che tutti si aspettavano, l'identità del primo dampyr: il bardo Taliesin (#43/44), come era già stato suggerito nel #119. La doppia avventura è un unico, corposo flashback raccontato in prima persona da Amber ad Harlan e che va ad integrare ed espandere quello dei già citati #43/44. Il primo albo fila come un razzo; leggendo il secondo, invece, ho avuto qualche problema con la vista: la raffica di nomi gaelici e di intrecci dinastici degni di una telenovela ad un certo punto stordisce; non pago, alla fine del racconto Boselli demitizza tutta la materia di Bretagna aggiungendo altre secchiate di nomi da tenere a mente >:D. Inezie a parte, si tratta di un racconto davvero epico e appassionante, che per essere gustato appieno necessita di silenzio e tranquillità. Non è molto chiaro (ma lo sarà fra un po' di numeri) quanto la traccia suggerita possa celare la chiave della saga (Severa/Black Annis ha portato Mordha a generare un dampyr per vendicarsi di Amber: che abbia fatto lo stesso con Draka?). Riguardo al riferimento alla Signora del Lago che Harlan ha già conosciuto a sua insaputa, inserito di soppiatto nelle ultime tavole, sospetto si tratti di Dolly McLaine. Intrigante l'ultima vignetta, in cui si lascia intendere che Taliesin (che, secondo Amber, ha vissuto trecento anni, e quindi per noi la sua saga è soltanto all'inizio) sia ancora vivo e alleato di Severa.
Lascia un poco sgomenti la demitizzazione dei Tathua de Danann, esseri mitologicissimi nella serie di Martin Mystère e qui "semplici" Maestri della Notte scienziati (Dagda ne era l'ultimo superstite), con i due universi che entrano in clamoroso conflitto narrativo (ma questo spiega l'insistenza post#100 sul multiverso). Apprezzabile, comunque, l'importanza data al Calderone di Dagda, in mano a Black Annis, come serbatoio di "conoscenze perdute", e alle annotazioni sul passato dei Maestri e sulla loro fuga sulla Terra, con tanto di cameo di Angus Og, il futuro Lord Marsden.

Dampyr #187: Dartmoor (Boselli/Ambu)

Episodio a metà, un po' filler un po' in continuity (vi compare un'altra casa multiversale), un po' ghost story con Maud un po' ricalco di Predator, in sostanza un episodio buono di Stargate Sg1. Viene naturale ribadire il solito gap esistente tra Boselli e gli altri sceneggiatori della serie. Lascia perplessi soltanto la situazione di Simon Fane: al termine dei #177/178 sembrava essersene andato con le "zie" e il nuovo dampyr e invece lo ritroviamo a fare "tranquillamente" l'ispettore in UK, salvo poi vederlo andare in coma alla fine dell'albo a causa del tentativo di guida automatica del cottage sull'orlo del mondo. Se l'intento fosse stato quello di liberarsi del personaggio e dei suoi ingombranti poteri, sarebbe bastata la soluzione suggerita (o non suggerita, a questo punto) al termine della doppia di cui sopra.

Dampyr Special #11: Il Libro del Tempo Perduto (Falco/Bartolini)

Nella più pura tradizione narrativo-seriale americana, a ridosso di un evento o saga di una certa importanza, ecco un what if supernatural con i possibili destini degli eroi (o di eroe e comprimari). Nella più pura tradizione supereroistica, casus belli è il "libro del destino", consegnato ad Harlan dal negromante Perinaux, desideroso di rubargli la vita. Naturalmente l'albo stesso è una manifestazione del volume, dunque non manca il gioco metanarrativo.
Mormora la bambina che Boselli abbia detto che "qualcuno" di questi futuri potrebbe avverarsi veramente. Sembra alquanto implausibile la morte di Kurjak per mano di uno scagnozzo di Tsiao-Min (peraltro prossimo al ritorno), anche se la faccenda della malattia è sospetta, così come deludente sarebbe il destino da tossicomane di Ljuba (il più forzato dei possibili scenari, fra quelli proposti nel fumetto). Tesla era già stata sedotta da Samael (#104/105) e repetita non sempre juvant. Il piano di Draka sembra invece più in character, ma forse per questo anche scontato: mi piacerebbe un lieto fine, però. Nergal, in fondo, non è 'sto gran personaggio, e vederlo schiattare sarebbe una degna conclusione delle sue non-vicende, mentre Charles Moore, in un albo così particolare, svolge un ruolo da "antidampyr" un po' troppo marcato, volendo rifarsi ad Highlander. Se sarà voltagabbana, non sarà così schietto. Da notare la grave lacuna dell'albo, che sorvola bellamente su Caleb, e sugli Amesha non ci dice assolutamente nulla, mentre ci regala la cruda morte di Arlo del Medical Team (verosimile, ma insomma). Rimane dunque l'addio di Nikolaus a Praga, con la triste sparizione della Birreria dell'Aquila Verde, come unico scenario abbastanza plausibile nel medio termine.
A parte queste considerazioni, la lettura di questo Libro a fumetti è appagantemente malinconica come quella di un Tales of Green Lantern Corps d'altri tempi, anche grazie ai primi piani espressivi come poche altre volte, manifestati su carta dall'ottimo Bartolini (pure con qualche effetto al pc di troppo, ma non poi così invasivo).

Dampyr #188: Il marchio giallo di Carcosa (Boselli/Santucci)

Santucci fa suoi gli inchiostri (con ottimi risultati) e Boselli fa suo il filone dei Grandi Antichi (finalmente): ne viene fuori una sorta di "seguito ideologico" di Dartmoor, e anche un po' dello Special, con una storia per nulla originale, fondata su riferimenti che più classici non si può (e non c'entra nulla True Detectives), ma condotta saldamente dall'inizio alla fine (più o meno). Il titolo dice già tutto, "nomen omen": parlamo de carcosa, che nun se capisce bbene, prima pare n'artra dimensione, poi ce dice che è tutto un zogno. In effetti l'albo si apre con un riferimento preciso a Chernobyl, con un tipo che è stato a Carcosa, che poi viene bellamente dimenticato, e man mano l'indagine multistrati conduce prima a Sho-Huan, al gruppo di tibetani deviati di cui era confratello, e poi all'Alam-Al-Mithal di Mandhur (#168), che sfigatamente finge di aver richiamato Cthulhu e compagnia. Alla fine era tutta una farsa, tranne il prologo abortito, e tutti viaggiano con la semplicità dei fumetti, per il mondo e non solo, e il Non-Dove viene cancellato, ma tuttavia il fascino del Re in Giallo rimane integro (e che bella la copertina). Per ravvivare un soggetto di per sé esile Boselli chiama a raccolta Angelique, l'ex direttore Mathis del Grand Guignol, Ann Jurging, Mulawa, Khaled e soprattutto Eishel Zenumium, che riesce ad eliminare il suo ex capo e ad "incantare" Harlan, ora suo toyboy. Soprasoprattutto, la "maschera della verità" dei Kuen-Yuin prende possesso di Kurjak, fatterello che potrebbe avere un nesso con la misteriosa "malattia", anticipata nello Special, che dovrebbe colpire il balcanico.

Dampyr #189: La casa degli specchi (Falco/Fortunato)

Albo graficamente splendido, narrativamente inutile e trollone. Nergal e Meridiana cercano di estorcere ad Harlan il rifugio di Charles Moore (come anticipato dallo Special, Nergal vuole plagiarlo) quindi lo rinchiudono in una ennesima casa folle, dove vive visioni malefiche banalotte. Meridiana poi si ribella a Nergal e aiuta Harlan a fuggire, diventando l'ennesima alleata ambigua.
Chi è il prigioniero che tiene viva la casa col potere delle illusioni? Harlan pare riconoscerlo, poi glissa, e il prigioniero torna sul suo mondo. Sarà stato il tipo di Orrore tra gli Amish? No, quello apriva i varchi.

Dampyr #190: L'ombra di Tziao-Min (Falco/Califano)

Prosegue la "minisaga dello Special" con un altro dei futuri previsti dal Libro del Tempo Perduto: la morte di Kurjak per mano del sicario di Tziao-Min. Ovviamente l'episodio non si verifica, sebbene l'autore si prenda tutta la prima metà dell'albo per farcelo credere. Fa anche bene: è giusto che la missione sia una fra le tante; però la paralisi di Harlan nei confronti dei dejà-vu appare ingiustificata, non ha il minimo senso che non faccia nulla per prevenire, nemmeno avvertire l'amico. La seconda metà dell'albo vede i nostri dare la caccia al Maestro monaco buddhista, ed eliminare lui e i suoi non-morti monaci buddhisti, nel più classico dei canovacci della serie. Le location interessanti ed iconiche sono poco sfruttate.

Dampyr #191: L'antiquario di via Husova (Falco/Cropera)

E per il terzo numero di fila Falco demitizza il suo Special, rendendo questa pseudominisaga una trollata nuda e cruda. Non che ci si aspettasse nulla di diverso da un non Boselli: eppure rimane l'idea che un vero allontanamento di Nikolaus cambierebbe davvero gli equilibri. L'albo è abbastanza monocorde, e tra i futuri possibili viene ritirato in ballo anche quello di Tesla sedotta da Samael, e il piano di Rubicante di seminare zizzania fra i tre pards del Divadlo è piatterello forte. Cropera, però, si impegna molto per dare dignità al numero, e Boselli lo supporta, occupando la rubrica con mezza prefazione del volume I misteri di Praga che raccoglie le prime 4 storie praghesi della serie. In realtà, nel fumetto di Praga c'è poco o nulla, e alla fin della fiera sembra non sia successo nulla. Ed è un peccato perché la lettura è senz'altro scorrevole e anche poco spieghina. Vabbè.

Dampyr #192: La Grande Bestia (Boselli/Lozzi)

Splendido numero spiegone mascherato da racconto lovecraftiano, con tanto di prosa e poesia ad hoc: geniale! Si tirano le fila di tutta la paraphernalia legata a Sho-Huan, Maitre Abel e i Grandi Antichi, Claudine Bobash e Aleyster Crowley: i numeri #8,10,61,48,82,151,159,176,177/178,188 si riscoprono uniti a doppio filo, e a cascata seguono tutti quelli a loro volta connessi, in un affresco indubbiamente affascinante. In realtà era già tutto evidente, ma è stato bello vedere i personaggi ragionare come persone e non come automi narrativi. La simpatia di Boselli per il Crowley storico è manifesto nel ruolo di agente degli Amesha che affida alla versione "alternativa" della "Grande Bestia" che Sho-Huan crede essere dalla sua parte. Non manca il ruolo di deus ex-machina-supersayan affidato alla solita Ann Jurging né l'albo sfugge all'"effetto Gambadilegno" di Sho-Huan che si dissolve di nuovo nel multiverso ma sicuramente tornerà, e della Bobash che muore di nuovo ma esistono tante altre sue versioni da incontrare. Questi effetti volutamente fumettosi sono comunque bilanciati dal corposo e appassionato omaggio a HPL, dalla narrazione una volta tanto fluida e poco incespicosa, oltre che dalla splendida arte libera e stimolante.

Dampyr #193: I misteri di Cagliari (Boselli/Genzianella)

Altri nodi vengono al pettine in questo semi-inaspettato seguito dello Special #4, dove il piccolo non-morto Nicholaus, rimasto isolato sull'isola di S.Pietro dopo gli eventi della "crociata dei bambini", viene liberato da Nergal e condotto nel Divadlo. Non solo: per la prima volta il Maestro & Duca dell'Inferno viene costretto a mostrarsi in prima persona, e Harlan e Kurjak riescono a infliggergli la prima ferita dai tempi dello scontro con Caleb nel suddetto Special, in epoca medioevale. Per l'occasione ritorna in campo anche Meridiana, così da dare un minimo senso al #189, e della quale apprendiamo fatti e misfatti attraverso corposi e delicati flashback. In effetti Cagliari non si vede poi molto, ma l'albo serve pure a riportare sulla scena Sophie Mutter e Sanna, e a togliere a quest'ultimo la patina antipatica della prima apparizione.

Dampyr #194: La città abbandonata (Mignacco/Del Campo)

Il prologo del #188 appariva come il preludio non di quel numero, ma di un altro ancora da raccontare: eccolo qua. Ma Boselli non c'ha voglia di perderci tempo, con la sagona ormai imminente, e delega la sbatta a Mignacco. Il quale, tuttavia, non si sbatte poi così tanto, e ci ripropone un'altra storia di mostri che ringhiano e uccidono persone che muoiono (come nell'ultimo maxi). Per fortuna il disegnatore quasi ufficiale del filone dei Grandi Antichi (i quali, comunque, non si vedono mai; i mostri che ringhiano sono mostri generici) rende bene la mestizia della desolata Pripyat e di quei brevi flashback sovietici dell'evacuazione del 1986.
Ulteriore collegamento col #176 è il ritrovamento di un altro cosoedro, che stavolta Harlan neutralizza con la scatoletta mistica di Caleb e conserva nel Divadlo.
La copertina invita a tuffarsi nella lettura.

Dampyr #195: Costa da Morte (Di Gregorio/Stassi)

Filler galiziano dei due barcelonesi. Di Gregorio ricorda di essere stato autore di Dylan Dog e realizza una storia di Dylan Dog, con il mostro del folklore (la maruxaina), il fantasma vendicativo, il bambino emarginato, la bruxa simpatica, il nonno scetticone, i paesani stronzi, Harlan che fa il Dylaneroe. Stassi regala tanta atmosfera nero inchiostro e un po' d'azione legnosa.

Fuori serie: L'emblema del Drago (Giusfredi/M.Villa)

Ennesimo albetto per RiminiComix (2016), il più importante: un lungo flashback con Draka ed Erlik Khan nell'antica Ariminum, ai tempi delle guerre tra Goti e Bizantini, e disegnato da una new entry d'eccezione, il figlio di Claudio Villa, qui nascosto dal nome di piuma "Will", ma già visibilmente talentuoso. E finalmente questa miniminiserie di Rimini presenta un raccontino sensato e gradevole. Ne vorremmo di più di questi piccoli "dietro le quinte". Naturalmente qui Kurjak la tira a Elrik, ma insomma, era scritto nell'Akaschi.

Maxi Dampyr #8: Caccia alla Volpe; Valle di tenebra; Il Klan dei dannati (Falco/Lozzi; Mignacco/Del Campo; Venanzetti/Statella)

Uscito ufficialmente dopo il #196, questo maxi è avulso dalla saga medioevale e "del numero duecento", ma funge vagamente da prologo alla stessa. Nella prima storia, infatti, dopo molto tempo si rivede Marsden, in versione incattivita e vendicativa, in vista del suo vero ritorno tra qualche numero; il resto dell'episodio vede Kurjak eliminare il miliziano serbo che diede il via all'attacco che costò la vita a Miljana e Miklos, e molto forzatamente pretende di chiudere quella sottotrama (se vogliamo chiamarla così). La seconda è il solito filler di Mignacco, convinto di scrivere per Dylan Dog degli anni 1980; comunque il soggetto non è insensato, anche se fa un po' "fiction della Rai", ma si basa su un presupposto della serie (le zone d'ombra, come nel #163); i dialoghi però sono davvero avvilenti. La terza storia, con il Maestro sudista e razzista, avrebbe (forse) potuto essere interessante se non fosse stata ammazzata da un'arte fra le più scadenti viste fin qui.

Dampyr #196/197: Le prede dell'Annwn/La vendetta di Severa (Boselli/Viotti-Mangiantini)

Inizia la "saga del numero duecento" con una doppia magica e spossante che prosegue quella dei #185/186, con le vicende di Amber, Taliesin e soci nell'epoca arturiana, raccontando l'assalto a Severa, la sua intrappolazione nell'Annwn, la morte di Marco Ambrosio e l'ascesa di Artos, la nascita del mito dei cavalieri, di Lancillotto e Ginevra, di Merlino, Tristano e Isotta, eccetera. A questa seguirà subito una terza doppia, così da sfinire il lettore prima del traguardo. Sì, perché se l'intreccio è indiscutibilmente affascinante e sontuoso, per non dire magico, la lettura necessita davvero di molto tempo e molta tranquillità per poter essere goduta appieno, lussi che nessuno al mondo può più concedersi. Di conseguenza, i dialoghi eccessivamente ripetitivi finiscono per stancare. Peccato, se non fosse per loro sarebbe tutto perfetto, con una menzione particolare per la prova dell'esordiente Viotti nella prima puntata. La banale rivelazione di Araxe come Signora del Lago è invece una quisquilia pienamente accettabile. Il legame ancestrale di Sho-Huan con queste vicende pure non stupisce, ma più che altro perché il personaggio ha perso parte del suo fascino con le recenti sconfitte (e un'altra se ne aggiungerà a breve).

Dampyr #198/199: Lyonesse/Il Lord delle Isole (Boselli/Rubini)

E si conclude, per ora, la storia e gloria di Taliesin, il primo dampyr, e diventa evidente il doppio senso della testata Dampyr, non esclusivamente intitolata ad Harlan: per quattro albi, infatti, è stato Taliesin ad avere l'onore della copertina. A differenza della doppia precedente, e in parte anche di quella prima ancora, questa volta la narrazione fila dall'inizio alla fine. Il segreto? La storia è tutta dedicata a Drustan e Ysseult, aka Tristano e Isotta, e Taliesin Maestri e continuity fanno da comprimari. Nella doppia precedente, invece, Boselli ha messo tutti i personaggi sullo stesso livello e ha cercato di raccontare la storia di ciascuno di essi contemporaneamente, finendo per fare un pastrocchio con personaggi che facevano di continuo il punto della situazione. Anche nei #185/186 questo difetto era emerso nella seconda parte, seppur mitigato dal fascino della "prima volta". Al terzo tentativo, invece, il gioco riesce e l'avventura è epicamente e classicamente gustosa, esattamente come la si immaginava nelle più rosee previsioni. Naturalmente Taliesin ha vissuto quasi altri tre secoli dopo queste lunghissime vicende, e probabilmente ne vedremo una buona parte negli anni che verranno (a cominciare dal suo scontro con Kostacki, qui solo menzionato). La storia, dunque, è soltanto all'inizio e la "saga del numero duecento" soltanto a metà.
L'esordio off Zagor di Rubini è indiscutibilmente soddisfacente.
Il "lord delle isole" è Angus Og aka Marsden, ma fa solo un cameo.

Dampyr Special #12: La porta dell'Inferno (Burattini/Longo)

Doppio esordio per questo Speciale autoconclusivo e fuori continuity che omaggia il Sommo Poeta nel modo più convenzionale possibile: Harlan, Kurjak e comparse varie finiscono in un Inferno dantesco ricreato in un universo alternativo, con i mostri danteschi che ringhiano ferocemente. L'albo è stato utilizzato in una scuola come strumento didattico, facendo solleticare l'ego di Boselli, il quale, già nell'introduzione, elogiava le voluttuose doti mimetiche del suo ex socio zagoriano, capace di ricreare nuove terzine sull'esempio del Maestro (delle Botte) Guido Martina: e invece c'è UNA terzina dantesca nuova, e l'albo è pieno di ripetizioni inutili, e per metà segue Tesla e Nikolaus che parlano e scoprono cose che i lettori hanno letto poche pagine prima. Boh. Longo si impegna, e le varie quadruple hanno un gradevole impatto sull'occhio, ma la dinamica degli eventi è sempre la più comoda possibile, e i pericoli non sembrano mai essere davvero tali, a parte forse all'inizio. L'Inferno di Topolino è decisamente più spaventoso.
Simpatico il cameo di Desdy Metus, in un rarissimo incrocio con un fumetto non bonelliano, ma comunque fine a sé stesso.

Dampyr #200: La legione di Harlan Draka (Boselli/L.Rossi/col. Romina Denti)

Duecento! Come cento numeri fa, l'albo a colori è una occasione per celebrare e portare la serie ad una svolta. La "legione" del manfrediano titolo, virtuale fil de rouge con la saga altomedioevale, è quella composta degli amici di Harlan: Ann Jurging, Jim Pajella, Bobby Quintana, Godwin Brumovski, Tomsa, Kenshin e i suoi yakuza, T-Rex e i suoi mercenari governativi e persino i Lupi Azzurri rimessi insieme da quel Marcus del #155 (a parte Ann, gente che si è vista una volta nell'ultima centina). All'altro capo del ring, il Dio altaico della morte: Erlik Khan e la sua colonna infernale, tornati nemici dopo i fatti del #162. L'albo è un vero e proprio fumetto di guerra, e funziona proprio in quanto eccezione alla legge dell'equilibrio tra pistolettate e nozionismo. La morte di Brumovski è prevedibile fin dall'inizio, ma è un omaggio alla sua grandezza; spiace soltanto di non averlo mai visto negli ultimi cento numeri. A parte un po' di comparse fatte a pezzi, soltanto Pajella e il non-morto di Draka rimangono in gravi condizioni, così come lo stesso Erlik, che all'ultimo istante si rende conto di essere stato manovrato da qualcuno nell'ombra (Severa e Sho-Huan) e viene quindi mantenuto in vita artificialmente dai buoni e usato come radar per scovare i veri villains. Come cento numeri fa, infatti, la saga straripa nei due albi successivi.
Tutto sommato un albo che non ha molto da dire, anche con dieci pagine in più e il colore, ma lo dice simpaticamente. La rivelazione più grossa è la conferma della nuova famiglia che Draka ha messo in piedi con Hyanis sul mondo di lei.

(2016-2017)

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