mercoledì 6 maggio 2020

DAMPYR (3)


Dampyr #101: Alla ricerca di Kurjak (Boselli/Lozzi)

La saga più attesa prosegue. Un Lozzi in forma smagliante ricrea una eccellente ambientazione a metà fra i romanzi di Hodgson e i fumetti di Flash Gordon, passioni secolari di Boselli e qui usate per dare a Kurjak un ruolo da protagonista assoluto e forse pure un figlio. A dire il vero, però, Kurjak è il protagonista assoluto della sua storyline, ma l'albo ne presenta anche altre e da primo episodio della "nuova stagione" della serie rimette in scena tutto il cast, lì dove l'avevamo lasciato (Tesla e Tim nei boschi inseguiti dall'esercito di Erlik, Harlan in un universo parallelo, Draka a Shamballa) e poi lo fa riunire. In questo senso l'episodio è indubbiamente più disomogeneo dei precedenti e un pochino più deboluccio, soprattutto per via del finale, a mio avviso forzato, nel quale i protagonisti, dopo una sosta a Shamballa durante la quale Kurjak recupera la memoria (ma la cosa non viene mostrata) si ritrovano a Brasov perché così vuole Draka (Harlan e Kurjak vi vengono spediti direttamente via tunnel agarthiano, mentre Tesla vi viene inviata da Caleb, allertato da Draka per mezzo di Ann Jurging) e poi affermano di voler subito tornare a Shamballa via terra. Non era più comodo farli rimanere direttamente lì e slittare la reunion al numero successivo?

Dampyr #102: Gli spettri del Taklamakan (Boselli/Bocci)

Fine della saga più attesa. Attesa che era leggermente scemata al termine dell'episodio precedente, quando i nostri eroi erano tornati a casa solo per poi decidere di intraprendere una spedizione verso la città perduta. Si capisce che il motivo era solamente quello di poter concedere a Bocci, colui che la saga l'aveva aperta, la possibilità di illustrare, e a Boselli di raccontare, i meccanismi con cui si svolge una vera spedizione archeologica, e di poter imbastire un po' di sana battaglia desertica contro l'esercito di Erlik Khan. E infatti il tutto è molto affascinante e avvincente. Ciò nonostante continuo a trovare forzato il fatto che Harlan, che almeno fino alla fine di questo episodio era intenzionato a uccidere il padre (del quale, a differenza nostra, conosce le vere intenzioni), sia tornato a Shamballa per poi andare in Europa per poi tornare a Shamballa e ritrovarsi di nuovo solo davanti al padre. A meno che al termine dello scorso episodio lui e Harlan non siano tornati da Draka ma siano stati dirottati direttamente a Brasov, ma in tal caso non sarebbe chiaro come e quando Kurjak avrebbe recuperato la memoria. Vabbè, il difetto è di poco conto, anche se per quanto mi riguarda rovina un pochino l'impianto della saga, che fino al numero cento era stata assolutamente perfetta. Certo, narrativamente si capisce come sia il precedente che questo numero siano stati un necessario drenaggio della storyline agarthiana, e di tutte le sottotrame annesse, in previsione di un ritorno ad uno status quo più delineato. In questo senso appare chiaro come l'apparizione di Marsden (a proposito, il depistaggio sul Re del Mondo mi aveva quasi illuso) serva a rendere chiaro una volta per tutte chi è il villain principale. Con buona pace di Erlik, che con la sua sfuriata e con il tradimento del patto stipulato con Draka si dimostra troppo passionale (e infatti a momenti ci rimette la pelle). E con buona pace di Martin De Vere, che con l'assorbimento del Vril aveva trovato il Tutto ma alla fine non gli è rimasto Niente. RIP Martin, il tuo omonimo Mystère con le sue vecchie storie ti aveva avvertito. Come aveva avvertito anche del passaggio agarthiano londinese: è stato un piacere ritrovarlo qui. Come è stato un piacere assistere al flashback dedicato a Sven Hedin. Bravo Boselli. Tu sì che dai soddisfazioni. La tua saga, con i suoi quattro numeri perfetti più due molto buoni, è senza dubbio una delle migliori saghe mai pubblicate dalla Bonelli.

Dampyr #103: Le figlie del fuoco (Boselli/Genzianella)

Il 'nuovo corso' dampyriano si apre con un numero che non è un capolavoro, ma poco gli manca per esserlo. Il titolo è quello di una raccolta di poesie di Gerard De Nérval, uno degli autori di culto di Boselli a cui con la sua serie vuole rendere omaggio. Come di consueto in questo tipo di storie, il personaggio storico viene inserito nella saga dampyriana e Storia e fantasia si mischiano inesorabilmente, ma in questo numero tale aspetto assume connotati nuovi e definitivi: secondo modalità in realtà per nulla chiare, la mente di Harlan si ritrova fusa a quella di Nérval, così azione presente e flashback storico si intrecciano senza sosta, ma non è l'unico intreccio che il Boselli tesse in questa sua ampia tela. Se 'casus belli' della vicenda è Maitre Abel, riparato, dopo i fatti del #82, nel passato (tramite leys, ma Boselli ribadisce più volte che tale passato è 'alternativo', ma non si capisce perché dovrebbe esserlo per forza), altri personaggi sono i perni dell'albo, e precisamente la mazzéra Catarina Culioli (scampata al #91 e ora trasferita a Parigi) e il flaneur Victor, entrambi (per motivi diversi) in procinto di morire di tumore. Harlan, Araxe e, in collegamento telefonico, Ann Jurging fanno da traits d'union, assieme ovviamente a Nérval. Una baraonda di continuity e trame orizzontali (Boselli si ricorda persino di giustificare i problemi legali causati alla Jurging dal suo ringiovanimento) non impedisce però all'autore di mitologizzare con perizia la (storica) follia di Nérval e contemporaneamente di regalare una (in parte sorprendente) morte al buon Victor, forse colui, tra i personaggi in gioco, che meno l'avrebbe meritata (la mazzéra invece la meritava). Insomma, Boselli prima fa sorridere, poi pensare, quindi avvince e infine fa scendere la lacrimuccia. Inchino.

Dampyr Special #4: Il viaggio dei folli (Boselli/Dotti)

Nell'ambito delle "celebrazioni del numero cento", Boselli mantiene una delle promesse fatte nell'altrettanto celebrativa posta del numero cinquanta, quando, tra le varie sottotrame aperte, inserì la vicenda relativa al primo scontro tra Caleb e Nergal, risalente al tempo della famosa "crociata dei bambini" e menzionata nel remoto #5. In questo celebrativissimo duemilaeotto Boselli ha finalmente l'occasione di raccontare quella vicenda: ed essendo una vicenda speciale, l'albo omonimo è la collocazione più consona ove 'amplificare' il consueto flashback e renderlo più lungo, più epico, più... speciale, appunto. Il termine non è esagerato: quell'atmosfera particolare, rarefatta, quasi magica, che già si era respirata in diversi episodi del mensile (si pensi a I lupi mannari, La colonna infernale, la doppia napoletana e quella haitiana) qui magica lo diventa davvero. Il viaggio dei folli è infatti una bellissima storia di formazione, ove Boselli riscrive a modo suo un altro dei suoi miti giovanili, La croisade des enfants di Marcel Schweb, ed è anche un nerdorgasmico flashbackone sul primo scontro tra Caleb e Nergal, che da un certo punto di vista avrebbe potuto essere uno degli "scontri finali" della serie, ma che qui ci viene proposto come uno degli incipit! Al netto di quattro-cinque balloons di troppo, Boselli sgomitola un altro po' della sua grande tela narrativa, e regala un fantastico romanzo sull'amicizia, le virtù, la crescita e che si pone come uno dei principali snodi della serie, snocciolando Storia, continuity e valori morali in una trama da saga nordica. E, pur non essendo nuovo a tali mix (si pensi a diverse storie di Zagor), Boselli riesce qui ad intrecciare tutti i fili e a tenere il ritmo fino alla fine, mantenendo "la poesia" fino all'ultima tavola, evitando anche il suo classico finale affrettato. Anzi, riesce persino a trollare un poco, chiudendo l'albo con un Nicholaus che richiama il Nikolaus del prologo e mostrando coincidenze ove non ve ne sono (come già fece con i numeri 97/98, quando mostrò due "finti" Caleb e Nergal). Una incantevole wunderkammer questo Speciale davvero speciale.

Dampyr #104/105: La maledizione di Sinistrari/I principi dell'inferno (Boselli/Cropera)

Il 2008 delle celebrazioni e delle svolte si chiude con una storia doppia e necessaria. Arriva, infatti, il tanto atteso processo a Caleb, reo di essersi allontanato da Praga per salvare i suoi amici da Thorke nell'a questo punto remoto #64. Approfittando della momentanea assenza di Caleb, Sonderling/Sinistrari e altri signori degli Inferi ne approfittano per mettere sotto scacco Harlan, sottraendogli i suoi affetti e mettendo tutti a rischio. Così, Kurjak si ritrova nudo e torturato, Tesla si ritrova nuda e soggiogata da Samael, mentre Harlan rimane vestito ma girovaga con Nikolaus (mai così esplicitamente "buono") e gli spok di Meyrink e Casanova. C'è anche Hanneke (per la prima volta a Praga), prigioniera del Vlodnik in una bolla sotto al fiume. La situazione si protrae forse un po' troppo, dato che Boselli eccede un po' col manierismo, la tira in lungo e poi sbroglia tutte le situazioni con relativa semplicità. Il contemporaneo processo si risolve con una semplice litigata tra le "zie" che rinfacciano a Nergal i fatti del #51, Nergal che accusa Caleb e il reggente degli Inferi Iblis che, in calore (è infatuato della moira Vivien), se la prende con i suoi sottoposti per la dabbenaggine dimostrata e punisce Sonderling rimpicciolendolo all'inferno. A questo punto, lo sviluppo più interessante della vicenda, ovvero Tesla riconvertita al lato oscuro da Samael, era già stato risolto in relativa fretta con un bislacco doppione buono (e umano) della non-morta modellato su Second Life (!?). Insomma, un'annata così zeppa di ben di dio si chiude con una storia un po' fiappa, tuttavia raccontata con simpatica leggerezza (si veda la coppia di turisti che continuamente incappa nei nostri) e che ha il merito di confermare anche nel cast contemporaneo il già mitico spok Savnok, il cavaliere zeppo di vermi e dalla risata facile introdotto nel lungo flashback dello Speciale.

Dampyr #106: Il ritorno di Bastet (Ruju/F.Russo)

Il 2009 si apre con il ritorno di Bastet, canonico quanto il titolo dell'albo che lo ospita. Un Harlan spiegone come non mai, che di tanto in tanto racconta quello che sta facendo mentre lo sta facendo come neanche Zagor, viene aiutato da Bastet (tornata in Egitto) ad affrontare Abremelin, alchimista ed ex amante della Maestra della Notte, poi diventato quasi immortale grazie al di lei sangue, e a recuperare Tesla, momentaneamente soggiogata, assieme ad alcuni ex non morti di Vathek, da una droga sintetizzata col sangue di Bastet. Alla fine tutto torna a posto, Abremelin muore e Bastet promette ritorno, non necessariamente da alleata. L'albo si rivela essere fumettisticamente un po' moscio, anche se contiene un paio di elementi che di per sé non significano nulla ma possono essere interessanti: "lacrime di rubino" (così si chiama la droga) è una pianta (e anche il nome di una birra), mentre Abremelin è il protagonista di un testo esoterico del XV° secolo contenente dei rituali magici... e quindi boh, almeno Ruju non ha usato personaggi e cose a caso. La cosa buffa è che il Book of Abremelin è stato riscoperto dalla Golden Dawn e in seguito da Aleister Crowley, e nella posta Boselli rivela che scriverà una storia su Crowley ove correggerà un errore contenuto nel #61.

Dampyr #107: Il musicista stregato (Faggella-Boselli/Majo)

Boselli ripesca un soggetto di Faggella che non avevano fatto in tempo a discutere e ad elaborare insieme, e lo elabora da solo. Vi inserisce sequenze autonome, come la capatina di Harlan e soci al castello di Roccabruna (una delle vecchie residenze di Draka), forse prequel di un futuro Special, ma complessivamente si attiene al canovaccio ideato dal musicista Faggella: inserire anche il musicista maledetto Giorgio Mainerio fra i characters della serie. Per farlo, viene data forma al presunto padre scozzese di Mainerio, al quale viene poi attribuito il ruolo di villain occasionale. Così, questo tal Mayner cerca di farsi resuscitare per mezzo di tre ninfe cattive delle acque friulane e di una possessione diabolica. Ci riesce, ma subito viene sparato e muore. Il canovaccio non va oltre a questo, ma ovviamente Boselli riesce a rendere l'albo interessante ed ottimo grazie ad una regia sapiente, ad un notevole montaggio e all'apporto del solito Majo in stato di grazia.

Dampyr #108: Il divoratore di anime (Di Gregorio/Lozzi)

Torna Di Gregorio con un altro episodio, anche questo tutt'altro che innovativo od originale a livello di plot, ma dalle atmosfere molto riuscite. Può essere anche questo considerato un episodio un poco politically correct, oppure il contrario, visto il tema di cui si occupa (il passato schiavista di Bordeaux). Quel che importa, comunque, è che è un episodio che inizia in modo notevole ed effettivamente poi diventa banalotto, ma mantenendo sempre un alto grado di leggibilità. Meriti e demeriti di Lozzi, all'inizio magistrale e verso la fine più legnoso? Comunque una buona storia storico-antropologica. Belli i flashback "alla Da Vinci's demons" (in anticipo).

Dampyr #109: Il cuore di Gorislav (Cajelli/Raimondo)

Curiosamente, la rubrica Dal buio... si occupa per una volta di cose banali. Il fumetto, invece, mostra un episodio del passato di Kurjak, quando uccise il suo commilitone Gorislav, diventato pazzo. Nel presente, Gorislav è ancora vivo: che sia un non-morto? No, è solo vittima di un incantesimo rom. L'episodio è molto bello per un'ottantina di pagine, sia per quanto riguarda i testi che i disegni. Davvero interessante e coinvolgente (ben resi gli scenari della guerra balcanica), anche se di soprannaturale ha ben poco. Il finale, invece, è il solito finale dampyriano, con morti goffe e frettolose e battutina dei protagonisti. Vabbè, pazienza, il ricordo del numero rimane più che positivo.

Dampyr #110: Lo spirito del lupo (Mignacco/Lozzi)

Come accaduto ai tempi della trasferta di Dreamland, Mignacco si occupa di mettere su una vicenda che possa portare Harlan negli USA, così da averlo pronto per la doppia di Boselli. In quell'occasione l'onnipresente sceneggiatore non si era sprecato in fantasia, ma stavolta le cose vanno meglio. La trama è il solito filler, ma è molto carina l'idea di legare la mitologia animale nativo-americana al mito del dampyr, mostrando l'animale-simbolo di Harlan, che non può essere altri che il drago. Inoltre la sceneggiatura, pur convenzionale (il giornalista stronzo, uff..), fila abbastanza liscia (tolte un paio di forzature nel finale). E gode dell'arte di un Lozzi in stato di grazia: un portfolio di 94 tavole da ammirare e rimirare.

Dampyr #111/112: Trappola a Las Vegas/La vendetta di Bugsy (Boselli/F.Russo)

Ingarbugliatissima (il riassunto della prima puntata è quasi una gag :P) storia doppia che vede il ritorno del cast di Vegas! e di Dreamland, oltre che di Jeff Carter, ridestatosi dallo status di zombie e tornato da Haiti negli USA. Ora Jeff è una mina vagante, alleata né col dampyr né coi Maestri della Notte, e Bugsy Siegel è di nuovo attivo, al servizio di Marsden. Boselli si prende ben due albi per raccontare in modo logico una trama altrimenti striminzita, soffermandosi sui vari passaggi (il risveglio di Carter ad Haiti, ad esempio, o i patemi di Lenny e Jim) e cucendo attorno ad essi atmosfera. Ci riesce, benché geograficamente la storia sia un continuo viavai che nella seconda parte fa perdere un momento il filo dei vari spostamenti.

Maxi Dampyr #1: Il signore delle vespe; Il segreto del bosco magico; Ombre nella giungla (Cajelli/Dotti; Cajelli/Piccininno; Masiero/Gramaccioni)

Nel 2009 Dampyr è ancora una delle 4-5 testate più vendute della SBE: i tempi sono maturi per una seconda collana supplementare da aggiungere allo Special autunnale. La scelta ricade sul Maxi estivo: lo 'slot' è quello che, da sempre, la SBE considera il più proficuo, e permette di dare lavoro ad altri autori senza appesantire il mensile, presentando storie non invischiate nell'ormai contorta continuity ideata da Boselli. Questo primo volume ospita tre storie. Le prime due sono firmate da autori ormai veterani: Cajelli, Dotti e Piccininno. La prima inizia bene, con un incipit che sembra promettere uno Shangai Devil orrorifico; poi diventa la consueta storia di Cajelli, coi mafiosi e i regolamenti di conti. La seconda, a modo suo, costituisce una sorta di omaggio a Mister No, unico personaggio bonelliano ad aver vissuto un'avventura nel celebre parco dei mostri di Bomarzo; anche in questa troviamo mafiosi e regolamenti di conti, ma conditi da un po' alchimia spicciola, Grandi Opere e filosofia occulta; materiale che gradisco. La terza storia è veramente un omaggio a Mister No, essendo scritta e disegnata da due ex autori della serie di Jerry Drake (entrambi al loro debutto dampyriano) e ambientata nei luoghi tipici delle avventure del pilota amazzonico. Le storie di Dampyr sono solitamente abbastanza 'fighette': quest'ultima non lo è, anzi, è abbastanza legnosa e goffa; al contempo contiene un certo 'non so che' di sperimentale, dei tentativi di dare una base diversa al solito canovaccio. Tentativi che ho piuttosto apprezzato. In più, Masiero inserisce un nuovo Maestro della Notte vietnamita che probabilmente ritroveremo. Così, tanto per gradire.

Dampyr #113: La nave fantasma (Cajelli/Lozzi)

Per svariate pagine questo episodio sembra un altro filler cajelliano, e invece la seconda metà rivela che lo è solo in parte. Il Maestro della Notte Akhar Nun (aka Caronte), al comando di una sorta di "Olandese Volante", si rivela essere un bel personaggio. Le sue represse velleità paterne infatti costringono Harlan a fare nuovamente i conti con Draka e le motivazioni oscure che hanno spinto suo padre a metterlo al mondo. Molto belli i i foreshadows di cosa sarebbe accaduto se Akhar Nun avesse generato un dampyr. E poi, location fra le più spettrali visti sin qui, battaglia finale una volta tanto inquietante: bello proprio questo numero, grazie anche (o soprattutto?) al magico apporto di un Lozzi di nuovo in stato di grazia (a pochi mesi dalla sua precedente apparizione, anch'essa eccellente). Peccato soltanto per la dipartita di Nun. Sarebbe stato un personaggio interessante. Mi chiedo se non sia stato Boselli a non volerlo tra i piedi.

Dampyr #114: La camera dello scirocco (Di Gregorio/Genzianella)

Capolavoro! O qualcosa del genere. Un po' fiction italiana, ma fatta bene, questo episodio palermitano scritto con passione dall'autoctono Di Gregorio e illustrato con perizia e stile da Genzianella. Un bellissimo filler mysterioso che fa venire voglia di andare a Palermo. Riuscitissimo.
Nota del 2020: è l'unico albo che ho riletto, ritrovandolo non così eccelso, ma comunque buono.

Dampyr #115: Sfida alla Temsek (Cajelli/Bocci)

Harlan & Co. assaltano una filiale della Temsek sul confine russo e uccidono un po' di poveracci trasformati in mostri.

Dampyr Special #5: La leggenda del vecchio ponte (Boselli/Bartolini)

Un altro Special veramente speciale: Harlan & Co. si recano al capezzale del padre di Kurjak, Miklos, moribondo e desideroso di compiere un ultimo viaggio allo Stari Most, il ponte di Mostar, distrutto dai croati durante la guerra civile e successivamente ricostruito. Incomincia dunque un viaggio che, come sempre accade nelle belle fiabe, presto diventa un viaggio interiore ed iniziatico (molti conti personali vengono regolati). Ciascuno del terzetto di protagonisti rivive un episodio del proprio passato avente a che fare con quel ponte, ed è così l'occasione per rivedere alcuni volti dei numeri più importanti per la mitologia della serie, come Yuri (il socio di Harlan nel #1), Gorka (il padrone di Tesla), le tre zie (nel frattempo tornate al villaggio) ed è anche l'occasione per rimettere in pista Nergal, dopo i fatti di Sinistrari (#104/105). Questa ultima vicenda è decisamente quella meno interessante, e almeno in questa occasione Boselli poteva rinunciare alle frasi fatte, alle mitragliate e ai mostriciattoli, ma comunque la sequenza non è molto lunga e non compromette l'elegante delicatezza del resto dell'albo, romantico e circolare, suggestivo e coinvolgente dall'inizio alla fine, capace di essere cupo e angelico senza mai snaturarsi.
Ah, dimenticavo: è il capolavoro di Bartolini.

Dampyr #116: Pioggia di demoni (Boselli/L.Rossi)

Dopo l'esperienza alla DC/Vertigo torna Luca Rossi con un nuovo, spettacolare portfolio di 94 tavole. Bellissime a vedersi, tali tavole sono anche piacevoli da leggere: Boselli si occupa qui del triste fenomeno delle State Schools statunitensi degli anni '50, ovviamente in chiave fiabescorrorifica. Tuttavia, se il lato 'formativo' dell'albo può dirsi riuscito, quello prettamente horror stavolta mi è parso piuttosto banale, e ritengo che l'importante tematica meritasse uno svolgimento più raffinato.

Dampyr #117: La selva della paura (Falco/Dotti)

Il 2009 si chiude con l'esordio di un nuovo sceneggiatore: il medico napoletano Claudio Falco. Non è un esordio memorabile: la bella location (la Nuova Zelanda) è utilizzata come set di un reality show assalito da mostri ringhiosi con gli artigli (che, sì, appartengono alla mitologia locale, ma non c'è uno straccio di spiegazione nelle 94 tavole). Anche il veterano Dotti sembra aver perso smalto.

Dampyr #118: Prigionieri dei sogni (Mignacco/Baggi)

Cosa ci fa una storia tra le tante di Dylan Dog in un albo di Dampyr? Fa il remake: precisamente del #86, La casa sull'orlo del mondo. Il plot si propone come sequel di quel numero (oltre che del #116, dato che di nuovo agiscono insieme Harlan e Aryel), ma di fatto ne ricalca la vicenda: di nuovo una casa invasa dagli esserini multidimensionali che si nutrono di paure. La differenza è che ai testi non troviamo qui il letterario Boselli, ma Mignacco: che rifà il tutto in stile dylandoghiano (quello malriuscito), con Kafka, i bacarozzi, i mostri tipo Incubus, i condòmini mediocri complessati (stereotipati), gli inquilini del terzo piano (Topor), il lieto fine sbrigativo, eccetera.

Dampyr #119: L'amante del vampiro (Boselli/Cropera)

Dopo due numeri scialbetti, eccone di nuovo uno bello. Gradevolissima storia 'gotica', anche un po' 'rosa' (come la mitica Transylvanian Express), dato che narra dell'amore fra la libraria fallita Joan e il Maestro della Notte 'cuore impavido' Mordha (ma qui siamo in Irlanda!), altro Maestro che muore troppo presto (nella posta c'è ancora gente che rivuole Akhar Nun). Ma non è solo bello corposo, l'albo: è pure fondamentale; infatti, credo per la prima volta (o la seconda?), si parla esplicitamente del dampyr "in carica" prima di Harlan, che mille anni fa costrinse Mordha alla fuga. Questo dampyr, la cui figura rimane nell'ombra, appare come visione ad Harlan, e credo proprio che in questo breve flash nasca una nuova sottotrama.

Dampyr #120: L'ombra del drago (Cajelli/Santucci)

Un altro filler domotico con Harlan & Ann Jurging vs creatura di turno. Quest'ultima è una Ghilàn dei miti persiani, sconfitta da un alchimista cinquecentesco che chissà se se lo è inventato Cajelli. Me lo chiedo perché in questa storia il Diè mi è sembrato abbastanza documentato, come nella storia di Bomarzo del maxi. La caccia al teso...pardon, al discendente è chiaramente inventata, ma è gradevole, fa venire voglia di girare la Germania per seguirne la pista; anche il ragionamento alla sua base, che segue una sua logica, è mysteriosamente interessante. Insomma, il finale è ovvio ma l'albo è carino. E con questo episodio si chiude il primo decennio di Dampyr. La posta annuncia esordi e festeggiamenti assortiti, ma per ora è evidente (dalla preview) che il festeggiamento vero sarà sul numero successivo.

Dampyr #121: La casa di Faust (Boselli/Ambu)

Decennale! Esordio di Fabiano Ambu e ingresso nel cast dampyriano di John Dee ed Edward Kelley (quelli storici, non le caricature viste su MM) e di Jake Ryker aka Ryakar, demone della Dimensione Nera... buono. Viene invece eliminato il primo attendente di Nergal, Nox, di cui onestamente nemmeno mi ricordavo. Ma Boselli promette che ci saranno altre defezioni dal cast regular, oltre che vari ritorni eccellenti (da Brumovski a Draka, da Lisa a Stuart Morrison). La posta (in un certo senso ben più corposa del fumetto) dice anche che il dampyr del #119 era già apparso nella serie: sospetto si tratti di Taliesin (#43/44). Tornando all'episodio in questione, la caccia allo Specchio Nero avrebbe potuto essere ben più interessante se i)fosse rimasta questione aperta e ii)se Boselli avesse optato per una narrazione più sofisticata (come quella degli Special) anziché per il consueto stile action. Di conseguenza, se i flashback dedicati a Dee sono più che riusciti (sarebbe una sfida intellettuale interessante provare a fonderli con quelli visti su MM), anche perché mostrano il primo litigio fra Caleb e Nikolaus, la vicenda al presente non è particolarmente brillante e svolgimento e finale sono quelli canonici (la tavola con più fascino è quella in cui Dean Barrymore e Maud Nightingale siedono sulla panchina davanti al lago). Comunque, al termine della vicenda Samael rinuncia a Tesla, mi auguro definitivamente (è una sottotrama che non trovo particolarmente appassionante).

Dampyr #122: Il penitenziario (Cajelli/Piccininno)

Filler carcerario zeppo dei luoghi comuni del "genere": i secondini nazi, le bande etniache, Danny Trejo. Può essere considerato interessante il tentativo di legare un fantasma ad un demone mitologico (il dio della morte dei Maya) benché il risultato finale sia quello solito. Da segnalare soltanto che Cajelli elimina il medium afroamericano da lui introdotto nel #85.

Dampyr #123/124: I senza morte/Nel covo del Maestro (Falco/Dotti)

La seconda prova di Claudio Falco è nettamente migliore della prima: lo sceneggiatore pare aver studiato a memoria le opere di Boselli tanto è perfettamente - appunto - boselliana la gestione delle 188 tavole, degli stacchi narrativi, della regia, del ritmo dell'intera sceneggiatura (finale affrettato incluso). Certo, il soggetto non è molto brillante e, soprattutto, è autoconclusivo, mentre - come si legge anche nelle due poste - ora che c'è in ballo un altro dampyr noi lettori abbiamo altri interessi che non le solite sparatorie con i non morti. Comunque questa doppia si fa leggere, nonostante Dotti alterni tavole molto riuscite ad altre più abbozzate (in entrambi i casi sembra di vedere Dante Spada).

Maxi Dampyr #2: Spectriana; Gargoyle (Baggi-Colombo-Cajelli-Boselli/Baggi; Cajelli/Baggi)

Se il primo numero del malloppone estivo della serie aveva mantenuto la connotazione "commerciale" tipica di questo prodotto, questo secondo numero viene interamente dedicato allo sperimentalismo e alla follia. Due caratteristiche che trovano un punto comune nel visionario Alessandro Baggi, non a caso illustratore di entrambe le vicende. La seconda è una classica avventura autoconclusiva con il "monster of the month", in questo caso un romantico gargoyle alchemico che non sfigurerebbe nell'indimenticabile serie animata. Filler, sì, ma gradevole. Il pezzo forte è comunque la prima storia, lunga quanto uno Special e narrativamente particolare quanto uno Special. Essa è infatti una storia-contenitore nella quale il quartetto di protagonisti vive avventure impossibili suggerite dal demoniaco libro "Spectriana", scritto e illustrato dall'angelo corrotto Samael. Le prime due sottostorie, Una cosa rossa e Io sono l'isola sono interamente opera di Baggi: le ho apprezzate molto, specialmente la prima, nella quale ho trovato quegli elementi che rappresentano un po' il mio ideale di horror bonelliano; la seconda è un saporito omaggio a Lovecraft e ai vecchi fumetti orrorifici americani e non si nutre di originalità ma di atmosfera. Segue La ricorrenza, ritorno ai testi a sorpresa di Colombo, anch'essa più lovecraftiana che mai. In questa terza vicenda il protagonista non è più Harlan ma Kurjak, che ritorna come anti-eroe anche nel quarto mini-episodio, Le rose di Caino, stavolta firmato Cajelli e dunque "pulp": gradito anch'esso. Il pezzo forte del pezzo forte è comunque rappresentato dalle ultime due sottovicende, nelle quali Boselli da il meglio di sé. La stagione dimenticata è una piccola wunderkammer, soprattutto all'inizio, quando si apre con squisite didascalie letterarie oggi impossibili da trovare in un fumetto; è l'episodio che svela l'enigma del libro misterioso e apre il climax conclusivo, manifestato e quindi risolto ne La rosa di Parigi, sequel "alternativo" dell'ormai classico Special Il viaggio dei folli (#4), nel quale il Caleb del passato soggiace ai piaceri della carne di Lady Nahema (del passato) e viene sconfitto dal Nergal del passato. Dopo una ulteriore conclusione fasulla, la storia si chiude. La domanda sorge spontanea: avrebbe meritato una collocazione a sé? Non lo so. Forse si poteva giocare editorialmente con il concetto di libro. O forse è stato giusto valorizzare anche una pubblicazione "mangereccia" come è il Maxi.

Dampyr #125: Stagione di caccia (Cajelli/Raimondo)

Esordio di Zarema, la sorella di Grigor Vurdalak, il Maestro ucciso agli inizi della serie. Il tentativo di creare un adrenalinico episodio tutto azione viene affossato dai tremendi dialoghi "zagoriani", spiegoni e di serie b. Peccato.

Dampyr #126: La stanza perduta (Boselli/Genzianella)

Boselli omaggia un altro dei suoi miti, Fitz-James O' Brien. Lo fa con un capolavoro di 92 pagine, a cui ne seguono altre 2 di aggancio al numero successivo. L'avventura, infatti, prosegue, con Harlan e Varkendal (il demone Collezionista di Sogni della Dimensione Nera) a spasso per il diciannovesimo secolo centrale, sulla scia dello specchio nero visto nel #121.
Ma questa trama da serial figo è, come di consueto, un mero pretesto per fare del bel fumetto tout court, una di quelle biografie inventate per cui erano celebri i mastri fumettai nostrani: Battaglia, Micheluzzi, Di Gennaro, Milani. Il risultato è sontuoso: non una caduta di ritmo, non una sbavatura; atmosfere (d'ogni tipo) pazzesche; mimesi idem; testi e disegni sobri e curati nel dettaglio. E se il sogno proibito di Harlan è Lisa, il mio è la Musa: vorrei saper scrivere fumetti così.

Dampyr #127: American Museum (Boselli/Dotti)

La doppia a sorpresa si conclude con un secondo capolavoro. Di nuovo, Boselli racconta due storie parallele, una storica e importante e l'altra moderna e figa. Nella prima entriamo nel micromondo della New York del 1857-63 e del museo dei freak di P.T. Barnum, per mezzo di un Harlan vampiresco e reclutato dal celebre imprenditore. L'immemore Harlan soggiorna con loro per ben 5 anni e questo ci permette di entrare nel vivo di quest'altro pezzetto di Storia, ricreato - come di consueto - alla perfezione da due autori ai loro più alti livelli artistici. Le Storie di Barnum, dei freaks, della questione razzista e di quella classista colpiscono e coinvolgono - anche per la loro sovrapposizione con il nostro becero presente, se vogliamo. Non solo: come se questo non bastasse, anche la trama "necessaria", con i comprimari della serie e i mostri, per una volta non è trash ma sontuosa e memorabile, complice un Dotti mai così perfetto e sbalorditivo; e la battagliona nella Dimensione Nera delle ultime quindici tavole, che vede impegnato quasi tutto il circo di "freaks" amici di Harlan (nulla accade per caso), angeli demoni e Draka lui medesimo compresi, è a questo punto la migliore vista nella serie.
Alla fine tutto ritorna a posto: ma questa doppia esperienza, come afferma il dampyr, sarà difficile dimenticarla.

Dampyr Special #6: Il segreto di Lady Lamb (Boselli/Freghieri)

Il ritorno della guest Giovanni Freghieri (qui ancora nella fase di stanca, Draka a parte) ci riporta al secondo Speciale e alla precisa volontà di tirare le fila della continuity. La narrazione dunque non ha l'afflato emotivo dell'ultima doppia, e non rinunzia, per motivi di mera ritmica, a resuscitare di netto la setta dei Lupi Azzurri, defunta ai tempi di De Vere. I due Blue Wolves sono dipinti come due cialtroni e vengono tranquillamente malmenati da Hanneke: erano necessari? Mah, vedremo. Il resto dell'episodio ufficializza lo status di relazione a distanza fra Harlan e la poliziotta di Gand ed offre, come portata principale, i flashbacks mancanti della storia e gloria di Lord Byron (e amanti assortite) e dei suoi rapporti con Marsden e Draka, in un vero e proprio cheapquel della storica doppia napoletana. Il risultato, come si diceva, non è apparentemente "poetico" (Byron e la lady del titolo sono due figure certamente tristi, ma non di immediata identificazione; sono anche molto patetiche, in tutti i sensi), ma è molto riuscito. E "la narrazione", si diceva, "non ha l'afflato emotivo dell'ultima doppia", ma sono da ammirarne la fluidità e la scorrevolezza.

Fuoriserie: Lucrezia (An.Scibilia/Cropera)

In occasione della 4° edizione di AutunnoNero viene dato alle stampe il terzo albetto dampyriano, scritto da uno dei fratelli Scibilia, Andrea, organizzatori della manifestazione (l'altro, Alessandro, illustra la cover). Com'è tipico di questi fumettini, una classica leggenda di fantasmi locale viene divulgata a chi non la conosce coinvolgendo l'eroe dei comics di turno, in questo caso Harlan (con Maud).

Dampyr #128: La locanda delle ultime feste (Marolla/Lozzi)

Altra new entry nel cast sceneggiatori: lo scrittore Samuel Marolla, che qui confeziona una storia piuttosto banalotta rinvigorita solo da qualche inquadratura scorrevole ben visualizzata da Lozzi. A dire il vero, la posta specifica che Boselli ha severamente tenuto sotto controllo l'esordiente; e allora non si capisce di chi realmente siano i terribili dialoghi con cui i personaggi spiegano ai lettori cosa stanno facendo.

Dampyr #129: Il tempio sull'Himalaya (Mignacco/Bocci)

Si chiude il 2010 con un albo invernale nel quale Mignacco imita alla perfezione il Boselli: uno splendido episodio tutto continuity, personaggi, Storia e snodi seriali, questo; in cui compare un Maestro simil-agarthiano che è buono e cura i non-morti, ma in realtà è Marsden e allora Draka e Agarthi lo combattono e Brumowsky rivive i tempi della guerra e Vera si sente vecchia e prossima alla morte. La mimesi è talmente riuscita che il finale è quello classico frettolosissimo e forzatissimo tipico del Bos. La meravigliosa arte di Bocci completa l'appagante esperienza di lettura.

Dampyr #130: La casa delle cicogne (Boselli/Fortunato)

Ancora esordi: stavolta è il disegnatore, ex di John Doe. Un ottimo disegnatore al servizio di un ottimo albo "di passaggio" (Boselli odia queste definizioni, ma questo è) scondito soltanto dal consueto abuso di ripetizioni di nomi e qualifiche socio-professionali, only 4 rincoes. Torna Ljuba-Lisa e le due metà si riconciliano(?). Torna Thorke e la novità sta nel fatto che tutta la truppa del Divadlo sembra decisa ad eliminarlo veramente una volta per tutte.

Dampyr #131: Carnevale di sangue (Raule-Cajelli/Santucci)

Filler di Febbraio ideato da un altro esordiente, per la prima volta donna: Susanna Raule, autrice di una classica storia di streghe ambientata in una buia Lucerna. Cajelli innesta la trama nella saga, trasformando le streghe in adepte di Thorke. Buoni i giochi di chiaroscuro, ma dalle tavole non è ben chiaro come Santucci sia riuscito a stregare la Marvel.

Dampyr #132: La donna nello specchio (Cajelli/Baggi)

Solito filler cajelliano, con personaggi "pulp" un po' sciocchi e tentativi di rigirare la zuppa: il non-morto corazzato, babbeo come quelli normali, e la "ragazza da salvare", che in realtà è complice. Baggi confinato nella gabbia (bonelliana).
L'albo ruota attorno a Marsden perché nel numero successivo inizia la saga londinese.

Dampyr #133/134/135/136: I vampiri di Londra/La notte dei pipistrelli/Città di ombre/Harlan contro Draka (Boselli/Andreucci)

Prima e unica "quadrupla" della serie, tour de force pazzesco richiesto ad Andreucci, che pazzescamente risponde con una prova pazzesca: pare Majo. Di Boselli già sapevamo tutto: dal suo disinteresse totale per i finali alla decisione di non chiudere mai definitivamente le trame portanti del serial. Nei primi due, sublimi albi spicca il lungo flashback nel flashback al Globetrotters Club (con Dexter Green "vecchio"!) prima e il ciminiano kilim del gran kalam, con tanto di Erlik Khan (ancora), poi: grande fumetto. La parte storica, con Bram Stoker e Ambéry, e il teatro, e le puttane, e gli irregolari delle streets, e Londra soffusa con le luci a gas, e le citazioni combo di From Hell-Nosferatu, è sicuramente coinvolgente, ma nel terzo e quarto albo viene forse tirata troppo per le lunghe. L'avventura quantobubbolosa di Harlan & amici, spediti nel passato alternativo-ma-non-troppo dallo scienziato buffo e dai telepati, alla fine si rivela una esperienza sfiancante: i nostri si separano, indagano, perdono la memoria, si ritrovano, si ridividono, indagano da capo, si ritrovano, ecc. e il dampyriano si ritrova a dover leggere gli stessi dialoghi più volte; i personaggi sono forse troppi, e alcuni vengono inevitabilmente relegati in secondo piano (ad es. Samantha, che addirittura si prostituisce, ma a nessuno importa); naturalmente, il finale è quello consueto, celere e sfuggente, e la morte del Marsden alternativo non colpisce certo quanto avrebbe potuto una eventuale morte del Marsden "originale". In termini di continuity, si chiude (?) la minitrama dei gemelli Fane (dal secondo Special), salutiamo un Lupo Azzurro rinnegato (vabbé) e scopriamo il piano segreto di Marsden e Draka alternativi: il primo fuole konkuistare monti kon tutti Marsten ti unifersi, il secondo vuole riportare tutti i Maestri a casa loro. Ciò dovrebbe interessarci in quanto i piani di Marsden e Draka di Terra-1 dovrebbero essere simili (fino a prova contraria). Comunque ora Marsden-1 dovrebbe avere risentito della morte di Marsden-2, quindi per un po' si fillererà.

Maxi Dampyr #3: Magia africana; La notte della taranta; Marea rossa (Cajelli/F.Russo; Crippa/Lozzi; Artusi-Lombardo/Raimondo)

Classico maxi a tre storie (con ben tre debutti). La prima è la consueta sparatoria paramilitare africana, con un po' di magia spiccia: si fa leggere, benché il cinismo di Harlan e Kurjak sia fastidioso; il lieto fine mette tutto a posto (ma sicuramente era più realistico il patto col generale). La seconda è un "mystero italiano" con toni da fiction televisiva, ma meno appassionante delle precedenti: se non mancano gli spunti interessanti, e l'atmosfera è immersiva (però Lozzi è meno entusiasmante del solito), la trama è decisamente ovvia e il finale affloscia tutto nello stereotipo di genere. La terza storia, invece, è un minestrone di clichés che sfocia nella noia: dagli zombies allo scienziato pazzo, passando per materiale probabilmente pensato per ammorbare Martin Mystère: la bionda "Diana", il newyorkese "professor Aldridge", il nozionismo copia-e-incolla, l'ecologismo spiccio à la Morales/Emmerich, il manufatto non-poi-così-perduto, il canovaccio da action movie di serie B tipico del peggiore MM; il tutto condito da dialoghi molto più che verbosi e dai disegni legnosi del diserede di Brindisi, che rendono tutto ancora più goffo. E pensare che dopo le prime due tavole mi ero ritrovato ad esclamare "finalmente una storia interessante!".

Fuoriserie: Il cimitero delle giostre (Cajelli/Fuso)

Quarto albetto dampyriano, il secondo per RiminiComix (2011). Non è di Boselli, e infatti è noiosetto, e ripropone un altro pseudo-robottone dopo quello del #95. Il disegnatore e copertinista è un esordiente.

Dampyr #137: Gli implacabili (Eccher/Dotti)

Ritorna Dotti, con un'altra eccellente prova artistica. Con lui l'ennesimo esordiente (e meno male che "non succede così spesso", stando alla rubrica), il cinematografico Eccher, autore di una prova interessante ma sprecata. Effettivamente, sia Butch Cassidy & Sundance Kid in veste di non-morti, che Huitzilopochtli lui medesimo in veste di Maestro "sotto sale" (:D), sarebbero stati personaggi meritevoli di ritorno. E invece in nome del fillerismo si è scelto di buttare via tutto così. Mah. Vabbé, in realtà non mi è chiaro cosa ci facesse un Dio azteco sepolto in Bolivia; qualche flashback sulla sua vita passata, a questo punto, non farebbe mica schifo.

Dampyr #138: Valzer Cajun (Cajelli/Piccininno)

"Monster of the month" che più classico non si può, con l'ennesimo demonietto della Dimensione Nera. In questo tipo di storie il grosso lo fa il contesto folkloristico, che anche in questo caso posso dire di aver gradito (peraltro, come nella migliore tradizione di Supernatural, è probabile un sequel, vista l'ultima vignetta). La canzone del Saman Patou è intrigante, e allora il difetto di un fumetto del genere è... di essere appunto un fumetto, e non una serie tv: ascoltarla in sottofondo avrebbe aumentato il coinvolgimento (ammesso che la canzone sia reale: la posta si occupa di tutt'altro; però l'albo sembra essere ben documentato).

Dampyr #139: Firmato: Bugsy Siegel! (Boselli/F.Russo)

Episodio del filone ammeregano della serie, con Carter, Pajella e compagnia: finalmente viene eliminato il sopravvalutato Bugsy Siegel, anche se il vero protagonista del numero è Jeff Carter, l'amorale psicopatico per cui tutti stravedono (per fortuna Kurjak dice la sua sulla moda per i mafiosi televisivi). Abbiamo la conferma che Marsden è indebolito dopo gli eventi della quadrupla e che Russo è un grande disegnatore, sebbene almeno una vignetta - per la prima volta su Dampyr - sia palesemente ritoccata (in peggio) dalla mano redazionale. Tolte le formalità, l'albo si segnala soprattutto per essere l'albo di Ottobre 2011 e per invitare, nella rubrica, ad incontrare Sergio Bonelli all'imminente LuccaC&G :(.

Dampyr Special #7: Shadowman (Mignacco/Baggi)

Storia di supereroi-omaggio piuttosto scontata, ma ben visualizzata da Baggi (che è anche il protagonista). Vi agiscono Lady Nahema e Melkiresh, nel ruolo dei supercattivi babbei. I mostri ideati da Gaudì e Baggi sono simpatici e forse avrebbero meritato di comparire in un intreccio più complesso, con dialoghi meno stantii. Anche Rigall, il gestore nichilista della fumetteria, si presterebbe bene ad una seconda comparsata.

Dampyr #140: La ballata di Re Orpheus (Boselli/Al.Scibilia)

Lo Scibilia disegnatore esordisce sul mensile nell'albo che ospita l'accalorato saluto di Boselli a Sergio Bonelli. La malinconia per un passato già trascolorato nella leggenda e il desiderio di un presente-futuro comunque vivo trovano una valvola di sfogo nell'opportuno episodio "vecchio stile" con i cacciatori di fantasmi dell'Università di York - che non vedevamo da un pezzo - e col musicista semifatato Stuart Morrison del #73: settanta e passa tavole di atmosfera tangibile e dal ritmo deliziosamente "lento", che si smorzano soltanto nelle successive venti, laddove l'abitudinaria frettolosità conclusiva ci riporta alla realtà e al tran tran seriale, ricordandoci chiaramente che "the show must go on" (ma, per una volta, ne potevamo fare a meno).

Dampyr #141: Rosalinda delle zagare (Falco/Bartolini)

Mystero italiano à la "Montalbano horror", dove, purtroppo, il mystero è inventato e dove la fiction ha più spazio della Storia. Comunque non è male, ed è davvero piacevole da guardare. La leggenda è carina e il titolo è bello (ma tutto si riduce a questo).
La posta preannuncia novità riguardo alla Dimensione Nera, ma la pietra di questo albo si rivela essere il solito mcguffin (a meno che Harlan non ne abbia conservato i frammenti). L'identità del villain rimane però ignota, e questo potrebbe significare qualcosa.

Dampyr #142: I fantasmi di Distretto 6 (Falco/Benevento)

Ancora Falco, con un episodio realizzato "a tavolino" con gli ingredienti che hanno reso celebre la serie: i disegni molto curati (in questo caso del futuro autore di Lukas), un argomento storico-sociale sempiterno, un pizzico di folklore turistico, dialoghi supereroistico-televisivi, un nuovo Maestro della Notte fighetto (Victor Laforge, che prende il posto di Vathek), un po' di sparatorie con i non-morti razzisti e le gang di strada. Il risultato è proprio quello che ci si aspetta.

Dampyr #143: La bambola veneziana (Marolla-Boselli/Fortunato)

Arte evocativa e raffinata per un soggetto che Boselli si vanta di avere rubato e stravolto attraverso varie riscritture. Contento lui: l'idea della bambola sessuale "senziente" era interessante (seppure non nuova), ma l'albo - tolto il flashback storico con Casanova - diventa presto piuttosto ripetitivo, prevedibile e noiosetto (in una parola: sfiancante). Un paio di scene abbastanza pecorecce tolgono un po' di credibilità all'intera vicenda.
Nella rubrica, un fuorilegio di spot editoriali (a Marolla e non), tanto da far dubitare per un momento della spontaneità del redattore :D.

Dampyr #144/145: La corona di ferro/Il demone delle cose perdute (Boselli/Majo)

Ancora Italia, stavolta a Milano, sviscerata in lungo e in largo nel tempo e nello spazio alla caccia della corona di Teodolinda, dai biblici retaggi. I creatori della serie regalano un'altra doppia avventura meravigliosa e malinconica, ricca come poche altre di spunti elementi e personaggi, sicuramente la più simile a Transylvanian Express (tant'è che c'è pure "Rakosi"): il Campanile della Val Montanaia, Avignone, la Milano di ieri e di oggi, quattro epoche a confronto ('600,'800,'900,2000, più squarci di passato remoto), i moti dell '848, Cattaneo, Cristina di Belgiojoso (questa è anche la storia che chiude il 150°nario dell'Italia unita) e una marea di altra roba. Il tutto "dietro l'angolo di casa", come ai tempi del miglior MM. Viene proprio voglia di riviverla di persona.
Il finale è affrettato ma in modo decisamente meno fastidioso del solito.

Dampyr #146: Il Signore Verde (Boselli/Cropera)

Prosegue l'altalenanza boselliana: dopo un numero insolitamente noioso e una doppia tra le più sublimi, ecco un albo insolitamente "medio". Privo, altrettanto insolitamente, del solito finale affrettato, l'episodio tratta - a modo suo - uno dei temi che più preferisco e sento vicini. Eppure lo fa con un'Argentea trama, Bavosa e Fulcesca, che più di genere non si può, riproponendo, dopo soli sei numeri, Maud, Nicole e Stuart Morrison. Fatto questo, nelle ultime due vignette butta lì il prologo alla prossima macrotrama principale, che prenderà il posto di quella agarthiana. Così.

Dampyr #147: Tributo di sangue (Eccher/Dotti)

E, ancora, nella rubrica Boselli promette novità autunnali, ma, soprattutto, saluta Dotti, che B. trasferisce su Tex. Grossa perdita per la serie, e questo suo penultimo episodio è solo una parziale consolazione. Episodio a metà, un po' filler un po' no, dato che c'è Thorke, però non fa sostanzialmente nulla. Dal punto di vista etnografico è interessante, e bisogna riconoscere a Eccher il tentativo di usare le nozioni (vedi lingua mirandese) per muovere la storia, ma certamente i grandi autori del fumetto italiano del passato avevano molta più classe.

Dampyr #148: La fortezza dei Naphidim (Boselli/Ambu)

Tornano Ambu, Lady Nahema, l'angelo ribelle dell'albo omonimo (Kasdaeth) e i ragazzini di Vlatna, Vlatna come spok di Nergal e Araxe in sogno d'amore di Harlan, ma la lotta incombe: ed ecco un battagliero albo tutto continuity, che toglie dai giochi Semyaza (morto), Nahema (bloccata in un'altra dimensione) e l'ipercubo multidimensionale dei Naphidim, in un potpourrì di romanzo formativo, horror biblico e fantascienza classica. Sorprendente ed esaltante soprattutto il passaggio dalla sequenza del monastero (davvero orrorifica) all'ipercubo dei Naphidim con le orecchie a punta e i quadranti stellari.

Maxi Dampyr #4: Operazione Viper; Urla dal profondo; L'essenza della follia (Cajelli/Santucci; Cajelli/Piccininno; Cajelli/Baggi)

"TuttoCajelli" estivo da sciropparsi sulla sdrajo. La prima storia è uno "sparatutto complottista" con la Temsek (il seguito del #115), ma solo nella seconda metà; nella prima è un omaggio a Lost che mi ha fatto abbastanza simpatia, con tematiche giuste sfruttate in stile Hollywood. Santucci lozziano. La seconda è la solita roba alla Scooby Doo, ma con un demone vero, che però sembra un cartone animato (il granchio di Oceania). Mi chiedo perché ci sia ancora chi investe risorse su materiale simile. La terza storia è leggermente più interessante, grazie al demone profumiere simile a Nikolaus e al nuovo villain che porta seco, il generale Zefon delle legioni infernali dell'"altra parte". Vagamente straniante l'assenza di una rubrica che approfondisca le note vicende storiche che hanno ispirato il fumetto e un famoso film, ma, d'altro canto, la storia è raccontata in modo leggero e terra-terra e non ha certo grandi pretese. I demoni di Baggi cominciano ad assomigliarsi tutti.

Dampyr #149: La Loggia del Crepuscolo (Marolla/Dotti)

E salutiamo Dotti con un "tie-in" postumo del filone di Vathek, estinto con la morte del Maestro, svariati numeri fa. Il suo non-morto, sepolto "vivo" per 500 anni, doveva essere uno schermidore sopraffino: così annunciavano preview e copertina. E invece qui di spade non se ne vede neanche l'ombra. In compenso abbiamo più d'un "rraagh" e lotte clandestine fra non-morti per ricconi annoiati. Un intreccio non esaltante, che però non sembra fuori posto in una serie come questa, e dove i vampiri, per una volta, sono giustamente bestie (gli umani lo sono sempre).

Dampyr #150: La scelta di Lisa (Boselli/Lozzi)

Centocinquanta! Il traguardo viene "festeggiato" con la morte di Lisa, uccisa (su sua richiesta) da Jeff Carter, preludio di una mini-minisaga autunnale. Un Lozzi apparentemente più impreciso del solito illustra un albo che si divora tutto d'un fiato, finendo per ritrovarsi a pag.80 e rotti senza nemmeno accorgersene, e con Harlan che compare soltanto a pag.49 (!), pronto per essere torturato da Thorke. Le ultime tavole regalano, invece, uno dei rari momenti di serenità del gruppetto dei buoni, che scopacchiano e si rilassano, permettendo alla tormentata Lisa di godersi un po' di quel poco di vita che Boselli le ha concesso.

(2014,2016)

1 commento:

  1. Perchè in Dampyr #127: American Museum Draka e Samael sono vestiti e pettinati allo stesso modo?

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