mercoledì 7 ottobre 2020

MARTIN MYSTÈRE (3)

[76-77] IL PICCOLO POPOLO - LA REGINA DEGLI GNOMI (Medda&Serra&Vigna-Castelli/Freghieri) {158 pp.}
Altro soggetto appioppato a Castelli da quei fans che lo assillano da anni: per liberarsene li assumerà senza concorso.
Idea sciocchina copiata da "Ai confini della realtà" versione anni '80, che aveva proposto remakes dei migliori episodi della serie classica, tra cui quello celeberrimo dei gremlins, misti ad altri originali, tra i quali quello sui folletti irlandesi.Castelli non ha la minima idea di come riempire le pagine: il mestiere lo aiuta per metà storia, tenendo alta la suspence; ma una volta introdotti gli gnomi, la serietà non può che andare a farsi benedire, ed ecco Alice e i Puffi. Negli anni 2010 questo metodo di lavoro diventerà lo standard.
Ma qui il mestiere prevale, e la storia antediluviana del piccolo popolo riesce a colpire, grazie soprattutto al pazzesco apporto del disegnatore, alla sua ultima presenza mysteriana ufficiale.
Storia "dalle atmosfere dylaniate" (il ché la dice lunga sull'opinione che aveva Castelli di DD, o forse leggeva solo quelli di Chiaverotti), dunque ripubblicata nell'Oscar Mondadori con i due team-up.
Recagno, grande appassionato di questa vicenda, ne proporrà un breve seguito, altrettanto riuscito.

[rb4] TEMPO ZERO (Castelli/Alessandrini) {10 pp.}
Remake dell'omonimo classico e seguito di "Dreamland", appartiene alla serie parallela realizzata per "Comic Art".
Disegni simpatici. Nell'edizione "Comic Art" il Presidente preso in giro è Bush sr., ma nel 1988 doveva essere ancora il suo predecessore.

[77-78-79] UN ENIGMA DI NOME JASPAR - IL RAGAZZO PRODIGIO (Castelli/Chiarolla) {152 pp.}
Indiscutibile capolavoro. Vortice di rimandi iconografici, letterari, filosofici. In questo è un episodio di MM tra i più esemplari, da studiare e ristudiare. Una miniera inesauribile di spunti, una storia-babele che ha solo la forma di un thriller desueto.
Disegni perfetti, geniali. Questo disegnava i porno svogliatamente, sembra impossibile che sia sempre lui.
Quatermass Price Kaspar Hauser Berlitz Borges Calvino Jung Eco Chomsky Dickens Omen Fruttero e Lucentini, c'è da perdersi.
Vertigine della lista. Enciclopedia dei mysteri. Non sperate di liberarvi di Martin.
È l'equivalente delle inquadrature distorte di Casertano per i "Dylan Dog" di Sclavi.
Come se non bastasse, anche il seguito sarà bello.
Oggi Jaspar è il beniamino di "Get a Life!".

[rb5] NOSTRA SIGNORA DEI FULMINI (Castelli/Alessandrini) {10 pp.}
Svolta epocale: il primo racconto breve turistico-promozionale!
Non solo: è il primo dell'inesauribile filone ferrarese del delta del Po e della salama da sugo. Manca solo Roda/Rodhes.
Molti "Nipoti di Mystère" vengono da qui, ma io sono della cerchia asimoviana di "Morte al varietà".
Disegni divertiti, bella colorazione carica nell'edizione "Comic Art".

[79-80] LA DONNA IMMORTALE - LA MACCHINA INVINCIBILE (Medda&Serra&Vigna/D.Bastianoni) {126 pp.}
I tre lettori che idearono "Il mistero del nuraghe" avvertono l'impellente necessità di riappropriarsi delle loro idee. A Castelli non pare vero poter delegare a dei sottoposti la chiusura di una trama che non gli interessa più: nasce una nuova consuetudine.
Fan fiction da prendere con le molle, è una sorta di "Get a Life" in anticipo sui tempi, un'appendice a storie già scritte, che ha il solo scopo di mettere i puntini sulle i. In questo caso, il clone mancante del "Segreto della grande piramide": però da lì la storia torna a tirare in ballo i muviani e ci riporta in Sardegna, da Bepi Vigna (che finalmente si può sceneggiare), e ufficializza la questione della memoria perduta e delle Madri. Bello vedere Martin ricordarsi le storie vecchie, intrigante (all'epoca) l'idea che gli albi fuoriserie non fossero da considerare tali.
Fanservice evidentissimo (di nuovo Orloff alleato temporaneo), una storia emo che ha dei presupposti (più o meno) e un bel finale, oggi dimenticato (dagli autori ufficiali, quelli di "GaL!" se lo ricordano), col Museo del Cairo in mano agli Uomini in Nero.
Arte altrettanto fanservice, che fa la cover di Claudio Villa e omaggia El Morisco di "Tex".
A posteriori, è diventata l'epocale avventura in cui Martin usa per l'ultima volta l'"arma a raggi". Il perché ce lo spiegherà Cappi nei romanzi (in breve, Martin si rende conto di non essere il cattivo della serie).

[80-81] IL VIRUS ELETTRONICO - SANTA CLAUS 9000 (Castelli/Roi) {108 pp.}
Ancora un lascito de "La vera storia di Babbo Natale" (film che non ho mai visto, ma di cui avevo la vhs, pretesa capricciosamente alla Standa). Castelli lo aveva stroncato su "Eureka" (o proprio sull'Almanacco, non ricordo) e questa ne è la sua versione.
Da bambino avevo anche l'idea che l'informatica fosse una scienza magica, e per Castelli doveva essere lo stesso (ma lui aveva 40 anni).
Storia invecchiatissima, ma ancora arguta, quando Castelli ritiene che i compiuters impigriranno la gente (eccetto lui). 
Sceneggiatura divertita e divertente, di quelle di cui l'autore si pente all'ultimo istante ed etichetta come sogni infantili. La sua versione attuale, che non si pente di nulla, l'ha subito selezionata per l'inserimento nel catalogo Eppol.
Il disegnatore, proveniente dai pornazzi e al tempo già nello staff del rampante "Dylan Dog", è a suo agio anche con una vicenda innocente come questa, e ci regala un meraviglioso calcolatore che ricorda i deliri di Gilliam e Cronenberg (ne rivedremo un remake-omaggio in una storia di "Topolino" di molti anni dopo; lo stesso Roi poi realizzerà il corto "Vamp").
Scene cult: il virus elettronico raccontato come se fosse biologico; i militari nel panico; l'arguta, dotta e meravigliosa storia della famiglia Klaus; i disegni.
Si tratta, comunque, di una storia immaginaria: Martin viene teleportato e si meraviglia di questo; molti anni dopo affronta di nuovo l'argomento e lo ritiene impossibile.
La scenetta iniziale, in cui Martin disegna le donne nude al pc, sarà riciclata nell'edizione Mondadori de "Gli Uomini in Nero", in quanto rispecchia meglio i gusti del pubblico contemporaneo.
Alla fine, cosa c'entra Samuel Klaus con San Nicola? Niente, come si vedrà più avanti.
Nel 1949 Martin desiderava un mappamondo. Il padre non deve averglielo comperato perché terrapiattista. (Quando si dice il caso (?), il primo mystero risolto lo vedeva trovare un mappamondo antico.)

[Almanacco 1989] LA SCINTILLA (Castelli/Della Monica) {70 pp.}
Finta strenna, anzi, fanta strenna (il titolo di un Urania): bel racconto di fantascienza sociale e alternativa. L'isola "senza morte" e i cargo cult ce li ricordiamo tutti.
Unica comparsata dell'artista, subito spedito a "Tex". Gli è andata bene.
Il dossier è il più geniale di tutti: "Dal big bang all'anno zero", con la Storia Alternativa del mondo. E così sappiamo perché non è semplice trovarlo all'usato: pare che, da allora, un misterioso collezionista newyorkese faccia incetta di tutte le copie in circolazione.
Memorabile anche la recensione del "Pendolo di Foucault" nella sezione "Attualità" (mi piace attribuirla a Medda).
Nella storia agisce il nipote dell'Uomo in Nero Sullivan, ma la storia è da considerarsi immaginaria (per evidenziarlo, Castelli ha realizzato appositi prologo-epilogo in cui il titolare della testata è vecchio e muore agonizzante).
Nella ristampa su "MM Extra" sono state tagliate le due tavole iniziali con le date e gli orari di nascita della Terra e delle specie animali (evidentemente Cicap è riuscito a salvare la propria copia dalle grinfie del misterioso acquirente).

[81-82-83] LA PIRAMIDE SOMMERSA - IL CANTO DELLA SIRENA - IL GIORNO DEI DELFINI (Ottonello-Castelli/Bignotti) {192 pp.}
Soggetto evidentemente modificato. Il prologo diventa un omaggio alle prime storie della serie e un saluto a Von Hansen, personaggio che Castelli non intendeva più utilizzare (poco dopo la tavola rotonda organizzata assieme e annunciata in un vecchio numero, Von Hagen era morto). Per l'occasione, Martin si presta ad interpretare nuovamente la parte dell'alternativo dalla mentalità aperta.
Il resto è una vicenda vacanziera - Bahamas, Miami, Grecia - in cui Castelli si fa una vita e chiosa un paio di questioni rimaste aperte del vecchio filone "subbacuo" (il laboratorio cretese), cominciando a punzecchiare Diana per farla sembrare un personaggio.
Disegni azzeccatissimi, sembra proprio di stare al mare. Forse qualche primo piano riaggiustato in sede? O forse no.
Prima menzione per Oduarpa, e forse la prima (?) apparizione di una Donna in Nero, con Martin che trasecola, stupefatto. Gli piaceva tanto.
"Ho la netta impressione che mi stia sfuggendo qualcosa". "Sì, Mystère. La vita. Vi sta sfuggendo la vita".
Solo dopo si rende conto di essere partito per un altro continente sulla base dell'opinione di una tizia conosciuta da poco.
Dal baccalà all'uomo-pesce, le storie di Martin e Brend scorrono parallele. La seconda, però, è narrata con piglio tragico, come ai tempi del vampiro, e colpisce.
Esordio di Patsy, che dà del "crapulone" al lettore e fa lo spiegone/retcon di Atlantide ("75000 anni fa", "Ruta e Daytia", "effetto serra").
Insomma, tutte 'ste povere bestie stanno in Romania, adesso?
Altrove ha il sonar di Patsy.
Finale mozzafiato-aperto, con Brend-pesce in fuga. Castelli se ne vergognerà.
Anni dopo, Martin avrà la nomea di fumetto colto e verboso, ma tutti ricorderanno la storia del delfino parlante.
"Lazarus Ledd" la rifarà a modo suo.

[83-84] ZONA X - ASSURDI UNIVERSI (Castelli/Bagnoli) {120 pp.}
Capolavoro o giù di lì che, in prima lettura, mi lasciò trasecolante e stupefatto come Martin a Creta. 
"Qui si parrà la tua nobilitate", dice Jerry, che non è lo zoticone che vedremo al college nelle retcon per giovani postmoderni.
I racconti sono solo due, ma che racconti. Non ne ho ancora rintracciato le ispirazioni. Anche se "31 Dicembre 1899" mi ricorda qualcosa, ma non so cosa. "Ipse dixit" è davvero geniale. Troppo.
Scene cult: Zichichi, Rubbia, la bistecca, il vaso. Che ansia.
Martin non ricorda "Notturno" di Asimov.    
Ristampato a puntatine nel Maxi Zona X con la storia prequel.
La scena della bistecca dà una sensazione di calduccio famigliare come poche altre. "Questo è proprio il fumetto che fa per me", pensai, mentre mia madre chiamava, ché la cena era pronta, e mio padre tardava su Windows 2000. Gli sceneggiatori odierni non sanno creare empatia né situazioni in cui ci si possa immedesimare.
Dicevamo che i racconti sono solo due, perché Castelli aveva già deciso di fare lo spin-off, e si teneva gli altri da parte. 

[85-86] I MISTERI DI LONDRA - LA TERRA CHE NON C'È (Castelli-Pennacchioli/Cimpellin) {188 pp.}
E ancora un Classico dell'aneddotica, il preferito dei sardi, da rileggere e ricordare con nostalgia all'ospizio.
Il robottino che Castelli aveva per davvero, ma soprattutto l'aneddoto della strada sbagliata e della piazzetta mai vista. A me capita quasi ogni giorno. Come dicevo, gli autori di oggi non sono minimamente in grado di ideare situazioni in cui il lettore può ritrovarsi.
"Chi è il misterioso personaggio a cui si riferisce Martin Mystère?". Viene da piangere.
"Babbo Natale l'ho conosciuto qualche mese fa. Spero di conoscere presto anche Pinocchio..". Infatti nel '94 abiterà in Italia.
Mistero faceto, ma abbastanza geniale. Il finale non è importante, infatti lo sceneggia un sottoposto.
La retcon di Recagno sarà migliorativa, o comunque non peggiorativa.
Oltre agli Aristocratici c'è l'ispettore Bloch, ma il lettore deve accorgersene da solo.
Molte le scene comiche, per via dell'artista. Basti dire che Martin sequestra un uomo di colore.
L'artista, tuttavia, faceva anche i pornazzi, e infatti Peter Pan (bambino) fa proposte sconce a Diana.

[Speciale 6] NEW ATLANTIS (Castelli/Alessandrini) {128 pp.}
Capolavoro.
Con un finale apparentemente più sbrigativo, rispetto agli altri Special, o forse è soltanto umoristico.
Fino a pagina 120 circa si viene tramortiti da tonnellate di nozioni, spunti, suggerimenti, stimoli, ad ogni pagina.
Memorabile incipit col ritrovamento della tomba di Scespir da parte di Dee e Kelly redivivi (ancora cattivi).
Gente che grida "Caliban" come se dicesse "Balabù".
"Caliban" è l'anagramma di "Ilcaban", che assomiglia a "Vilcabamba". Tipica elucubrazione da water.
Il lettore deve decifrare il codice di Bacone, ma Martin ha sbagliato a scrivere. Allora nella ristampa Recagno, vestito da Star Trek, lo corregge. Adorabile.
Dialoghi da manuale, con gestione esemplare dei tempi comici. Da antologia il carismatico monologo di Tower.
"Altrove" è ancora una didascalia, ma inizia il tormentone dei vetri oscurati. 
Tower è presentato di nascosto, come un cattivo. Siede con le gambe accavallate. Una scelta stilistica che verrà riproposta anche l'anno seguente (CTRL+C).
"I sostenitori dell'ipotesi extraterrestre, con i quali non sono mai andato d'accordo", dice con sicumera il titolare di testata.
Durante la conversazione con Tower, però, sembra ancora lucido.
Tuttavia, prima aveva rammentato la civiltà di Tunguska solo per specificarne l'estraneità ai fatti (su quali basi, poi? boh).
Umberto Volpini è un collega di Castelli.
Il tizio con gli occhiali che va a prendere Martin è Brody?
Nella sezione "Nuova Atlantide" lavora Decio Canzio (ci sembra lui).
Nell'agosto 2006 doveva finire il mondo. Infatti all'uscita di "Oggi, domani e ieri" speravo in un inside joke (povero piccino).
Divertente confrontare il "NY Times" fasullo e quello vero. Al posto di "USA-USSR together to save the world" c'è "Mexican and a Kenyan triumph in the Heat". 
Disegni dal doppio stile, vecchio e nuovo: forse l'albo è stato pubblicato in ritardo rispetto all'originale concepimento (da qui anche il finale).
Da tutto questo Recagno trarrà una trilogia pazzesca.
"Extraterrestri e UFO" mi piacque moltissimo. Invece un libro sul Progetto Blue Book, che raccontava le stesse cose, mi annoiò terribilmente. Alla fine ho rimosso entrambi.

[87-88] L'UOMO DELLE NEVI (Prosperi/Tuis) {129 pp.}
Si conclude circolarmente l'era Prosperi, con l'upgrade della sua storia d'esordio.
I sasquatch erano yeti clandestini, gli yeti sono marziani, no, atlantidei emigranti mutati. Quindi i sasquatch sono migranti clandestini mutati. Risorse infette che sputazzano. Un panegirico tanto assurdo quanto affascinante, divenuto di culto.
Disegni piacevolmente vintage, per una vicenda in cui si ripetono, a mo' di saluto, situazioni tipiche dei primi numeri: Diana idiotamente gelosa (peraltro si ostina a insultare autisticamente Sarah Hunt chiamandola "orfanella"), l'ennesimo ritorno in Cina, gli animali giganti/allucinazioni/ologrammi, una Donna in Nero. Alla fine Martin non può che dire: "Atlantide! Ancora Atlantide..". Il bestemmione lo deve aggiungere il lettore.
Diana conosce "The Spirit" (scelta azzeccata, a Castelli piaceva). 
Martin considera "Star Trek" un "film".
Le ultime pagine sono un'aggiunta posticcia, per tirare la foliazione e far litigare i fidanzatini in vista della storia successiva (ma ai newyorkesi basta andare a Parigi per fare subito pace).
La vicenda di Kenneth Westland e degli Incas volanti non ci è mai stata raccontata. Qualcuno lo dica a Cappi.
Prologo altrettanto posticcio, la storia doveva uscire qualche mese prima. Da antologia lo svarione - poi corretto nella ristampa - su piazza Tienanmen, dove tutto sembra filato liscio (insomma, avesse mai azzeccato una previsione, questo fumetto).
La storia dell'esercito di terracotta è più volte menzionata come lasciapassare.
Ultima apparizione per Nat Shapiro e Sarah Hunt. Mi mancano.
Uno degli episodi più riusciti di "Get a Life!" sarà il prologo di questa avventura.

[88-89-90] LA SETTA DEGLI ASSASSINI - IL SEGRETO DEI TEMPLARI (Ottonello*-Castelli/Roi) [*non accr.] {188 pp.}
Capolavoro che vale doppio, in quanto tratto da una sinossi che sembra presa dal "Topolino Libretto" coevo, pubblicato giusto in tempo per contrastare "L'ultima crociata" (appena uscito negli USA).
Tutta la parte del tizio che non riesce a dormire e degli analfabeti funzionali che ascoltano sempre la musica a tutto volume è spaventosamente attuale, ma è evidentemente un inserto estraneo al ciclo cavalleresco.
Ma qui sta il genio di questo quarantenne, elegantemente vestito, dalla casa ricca di souvenirs: nella sua capacità di connettere elementi estranei ed amalgamarli con il mestiere acquisito in tanti anni di carriera. La biblioteca di Babele mentale, di cui parlava nel libretto "Come si diventa autori di fumetti".
Il calice assomiglia ad un amplificatore: basta metterci un allineamento cosmico, e la minaccia è servita. Il Graal è anche Pietra, quindi Monolite, quindi Martin ritorna feto, come in quel film (dove il monolite era pure amplificatore), e l'esperienza gli è fondamentale per cogliere meglio qual è il suo ruolo cosmogonico (per Cappi non sarà abbastanza, e dovrà aggiungerne un'altra, salvo poi ripartire proprio da qui). Ecco dunque la continuity, "Il presagio", Kut Humi, Orloff (una particina), il Graal che viene trovato, ma no, ce ne sono altri, un serial che sembra finire, ma no, la Cerca è ancora lunga.
Ma questo si può trovare anche in "Indiana Jones", e allora ecco nozioni su nozioni, e dialoghi adulti, per persone adulte.
Non è importante che tutta la storia del Vitriol e delle cattedrali non sia un'invenzione di Castelli, è importante che sia appassionante.
Non è ben chiaro quale sia il ruolo di Ottonello in tutto questo: forse Re Mida, forse "Ruud Payns", forse ha prestato a Castelli "Il Pendolo di Foucault". D'altronde è menzionato soltanto nella bozza caricata dalla fu mailing list.
Sì, Re Mida. Aveva un Graal. Non lo sapevate? Non siete gli unici. Nemmeno gli autori di MM lo sanno.
Disegni di Roi suggestivi, talora ricordano inquietantemente Bagnoli. Giustamente scelto per via dello schizoide complessato, di matrice chiaverottesca. 
Chiaverottesca, ma guardate com'è scritto il dialogo iniziale tra Martin e Travis. Brividi. Ed è il dialogo dove si menziona Jim!
Terza apparizione per Charlier. Martin non gli porta rancore da un pezzo, perché - come non manca di ricordare - "ha saputo riconoscere i suoi errori". 
Sir Galeotto? Forse Bernardo voleva dire Galahad.
Martin risolve un enigma di sua sponte soltanto sotto tortura. 
Alla fine Travis gli crede senza battere ciglio. Perché? Lo abbiamo raccontato su "Get a Life!". Forse.
Ma insomma, questa storia parte dalla presa in giro di MTV e arriva alla Guerra Santa. Rendiamoci conto. 
Comunque, lo dicevo io che non potevano essere 14 tra Graal e Pietre. Cappi mi darà ragione. 
Maitre Jacques lo reincontreremo nel seguito spirituale di questa vicenda, mentre il tizio cui accenna Kut Humi sarà nel seguito materiale. Nel seguito viadimezzo rivedremo, invece, una sequenza riciclata. Diana rapita a morte? In varie storie, e via di seguito. 

[90-91-92] IL CUORE DI CHRISTOPHER - SONNO MORTALE (Chiaverotti/G.-G.Cassaro) {171 pp.}
Storico esordio di un tizio qualunque: dopo i sardi, Castelli ha di nuovo modo di fare la Storia del fumetto italiano.
L'autore esordisce contemporaneamente su "Dylan Dog", con un mostriciattolo assassino che molesta le ragazzine. Ecco un cross-over nascosto cui non abbiamo mai dato peso.
Episodio che tocca argomenti interessanti e indubbiamente mysterian-castelliani, il potere della mente e dei sogni, i sogni nella Storia, i burattini nella Storia. La mente corre all'indimenticabile reportage di Castelli onironauta fai-da-te pubblicato nel n.42.
Uno dei pregi del vecchio MM era la capacità di trasportare il lettore a New York. Questa storia vi riesce. Rivediamo il ristorante "Windows of the world" sulla Torre 2 (dove c'è ancora Castelli), Broadway, le viuzze sporche e tutto quanto, durante la spensierata gita della famiglia Mystère sfuggita ai vari omicidi.
E basta, non so che altro scrivere per farla sembrare una storia accettabile.
Splendida copertina del n.90. Chucky è inquietante anche nel fumetto.
Il film è del 1988 e già lo plagiano!
Episodio divenuto memorabile per la presenza di Monique, la nipote di Diana proveniente da Vancouver. Ma Diana è figlia unica, come si scoprirà più avanti. Anziché optare per una nipote adottiva, la redazione la trasforma in "cugina" nella ristampa (e quando chiama Diana "zia" cosa dice? Fatemelo sapere nei commenti).
Avevo ideato una storiella che spiegava questa e altre ret-con, ma lo staff di "Get a Life!" me l'ha bocciata e ne ha proposto la sua versione. Ma neanche loro hanno potuto nulla dinanzi ai parenti londinesi introdotti da Lotti di recente. Ha-ha.
Come tutti hanno notato, anche la compagna di Orloff si chiamerà Monique. Sclavi ne conosceva due, evidentemente le stesse che conosceva anche Castelli.
Martin ha un amico all'Istitute of Parapsycological Researches, che gli presta il Dreams Controller. 
Finale molto avanti: il cattivo è un ricercatore precario, che ha inventato con un amico il Silletca, chiamato così perché è l'anagramma di Aste Cill. Sti Cella. Steli Cla. Salce Lit.
Martin gli domanda come possa egli essere a conoscenza di informazioni note solo a pochi, ma il tizio gli dice di non rompere. Per una volta che faceva una domanda corretta.
Sempre Martin si danna l'animo per sconfiggere il pupazzo, perché, mannaggia, da pochi mesi non usa più l'arma a raggi.
Ma, attenzione!, se la ricorda! Quindi "Xanadu" è sbagliato. Colpo di scena!

[92-93] CACCIA ALLA STREGA (Pennacchioli/P.Rinaldi-Bignotti*) [*non accr.] {128 pp.}
Riempitivo anni '90 in anticipo, scopiazzatore-citazionista (o citatore-scopiazzista), dai disegni simpatici, anche se davvero kitsch (ma mi è sfuggito l'intervento di Bignotti. Vabbè, tanto sono morti entrambi).
All'inizio Martin scrive un articolo riempitivo ("Il drago e la principessa"), che parla di quanto sono cattive le persone. Nella storia dopo, è amico di Trump.
E quindi anche il prosieguo è riempitivo, ed è la terza volta che lo scrivo. La metanarrativa è così, una tira l'altra.
La bambina è una mutante, ma si comporta come una esper. 
I villici sono leghisti, ma c'è Claremont, quindi è un omaggio.
Diana stacca la spina al mac, quando Martin non aveva salvato il file: che strega. 
Il tizio che lo spia nei romanzi di Cappi ha dunque perso il contatto per un momento?
Che fine fanno questi personaggi? Non lo abbiamo mai saputo: speriamo che duri. 

[Almanacco 1990] CONDOMINIUM, OVVERO COME DONALD TRUMP SALVO' LA TERRA (Castelli/Crivello) {80 pp.}
Capolavoro del kitsch (quello vero), un soggetto tra i più puerili trasformato in una sceneggiatura simpatica e vagamente mozzafiato.
Ritornato in voga per i noti motivi, almeno finché gli italiani non sono rientrati in casa e non hanno scordato tutto.
Gli americani, invece, non l'avevano mai letto prima, e non lo hanno fatto neanche dopo.
Martin viene sfrattato (dal suo amico) e la sua reazione è sedersi sul sofà a leggere le inserzioni, su ordine di Diana, mentre Travis lo sfotte. Davvero carismatico. Chissà perché con gli Uomini in Nero si è lasciato andare.
Però quando legge l'annuncio convieniente, si fionda sul telefono.
Maggie Thatcher, George Bush, Gheddafi. Nella ristampa diventano Hillary Clinton, Boris Eltsin e boh.
Lo Squinz è Pluto punk. Casty vi si ispirerà per il Buz Pappapianeti. Oppure no.
Gli alieni sono Xyrbiani. Su PKNA sono Xerbiani.
Scene cult: Martin esperto di packaging (come tutti i Nipoti); due più due uguale...?; il pianeta condominio, MYSTERE FLIPS OUT!, "anche per il detective dell'impossibile la fantasia ha avuto il sopravvento sulla realtà".
Ecco perché Martin non annuncia mai al mondo i mysteri svelati: lo ha fatto qui ed è stato preso in giro.
Nell'introduzione nozionistica, Castelli può finalmente menzionare l'Apocalisse.
Dossier simpatico, sebbene invecchiato, come tutti i libri di profezie.
Il disegnatore - alla unica apparizione - disegna un alieno generico come un Kundinga e l'avatar dell'alieno come il Lando dei pornazzi.
Pure io voglio cambiare casa, ma non riesco (ma non perché in realtà non voglio).

[93-94] UNA STORIA DI NATALE - CONTO ALLA ROVESCIA (Castelli/Vercelli) {116 pp.}
Capolavoro. Fiaba natalizia con tutti i crismi, sembra un film della Disney. L'Avventura dietro l'angolo di casa, il giocattolo a molla, la viuzza sbagliata, eccetera. 
Ansiogene sequenze mute di un neonato che gira per la città, lavoro pazzesco dell'artista. Quello vicino a casa mia invece strepita e sta sempre a casa (ed è stupido).
Declino degli anni 1980, che stanno per diventare qualcos'altro, e dovremmo esserne contenti, allora perché ci immalinconiamo?
Diana cambia look ad ogni storia, adesso non è più sbarazzina. Martin piange e fa il vecchietto (che arte!).
Manny Gould è Asimov?
A un certo punto Castelli si ricorda di aver ideato Mister Jinx e fa un panino con prologo-epilogo in continuity. Ma non lo dice (sennò non sarebbe Castelli, ma un tizio qualunque) e così il lettore deve ricordare da solo chi è Rockford. 
Invece Hitchcock è lì per fare scena. Castelli deve aver buttato un occhio distratto alla sceneggiatura della storia a lui dedicata, forse coeva o giacente nel mac.
Oppure è andata diversamente? Voleva far resuscitare Jinx, ma non sapeva come, e questa idea gli è parsa più adatta ad una fiaba.
A sorpresa, la malinconica vicenda di Manny avrà un seguito, ancora più malinconico.

[94-95-96] RONCISVALLE - LA VITA SEGRETA DI SERGEJ ORLOFF - ORLANDO IL PALADINO (Castelli/Esposito Bros.) {208 pp.}
Capolavoro da top five, perno fondamentale di tutta la serie, forse l'ortocentro.
È la summa del mystero dei tardi anni 1980... e di tutti i 1990, perché tutto quel che viene dopo parte da qui.
Scene cult: tutte. 
È il terzo mystero italiano, ma il primo affrontato come tale, con tutte le leggende locali elencate fino ad ingozzarci. Ed è l'esordio ufficiale di Robert Rhodes (senza salama).
Vengono tirate le fila di tutte le nuove trame, da "Il presagio" a "La Setta degli Assassini", con l'aggiunta della "Spada di Re Artù", di cui questa storia è un remake migliorativo. Ma c'è spazio anche per "Viaggio nel futuro", "Nostra Terra dei mysteri", e una dida rimanda all'albo "Il cuore di Christopher", cosa che ci fa ridere perché non è errata.
Memorabile cliffhanger al termine del primo mozzico-puntata: da chi è andato Martin Mystère, in Svizzera? La preview dell'albo dopo suggerisce una ipotesi.
Retcon di Sergej Orloff, che scopriamo avere una vita pseudonormale, e quindi non è Gambadilegno, ma Eli Squick. Il cinegiornale della sua vita diventa subito leggenda.
Suggestivo il prologo, che sembra (è) una vacanzetta, e poi c'è uno stacco, e sembra la fine del mondo.
Altrettanto memorabili sono il Pwyll cibernetico, l'ordine dei neodruidi (ripescato da Recagno di recente) e Martin che torna ad Avalon e lo sottolinea, stizzito. 
Tutta la storia è da antologia, non solo lo spiegone di Merlino.
Esordio ufficiale dei doni dei Tathua De Danaan, prima menzione ufficiale della suddivisione dei Graal (solo dei Graal), prima allusione (non ufficiale) all'orizzonte degli eventi: l'atarassia lunare, che Martin definisce "l'inferno". 
Castelli insulta i western. 
Secondo Martin, Merlino è quello di Walt Disney, e lui conferma. In realtà è quello di John Boorman.
I cerchi nel grano sono foruncoli e "Il pendolo di Foucault" viene espressamente tirato in ballo per la questione dell'agopuntura (poi ci si domanderà perché Eco preferisse DD a MM).
Lo spiegone galattico, già di per sé entusiasmante, termina con un colpo di scena magistrale, se non altro per come è gestito, con questo amabile nonnino che diventa uno stregone sclerotico e rugoso.
Da sottolineare come la questione di Merlino-Morgana non sia espressamente definita, e di come non lo sarà per molti anni, costringendo il lettore a documentarsi da solo.
Cernunnos cosa c'entra? Nulla, suppongo.
Morgana si traveste da ruspa, perché è salviniana. O perché è una storia ecologista?
Martin non renderà mai il favore a Orloff, specialmente dopo che questi è scomparso, cosa di cui Martin dovrebbe prima rammentarsi.
Arte esordiente, ma già in palla. Non è precisissima, i lineamenti dei protagonisti sono un po' ondivaghi, ma l'effetto complessivo è suggestivo.
Merlino preannuncia l'episodio "Il tesoro di Mosè", ma il nome ricorda il cane di Lupo Alberto, quindi sarà cambiato.
"Carlo Magno, re di Spagna, va nell'acqua e non si bagna, va nel fuoco e poi si lancia, Carlo Magno re di Francia."

[97-98] MUTANTI - HOLOCAUST 1990 (Pennacchioli/Chiarolla-Pepe*) [*non accr.] {157 pp.}  
Riempitivo in continuity, che Castelli furbescamente connette alla vicenda della strega esper ("abbiamo costituito un'associazione di mutuo soccorso", certo).
Arte magistrale, personaggi espressivi fino al parossismo. Ma le prime due vignette della seconda puntata sono verosimilmente di Pepe.
Il primo albo presenta diverse note comiche, nonostante il tema scottante.
Sempre bello rivedere il vero Martin, quello che gli dici "vestiti di nero" e pensa agli Uomini in Nero, gli dici "Londra" e si ricorda la storia relativa.
Nota di continuity rimossa: Martin telefona (fuori scena) al suo amico misterioso londinese, in un altro tie-in del team-up. Ops. Spoiler.
Altra nota di continuity rimossa: la Guerra senza Tempo tra Lemuria e Arya. Boh.
La storia inizia che Martin e Diana fanno il giro del mondo, e a Diana Tokyo non piace, ma è sempre meglio delle cascate del Niagara.
Ma la scena cult è, inopinatamente, quella del Palazzo di Vetro dell'ONU, con i numeri sulle giacche visibili solo da certi occhiali. Geniale (probabilmente copiato, ma il genio rimane).
Recagno farà la retcon di Elephant Man solo per omaggiare il film.

[98-99] ORRORE A KARNAK - LA PIRAMIDE NERA (Chiaverotti/Bagnoli) {125 pp.}
Arte tonitruante, ipnotica, pervasa dal fascino dei "fumetti di una volta", al servizio di una fan fiction delirante, priva di senso, tipica dell'esordiente che vuole strafare, eppure costellata di sequenze trash a cui non si può non volere bene.
Già soltanto la prima puntatina-spezzone, la spedizione topolinesca in Egitto raccontata con le dide in stampatello maiuscolo, rimane impressa. 
Ma ecco poi la minacciona vecchio stile, l'ultimo saluto agli anni 1980, la piramide nera che emerge dal deserto, e poi vola, e finisce al Polo Sud (longitudine zero!), e allora ecco Bush e Gorbacioff e Tower (disegnato strano), e quel tizio della "Pista di Nazca" che chiede se ci si ricorda di lui, e Martin gli risponde "mi venisse..!". 
Quindi l'egiziano ibernato nel coso di Atlantide e l'arma di Atlantide che spegne il sole. 
Martin lo sconfigge con l'accendino, ma non ci crede nemmeno lui: è stato tutto un sogno? Il professore che si taglia la gola però è indimenticabile.
"Sembrava che il mondo dovesse finire per colpa del caldo, e invece...". Che burla.
Questa tipologia di avventure affascinerà molto anche il grande Morales (suo è il remake al Polo Nord).
Non bastasse tutto questo, questa storia è un unicum mysteriano: al suo interno, tra una puntata e l'altra, si svolgono gli eventi di "Ultimatum a New York". La prima volta di Altrove-bis.
Comunque Chiaverotti era bravo nel gestire le scenette famigliari, vedi la cena al ristorante. O gliele riscrivevano? 

[Speciale 7] ULTIMATUM A NEW YORK (Castelli/Alessandrini) {128 pp.}
Forse, in un paio di occasioni, ho lasciato trapelare come gli esper non siano esattamente la mia prima passione. Com'è possibile, dunque, che abbia sempre ritenuto, e tutt'ora ritenga, questo episodio un indiscutibile capolavoro, un manuale di testo e disegno, di montaggio, di gestione dell'intreccio, di suspence, di umorismo, e via dicendo? 
Non solo: a suo tempo mi piacque tantissimo anche il Dizionario "ESP", era addirittura il mio preferito. Questo, però, l'ho rimosso. (Un giorno dovrò rileggerli tutti.)
Fumetto magistrale, interamente di culto. L'onironautica realistica, il complotto dell'invivibilità (sempiterno), Alfredo, il primo scontro Diana-Angie, l'esordio di Rogers, il Taverns of the Green, Tower oscurato (di nuovo), il politico bigotto e i progressisti cospiratori, il colpo di scena di Mister Mind.
Ma dov'è Mandraki ("La diabolica invenzione")? Peraltro Mysto è uguale. 
Carrie è quella Carrie?
C'è stato un tempo in cui ritenevo Corpus Christi un'invenzione di Castelli.
L'episodio si svolge fra una puntata e l'altra di "Orrore a Karnak", nell'unico cross-over interno esplicito della serie. Geniale la scena di raccordo.
Angie: "Martin... ma ti rendi conto? Ci stanno manovrando come burattini!"
L'assistente di Tower è indubbiamente Stanley. 
Il sindaco di NY assomiglia a Lovecraft biondo, ma nella realtà era afroamericano! Uaituoscing!
"Il populismo del nostro sindaco sta superando ogni limite". Chissà chi lo dice.
Chi ha dato lo schiaffo a Java?
"Usate la scheda telefonica". 
Purtroppo Mister Mind è tornato altre due volte.

[100] DI TUTTI I COLORI! (Castelli/Alessandrini/ col. Laura Battaglia) *a colori* {94 pp.}
Uno degli albi Bonelli più famosi di sempre. 
La sequenza più amata, generalmente, è la terza. Mi faccio vanto di aver scritto una prefazione a tema Barks-Rosa-Castelli-Chendi, in cui svelo le segrete origini del "Mistero degli Incas" barksiano.
Ma non è solo un omaggio vezzoso, è un delirio umoristico affascinante, con Carlos Gardel e i film psichedelici dei Beatles. Voglio dire, anche in questa storiella viene risolto un mystero, anzi due.
Ma mi sia consentito dire che le mie preferite sono le altre due storielle. 
La prima è geniale, mi chiedo da dove sia stata copiata. Arancio, azzurro e bianco. Non ho mai visto il cortometraggio che ne è stato tratto. 
La seconda è una di quelle perversioni che hanno reso celebre Castelli tra gli occultisti. Tra il 288 e il 289 della scala Pantone.
Recagno farà una retcon di Spektor, e lo farà in un albo che a parer mio sarà un ottimo complemento di questo.