lunedì 17 febbraio 2025

I CLISTERI DI CLYSTÈRE (4)

 Commenti umorali e scorretti, allo scopo non di criticare una serie a fumetti, ma di rappresentare il decadimento psico-fisico di un lettore, condotto all'esaurimento dalle avversità della vita



MM #419/420: La Stanza 217/Il ballo dei morti (Contro/Orlandi)

Aviso: ora ci si intristissie! Abbiamo già fatto svariate volte questa battuta, ma dobbiamo riproporla. Sapete cosa piace a noi sincretini? Esatto, il sincretismo. Quando è stato realizzata questa doppia storia? Di certo non è una giacenza bimestrale (lo si capisce da come è sceneggiata), ma non è importante saperlo. Quel che conta è che, pubblicata precisamente in questo inverno d'inizio 2025, cade a maccherone come fagiuolo sui caci. Per citare un nostro collega, "è tutto un ricco mosaico". Dunque. Il redattore delle Fantasmagorie esordisce come sceneggiatore mysteriano, negli stessi mesi in cui diventa curatore di Dampyr. E la storia che sceneggia sfoggia, per buona parte del tempo, delle atmosfere dampyriane, con questo mix tra "libresco" e "cinefilo" tipico di quella serie (ma c'è anche Ghost Watch). Naturalmente (e figurarsi se non era così), ai lettori speciali è sembrata invece "una storia di Dylan Dog": poco male, perché l'albo dylandoghiano in edicola nello stesso mese è profondamente invernale, proprio come quest'altra storia. Basta? No: il doppio episodio è basato su (e omaggio a) Shining, nella doppia accezione di romanzo e film, e viene pubblicato proprio quando muore David Lynch. Come sappiamo, Lynch e Kubrick erano strettamente correlati, e infatti il fumetto presenta varie sequenze "alla Lynch". Infine, la conclusione presenta un omaggio (banale, ma azzeccato) al BVZA, di cui ricorre l'anniversario funebre. Non fate quelle facce: considerato il materiale ridicolo pubblicato da questa testata negli ultimi tre anni, questo coacervo di coincidenze è già di per sé un pregio. Ma non è l'unico: pensate un po', Contro sa sceneggiare. Tecnicamente, intendiamo. Lo aveva dimostrato nei suoi albi de Le Storie (soprattutto nel primo, un horror gotico), mentre su Dampyr questa qualità era emersa meno (perché lì c'era ancora un editor), quindi lo aspettavamo al varco senza aspettative precise. Ebbene, sono due albi che si leggono senza incazzarsi o deprimersi. Incredibile. E chi vi era più abituato? La costruzione "giallo-horror" (NO, non tipo Dylan Dog, è più tipo Recagno quando fa il sofisticato) naturalmente è d'aiuto, non sapendo dove si voglia andare a parare. E quindi abbiamo: una bella e iconica ambientazione (il vero albergo di Shining, nel Colorado boscoso, in inverno); una combriccola di comprimari a metà tra Dampyr e Supernatural (cacciatori di fantasmi eccentrici); Martin Mystère scettico e un po' scazzato, ma non il consueto pagliaccio autistico; il tema metaletterario-mysterico, con lo scrittore di saggi specifici divulgativi che però ha necessità di arrotondare coi romanzi. Purtroppo, tutto l'impianto di questa storia si basa su di un difetto nient'affatto trascurabile: la doppia risoluzione (sia "mysterica" che "gialla") è davvero la più scontata. Il colpevole del "whodunit" è proprio il più sospettabile; la causa delle apparizioni è la più facilmente intuibile da chi ha letto quel celebre romanzo o da chi ha visto il film che ne è stato tratto (non stiamo parlando di King e di Kubrick). Sempre purtroppo, il canovaccio di questa vicenda era già stato sfruttato, in modo simile, da una storia di Topolino Libretto (ormai è una tradizione: l'ultima volta accadde poco fa, nei #414/415, che già avevano un elemento in comune con questo soggetto, un'altra coincidenza), e fin dall'inizio abbiamo sospettato che il fumetto sarebbe andato a parare proprio dove Contro è andato a parare. La seconda puntata ha, così, smorzato l'interesse nella lettura. Peccato. Anche la menzione degli Anasazi è caduta nel vuoto. Resta, comunque, il fatto che l'autore ha saputo intrattenerci sfruttando abilmente tutte le più abusate tecniche registiche e didascaliche, creando anche un breve momento di "Fantasmagoria" fumettistica (non ci riferiamo ai fantasmi, ma allo sciorinare misconosciuti testi reali e bizzarre chincaglierie ottocentesche; tutto quel che l'albo intitolato Fantasmagoria non fece). E recagnesche sono le citazioni pedisseque delle fisime castelliane ("'strano' significa tutto e niente", "grazie per aver detto 'prendere contatto' anziché 'contattare'"). Le copertine nello stile tradizionale e l'arte di Orlandi, pure, fanno respirare "aria di casa". E sì, ormai Orlandi è il veterano della testata, e questa è una storia adatta al suo stile eccentrico, con varie "Drusille" e attrici da citare che gli calzano a pennello. Resta impresso il bizzarro Dalmazio Ombrellieri (su chi è ricalcato?). Recagno, intanto, non ha ancora superato il lutto e i suoi editoriali cominciano ad annoiare. "Ma che bravo" - cit. - "a riscrivere una vignetta per citare il crossover!". (Se non altro, non è citato a vanvera. Già, anche qui si lambiscono multiverso e viaggi nel tempo, ma non nei termini nauseanti e prevaricanti a cui siamo stati abituati.)


(2025)


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