NN #401: Paradossi Universali (Barone/Bertolini)
La facciamo iniziare qui la "nona stagione"? Massì, dai. Prologo, realizzato a posteriori e su commissione, del cross-over con MM slittato di un mese. E quindi è un "fill in"? Beh, nì. La prima metà, e qualcosina in più, dell'albo è occupata dal cross-over tra la serie madre e il defunto spin-off Generazione Futuro, di cui questo è il quinto episodio. Bertolini è stato chiamato apposta per disegnare svariate pagine di azione sfrenata a layout americano, nelle quali Nathan si ritrova ad aiutare il suo clone Liam, proveniente appunto dal futurissimo di quello spin-off viettiano da tempo accantonato. Barone, forse perché formato proprio da Vietti, sembra davvero tenere ai personaggi di GF, e si sforza di renderli interessanti ed empatici per il lettore; ma, onestamente, a chi è mai importato qualcosa di quella ennesima "serie nella serie" risalente ai tempi in cui la Casa Editrice e gli autori gozzovigliavano e scialavano mandando in edicola albi a raffica dalla qualità sovente discutibile? Solo il primo volume di GF raccolse qualche consenso, per le anticipazioni che elargì sull'allora futuro della serie mensile; il secondo e il terzo già furono meno recepiti, e comunque non certo per i protagonisti; del quarto volume non fregò proprio nulla a nessuno. L'autore, comunque, ci prova, ribadendo più volte la connessione tra Nathan e Liam, e sobillando la pancia dei nerd facendo indossare a Nathan la Mute Suit di Liam, dotata di prodigiosi poteri supereroistici. Non solo: per aumentare il senso di "evento speciale", l'Alfa si avvale della consulenza di Angelita, la nipote di Mendoza introdotta nei #329/330 da autori estemporanei, ora nelle vesti di brillante scienziata (prima era una capace meccanica). E quando vediamo interagire tre personaggi provenienti da episodi molto diversi per temi e autori (Liam, Angelita e David Maas) il crossover interno alla serie è assicurato. Il pretesto alla base dell' albo è a sua volta la più crassa delle fanzinate da nerd: a causa delle manomissioni introdotte da Vigna nella sua scombinata storyline, il futuro di GF non collima più con gli eventi del "presente", e pertanto si sta cancellando. Liam, inseguito per sbaglio da tre Tecnomorfi, si catapulta allora indietro nel tempo per rintracciare l'unico oggetto che può impedirlo: la sedia/consolle ideata dall'Uomo Quantico nel remoto Gigante #9 (fu usata da Link per dirigere gli Agenti Alfa nel multiverso) e rivista in un altro paio di occasioni. Ora, scopriamo, è nelle mani di David Maas, l'assistente/amante dell'UQ, deciso a riportare in vita il suo caro estinto. Qui si gioca la partita di tutta l'operazione ideata da Barone, apparente difetto e pregio al contempo. Come abbiamo potuto scrivere nei numerosi commenti agli albi precedenti, a partire dal #304 gli episodi di NN sono stati ripartibili in almeno tre differenti configurazioni: gli albi di Vigna, gli albi di Medda, le giacenze o i filler di rari autori estemporanei. Per giustificare ciò, com'è noto, Vigna ha ideato una complessa retcon, anzi due, che andavano di volta in volta a completarsi o a giustificarsi a vicenda. Da una parte il Tempo Zero, nella quale giacciono tre diversi Nathan e tutte le persone dall'alba dei tempi (?), una installazione creata dagli Elohym per fini non del tutto chiariti; Nathan ha più volte visitato questo non-luogo in albi semi-celebrativi, e Vigna ha ogni volta spiegato la sua interpretazione chiamando in causa la teoria dell'universo olonomico e della non-esistenza della realtà, che sarebbe solo percezione sensoriale (questo bastava a gestire le interazioni tra gli universi Bonelliani, da considerare separati tra loro, quindi abbiamo visto Nathan andare a trovare Mister No o Tex). Dall'altro lato, volendo inizialmente far sì che il reboot della miniserie AnnoZero divenisse canonico, ha ritenuto opportuno introdurre una ulteriore chiave di lettura metanarrativa, nella quale gli albi effettivamente pubblicati (e letti dal lettore) sono soltanto le versioni romanzate degli eventi realmente accaduti; a ciò si è poi legata una nuova sottotrama a tema complottistico che, in seguito, è andata ad integrarsi con le altre innovazioni sopra dette. In termini narrativi, secondo Vigna tutto ciò avrebbe aiutato a giustificare tutte le incongruenze passate e future. Ma, di fatto, la reale conseguenza immediata di questa impostazione è stata un'altra: ovvero che la maggior parte degli albi che il lettore ha letto o si è ritrovato a leggere, sia dal #304 in poi, che retroattivamente in base ai vari ammiccamenti, si poteva tranquillamente cestinare, o se non altro considerare "alternativa", magari fatte salve le poche pagine realmente necessarie. Una impostazione con diversi pregi (obiettivamente molti albi di NN sono dimenticabili e spesso davvero meritori di rifacimento nei testi o nei disegni, inoltre "alleggerire" la continuity era diventato necessario), ma prevedibilmente "troppo avanti" per un pubblico - italiano e bonelliano - ottuso e restio ai cambiamenti. Stroncato sul nascere - dai lettori e, a volte il sospetto è sorto, dalla redazione - il "Vignaverso" è andato in crisi dopo pochi anni, giacché lo stesso Vigna, dopo un periodo di ritrovata freschezza, è andato poi ad incartarsi in rifacimenti altrettanto ottusi, andando a reboottare quasi ogni cosa, contraddicendo anche sé stesso tra un refuso e una svista, e infilandosi infine nello scontato ripescaggio dei "mitici personaggi dei primi numeri" allo scopo di solleticare la nostalgia. Ne sono uscite cose non necessarie, quali le tresche amorose del giovane Skotos (e il ritorno di un suo clone, o forse di lui stesso), e altre improbabilmente goffe, come i reboot degli Atlantidei e di Reiser, talmente grossolani da essere sembrate sparate da troll. A questo, come detto, si è dovuto aggiungere lo stacco molto netto percepibile tra gli albi di Vigna, quelli di Medda e i pochi restanti riempitivi, nei quali si è manifestata con forza la tendenza di ogni autore di "farsi i cavoli propri", al punto da avvertire le rarissime occasioni di reciproco contatto (la saga Intrigo internazionale, la promozione di Nathan a Direttore, entrambi "punti fermi" della narrazione) come dei glitch di sistema. E torniamo a Barone: costui ritiene, invece, che tutti gli albi siano da considerare validi e in diretta continuità concatenante, come accadeva nei tempi passati e come accade normalmente nelle altre testate (salvo poi leggere vecchie fanzines e scoprire che le continuità dei lettori e quelle degli autori non sempre coincidevano). Ciò, ovviamente, non può avere senso, a partire soprattutto dagli eventi dei #301/303, guardacaso riproposti da Boselli ne Le Grandi Storie Bonelli in concomitanza di queste uscite: in quegli albi, Serra si "portava via il pallone", ponendo fine all'universo storico della serie e sostituendolo con un altro quasi uguale. Il deus ex machinae dell'operazione fu l'Uomo Quantico, il quale, raggiunto un accordo con il Tribunale Cosmico, operò materialmente lo scambio tra il Sole morente del secondo universo e quello sano del primo a noi noto. In cambio, l'UQ ottenne la morte tanto sospirata, rivelando al contempo il suo legame omosessuale con Maas. Lo shock generato dalla sostituzione, unito alla subitanea retcon di Vigna, ha finito per confondere i lettori a livelli quasi sociologici. Eppure sarebbe bastata la soluzione salomonica presa da noi: considerare i #301/303 come la conclusione della serie e seguire semplicemente Vigna, senza confondere i due piani interpretativi. Purtroppo, la nostra visione è rimasta minotaria ed oggi viene ulteriormente riscritta da Barone, il quale invece fonde definitivamente (?) le retcon di Serra e di Vigna, integrandole in una sovraretcon: al termine degli eventi legati a Generazione Futuro sopradetti, infatti, David Maas, resosi consapevole di non poter resuscitare l'UQ, prende da parte il Nathan e gli spiega, con parole semplici, che alla base dell'universo olonomico di Vigna v'è stato proprio un intervento dell'UQ, che un attimo prima di perdere i poteri dopo gli eventi del #301/303, ha inserito una tecnobubbola antiparadossi nell'universo. Questo, ad una lettura immediata, comporta due cambiamenti pesanti: il primo è la svalutazione della retcon di Vigna, che da "sovrauniversale" sembra regredita a "universale" (Tempo Zero, a questo punto, non ha più senso d'esistere); il secondo è la riscrittura del fumetto di Serra, dato che ora l'impostazione non sembra più essere "Terra 2 ha sostituito Terra 1" ma "Terra 2 e Terra 1 si sono fusi", oppure che, banalmente, Barone ritiene che su Terra 2, dal #1 al #303, siano accaduti esattamente gli stessi eventi accaduti su Terra 1 (Terra 1 e 2 sono nomi impropri che utilizziamo a scopo illustrativo). Maas, infatti, nel descrivere a Nathan le incongruenze e i paradossi (generati da un individuo ovviamente misterioso e ignoto, sennò il cross-over a che servirà?), si rifà soltanto a quelli successivi al #303 e riconducibili al "Vignaverso". Non possiamo dirci del tutto soddisfatti dalla pretesa di voler aggiustare le retcon di un altro autore, mentre parallelamente sui social si nega l'intenzione, e d'altronde abbiamo detto più volte come alcune delle innovazioni di Vigna siano state simpatiche e vagamente originali. D'altro canto, come detto più sopra, è innegabile come lo stesso Vigna abbia poi sbracato, introducendo altre innovazioni molto opinabili e non necessarie. Barone, per ora, cita dei casi specifici: il reboot atlantideo del #393 (siamo d'accordo nell'aggiustarlo); l'improbabile utilizzo del murchadna da parte di Reiser nel recente #398 (anche questo è meglio toglierlo, non essendo affatto chiara l'intenzione di Vigna; non è il Reiser che conoscevamo, è un pazzo che si atteggia a troll, e non vorremmo che fosse voluto); la storyline di Elania, che per Barone non avrebbe potuto accadere senza caduta di Urania (ma perché? Non poteva avere conosciuto l'Alfa in un'altra occasione?); la discrasia tra il tempo "presente" e quello di GF (non ci dormivamo la notte, e comunque ora è risolta); la simultaneità di Darver e Reiser introdotta nel #398 (Vigna aveva fatto in modo che Nathan non ne venisse a conoscenza, ma ora Barone gliela spiattella brutalmente; siamo rimasti un po' infastiditi, per quanto sia una delle innovazioni di Vigna di cui avremmo fatto volentieri a meno). Restano, però, delle perplessità. Viene specificato che nel #398 Reiser non avrebbe potuto usare il murchadna in quanto non dotato del terzo occhio; ma, per quanto questo fosse effettivamente un requisito stabilito inizialmente, nella serie di MM tale criterio è stato disatteso più volte, non ultimo nel terzo DD&MM che sappiamo già essere uno degli ispiratori del nuovo cross-over. Forse l'intento è di dare una spiegazione nei prossimi numeri? Attendiamo al varco l'autore. E viene spontaneo domandarsi come un albo così recente come il #398 abbia potuto essere analizzato così presto (dopo soli quattro mesi!), considerata la vulgata per cui gli autori di NN non si parlano, ma qui si entrerebbe in campi redazionali a noi ignoti. Un'altra perplessità riguarda la conclusione di questo prologo, dato che la consolle di Maas viene modificata in modo da diventare l'"ancora" capace di mantenere l'esistenza del futuro di GF, tuttavia le anomalie permangono e il colpevole è da rintracciare; sembra una soluzione di comodo per salvare l'indispensabile GF e togliere agli eroi un mezzo che avrebbe facilitato le cose ai protagonisti del cross-over. Ancora: stanti così le cose, non è chiaro allora se abbia senso parlare di universi e al contempo di universo olonomico (forse sì, ma va spiegato bene); in ogni caso, Barone stabilisce (non a torto) come la prima vera apparizione di questa concezione olonomica risalga al MM&NN 2 (viene riproposta la scena di quell'albo in cui Legs non percepisce l'atlante in continua mutazione), togliendo ulteriore rilevanza all'operato di Vigna. Anche su questo, attendiamo al varco Barone. E veniamo proprio a lui. Sostanzialmente questo è il suo "reale" esordio, dato che la miniserie Generazioni (da non confondere con l'albo omonimo di MM) fu concepita da Serra e che la storiella con la moglie di Sigmund pubblicata su Agenzia Alfa anni fa è irrilevante. Lo stile è supereroistico, molto rapido, certamente diverso sia da Vigna che da Medda. Nei momenti statici, il lessico, anche per via dei concetti parascientifici da esporre a lettori ottusi, fa ampio uso di virgolettati e paragoni, e in questo ricorda - molto vagamente - il Castelli visto in alcune circostanze (e infatti all'improvviso l'olonomismo è compreso e apprezzato da tutti); nei momenti dinamici, invece, le battute sono quelle tipiche dei fumetti americani. In generale, Barone si presenta come un vero fanboy, nel bene e nel male, a metà tra la genuina passione e il marcato egocentrismo, una infantilità emotiva che lo ha condotto, sul forum neveriano, ad entusiasmi (immotivatamente?) contagiosi come ad uscite abbastanza infelici. Guardando al singolo albo, e consideratane la genesi (la richiesta di tappare un buco nella programmazione con un'appendice ruffiana che generasse hype), gli va comunque dato atto di aver saputo gestire le 94 tavole, facendo uso di trucchi del mestiere (il parallelismo tra i paradossi narrativi e quelli insiti nella natura umana), nonché di aver dato una rinfrescata a personaggi secondari dimenticati. In particolare, viste le affinità sentimentali con lo sceneggiatore, molta rilevanza ha acquisito Maas, benché il suo egoistico suicidio conclusivo sembra voler quasi porre fine alla sottotrama sua e dell'UQ (o forse è ciò che ci auguriamo, ma le preview non sembrano contentarci). Arte capace, nonostante le evidenti frettolosità (incredibile, finalmente viene mostrato l'ottavo livello della Città; dovevamo aspettare un albo del genere, pensa te).
Nathan Never/ASI & Martin Mystère: L'energia del cosmo (Vigna/Giardo/col. ?????)
In parallelo al pompatissimo cross-over di Barone, oltre alla ristampa del cross-over con la DC, viene rilasciato un altro team-up NN&MM. Come a dire: tiè, lettore! Ingozzati! Strozzati con la saliva! ...Geniale. Non l'abbiamo. Attendiamo la ristampa economica.
Nathan Never Special #35: Oltre lo Spazio-Tempo (Vigna/Bonazzi)
Pubblicato in parallelo al cross-over NN & MM, ma da leggere dopo (o prima, è il cross-over ad essere "fuori serie"). Albo di totale continuità, ma quella di Vigna, che all'improvviso piace anche ai suoi detrattori. Fumetto "trekker" all'ennesima potenza, con le classiche macchinazioni bellico-politichesi tra rivali interplanetari, unite ad un qualche mcguffin fantascientifico. Di fatto, è un remake degli esordi di Asteroide Argo, ma reinterpretato con una chiave completamente diversa. Tanto per cominciare, coerentemente con quanto Vigna anticipò tempo fa, sono del tutto esclusi alieni "starwarsiani" pupazzosi; gli unici extraterrestri ora sono i Pretoriani marziani (quindi "extra Terrestre" è da interpretare alla lettera). In secundis, non avendo più comprimari da rigirarsi, fa tutto Nathan, ubiquo ed onnipresente, tant'è che viene esplicitamente presentato come una "leggenda" ai nuovi cadetti, che può permettersi persino di sciorinare una poesia (uno dei Canti di Gadalas di qualche tempo fa) ad un simposio scientifico-militare. Infine, il casus belli è proprio il ritorno della "stringa di energia": Argo non viene mai nominata, ma si ribadisce più volte che è quella con cui Nathan ha avuto a che fare (di più: Nathan viene scelto perché ha già vissuto esperienze spazio-temporali, che quindi sono di dominio semi-pubblico tra le alte sfere). I Pretoriani, sacrificando una delle loro astronavi, stabilizzano la stringa, trasformandola in un vero e proprio wormhole: dunque una risorsa da sfruttare. E parte il contenzioso con la Terra, che subito pretende un utilizzo condiviso. Con tutto ciò che inevitabilmente ne consegue: la battaglia a colpi di propaganda (Nathan accompagna la spia marziana del #378 nello scambio con la ciurma terrestre presa in ostaggio), le guerre interne dei terrestri tra bellicisti e governativi (la Presidente Kyomi vuole la trattativa, il Dipartimento Militare vuole la guerra, Janine si ritrova in mezzo, ricattata per la sua relazione con Nathan), le sfumature vittimiste dei marziani (i Pretoriani sovietico-bellicosi, i mutati scientisti, gli umani desiderosi di rivalsa). La ruffiana ma eccellente copertina kyrbiana acquista un senso quando i Pretoriani estorcono una missione congiunta di Nathan e Damon (la ex spia) all'interno della stringa. Come detto, la sci-fi pupazzeggiante di Asteroide Argo è bandita, dunque ora, per tenersi sul vago, la stringa conduce ad un Quadrante Misterioso di cui non si sa nulla, e a quelle cose che si vedono nella copertina. Nella storia ricompare temporaneamente Darver, richiamato all'uopo da "oltre i confini della galassia" (dove?) per fare non si sa bene cosa, forse per dare un appiglio familiare ai lettori e a Nathan. Il Darver di Vigna è più umano di quello della vecchia continuità, tuttavia quando Nathan ritarda il rientro dalla missione, non ci mette molto a crederlo morto. Il fumetto, per quanto sia di fatto una continua chiacchiera (proprio come la fonte a cui si ispira), e per quanto tratti concetti già visti più volte anche in questa stessa testata, si legge agevolmente. Sorprende questo improvviso ritorno di Vigna ai suoi livelli pre-declino: davvero imprevedibile. Nell'ultima tavola, un colpo di scena di pura continuità: Damon ci svela che Matthew, il figlio di Elania, è prigioniero dei Pretoriani (e questo lo sapevamo) e sottoposto a lavaggi del cervello per renderlo una spia. Arte del più veterano dei veterani, eppure strabiliantemente sempre uguale a sé stessa, forse persino più curata nei (pochi) dettagli, con plurimo sfoggio di primi e primissimi piani elegantemente raffinati. Nell'editoriale, apprendiamo - finalmente - che Leyla Duchateaux, la psicologa che aveva in cura Ann Never negli albi degli anni 1990, era modellata sulla figura di Ornella Castellini, la fu redattrice SBE compianta in tutti gli albi di dicembre 2024.
Martin Mystère #417: Crossover! (Barone/Giordano+Cuffari)
NN #402: Dipartimento 51 (Barone/Giardo,De Biase)
NN #403: Multiversi (Barone/Giardo)
NN #404: Il Guerriero e l'Esploratore (Barone/Giardo,Foderà)
Tra novembre 2024 e gennaio 2025 ci viene propin..proposto il team up Martin Mystère & Nathan Never & spin-off assortiti & cose a caso della SBE. Per i commenti approfonditi, vedasi I Clisteri di Clystère (3).
NN #405: La Guerra del Nulla (Vigna/Toffanetti)
Dopo tre mesi di panico, l'atteso ritorno nella quotidianità neveriana si presenta sotto la forma di un episodio che sembra prelevato di peso dagli anni 1990 della testata. Ecco il vero omaggio alla serie: una storia, non molto originale, ma solida e coerente con le premesse del (non più nuovo) corso nostalgico di Vigna. Il triste e meschino caso che lega promiscuità e capitalismo, e che condizionerà - rovinandola fin da subito, in termini affettivi - la vita del piccolo Joy Wright, si alterna alle fantasie del ragazzino, manifestate nelle scarabocchiate fan fiction della serie "Nathan Nemo" (il fumetto che, nella continuità vignana, rielabora le vere avventure del personaggio, e che, nella nostra realtà, corrisponde agli albi pubblicati dalla SBE). E così, Nathan e Olivia Olling non possono che farsi coinvolgere personalmente dal caso, al punto che, al termine della vicenda, Olivia diventa la tutrice legale di Joy fino alla sua maggiore età. Le atmosfere sono quelle dei tempi migliori della serie, tra piogge torrenziali, lo squallore cittadino, le nostalgie per il passato; e c'è spazio persino per un breve ritorno al Sinclair Asylum di Leyla Duchateaux (ricordiamo che costei era la fumettizzazione della redattrice Castellini deceduta recentemente). Solo un vacuo riciclo delle dinamiche tra Nathan e la figlia Ann? Mah. Non ci è sembrato. Questa vicenda avrà certamente un seguito, prima o poi, ma non sarà così determinante. Più discutibile la scelta di salvare Joy costringendo Nathan e l'Alfa a barare; come lo stesso Nathan ci fa notare, è un segreto che dovrà portarsi dietro e che contraddice i suoi buoni propositi di onestà e trasparenza; inoltre - ma questo naturalmente non lo dice - questo va ad aggiungersi all'altro segreto, quello che lo lega a Janine e alla defunta Elania. Mmm. Vabbè. Uno dei leit motiv della golden age erano le conclusioni dolciamare. Escluso Giardo, Toffanetti è ormai l'altro autore di punta della testata: e guarda caso gli episodi di Vigna che gli vengono affidati sono i migliori. Pur essendo un veterano dalla carriera quarantennale, non cessa di sperimentare senza snaturarsi: le pagine illustrate con piglio infantile si integrano sapientemente con quelle standard. Pare che, fra le prime, ci sia davvero lo zampino di una mocciosa: forse abbiamo capito in quale, ininfluente, pagina. La redazione, una volta tanto, dà manforte a Vigna, confezionandogli l'albo con una copertina nuovamente sperimentale e col ritorno della rubrica Il Mondo di Nathan Never, dedicato alla nuova casa di Nathan. Già: nel corso dell'operazione nostalgia, veniamo a sapere che Nathan ha acquistato l'appartamento delle sue vicine (quelle col Klonz) e lo ha annesso al suo, creandosi un'abitazione su due piani a misura di scapolo benestante, con palestra al piano soprastante e, sotto una spaziosa biblio-cineteca vintage. Grande Nathan, è anche il nostro eroe. (Sì, ok, è pur sempre l'attico di un condominio. Ma il concetto è che, in futuro, sarà l'unica tipologia di abitazione possibile.)
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