mercoledì 22 ottobre 2025

DAMPYR (7)


Dampyr #301: Il figlio del Dampyr (Giusfredi/Cropera)

Aprile 2000: ci fratturiamo il malleolo. Venticinque anni dopo: ci devastiamo la gamba e, durante un controllo, riceviamo un allarme frattura. Panico! Com'è possibile? Stavamo guarendo! L'equivoco ben poco divertente è presto chiarito: la frattura di venticinque anni prima non si è mai risanata del tutto e ne porteremo i segni finché camperemo (quindi ancora per molto, purtroppo). Aprile 2000: esordisce Dampyr. Venticinque anni dopo, la serie ricomincia da (300 +) 1. Nuova grafica, nuove copertine, nuovo curatore, nuovo formato, nuove trame. I motivi li conosciamo, e li espone anche Bonelli jr. nell' editoriale: "i jovani nn volliamo + pesanti-iii, cioè scusa bro volevamo dire leggiere-eee"; i tempi di fruizione sono cambiati-iii, ci dobbiamo aggiornare-eee. Ah no, Bonelli jr. dice che hanno solo tagliato le pagine per risparmiare. Come non detto. Sotto il nuovo logo trasparente - come Dylan Dog di Recchioni, oggi abiurato -, sotto una copertina/pin-up di routine (Cropera sostituisce Riboldi, che ovviamente muore, essendo ovviamente malato), presente anche come poster da appendere davanti al calendario di Frate Indovino (le donne non si spogliano più), il fumetto si ripresenta ai lettori ancora al passo coi tempi: non è forse il leit motiv di questi anni il ritorno di vecchie glorie dopo decenni di oblio? Ed ecco il ritorno dei nostri eroi della gioventù, in una nuova serie che vuole differenziarsi da quella vecchia, ormai conclusasi da ben trenta giorni. Va da sé che un episodio introduttivo non può che presentarsi come una enorme Tigre di Martini (Tigre di Harlani?). Con Boselli autoesiliatosi per poter litigare più agevolmente sui forum, a scrivere il nuovo proemio della collana non può che essere il suo erede. Solo che pure lui è ai saluti, prossimo al confino nei western, e quindi tutto il polverone che viene alzato in queste pagine è da prendere con le molle. Siamo dinanzi a quanto di più telefilmico si possa immaginare (Capone ne sarebbe fiero), con sequenze che si susseguono per contratto, da "Harlan solo contro i non-morti nella nebbia di Praga", passando per il continuo e fulmineo ripescaggio di personaggi morti e sepolti, a voler strizzare l'occhio, il naso, il capezzolo. C'è spazio persino per un "caso verticale" riempitivo (un ennesimo non-morto per bene di Draka che spunta dal nulla per trarci d'impaccio, e di cui nessuno si cale), ma soprattutto fa sorridere scoprire che il "nuovo inizio" è il seguito di un albo a caso di Falco (#154, Blimunde si rivede di sfuggita). A caso? Mica tanto: quello era un "clip show" coi multiversi, e questo non ci si discosta più di tanto. Ma nemmeno questo è il succo della storia, che vorrebbe essere invece la tiritera del figlio di Harlan, uno Pseudo-Maestro con opportunistici poteri da fan fiction, che alla fine scopriamo esistere solamente nel mondo dei sogni. Senonché nessuno sembra rammentare che, nella serie classica, non vi era tutta questa distinzione tra dimensioni alternative e fantasia (cfr. Zardek). Il compito di questo Dark (Alan? Angie? Dark Draka non può essere) è quello di avvertire suo "padre" che uno dei suoi atavici nemici non è davvero morto (e quindi è non-morto, ah ah). Ed ecco il vero lascito dell'episodio: questo vecchio e nuovo supernemico ricorrente (?), ora incappucciato tranne gli occhi per non essere riconosciuto subito alla prima puntata, appare immediatamente in azione, così da poter collezionare subito la prima sconfitta, e tornarsene in naftalina per un po' di albi. Già: il nuovo curatore Contro - lo stesso che ha in affidamento la dismissione di Martin Mystère e che ora gestisce pure il TFR di Dampyr - ha già annunciato che l'impostazione generale sarà quella ad episodi autoconclusivi, salvo sporadici ritorni di Boselli o guest stars assortite. Non è forse l'impostazione dei telefilm (e dello stesso Dampyr) del 2000? Quando si dice "economia circolare". L'esordio del curatore ha più Contro che Pro. Per cominciare, ad un certo punto, Eva (scopriamo che Harlan si sbatte la vicina di negozio) viene chiamata Elle. Fa più ridere, invece, lo spoiler della dipartita di Marsden nelle anteprime, poi cancellato... al punto da essere rimosso anche nell'albo. Quando compare la sarabanda fanzinara dei Maestri defunti, grande enfasi viene data a Gorka e Shrek, ma nell'azione sono presenti anche i più importanti Marsden, Vathek e Nergal, che però non vengono mai nominati. Tornando a Dark, il personaggio sembra assolvere ad una funzione usa-e-getta (omaggiare il titolo del #1), come pure la commessa Eva. Ma Eva non può essere un nome casuale, in una serie horror, specialmente per chi ha seguito Supernatural. Durante la lettura, eravamo convinti che la conclusione avrebbe visto Eva scoprire di essere incinta del nostro eroe, e che i sogni fossero presagi inviati dal feto (poi non è detto che Dark avrebbe dovuto seguire pedissequamente il Jack di SN). Banale? Tranquilli: di certo non avremo più la possibilità di inviare i nostri soggetti e fare danni. Peccato, però: Harlan che scopre dopo venticinque anni di avere un figlio è come noi che scopriamo che abbiamo il malleolo rotto da venticinque anni. C'era sintonia. Il nuovo artista di punta (?) non è invece al suo meglio: diverse vignette sono confusionarie e spesso è assente la profondità di campo, che porta i personaggi a non essere distinguibili dagli sfondi. Vabbè, chi è il villain? Qualcosa (la presenza di Blimunde, ma non sappiamo bene il perché, poi Caleb e Nikolaus tutti ignudi che interferiscono, un vago profilo che si intravede in una vignetta, e la genialità del piano che prevede di ferire dampyr con le borchie del giubbetto) ci suggerisce Nergal, anche se speriamo vivamente di sbagliarci. Fortunatamente, il tutto è volutamente generico, di modo da poter essere modificato in qualunque momento senza troppi scossoni in base alle risposte del pubblico, come nei moderni serial, quelli che ormai non guardiamo più.


Dampyr #302: Detroit Street Blues (Contro/Orlandi)

Dopo il preambolo del #301, il nuovo corso prende il via sviluppando le proprie premesse: albi autoconclusivi, rapidi e senza sbattimenti. Perché "Dampyr" oggi è un film che per qualche giorno è stato il più visto su Netflix nella Costa Est il giovedì sera, roba ganza che fa turbinare le polle, lo obliteri con la vista e c'hai la sorca garantita, ciumbia. E allora noi ci ricordiamo che Contro aveva sì fatto il suo sfolgorante esordio nella narrativa con un horror gotico, che già s'imponeva come voce nuova nel grigiore bonelliano, ma nei lavori successivi era rapidamente passato al pulp d'ispirazione cinematografico-statunitense (i soliti Coen e Tarantino). E quindi non sorprende affatto questa sbobba indove la tamarraggine è un vanto ("potete immaginarlo come un lungo piano sequenza", c'invita la disonesta rubrica, ovviamente non è un piano sequenza manco per sbaglio) e con il solito parterre di attori senza i quali Orlandi andrebbe a Roncisvalli (Forrest Whitaker, Wesley Snipes, DJ Qualls, ovvero Garth di Supernatural, che qui fa lo sbirro trasandato corrispondente di Caleb, eccetera). Ma anche tornando con la memoria ai riempitivi più avvilenti, di cui la serie non è mai stata avara, è difficile ricordare un Harlan Draka così fuori posto di questo che ammazza non-non morti come niente fosse. Diamine, con Boselli allearsi coi delinquenti era un obbligo morale, ed ora vedere tutti questi tossici e spacciatori assassinati brutalmente ci stranisce. Neanche Landini è così malvagio. Ma soprattutto, se possiamo sorvolare sulla sciatteria di aver introdotto la mutazione cannibale dei non morti (i "ghoul"), come se non avessimo mai incontrato non morti sepolti per secoli ogni due albi, davvero abbiamo faticato a comprendere la necessità di seguire la selva di personaggi che nemmeno interagisce con il titolare della serie (che qui non è il protagonista, ma la guest star). Tant'è che ci siamo persi l'identità del cadavere dell'ultima tavola, e, pur consci che sarebbe stata sufficiente una rapida scorsa alle pagine precedenti per individuarlo, ci siamo rifiutati di procedere all'operazione, così da potercene poi lamentare online. Calfort! Se il tamarro non schiaffazza il tarocco, la RAM gli grippa il gargarozzo, e il Gino randa amburghese.

(2025)


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