Commenti umorali e scorretti, allo scopo non di criticare una serie a fumetti, ma di rappresentare il decadimento psico-fisico di un lettore, condotto all'esaurimento dalle avversità della vita
MM #419/420: La Stanza 217/Il ballo dei morti (Contro/Orlandi)
Aviso: ora ci si intristissie! Abbiamo già fatto svariate volte questa battuta, ma dobbiamo riproporla. Sapete cosa piace a noi sincretini? Esatto, il sincretismo. Quando è stato realizzata questa doppia storia? Di certo non è una giacenza bimestrale (lo si capisce da come è sceneggiata), ma non è importante saperlo. Quel che conta è che, pubblicata precisamente in questo inverno d'inizio 2025, cade a maccherone come fagiuolo sui caci. Per citare un nostro collega, "è tutto un ricco mosaico". Dunque. Il redattore delle Fantasmagorie esordisce come sceneggiatore mysteriano, negli stessi mesi in cui diventa curatore di Dampyr. E la storia che sceneggia sfoggia, per buona parte del tempo, delle atmosfere dampyriane, con questo mix tra "libresco" e "cinefilo" tipico di quella serie (ma c'è anche Ghost Watch). Naturalmente (e figurarsi se non era così), ai lettori speciali è sembrata invece "una storia di Dylan Dog": poco male, perché l'albo dylandoghiano in edicola nello stesso mese è profondamente invernale, proprio come quest'altra storia. Basta? No: il doppio episodio è basato su (e omaggio a) Shining, nella doppia accezione di romanzo e film, e viene pubblicato proprio quando muore David Lynch. Come sappiamo, Lynch e Kubrick erano strettamente correlati, e infatti il fumetto presenta varie sequenze "alla Lynch". Infine, la conclusione presenta un omaggio (banale, ma azzeccato) al BVZA, di cui ricorre l'anniversario funebre. Non fate quelle facce: considerato il materiale ridicolo pubblicato da questa testata negli ultimi tre anni, questo coacervo di coincidenze è già di per sé un pregio. Ma non è l'unico: pensate un po', Contro sa sceneggiare. Tecnicamente, intendiamo. Lo aveva dimostrato nei suoi albi de Le Storie (soprattutto nel primo, un horror gotico), mentre su Dampyr questa qualità era emersa meno (perché lì c'era ancora un editor), quindi lo aspettavamo al varco senza aspettative precise. Ebbene, sono due albi che si leggono senza incazzarsi o deprimersi. Incredibile. E chi vi era più abituato? La costruzione "giallo-horror" (NO, non tipo Dylan Dog, è più tipo Recagno quando fa il sofisticato) naturalmente è d'aiuto, non sapendo dove si voglia andare a parare. E quindi abbiamo: una bella e iconica ambientazione (il vero albergo di Shining, nel Colorado boscoso, in inverno); una combriccola di comprimari a metà tra Dampyr e Supernatural (cacciatori di fantasmi eccentrici); Martin Mystère scettico e un po' scazzato, ma non il consueto pagliaccio autistico; il tema metaletterario-mysterico, con lo scrittore di saggi specifici divulgativi che però ha necessità di arrotondare coi romanzi. Purtroppo, tutto l'impianto di questa storia si basa su di un difetto nient'affatto trascurabile: la doppia risoluzione (sia "mysterica" che "gialla") è davvero la più scontata. Il colpevole del "whodunit" è proprio il più sospettabile; la causa delle apparizioni è la più facilmente intuibile da chi ha letto quel celebre romanzo o da chi ha visto il film che ne è stato tratto (non stiamo parlando di King e di Kubrick). Sempre purtroppo, il canovaccio di questa vicenda era già stato sfruttato, in modo simile, da una storia di Topolino Libretto (ormai è una tradizione: l'ultima volta accadde poco fa, nei #414/415, che già avevano un elemento in comune con questo soggetto, un'altra coincidenza), e fin dall'inizio abbiamo sospettato che il fumetto sarebbe andato a parare proprio dove Contro è andato a parare. La seconda puntata ha, così, smorzato l'interesse nella lettura. Peccato. Anche la menzione degli Anasazi è caduta nel vuoto. Resta, comunque, il fatto che l'autore ha saputo intrattenerci sfruttando abilmente tutte le più abusate tecniche registiche e didascaliche, creando anche un breve momento di "Fantasmagoria" fumettistica (non ci riferiamo ai fantasmi, ma allo sciorinare misconosciuti testi reali e bizzarre chincaglierie ottocentesche; tutto quel che l'albo intitolato Fantasmagoria non fece). E recagnesche sono le citazioni pedisseque delle fisime castelliane ("'strano' significa tutto e niente", "grazie per aver detto 'prendere contatto' anziché 'contattare'"). Le copertine nello stile tradizionale e l'arte di Orlandi, pure, fanno respirare "aria di casa". E sì, ormai Orlandi è il veterano della testata, e questa è una storia adatta al suo stile eccentrico, con varie "Drusille" e attrici da citare che gli calzano a pennello. Resta impresso il bizzarro Dalmazio Ombrellieri (su chi è ricalcato?). Recagno, intanto, non ha ancora superato il lutto e i suoi editoriali cominciano ad annoiare. "Ma che bravo" - cit. - "a riscrivere una vignetta per citare il crossover!". (Se non altro, non è citato a vanvera. Già, anche qui si lambiscono multiverso e viaggi nel tempo, ma non nei termini nauseanti e prevaricanti a cui siamo stati abituati.)
MM #421/422: Nemico del popolo/Vero o falso? (Matteuzzi/Vercelli)
In caduta libera nelle vendite e negli algoritmi di ricerca, alla testata non resta che cercare visibilità sensazionalistica. Viene dunque, finalmente, proposto IL soggetto per antonomasia di questi ultimi quindici anni: cosa accadrebbe se "I Misteri di Mystère" venisse cancellato? Qual è il ruolo del mystero, al giorno d'oggi? Come può Martin Mystère convivere tranquillamente con tutte le sue contraddizioni, anagrafiche e filosofiche, a noi purtroppo palesate per mezzo di albi sempre più decadenti e demenziali (qui la questione dell'età è liquidata da Travis che sfotte i brillantini del #386)? Come si rapporta colui che nel 1982 aveva "una teoria personalissima sulle origini del mondo", per nulla suffragata da prove, con il cosiddetto "complottismo" odierno? A quest'ultima domanda - purtroppo - abbiamo già avuto risposta in diversi albi, ma mai in una versione chiara e definitiva. La prima puntata si sforza di occuparsi di tutto ciò. Martin Mystère, così, ci racconta per filo e per segno la sua opinione in merito, cercando di esporcela alla maniera di Alfredo Castelli, cioè con i suoi spiegoni narrativo-divagativi, in cui salta da un argomento all'altro provando anche a fare del nozionismo spicciolo. Purtroppo, ad occuparsi del soggetto non è Castelli né l'estensore di queste righe (che, pure, ha ragionato su questi temi per anni), bensì il nuovo autore di Dago, lo stesso del golpe in Etiopia, e il pensiero che viene messo in bocca a Mystère lascia trasparire la pigrizia che attanaglia la redazione mysteriana ormai da parecchio tempo. Nei tre momenti-spiegone che caratterizzano l'albo, - tra cui uno al Jimmy Kimmel Show, programma tv della ABC realmente esistente condotto da un personaggio realmente esistente, una delle poche trovate azzeccate della storia - Mystère non trova di meglio che riassumere la banalità del suo nuovo pensiero: siccome oggi la gente è più stupida e credulona, non conviene più esporre teorie mysteriose eccessivamente fantasiose, perché qualche fanatico potrebbe credervi. Due lauree e quarant'anni di incontri con alieni, mostri e poteri forti per giungere a queste originali conclusioni. Questo sarebbe comunque accettabile, considerata la situazione (e comunque il Nostro NON arriva a capire nemmeno stavolta che nel 1982 Atlantide era considerata una barzelletta e lui stesso un ciarlatano), se non che, dicevamo, l'albo aspira soltanto al suo quarto d'ora di celebrità, e pertanto si lancia in ulteriori considerazioni, talmente grossolane da essere prese sul serio: tra tutti gli esempi che a Mystère e ai suoi conversatori (prima Diana, poi Sarah Birmingham, l'attrice che prima di lui ha subìto la gogna mediatica), possono venire in mente durante i vari sofismi sociologici (durante i quali, peraltro, l'attrice costringe Mystère a spalarle le foglie dallo stagno, boh), i due scelgono esattamente il tentato golpe di Trump del gennaio 2021 e la campagna elettorale del 2016, che Hillary Clinton - dice Mystère - perse forse a causa della campagna mediatica complottistica avversaria (il "pizzagate"). Sono considerazioni innocenti, di per sé, sulla falsa riga di quando Castelli/Mystère accennò alla sua antipatia per Reagan e alla coglioneria di Bush Sr. (e basta, non si sono verificati altri casi analoghi); ma, inserite di proposito in un soggetto del genere, scoprono il bluff dell'autore - che ha scritto la storia alla fine del primo mandato di Trump - e della redazione - che l'ha pubblicata all'inizio del secondo - e il loro reale intento, ovvero generare "clickbaiting", come puntualmente è accaduto. Ai geniali e-lettori speciali, infatti, è bastato leggere "presidente uscente del 2021" (perché "Trump" è stato biaccato dal coraggioso editor) e "Clinton forse avrebbe vinto" - e aggiungiamoci il fulmineo accenno ai no vax e alla Brexit - per scatenarsi contro il degrado della testata, irriconoscibile traditrice dei veri valori della serie, tipo criticare i potenti e il sistema per mezzo di paragoni con la Storia. Quando il vero problema della storia è proprio questo, l'assenza della Storia (oltre che del talento degli autori): sia quella reale, sia quella "alternativa" proposta dalla serie a fumetti nella sua lunga esistenza. A quanti complotti ha assistito, o vi è stato vittima, o vi ha addirittura partecipato Mystère? Facciamo notare che in tutta la prima puntata è assente qualsiasi riferimento ad Altrove e Uomini In Nero, che dovrebbero essere le prime parole a venire in mente quantomeno al protagonista (il quale, invece, non in pubblico, ma nell'intimità casalinga con Diana e Java usa testualmente espressioni quali "presunti poteri forti"; passi, invece, che all'attrice scelga di non dire che i miti di Zeus e Thor non abbiano avuto origine esattamente da "fake news ancestrali", anche se dalle espressioni sembra non ricordarlo nemmeno lui). L'unico, goffo, aggancio alla continuità è la furia di Martin contro Blackman (#373/374), che però è assente, e che peraltro negli albi appena citati aveva rivelato di non essere più uno UiN da vent'anni (e quindi che pretende da lui?). Ma la Storia, specialmente quella Moderna, è costellata di "fake news" tragiche, persino Contro ne cita (superficialmente) qualcuna nelle due rubriche a tema (dopo averci avvisato due volte che stiamo leggendo semplici opere d'intrattenimento, ovviamente). Purtroppo, il fumetto è troppo grossolano per poterle esporre: il livello della sceneggiatura è tale per cui il video fasullo (in cui il Piero Angela americano non fa semplicemente "cose sconce o imbarazzanti", no, beve letteralmente sangue dalla gola di una donna nuda, tanto per capirci, e sì, è una citazione di un elemento del "pizzagate", ma lì erano solo dicerie, non sono mai stati prodotti video deepfake con sacrifici satanici!) viene diffuso nel tardo pomeriggio, e al mattino dopo - non, più "realisticamente", alcuni giorni dopo - c'è già la folla davanti a Washington Mews che prende Piero Angela a sassate (!) nel disinteresse generale (e Piero Angela col sangue colantegli dalla fronte invita Giavalberto a "lasciar perdere", a che serve sporgere denunzie, Travis è infallibile). Grossolano è anche l'intreccio concepito per venderci come credibile la materia trattata: tutto ruota attorno ad un generico politico del Congresso, che aveva dei progetti - sottinteso "buoni" -, ma le lobbies lo hanno minacciato generando video fasulli ed esagerati della moglie, una celebre attrice poi finita sotto protezione; da Kimmel, Mystère ci ha fatto sapere di trovare ridicole le accuse contro l'attrice, e per questo - capiamo - è stato punito. Non c'è altro. In questa "sensazionale" prima parte, vediamo subito anche i cattivi, grazie al montaggio alternato: dai loro discorsi yuppies, immaginiamo che si tratti dei soliti yuppies pubblicitari. Un po' poco per il clamore suscitato, no? Eppure tutto ciò, senza nemmeno attendere la seconda parte, è stato sufficiente per generare polemiche di lettori "che hanno sempre voluto bene al BVZM nonostante le sue idee" (agenti dormienti di destra risvegliatisi con un segnale acustico?), contro polemichette rancorose degli autori (ovviamente noncuranti delle rare critiche ragionate), e un paio di recensioni in più del solito (naturalmente elogiative). A questo punto, la nostra sola speranza ricadeva, paradossalmente, nella grossolanità dello sceneggiatore: visto il goffo tentativo di "imitare, aggiornandolo senza capirlo" Castelli, e vista la circolarità della puntata (si apre con Mystère che da' i nomi ai pesci dell'acquario, il decano diventa Paul come lo zio, e si mette il profumo, e si chiude con la folla che gli irrompe in casa e gli sfascia tutto, pesci inclusi), nello stile dei Classici sociologici della serie ove la risoluzione della trama era in qualche modo annunciata già nelle prime pagine, pregavamo iddio che l'intera vicenda si sarebbe rivelata metanarrativamente un fake comic, magari come un'appendice alla recente, scarsa imitazione di Zona X dello stesso Matteuzzi (#416). E invece. La seconda puntata, che nessuno ovviamente ha letto o commentato, stronca sul nascere anche questa speranza, e, come da prassi per tutti gli sceneggiatori mysteriani, si rifugia nella comoda "azione", nella versione "da prendere sul serio" della scuola postmoralesiana: e quindi i nostri scappano da Washington Mews, poi hanno paura di rivedere la casa distrutta, poi Martin è rabbioso e urla "bastardi" battendo i pugni sul muro, e quindi seguiamo, lentamente e minuziosamente, il viaggio "on the road" di Mystère e Travis (che non ha giurisdizione altrove, per lo scherno dei suoi amici, allora prende le ferie e parte, "perché un funzionario di polizia può essere utile con la polizia locale, e poi ho la pistola"... quindi essere in ferie è come essere in servizio, ma con la giurisdizione illimitata) verso la California, e allora i due si alternano alla guida, e fanno le soste, e si abbioccano a turno, e Travis si abbiocca e Martin si arrabbia (ma fanno subito pace), e alla fine li riconoscono lo stesso, anche in mezzo al deserto, e gli squarciano le gomme. Per quanto possa sembrare incredibile, da questo punto la narrazione scivola davvero nel demenziale. Innanzitutto, vicino al capanno ove è stato girato il video, i nostri trovano un'auto carbonizzata con i corpi carbonizzati degli attori e della troupe del video. Quale posto migliore per nascondere tutte le prove di un complotto che lasciare dei cadaveri in un'auto riarsa nel deserto mappato dai satelliti, non lontano da una costruzione? Davvero impossibile sospettare che lì ci possa essere qualcosa. Al ché lo scrittore, non pago di aver saccheggiato fin qui il Maestro Lotti (La Grande Illusione) e rifatto pari pari Congiura nei cieli, ritiene originale riutilizzare (all'inverso) quel famoso escamotage di Chiaverotti (pardon, Frank Capra), e pensa bene di depistarci, facendoci credere che i nostri abbiano trovato un superstite del rogo, e per farlo spezza il racconto, per riprenderlo molte pagine dopo, dove scopriamo che no, M&T avevano solo visto male, però gli era venuta un'idea. Lo scopo della contro-fake new (i media devono riportare la falsa notizia dell'esistenza di un superstite, quindi in certi casi manipolarli è giusto) è di indurre i cattivi a scoprirsi... e funziona, perché IMMEDIATAMENTE Adam Thue (con la "h" al posto della "r", sennò era hidicolo), lo scrittore yuppie cinico e malvagio visto nella prima parte, si presenta alla pula e confessa. Perché? Boh. L'ultima tavola ci fa capire che la sua assistente lo ha tradito per prenderne il posto, ma questo passaggio è completamente assente nel montaggio pubblicato e ciò che ne resta è una sequenza incomprensibile (Thue dice che "il telegiornale ha detto che vogliono uccidermi". Ma dove? Quando?). Vabbé, intanto Thue ci confessa che lui è uno sceneggiatore di fake news, un inventore di miti, e precisamente - e quanto segue è l'unica connotazione d'attualità della puntata (provocare una volta è bene, due volte è sadiko) - è quello che ha falsificato i dati economici che hanno spinto gli inglesi a votare per la Brexit (mentre quello che ha collegato vaccini e 5G lo ha solo incontrato una volta). Non ci ricorda qualcosa, tutto questo? A Mystère ricorda Congiura nei cieli, ma non subito, e comunque è stra-sicuro che i mandanti di Thue non possano essere gli UiN: a suo dire, falsificare la verità fino a provocare morti e sciagure non è il loro modus operandi, infatti in Congiura nei cieli agivano proprio così, e si scopriva che i mandanti erano proprio loro. Ma, ovviamente, Mystère ha ragione: il mandante è un vecchio anonimo che resta nell'ombra del suo yacht, e i raccordi col #322 sono pecette inserite dall'editor, costretto controvoglia a ricordarsi di un episodio da lui scritto in qualità di autore. Per l'occasione, Martin/Recagnuzzi ci svela pure che il cattivo di quell'albo poi ha smesso con quella roba, infastidendo Travis, che, ingenuamente, pensava che gli UiN fossero dietro a tutto e che, magari, quel tizio potesse essere utile. Che idiota, Travis. Usare la logica. Tsé. Facciamo bene a sfotterlo sempre. Prima di rifiatare, ampio spazio è dedicato al disperato tentativo degli eroici e sudati M&T di salvare i server dai furgoni in fiamme. Mentre i pistolotti dell'eroe della controcultura su quanto sia disgustoso ed immorale e squallido e triste che gli stupidi e biechi creduloni credano alle ignobili panzane dei maledetti ciarlatani sono rintracciabili, per chi volesse, alle pagine 21,29,78-79. E i mysteri? Quali? Il video è un semplice deep fake (ma è un caso che soli due mesi prima sia uscito uno Julia dedicato allo stesso tema??1!!?), mentre il politico marito dell'attrice non era rilevante, il piano dei malvagi ha il solo scopo di seminare zizzania (che altro, sennò?). E i personaggi? Giusto, senza mysteri e senza trama restano quelli: beh, l'ispirazione castelliana è evidente nella loro caratterizzazione, con Martin incazzato o che vorrebbe fumare ma che ogni volta si sforza di non lasciarsi sopraffare, Diana che si strugge perché è una assistente sociale e vorrebbe fare di più ma non sa che fare, Travis sarcastico e saggio al contempo, un lessico che si sforza di non essere piatto ma che nemmeno brilla. E l'arte? Che è, un interrogatorio? L'arte è in disfacimento, come di consueto, con qualche sporadico momento che ricorda i vecchi tempi (i primi piani), una discreta leggibilità complessiva, nonostante le numerose vignette da matita rossa. Per la prima volta da quando c'è Contro, i redazionali sono abbastanza centrati (che caso), mentre Davide Bonelli sottrae un editoriale a Recagno, e meno male, perché nell'altro quello lì ci aveva spacciato per vere notizie quali l'alto gradimento ricevuto per MM&NN e per il Docteur a strisce. Ceerto, amico, come no. Simpatici i risguardi della prima parte (nella seconda sono uguali, ma "strappati", mah), come pure gli scandalosi Zio Boris monovignetta sul degrado della gente e la tavola a tema pornografico. Ah, guardacaso, nella serializzazione orizzontale del Docteur arriviamo al punto in cui Radetsky ordina di manipolare i media ottocenteschi. A Recagno possiamo dire tutto, ma non che non sappia confezionare.
MM #423: La Donna Elettrica (Barzi/Quaglia)
Concluso il quarto d'ora di celebrità polemico, urge tornare al Business As Usual Business As Usual Misteri Inventati Con Immaginazione Ordinaria Misteri Inventati Con Immaginazione Ordinaria. Il bravo UiN democristiano è quello che non ama stare troppo al centro dell'attenzione (ma nemmeno quello additato come sfigato del gruppo). In tal senso, l'editoriale ci informa subito che quella roba antitrampita degli scorsi mesi era copiata da DD (DareDevil, ma comunque lo sappiamo che Sclavi è comunista). Ora possiamo andare avanti. Come nel vecchio sketch di Crozza, "facciamo così, facciamo passare questo mese, ma poi promettiamo che". Ed allora ecco un totale e triste riempitivo, scritto e disegnato tanto per riempire delle pagine, basato oziosamente sui trivia scartati da Castelli nelle conversazioni ai ritrovi di Amys, e affidate ai primi che si trovavano a portata di mano alla tavolata. E dire che - per citare un albo dalla genesi simile - L'assassino implacabile (MM #276), a suo tempo, e prima di scadere nello svogliato seguito, aveva avuto la capacità di generare un minimo di interesse per gli argomenti affrontati: la guerra delle correnti di fine Ottocento, i proto-mostri orrorifici, l'urbanistica statunitense, eccetera. Vent'anni dopo, l'imitazione 2.0 che ne propone questo episodio suscita la reazione opposta, il totale disinteresse per l'ennesima selva di sciempiaggini in cui Mystère è andato a ficcarsi. Il Boogeyman, quanto meno, è una figura folkloristica; ma quanto può essere credibile il logo di un'azienda che diventa reale e malvagio? Non è mica un videogioco degli anni 1980. Lo abbiamo capito che stai solo citando il telefilm di Loki, che comunque ha mezzi più adeguati per fare queste cose della piatta arte in stile NAAC che sembra doverci perseguitare ancora per molto tempo. Quanto può essere credibile una tizia che diventa pura elettricità a seguito di un rito sciamanico, e allora a volte è solida a volte esce dal televisore, e genera illusioni olografiche e controlla gli uragani (la vicenda "spiega" quelli del 1969,1992 e 2024)? Che faccio, lascio? La consueta indagine (il BVZM è un "detective", quindi a richiesta, indaga) ci propone poi l'arresto per flagranza impropria, e sorvoliamo, ma la tizia ha ammazzato il figlio del suo amato, e quest'ultimo ha continuato a ricambiare? Alla fine siamo dalle parti della solita protoIA esaurita, tant'è che pure Zio Boris ne approfitta, e non mancano altri dejà-vu delle solite menate viste di recente (per dire, c'è pure un momento alla "Invenzione di Morel"). Finisce che MM cita Bob Dylan; che devil. L'arte non quaglia: Mystère oscilla tra il bambino e il progerico. Paratesto da Contr(att)o: copertina ok, redazionali aneddotici random, e la solita roba riempipagine.
(2025)